Da due anni Medvedev vince più di tutti sul veloce, ma per diventare numero 1 non basta

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Da due anni Medvedev vince più di tutti sul veloce, ma per diventare numero 1 non basta

Almeno finché in giro c’è Novak Djokovic: analisi dei numeri di Daniil Medvedev da Wimbledon 2019 al trionfo allo US Open 2021. Vince tanto ma dipende troppo dal cemento

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Daniil Medvedev - US Open 2021 (Garrett Ellwood/USTA)
 

92 – le partite vinte sul veloce (cemento outdoor o indoor) da Daniil Medvedev dopo l’edizione di Wimbledon del 2019. Sino ai Championships giocati due anni fa, il tennista nato a Mosca nel febbraio di 25 anni non era ancora al livello dei migliori, ma di certo non era nemmeno un carneade del grande tennis. Il tennista russo era infatti già arrivato sulla soglia della top 10, una classifica guadagnata anche grazie alla vittoria di quattro tornei ATP: nel 2018, in quella che è stata per lui la prima stagione chiusa nella top 50, ha conquistato gli ATP 250 di Sydney e Winston Salem e l’ATP 500 di Tokyo, ai quali ha poi aggiunto l’ATP 250 di Sofia nel febbraio di due anni fa.

Una top ten che aveva già dimostrato di meritare nei mesi precedenti, grazie a quattro successi sui colleghi con una classifica che li vedeva tra i primi dieci al mondo (il più prestigioso su Djokovic a Monte Carlo nel 2019, in un’edizione fortunata per Medvedev, che archivia l’unica semifinale da lui raggiunta in carriera in un Masters 1000 giocato sulla terra rossa).

Nell’agosto di due anni fa a Washington, nel primo torneo giocato con classifica da top 10, inizia la svolta della sua carriera: Daniil arriva in finale, perdendola contro Kyrgios, ma dal torneo giocato nella capitale degli Stati Uniti, inanella una impressionante serie di 25 vittorie (otto delle quali contro top ten) nelle successive 27 partite giocate. Successi che hanno permesso al russo la vittoria di due Masters 1000 (Cincinnati e Shanghai) e di un ATP 250 (San Pietroburgo), oltre che il raggiungimento di due finali molto importanti (al Masters 1000 di Montreal e allo US Open ). Grazie a questi risultati il russo intasca in poche settimane un assegno complessivo di 5.123.640 dollari di soli montepremi e un bottino di 4050 punti che gli permette di salire già nel settembre di due anni fa al quarto posto del ranking.

Un’ascesa repentina, costata un inevitabile periodo di assestamento. Daniil chiude il 2019 con quattro sconfitte consecutive tra l’esordio nel Masters 1000 di Bercy e le tre partite del Round Robin delle ATP Finals e lo stesso 2020, sino a fine ottobre, è caratterizzato soprattutto da ombre: il suo bilancio stagionale prima di giocare a Bercy è di sole 18 vittorie e ben 14 sconfitte.

Quando la discesa sembra inevitabile, ecco che Medvedev si riaccende nel finale di stagione: dal primo turno dell’ultimo Masters 1000 del calendario ATP, il moscovita inizia una serie di venti vittorie consecutive (di cui ben dodici contro top ten) che gli fruttano il torneo parigino, le ATP Finals, l’ATP Cup e il raggiungimento della finale degli Australian Open, dove si ferma contro Djokovic. La sua crescita non si ferma più. Nel febbraio 2021 vince a Marsiglia il suo undicesimo torneo ATP e il lunedì successivo guadagna un grande onore: diventare il primo tennista diverso dai Big Four (Federer, Nadal, Djokovic e Murray) a salire al secondo posto del ranking dai tempi di Hewitt, che 794 settimane prima – era il 18 luglio 2005 – si issò in seconda posizione.

