Dal nostro inviato a Tokyo
[2] D. Medvedev b. F. Fognini 6-2 3-6 6-2
Con due giocatori dal carattere molto deciso come Medvedev e Fognini in campo, chi si aspettava un qualche “spunto polemico” durante il match (e anche dopo) non è rimasto deluso, ma è rimasto con l’amaro in bocca chi invece si aspettava una bella partita, perché di bel tennis non ce n’è stato molto. E non per colpa dei due protagonisti: il caldo che aveva fatto boccheggiare tutti i tennisti nelle prime giornate del torneo e che martedì era stato spazzato via temporaneamente dalla tempesta sub-tropicale Nepartak di martedì è tornato di prepotenza, anche se forse non più ai livelli asfissianti del primo weekend olimpico di Tokyo 2020, ma comunque tale da condizionare pesantemente gioco e magari anche la salute dei giocatori.
Fognini ha approfittato di un calo fisico molto evidente di Medvedev al termine del secondo set, il quale ha avuto due “inconvenienti” fisici durante la partita, uno al diaframma e l’altro alla coscia sinistra, con uno di quegli attacchi di crampi che gli capitano non troppo di rado. La partenza rapida nel terzo set e quei 10 punti consecutivi con i quali ha recuperato lo 0-40 nel game d’apertura del parziale decisivo (“sulla seconda palla break ho sbagliato una risposta facile” ha detto Fognini di quel frangente) hanno fatto la differenza, anche se il 6-2 finale, come lo stesso Fognini ha ricordato dopo il match, può lasciar pensare una vittoria più netta di quella vista sul campo.
LA PARTITA
Primo set davvero senza sussulti, se non per un paio di warning a Fognini, il primo per violazione di tempo, contestato dal ligure, e il secondo per aver fracassato la racchetta dopo aver subito il secondo break per l’1-4. Fognini ha provato fin dall’inizio a rallentare un po’ il ritmo degli scambi usando il back di rovescio per evitare di dare possibilità d’incontro a Medvedev, ma perso il servizio nel game d’apertura su una situazione piuttosto fortunosa (risposta completamente scentrata di Medvedev rimasta in campo su cui Fognini ha messo in rete uno smash da fondocampo), Fabio è sembrato sempre in rincorsa, mai in grado di tessere la tela dei suoi palleggi.
Medvedev ha chiesto un medical time-out sul 5-2 per farsi prendere cura della gamba destra, ma non è parso significativamente menomato negli spostamenti, giocando il suo solito tennis bene quanto è bastato per confezionare il 6-2 iniziale in 37 minuti.
Mentre il vento imperversa sui campi laterali dell’Ariake Tennis Park, dentro il centrale, al riparo delle maestose tribune vuote e del tetto retrattile quasi non si muove una foglia. Anche nel secondo set il match stenta a decollare: gli errori sono parecchi, anche se Fognini riesce a mantenersi attaccato all’avversario nel punteggio difendendo con tenacia i suoi turni di battuta. Sull’1-1 rimonta dallo 0-30, sul 3-3 deve annullare due palle break, ma esce bene dal game utilizzando sapientemente la palla corta. Medvedev continua a farsi massaggiare gli addominali durante i cambi di campo, e si prende un’ammonizione per aver continuato anche dopo che il giudice di sedia aveva chiamato la ripresa del gioco.
Nel game seguente Medvedev si distrae un po’, concede una palla break mettendo in rete una volée piuttosto semplice, ma Fognini dopo essersi costruito magnificamente il punto mette in corridoio di pochi centimetri il diritto conclusivo. Uno scambio da 24 colpi sembra tagliare le gambe a Medvedev, che appare stanchissimo e finisce poi per commettere gli errori che gli fanno perdere il servizio. Al momento di servire per il set, Fognini va sotto 0-40, ma Medvedev ormai non ne ha più, e finisce per perdere i cinque punti consecutivi che mandano i due al terzo set e alla pausa di 10 minuti prevista dalla “extreme heat policy”.
Al ritorno in campo, purtroppo sembra un film già visto: Medvedev va subito 0-40, poi infila 10 punti consecutivi e scappa sul 3-0 “leggero”, mentre Fognini discute con l’arbitro e fa volare la racchetta. Il match praticamente finisce lì, anche se Fognini potrebbe avere la chance di ricucire lo strappo sul 2-4, quando però è bravo Medvedev a giocar bene i punti pesanti.
Nei quarti di finale per il n. 2 del mondo ci sarà lo spagnolo Pablo Carreno Busta, testa di serie n. 6, contro il quale ha vinto tre dei quattro incontri ufficiali, l’ultimo dei quali sull’erba di Maiorca poche settimane fa e perdendo solamente nel 2018 a Indian Wells.
POST GARA… AL PEPERONCINO
“Si vedeva che eravamo tutti e due abbastanza scoppiati – ha esordito Fognini di fronte ai giornalisti italiani in zona mista – perché con questo caldo non ti arriva ossigeno alla testa. Purtroppo è girata male, ma posso essere contento di aver giocato alla pari per due ore con il n.2 al mondo sul cemento. Ci sono, manca solo un po’ di cattiveria in più ogni tanto, ma se riesco a giocare queste partite in questa maniera, vuol dire che posso giocare ancora tanto, perché non dipende da loro, dipende da me, e questo è bello. Il punteggio forse è più severo di quanto dovrebbe essere”.
Nel corso del match sono stati chiamati ben nove falli di piede a Fognini: “Eh ma li faccio da quando avevo 12 anni… Oggi però l’arbitro non è stato molto presente: ha dato il time violation a me, poi non l’ha dato a lui, ma gliel’ha dato dopo quando non so cosa ha fatto. Evidentemente non arrivava a nessuno troppo ossigeno al cervello… D’altra parte le condizioni sono quelle che sono, ci siamo lamentati tutti, ma non è servito a nulla, e continuiamo a giocare così”.
Più conciliante Medvedev nell’intervista post-gara, almeno con Fognini e l’arbitro, ma un po’ meno con uno dei componenti del contingente stampa. Il russo ha confermato il problema al diaframma e quello alla coscia, che però non dovrebbero dargli nessun problema nel prossimo incontro, e ha detto di non aver parlato a Fognini durante la partita e di non aver nessun problema personale con lui. Ma quando gli è stato chiesto se percepisse un certo stigma di “imbroglioni” portato dagli atleti russi durante questa Olimpiade ha davvero perso la trebisonda.
Come noto, a Tokyo 2020 la Russia come nazione non è rappresentata a causa dello scandalo doping avvenuto alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, ma gli atleti gareggiano sotto l’egida e la bandiera del comitato olimpico russo. “Per la prima volta nella mia vita mi rifiuto di rispondere a una domanda. Non era mai capitato, e credo che tu ti debba vergognare di te stesso [rivolto al giornalista n.d.r.], e spero che vengano presi dei provvedimenti contro di te in modo che non ti sia permesso di seguire le Olimpiadi o il torneo di tennis, e sicuramente non ti voglio più vedere alle mie conferenze stampa”.