Falsa partenza (Crivelli). Sinner esce subito. Seppi avanza per tutti (Mastroluca). Djokovic on ice (Azzolini)

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Falsa partenza (Crivelli). Sinner esce subito. Seppi avanza per tutti (Mastroluca). Djokovic on ice (Azzolini)

La rassegna stampa di martedì 29 giugno 2021

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Falsa partenza. Sinner subito fuori, Seppi ci tiene a galla. Fognini fermato (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Nella terza finale più pronosticata dai bookmakers, c’è un italiano. A Wimbledon, sembra un romanzo di fantascienza. Eppure su tutte le lavagne del Regno Unito il nome di Berrettini come sfidante di Djokovic per il titolo viene appena dopo quelli di Medvedev e di Federer. Matteo, forte di questa investitura e del fresco titolo al Queen’s, inizierà solo domani causa rinvii per pioggia la sua avventura contro Pella. Insomma, il tennis l’azzurro continua a piacere e a convincere, ed è una bella consolazione nel giorno in cui uno dei nostri golden boy conferma la piccola crisetta di inizio estate. Che il primo turno di Sinner nascondesse più di un pericolo era apparso chiaro fin dal sorteggio, perché il magiaro Fucsovics, 48 del mondo, è interprete di un tennis solido e senza fronzoli, che concede poco alla fantasia ma prevede pochi regali gratuiti. Insomma, quasi lo specchio di Jannik, che però trova meglio gli angoli e tira più forte anche a ritmi alti. Ma questa è l’erba, e se Fucsovics quella di Wimbledon l’ha già assaggiata nove volte, per il rosso di Sesto Pusteria si trattava di un debutto nel tabellone principale. Una diversa gradazione di esperienza che si amplificherà man mano che la partita si incarognisce, dopo un primo set in cui l’allievo di Piatti si fa rimontare da 3-1 a 3-3 ma nel 12′ game è chirurgico nella palla break che gli consegna il parziale. Nonostante la superficie, è un match da terra o cemento, con poderosi scambi da fondo , una sorta di braccio di ferro prolungato in cui l’ungherese, però può inserire la variabile dello slice di rovescio che Sinner invece non maneggia ancora e però sarebbe essenziale per cambiare il ritmo e dare palle senza peso all’avversario. Così, ritornando a riproporre i difettucci di stagione, a partire da un servizio di nuovo ballerino e dalla scarsa freddezza sui punti più delicati, Jannik si trova ad inseguire. Come al Queen’s, il cammino erbivoro si chiude precocemente, con la sensazione che il numero 23 del mondo non abbia ancora compreso come maneggiare gli angoli bassi del back che gli offrono malignamente gli avversari, ai quali contrappone con troppa pervicacia colpi troppo spinti che finiscono spesso lontani dalle righe: «Non mi sento sicuro quando mi muovo sull’erba, poi quando scivoli due o tre volte sei ancora più insicuro. Provi a fare qualcosa di diverso, a stare più basso. A livello di colpi abbiamo lavorato per andare di più a rete, ma stavolta non ci sono riuscito molto. E poi in qualche circostanza ho fatto le scelte sbagliate». La sensazione è che Jannik non abbia ancora trovato l’equilibrio tra le modifiche al proprio gioco e le ambizioni da giocatore di vertice, e sia finito in un piccolo vortice da cui, sono parole sue, si esce solo con il lavoro: «Credo che ci siano pochi giocatori che in allenamento sgobbano come faccio io, sono convinto che alla fine il mio impegno pagherà. Adesso torno a casa a Montecarlo, mi prendo un paio di giorni di riposo perché dopo Parigi sono volato subito a Londra e mi sono preparato sull’erba per due settimane. Poi il 19 parto per l’Olimpiade». Andreas Seppi, invece, al 16′ Wimbledon (e 65′ Slam , il 64° consecutivo) continua a manifestare affetto incondizionato per la superficie, battendo il portoghese Joao Sousa dopo una partita scorbutica: «L’erba mi piace perché sono abituato a colpire la palla un po’ più in basso, ho colpi piatti che si adattano bene. Non è stato un gran match, soprattutto nei primi due set, ma poi mi sono sciolto e credo di aver giocato meglio di lui i punti più importanti». Travaglia e Cecchinato pagano cara una giornata senza acuti, mentre l’altro veterano tricolore Fognini viene fermato solo dall’oscurità nella sua luminosissima esibizione contro il mancino Ramos, due set di sostanza e talento.

