Berrettini giù il cappello (Crivelli). Sonego senza reverenza ma Federer si impone da re (Mastroluca). Wimbledon, Matteo e Ajla ai quarti col cuore (Grilli). Berrettini, storico lunedì sull'erba, un italiano ai quarti dopo 23 anni (Semeraro)

Rassegna stampa

Berrettini giù il cappello (Crivelli). Sonego senza reverenza ma Federer si impone da re (Mastroluca). Wimbledon, Matteo e Ajla ai quarti col cuore (Grilli). Berrettini, storico lunedì sull’erba, un italiano ai quarti dopo 23 anni (Semeraro)

La rassegna stampa di martedì 6 luglio 2021

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Berrettini giù il cappello (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Su un prato si torna bambini. E i sogni possono volare in libertà. Berrettini è nei quarti di finale di Wimbledon: la storia che si fa normalità. Perché Matteo, per lignaggio e talento, era decisamente favorito contro il bielorusso lvashka, ma basta scorrere i libri sacri del tennis per comprendere la portata dell’impresa nello Slam tradizionalmente più ostico peri nostri: è appena il quinto italiano che arriva così lontano nel tempio di Church Road dopo De Morpurgo, Pietrangeli (due volte), Panatta e Sanguinetti, l’ultimo a riuscirci nel 1998. Sono passati 23 anni, in cui i Championships sono sembrati troppo spesso un miraggio impossibile da colorare di azzurro.

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E Matteo si è meritato il cammino perché è testa di serie numero 7 e perché da 66 settimane, record per un italiano, è in top ten. E sa far pesare il blasone: Ivashka, numero 79 del mondo, aveva comunque alle spalle 14 match sull’erba (con 10 vittorie) e possiede un gioco completo di ispirazione spagnola (si è formato a Barcellona) pur senza un colpo che spacca: ma è stato subito ammansito da Berretto con il break di inizio primo set e poi ridotto definitivamente al silenzio tecnico con l’altro break del 2-0 nel secondo. Da li, sostanzialmente, la partita e scivolata verso l’Italia senza più sussulti, e l’autorevolezza del percorso del numero 9 del mondo è stata sigillata pure da numeri quasi perfetti: la percentuale di prime continua a rimanere un po’ bassa (53%) ma gli ha fruttato l’84% di vincenti, la seconda ha rappresentato la solita sentenza (59% di punti) , le 34 discese a rete sono state premiate da 27 sorrisi. Sui prati, dove ha ottenuto il nono successo consecutivo in stagione (senza sconfitte), l’allievo di Santopadre si sente davvero a casa: «Qui sopra sono più istintivo, penso di meno e questo può essere un bene. Per questo mi diverto. Credo che sia importante l’approccio mentale alla superficie, ovviamente con il mio servizio e il mio dritto so che posso far male, ma dal 2018, quando ci giocai per la prima volta, ho modificato l’ampiezza di qualche movimento, ho migliorato lo slice e uso la palla corta. Ho investito molto su questi colpi e sono felice che siano diventati un’arma importante». La paura Soprattutto, la solidità mentale maturata con il successo al Queen’s si sta rivelando un atout decisivo, perché la stoffa del campionissimo si misura prima di ogni altra cosa sulla capacità di innalzare il livello quando il match lo richiede: «In queste settimane sull’erba sono riuscito a mantenere lo stesso livello di tennis, ma ora mi sento un po’ più forte perché ho più partite sulle spalle e dunque più fiducia. Certo sarebbe un sogno finire un incontro senza avere nessun calo, ma se si riesce a giocare bene anche solamente nei momenti importanti, se si è capaci di alzare la tensione quando è necessario e tirare fuori le soluzione giuste, allora va bene lo stesso». Domani lo attende il canadese Auger-Aliassime, l’ex ragazzo prodigio del 2000 (comunque numero 19 del mondo) che per la prima volta in carriera raggiunge i quarti di uno Slam battendo dopo 4h’02’di lotta con Zverev, con cui non aveva mai vinto un set in tre precedenti.

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Matteo attraverserà gli spogliatoi con la solita filosofia: «Io scendo in campo sempre consapevole di poter perdere, ed è questo che mi dà l’adrenalina. Diffido di quelli che dicono di non avere mai paura. La sconfitta non sarà mai un mio pensiero. Come sempre quella della vigilia sarà una notte un po’ insonne, ma i match vinti finora mi danno grande energia e fiducia. Sarà una battaglia, ma io sono pronto».

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Sonego senza reverenza ma Federer si impone da re (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Per almeno due set, Lorenzo Sonego si è goduto la sfida, ha assaporato il momento. Un ottavo di finale a Wimbledon, sul Centrale contro Roger Federei può essere un’emozione che confonde: chiedere a Matteo Berrettini che due anni fa, proprio al quarto turno, gli chiese con una battuta il costo per la lezione appena subita. Il torinese non ha sentito il blocco iniziale della soggezione, ma il peso si è manifestato con l’andar dei game. II 7-5 6-4 6-2 conferma l’andamento in discesa per il campione più titolato ai Championships, il più anziano mai arrivato ai quarti qui nell’era Open.