Il moscovita non impressiona a Miami ma al Roland Garros -dopo essere uscito all’esordio in sei degli ultimi sette tornei giocati sul rosso – sorprende spingendosi sino ai quarti di finale. Medvedev prosegue la sua stagione rimediando all’esordio sull’erba una brutta sconfitta contro Struff ad Halle, ma poi vince il torneo di Maiorca (primo titolo a livello ATP su questa superficie) e per la prima volta si spinge sino agli ottavi a Wimbledon, dove perde in cinque set contro Hurkacz. Nell’estate giocata sul cemento all’aperto delude alle Olimpiadi di Tokyo (dove è sconfitto da Carreno Busta) e a Cincinnati (in Ohio è fermato da Rublev, che vince per la prima volta dopo cinque sconfitte in altrettanti precedenti con Daniil), ma a controbilanciare queste sconfitte arriva la vittoria del quarto Masters 1000 della carriera, conquistato a Toronto.

Il suo primo titolo del Grande Slam, lo US Open appena concluso, giunge nel torneo dove due anni fa aveva perso una divertente finale durata cinque set contro Nadal. Medvedev ha vinto mediante una netta dimostrazione di superiorità sui suoi colleghi: nelle sette partite che lo hanno portato al trionfo, l’unico a togliergli un set è stato nei quarti di finale il qualificato Van De Zandschulp. Gli altri sei avversari, tra cui un certo Djokovic, non sono invece mai riusciti a strappargli nemmeno cinque game per set.

Con la vittoria dell’ultimo Slam dell’anno Medvedev ha consolidato il suo secondo posto del ranking, dove si trova grazie alla dote di 10780 punti, “appena” 1353 in meno di Djokovic e ben 2430 in più di Tsitsipas. Purtroppo per lui la corsa al numero 1 del mondo appare però piuttosto impervia, ancor più di quanto dica la classifica di questa settimana. Da qui al prossimo Australian Open il russo difende infatti ben 5585 punti (il 52% della sua dote attuale) ed è quindi molto difficile immaginare per lui un sorpasso in testa nei prossimi sei mesi: Djokovic, oltre al vantaggio di cui gode attualmente, ne ha in scadenza nello stesso periodo una minore quantità, 4835.

Per un ulteriore salto di qualità Medvedev deve poi soprattutto migliorare il proprio rendimento quando non gioca sul duro: negli ultimi ventisei mesi, come si legge dalla tabella che compara il suo rendimento con quello dei suoi principali antagonisti, ha con ampio margine vinto più partite di tutti sul duro, 92 (ben 21 in più del secondo in tal senso, Djokovic) e messo in bacheca un maggior numero di tornei, ben 8 (tra i quali, oltre allo US Open, anche ATP Finals e ben quattro Masters 1000).

Il suo stesso rendimento sul veloce, ricavato dal bilancio partite vinte/perse da luglio 2019 a oggi -nonostante sconti il 2020 non giocato bene, se non nelle parti conclusive – è inferiore (di 3 punti percentuali) solo a quello del solo campione serbo e simile a quello di Nadal, che però è agevolato dall’aver giocato circa la metà delle partite del russo. La stessa classifica di Medvedev è tutta basata sui tornei che si giocano sul veloce: sul cemento all’aperto o sui tappeti in condizioni indoor Medvedev ha raccolto addirittura l’88% dei suoi attuali punti, una sproporzione anche guardando gli altri big (dal nostro schema riepilogativo si evince come tra questi il solo Zverev abbia raccolto in tali condizioni di gioco una percentuale superiore al 60%).

In questi ultimi due anni l’attuale numero 2 al mondo ha giocato su terra rossa o erba lo stretto necessario: appena otto eventi, dai quali ha raccolto un titolo (quello di Maiorca, dove ha affrontato due soli top 50, Carreno e Ruud, entrambi tennisti con scarsissima propensione ai prati) e vinto soltanto dodici partite. Se sembra più che probabile che nel corso dei prossimi anni nei grandi tornei che si giocano sul veloce Medvedev sarà uno dei grandi favoriti, anche i numeri confermano l’impressione che solo migliorando i risultati sui campi “non veloci” il russo potrà ambire a fare l’ultimo e più difficile step che gli manca, diventare il primo giocatore al mondo.

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