Sinner esce subito. Seppi avanza per tutti (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Non è ancora tempo di festeggiare la prima vittoria di Jannik Sinner in un main draw sull’erba. Troppi gli alti e bassi dopo un primo set convincente quanto illusorio contro l’ungherese Marton Fucsovics, ungherese dal tennis pratico e solido che già l’aveva battuto al secondo turno dell’Australian Open 2020. Il 5-7 6-3 7-5 6-3 restituisce il senso complessivo della partita, anche se non ne mostra tutte le oscillazioni. Non racconta, ad esempio, che il teenager azzurro è stato due volte avanti di un break nel quarto set ma non è mai riuscito a consolidare quel vantaggio. Fucsovics, numero 48 del mondo, ha un feeling migliore sull’erba e movimenti corti sia di diritto sia di rovescio. Un vantaggio che si è manifestato con particolare evidenza in risposta, anche perché a Sinner manca ancora continuità con la prima di servizio. Questione di evoluzione, di un lavoro tecnico che comporta anche l’abbandono di piccole grandi certezze per rinforzare nel lungo periodo i punti di relativa debolezza del gioco. Negli ultimi mesi, da Madrid in poi, Sinner sembra dover forzare di più i colpi per “spaccare” lo scambio, e questo lo espone a un livello di rischio maggiore. Dopo l’ottavo di finale al Roland Garros, in cui si è arreso a Rafa Nadal, sull’erba ha incassato due eliminazioni all’esordio. Prima di Wimbledon, aveva perso al Queen’s contro quel Jack Draper capace di togliere un set a Djokovic ieri. All’altoatesino sarebbero serviti più ace dei due che ha messo a segno in tutto il match. L’81% di punti vinti con la prima di servizio ha alimentato le speranze di Sinner nel primo set. Ma dal secondo, l’ungherese ha spostato gli equilibri della partita Più a suo agio con le accelerazioni e le frenate che richiede il gioco sull’erba, Fucsovics ha variato di più e meglio sulla diagonale sinistra. Il back ha messo particolarmente in difficoltà dal lato del rovescio Sinner; a disagio anche in risposta quando c’era da bloccare il colpo per giocarlo in relativa sicurezza. L’impressione di insicurezza, comprensibile in un periodo di cambiamenti e di contraccolpi da percorsi di crescita, emerge anche dal ricorso fin troppo occasionale al rovescio lungolinea. Sinner lo utilizzava spesso e con grande fluidità, ieri ha giocato prevalentemente in diagonale anche a causa di appoggi meno stabili nello spostamento laterale. Sull’erba, infatti, non serve solo la capacità di colpire in anticipo e in progressione, ma anche di frenare in tempo. L’azzurro esce consapevole di aver avuto delle occasioni per allungare nel corso del match e di non esserci riuscito più per suoi demeriti. Degli azzurri impegnati nella prima giornata a Wimbledon, ha vinto solo il veterano Andreas Seppi, al 64° Slam consecutivo, che ha sconfitto in rimonta il portoghese Joao Sousa 4-6 6-4 7-5 6-2 . Al prossimo turno sfiderà Denis Kudla, numero 114 del mondo. Sconfitti invece Stefano Travaglia e Marco Cecchinato, battuti rispettivamente da Pedro Sousa e Liam Broady. Sospeso infine per oscurità l’incontro di Fabio Fognini, avanti di due set contro il mancino spagnolo Albert Ramos Vinolas al momento dello stop.

Djokovic on ice (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Wimbledon on Ice, la magia dello spettacolo sul ghiaccio tra i campi dei Championships. Si pattina sull’erba e si tenta di colpire la pallina. Divertente. Quasi un nuovo sport. Magari sarebbe piaciuto anche alla Regina, che quando le presentarono il tennis si affrettò a informarsi se avessero mai provato a praticarlo a cavallo. Djokovic e Draper cadono due volte a game. Sembrano le comiche dei tempi di Ridolini. Draper indietreggia per colpire lo smash, e si ritrova steso, con la pallina che gli rimbalza sulla capa. Djokovic non è da meno, sgomma per tentare l’allungo su una palla lontana, e sembra uno di quei mimi che camminano fermi sul posto. Applausi convinti… Erba poco battuta, dicono gli esperti. E con un velo d’umidità causato dalla giornata piovosa. Il torneo è fermo, si gioca solo a tetto coperto sul Centre Court e sul Number One. Uno spettacolo a parte Tsitsipas. Le due volte che parte di scatto, grande e grosso com’è, non riesce più a fermarsi. Ci prova anche con il cristiania, disponendo i piedi paralleli per poi spostare il corpo con dosato avvitamento verso la punta degli stessi. Niente. L’unico modo per riportarlo sulla riga di fondo è legarlo con una corda elastica, tipo bungee jumping. Un tempo mettevano le pattine ai cavalli per battere l’erba e comprimerla senza creare buche. Foderavano gli zoccoli con un telo grezzo e li lasciavano a camminare sul prato. Ne nacque un problema di deiezioni equine. Allora stabilirono che un’intera classe di bambini avrebbe ottenuto gli stessi risultati, sporcando di meno. Alla vigilia dei Championships i ragazzi delle scuole vicine venivano spediti a correre e giocare sui campi. Ora ci si affida a un doppio di quattro soci veterani. Sta a loro, che giocano un tennis alla vorticosa velocità di dodici chilometri orari, stabilire se i campi sono fatti a regola d’arte. Djokovic perde un set, il primo. Non si scompone e nemmeno ricorre al toilet break, come lo avevamo visto fare a Parigi, prima contro Musetti, poi con Tsitsipas in finale, quando è uscito stravolto dal campo (sotto 2-0), ed è rientrato teso, carico e pronto a cambiare i connotati al match. Jack Draper è un ragazzo del 2001, alla sua sesta partita nel tennis adulto. Mostra di saperci fare, addirittura per vincere il set annulla sette palle break al numero uno, e lo infila d’improvviso nel secondo game di servizio. È più alto di Nole, ed è grande di spalle. Diventerà uno con cui fare i conti, fra qualche anno. Al momento non ha ancora la testa del giocatore, e la vittoria del set puntualmente si trasforma nell’anticamera della sconfitta. Al primo allungo del serbo, si ammoscia desolato, scuotendo il capoccione. E per Nole diventa un allenamento. Vittoria duplice, per Djokovic, in questa prima giornata. Dal lato del tabellone di Nole sparisce Tsitsipas, battuto da Tiafoe. Sull’erba non è mai stato a proprio agio il greco, ma sull’erba scivolosa è anche peggio.

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