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Otto volte campione a Wimbledon, Federer ha chiuso a rete un quarto dei punti giocati. Una percentuale molto più alta rispetto ai turni precedenti. Sonego ha approcciato la partita con una leggerezza conservata e mantenuta anche nella domenica di mezzo, vigilia del giorno della festa del tennis italiano, con il coach “Gipo” Arbino. Nel primo set ha giocato con la mente sgombra e il braccio sciolto. Ha firmato un break mentre il venti volte campione Slam dall’altra parte della rete serviva per chiudere il parziale. Ha anche realizzato un parziale di dieci punti consecutivi. Tutti piccoli indizi che però non sono diventati una prova. Quando su Londra è scesa la pioggia, la giudice di sedia Maria Cicak ha interrotto la partita. Dopo una ventina di minuti, Sonego si è trovato subito a servire dovendo salvare una palla break. E ha commesso doppio fallo. La partita non ha più cambiato binario. L’azzurro ha continuato a cercare il supporto dei tifosi, che dai quarti di finale riempirà il Centrale e il Campo I senza più limitazáoni fino alla finale. L’energia del pubblico è decisiva per ogni tipo di performance, e quelle sportive non fanno eccezione. ROGER IN CONTROLLO. Nel suo giardino preferito, dove ha raggiunto le 105 vittorie in carriera, dal secondo set Federer ha preso in mano il controllo del gioco senza ulteriori pause. Sonego ha provato a sfruttare quei segni dell’età rimasti come fiori non colti all’inizio del match. Ma la maggiore incertezza nel difendere il rovescio l’ha portato con maggior frequenza a strafare con il diritto, moltiplicando i problemi senza risolverli.

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Wimbledon, Matteo e Ajla ai quarti col cuore (Paolo Grilli, Nazione, Carlino, Giorno Sport)

E’ l’unico italiano della storia ad essere arrivato nei quarti di tre Major diversi. E da 23 anni nessun azzurro (l’ultimo dei quattro prima di lui fu Davide Sanguinetti nel 1998) era giunto tanto in alto nel torneo più leggendario e nobile del tennis, Wimbledon. Matteo Berrettini non ha richiuso lo scrigno dei sogni sull’erba inglese, anzi. Schiacciante la superiorità mostrata ieri negli ottavi contro il malcapitato bielorusso Ivashka, sconfitto 6-4 6-3 6-1 in nemmeno due ore. La ricetta per la vittoria è stata sempre quella per il gigante romano: servizio da urlo, una solidità impressionante sulla prima, una gran quantità di vincenti (37, contro i 25 errori gratuiti). Ma a questo corredo, il numero uno azzurro ha aggiunto una sontuosa palla smorzata, più volte sfoderata ieri, e un serve and volley di alto livello (27 punti su 34 discese a rete) per rendere il proprio gioco ancora più vario e imprevedibile.

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Proprio sull’erba, due anni fa, Matteo sconfisse in finale a Stoccarda il canadese, andandosi a prendere il suo terzo titolo Atp: un precedente che deve fare ben sperare. Nella serata di ieri, poi, un’altra ottima notizia: la fidanzata di Berrettini, la croata naturalizzata australiana Ajla Tomljanovic, è anch’ella approdata ai quarti, nel torneo femminile, dopo il ritiro della inglese Emma Raducanu nel secondo set degli ottavi, con la prima già avanti di un parziale. E’ il miglior risultato in uno Slam per «Lady Berrettini», e la coppia fa furore sull’erba inglese. Avanza ai quarti – i 18esimi a Wimbledon, i 58esimi negli Slam per una carriera sempre più inimitabile – anche Re Roger Federer, a scapito di un Lorenzo Sonego che soprattutto nel primo set ha messo qualche brivido al vero signore di questo Club a sud di Londra, l’Olimpo della racchetta. Ma il campionissimo svizzero l’ha chiuso in 7-5, prendendo poi il volo mentre Lollo si faceva sempre più falloso; 6-4 6-2 gli ultimi due parziali, giocati però non invano dal piemontese: non solo ha dato sfoggio di colpi di grande fattura, ma ripetutamente ha richiamato l’incitamento del pubblico del Centrale, comprensibilmente dalla parte dell’elvetico ma ugualmente ben disposto a riconoscere la tempra del nostro gigante.

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Berrettini, storico lunedì sull’erba, un italiano ai quarti dopo 23 anni (Stefano Semeraro, La Stampa)

Matteo Berrettini è nei quarti di Wimbledon e per l’Italia è una grande notizia. Matteo era testa di serie n. 7, sulla carta un posto fra i last eight era il suo traguardo minimo, ma fra teoria e pratica scorre la vita, e sopravvivere sull’erba non è mai stato semplice, per noi italians. «Chi mi ha ispirato? Le imprese delle ragazze», dice Berrettini dopo essersi liberato (6-4 6-3 6-1) di Ilya Ivashka l’intruso bielorusso. «Sono loro che ci hanno dimostrato che anche un italiano poteva fare grande cose, ricordo che nel 2015 ero ad un Challenger ad Antalya quando Pennetta e Vinci si giocavano la finale degli Us Open». Due sorelle maggiori, come Francesca Schiavone, una delle quattro azzurre capaci di arrivare nei quarti ai Championships (le altre Lucia Valerio, Laura Golarsa e Silvia Farina). Non abbiamo, è vero, grande tradizione su questi campi. Nel maschile nei quarti prima di Berrettini dal 1877 erano arrivati solo in tre. De Morpurgo nel 1928, Pietrangeli nel 1955 e nel 1960 – quando arrivò fino in semifinale impegnando al quinto set Laver – Adriano Panatta nel 1979 e Davide Sanguinetti nel 1998. Matteo è sicuramente il più erbivoro di tutti.

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Per imitare Pietrangeli e poi sognare la finale dovrà vedersela, da favorito, contro Felix Auger-Aliassime, 20 anni, n.19 Atp, seguito da quest’anno da Toni Nadal, che a sorpresa ha eliminato in cinque set Sascha Zverev. E contro cui, guarda gli scherzi del destino, ha vinto in finale il primo dei suoi due tornei sul verde, nel 2019 a Stoccarda. «La mia migliore partita sull’erba», sorride. «Ma so che ogni match è perdibile, è quello che mi dà adrenalina».

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