Capitani azzurri (Crivelli). Berrettini spinge a 223 km/h (Mastroluca). Terapia Fognini. Sonego cinico (Bertellino). Torna Kyrgios e riparte lo show (Semeraro). Scivolate e ko. Così il Centrale diventa un caso (Marcotti)

Rassegna stampa

Capitani azzurri (Crivelli). Berrettini spinge a 223 km/h (Mastroluca). Terapia Fognini. Sonego cinico (Bertellino). Torna Kyrgios e riparte lo show (Semeraro). Scivolate e ko. Così il Centrale diventa un caso (Marcotti)

La rassegna stampa di giovedì 1° luglio 2021

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Capitani azzurri (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ci sono grandi prati verdi che si chiamano speranze. Perché nello Slam per tradizione più resistente all’azzurro, finalmente il tricolore è ben piantato. I cinque eroi nostrani ancora in tabellone (quattro uomini e una Giorgi scoppiettante) possono a buon diritto gonfiare il petto per i successi arrivati e le prospettive venture. Con il nuovo e il vecchio capitano a tirare le fila di una giornata che ci lascia il sorriso: Berrettini è sempre più calato nel ruolo di fortissima alternativa ai big e ormai è stato adottato dagli inglesi, mentre Fognini ha ritrovato il piacere di stare in campo. Affascinati come sempre dai rimandi storici legati alla liturgia laica del più celebre torneo del mondo, i sudditi di Sua Maestà non ci hanno messo troppo a individuare il monumento del passato da affiancare al percorso di Berretto. Stessa iniziale nel cognome, stessa dirompente potenza e quel precedente che suona come un’investitura: dalle parti di Church Road pensano che possa diventare il nuovo Becker. Perché Boris, per la cronaca. fu l’ultimo prima di Matteo a vincere il Queen’s da debuttante e, tre settimane dopo, si prese pure Wimbledon. Non male, come candidatura. Del resto, dal 2018 a oggi, il romano è il terzo giocatore ad aver ottenuto più punti sull’erba dopo Djokovic e Federer. Niente meno. «Fino a due anni fa, solo pensare di essere accostato a Becker mi sembrava una follia. E in ogni caso ne ho ancora tanto di pane da masticare, basta dare un’occhiata a quello che ha fatto. per adesso, sono contento di aver maturato una nuova consapevolezza, che ad esempio mi ha aiutato alla fine del terzo set». In quei momenti, il match d’esordio contro l’argentino Pella, si sta in effetti pericolosamente incartando. Berrettini ha vinto il primo set bombardando con servizio e dritto, ma poi ha perso un po’ la misura della risposta soprattutto con il rovescio e si è ritrovato ad accettare scambi prolungati. L’equilibrio si spezza nel decimo game del terzo parziale, alla seconda palla break che manda avanti due set a uno l’allievo di Santopadre e spegne l’argentino, incapace di una qualunque reazione: «Il tennis è fatto di episodi e di momenti — racconta Matteo — e lì mi sono reso conto di avere più energia, fisica e mentale, del mio avversario». Causa rinvio di un giorno della sua partita per pioggia, il numero 9 del mondo torna subito in campo oggi contro il lucky loser olandese Van de Zandschulp: «Sull’erba, non puoi mai perdere la concentrazione, anche se l’avversario apparentemente è facile. So che ho le armi per andare molto avanti, ed anche la mentalità giusta, ma ogni partita è una lotta. Certo, ml piacerebbe fare un percorso lungo, ma passo dopo passo: d’altronde se vinci il Queen’s non puoi nasconderti. Pressione? Me la metto da solo». […]

