Dopo una lunga e particolare cerimonia d’apertura, poco prima che scattasse mezzanotte locale sono ufficialmente iniziati il Giochi della XXXII Olimpiade a Tokyo. All’interno dello Stadio Olimpico hanno sfilato tutti i Paesi partecipanti e infine, come da tradizione, la torcia olimpica è entrata nello Stadio, portata da un medico e da un’infermiera giapponesi, simboli di quest’ultimo anno e mezzo di pandemia. La fiamma ha raggiunto l’ultima tedofora, il cui nome non viene mai reso noto prima del momento fatidico. È stata Naomi Osaka l’ultima a tenere in mano la torcia olimpica, al termine della lunga staffetta: è spettato a lei l’onore di accendere il tripode olimpico al centro dello Stadio. Un momento molto suggestivo, che ha sancito l’inizio dei Giochi, dopo l’annuncio dell’imperatore Naruhito.
Osaka diventa quindi la prima tennista ad avere questo ruolo in tutta la storia dell’Olimpiade. Il suo nome era circolato nei giorni scorsi accanto a quelli di altri “candidati”: il golfista Matsuyama, le maratonete Takahashi e Noguchi e altri ex campioni dello sport giapponese. La scelta di Osaka per accendere lo storico calderone ha sicuramente un enorme impatto mediatico: nei mesi scorsi la sua immagine si è increspata dopo il boicottaggio delle conferenze stampa al Roland Garros. Questa sua – seppur nobile – iniziativa a protezione della salute mentale degli atleti, è tornata indietro come un boomerang, colpendola con forza. Naomi, che ha dichiarato poco dopo il forfait a Parigi di convivere con l’ansia sociale, è stata travolta dalle critiche e dalle rigide – ma lecite – posizioni dei tornei Slam, che si sono schierati in favore dei giornalisti.
Osaka non è riuscita nemmeno a presentarsi a Wimbledon: tornerà in campo proprio in occasione dei Giochi Olimpici, dove giocherà in casa, ma non di fronte al suo pubblico. Avrà sulle spalle i favori del pronostico e, ancora di più dopo il ruolo conferitole durante la cerimonia, gli occhi di tutto il mondo sportivo addosso. Sarà forse il torneo emotivamente più complesso della carriera per la campionessa giapponese. Ma questa parentesi non ha leso più di tanto il personaggio Osaka, da anni impegnata nelle più disparate lotte sociali. Naomi non ha paura di fare sentire la sua voce sul tema dei diritti. L’ha fatto attivamente, indossando mascherine con i nomi dei cittadini neri vittime della violenza poliziesca negli Stati Uniti, una per ogni match giocato allo US Open 2020. Lo fa quasi quotidianamente, promuovendo lo sport femminile e ha provato a farlo anche al Roland Garros. Il mondo del tennis deve essere onorato per la scelta di Naomi Osaka come ultima tedofora ai Giochi Olimpici di Tokyo.