Berrettini spinge a 223 km/h (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Non tutti i sogni si spengono all’alba. Quello di Matteo Berrettini a Wimbledon potrebbe condurlo molto lontano. L’impressione di forza e fiducia che ha dimostrato all’esordio contro il mancino argentino Guido Pella è particolarmente di buon auspicio. Il 6-4 3-6 6-4 6-0 finale racconta di un Berrettini non solo sicuro dei suoi punti forti, e l’83% di punti vinti con la prima di servizio lo dimostra. Ma racchiude anche la direzione di un’evoluzione finalizzata a raggiungere un tennis ancora più performante sull’erba. Il numero 1 azzurro, forte anche del servizio finora più veloce del torneo a 139 miglia, ovvero 223,7 chilometri orari, ha testato anche soluzioni e varianti alternative nei game di risposta. Il vantaggio competitivo maturato in battuta gli ha permesso di esprimersi con maggiore libertà quando a servire era l’argentino. Tante le risposte bloccate, anche con il diritto, per neutralizzare le traiettorie mancine dell’avversario. Inoltre, gli attacchi con il rovescio in back testimoniano anche l’avvio della trasformazione di un colpo di relativa incertezza in un’arma offensiva in grado di renderlo ancora più imprevedibile. Le sue ambizioni a questo punto possono crescere ancora di molto. «La fiducia mi ha molto aiutato, ho giocato tante partite e ne ho vinte la maggior parte di recente – ha-spiegato dopo la partita – e a volte la convinzione in te stesso ti porta alla vittoria. So di avere il tennis per arrivare lontano e anche l’atteggiamento mentale. Ma ogni partita è difficile, è una lotta. Spero di arrivare molto avanti, so che posso farcela ma so anche che sarà molto dura». Ora Berrettini sfiderà l’olandese Botic Van de Zandschulp, sperando di poter continuare ad alimentare il paragone con Boris Becker che come lui vinse il Queen’s alla sua prima partecipazione nel 1985. Poche settimane dopo avrebbe trionfato anche a Wimbledon. «Questo tipo di pressione è un privilegio – ha aggiunto – se qualcuno mi avesse detto anni fa che mi avrebbero paragonato a Becker avrei pensato che sarebbe stato straordinario. Ora quando vado in campo so che la gente si aspetta di vedermi vincere. E io stesso mi aspetto di vincere. Due o tre anni fa non era così, ma ora è cambiato tutto». Può sorridere anche Fabio Fognini che ha raggiunto il suo 22° terzo turno in uno Slam, il sesto a Wimbledon. Dopo il successo sullo spagnolo Albert Ramos-Vinolas in due tempi, il ligure è sceso in campo per il terzo giorno di fila e ha battuto 6-3 6-4 0-6 6-4 il serbo Laslo Djere. Con un’altra vittoria, si spingerà per la prima volta agli ottavi di finale ai Championships: Dovrà battere il russo Andrey Rublev che ha sconfitto cinque volte in sette incontri. Ma non si sono mai affrontati sull’erba. […]

Terapia Fognini. Sonego cinico (Roberto Bertellino, Tuttosport)

L’erba di Wimbledon sembra quasi terapeutica per Fabio Fognini. L’azzurro ha raggiunto per la sesta volta in carriera il terzo turno giocando con classe e attenzione, concedendosi una pausa nel terzo set, lasciato a zero al rivale serbo Laslo Djere, per poi ripresentarsi carico nel quarto, cogliere il break al nono gioco e coronare lo sforzo in quello successivo. Ora il livello salirà ancora perché troverà Rublev. Giornata delle “prime” vincenti all’All England Club per Lorenzo Sonego e Gianluca Mager. I due azzurri non si erano mai imposti nel tabellone principale di Wimbledon e ieri hanno rotto il ghiaccio rispettivamente contro il portoghese Pedro Sousa e l’argentino Juan Ignacio Londero, peraltro rispettando il pronostico. Sonego, reduce dalla finale nell’ATP 250 di Eastbourne, ha sofferto un po’ la tensione per il contesto ed è stato a tratti troppo attendista in un match strano perché Sousa ha più volte chiamato l’intervento del fisioterapista per un problema muscolare agli addominali. Il portoghese è parso in più occasioni sull’orlo del ritiro, ma tra una sofferenza e l’altra si è anche issato a set point nella seconda frazione. Da questo momento il torinese si è fatto giustamente cinico e ha messo in fila un parziale di nove giochi vinti consecutivamente per il passaggio al secondo turno dove oggi troverà il colombiano Daniel Galan. Mager, per la prima volta in main draw a Wimbledon, ha concluso dopo due giorni la sfida con il sudamericano che era stata interrotta per oscurità martedì sera. Avanti di due set ad uno ha colto l’opportunità e sigillato il testa a testa con un netto 6-3. Per lui oggi la sfida suggestiva contro Nick Kyrgios, tornato nel circuito dopo mesi di assenza. […]

Torna Kyrgios e riparte lo show: “Non male per un part time” (Semeraro)

Nick Kyrgios non giocava da sei mesi – ultimo avvistamento agli Australian Open – e Wimbledon, che pure è il suo lunapark preferito, lo considera una vacanza sulla strada delle Bahamas (dove risiede). «Però nessuno qui vuole incontrami al 1° turno, perché anche senza allenarmi batto la metà di quelli che sono in tabellone». Nick Kyrgios le spara sempre grosse, ma nella fattispecie ha ragione. Nella continuazione del match sospeso martedì per pioggia ha battuto 9-7 al 5° set il francese Humbert, 21a testa di serie, che una settimana fa sull’erba ha steso Rublev (n°7 Atp) in finale ad Halle. Smorfie, siparietti, un mezzo infortunio, i soliti colpi da delirio e in più la freddezza di chiudere al momento giusto. «Mica male per un tennista part time – dice –: vale la pena alzarsi dal letto per giocare in questo posto». E il Centre Court, innamorato almeno quanto la sua nuova girlfriend bruna, lo glassa di applausi. Nel 2014 Nick si materializzò 19enne proprio qui, sradicando Nadal agli ottavi: sembrava il nuovo Messia dell’erba e anche se non si è mai mantenuto (è n°60), ogni suo match resta una promessa di felicità. Ora gli tocca Gianluca Mager.

Scivolate e ko. Così il Centrale diventa un caso (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

Prima Serena Williams, quindi Adrian Mannarino. Nello spazio di poche ore, due improvvise defezioni per infortunio. Due brutte scivolate a terra, dinamiche analoghe, entrambe verificatesi sul Centrale, che si sta rivelando, nelle prime giornate dei Championships, un formidabile trappolone. Ma di fronte alle preoccupazioni dei giocatori – primo tra tutti Andy Murray, particolarmente sensibile al tema per scontate ragioni – l’organizzazione si è giustificata sottolineando le attuali condizioni meteo locali, più consone a un autunno inoltrato che non all’estate. Da lunedì il programma dell’edizione n.134 di Wimbledon è stato condizionato, e continuamente interrotto, da costanti precipitazioni, più o meno intense. Stoppando i match su tutti i campi, ma non sul Centrale o il Campo n.1 dove – grazie ai tetti retrattili – è stato possibile proseguire. Ma è stato proprio sul Centre Court che Serena si è infortunata alla caviglia: una distorsione che l’ha costretta a ritirarsi tra le lacrime. Nel match precedente era toccato al francese Mannarino, opposto a Federer alzare bandiera bianca in apertura di quinto set. Nel suo caso, era stato il ginocchio a subire una torsione innaturale, dopo essere scivolato sull’erba umida. Pronto il commento di Murray, via twitter, per stigmatizzare i potenziali rischi «E’ brutale per Serena Williams, ma il Centrale è estremamente scivoloso. Non è facile muoversi là fuori». Interpellata sul tema, l’organizzazione ha spiegato che è stata piantata la solita miscela di erba, e dunque non più scivolosa che in passato. Come confermato dall’analisi di Federer: «I primi due match del torneo sono sempre estremamente difficili. E’ sempre stato così. Mi dispiace moltissimo per chi si è dovuto ritirare. E’ essenziale passare indenni i primi due turni perché in questa fase l’erba è più scivolosa e soffice. Con il proseguo del torneo, viceversa, si compatta e gli appoggi diventano più sicuri». L’All England Club si affida a un comunicato stampa: «Le condizioni metereologiche dei primi giorni sono state le più umide e bagnate dell’ultimo decennio, costringendoci a chiudere i tetti per lunghi periodi. Questi sono i giorni in cui le piantine d’erba sono più floride e verdi, aggiungendo ancor più umidità al manto erboso. Più match verranno giocati e più l’erba si asciugherà, compattandosi» . Lo sperano tutti, i giocatori in primis.

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