Il Grande Slam di Budge e Laver, fu vera gloria? Sì

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Il Grande Slam di Budge e Laver, fu vera gloria? Sì

L’impresa sfuggita di un soffio a Novak Djokovic riapre il dibattito sull’effettivo valore del Grande Slam completato da Don Budge e Rod Laver (due volte)

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Rod Laver - Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Lo abbiamo detto più volte in passato e lo ribadiamo oggi: quando i commenti dei nostri lettori sono costruttivi e hanno per argomento effettivamente il tennis, e soprattutto quando non si limitano a essere schermaglie senza alcun interesse per noi e per gli altri lettori, costituiscono una preziosa fonte d’ispirazione. Quindi – per favore – continuate a scriverli, come avete generosamente fatto durante e dopo lo svolgimento dello US Open.

Pur con tutte le particolarità di stile, i commenti relativi all’ultimo US Open e in particolare al fallito tentativo di Grande Slam di Djokovic, possono essere raggruppati in macro-categorie ben distinguibili; tra queste ce n’è una che ci ha molto colpito che abbiamo ribattezzato “la tesi dell’unico Grande Slam”. In cosa consiste codesta teoria? In sintesi – secondo i suoi sostenitori – gli Slam realizzati da Donald Budge nel 1938 e da Rod Laver nel 1962 e nel 1969 furono qualitativamente poco significativi; se Djokovic a New York avesse completato l’opera iniziata a Melbourne avrebbe quindi realizzato il primo vero Grande Slam della storia del tennis maschile.  

Sarà vero? Proviamo a scoprirlo insieme.

Budge nel 1938 e Laver nel 1962 compirono il Grande Slam in un momento storico in cui la partecipazione ai quattro major era consentita solo ai tennisti dilettanti ed era preclusa ai professionisti che gareggiavano in un circuito a parte.

Nel 1938 Don Budge non trovò quindi sulla sua strada Fred Perry e Ellswort Vines, per citare solo i due più forti professionisti dell’epoca. Lo fece però molto presto e con ottimi risultati. Nel 1939 infatti debuttò nel circuito professionistico e potè quindi sfidare sia l’uno sia l’altro: 22-17 e 28-8 il bilancio di quell’anno a suo favore nei confronti diretti. A proposito delle qualità tennistiche di Budge, citiamo una frase pronunciata da uno che di tennis se ne intendeva parecchio: “se la Terra giocasse una Coppa Davis di tutti i tempi dell’Universo, in singolare metterei Vines e Budge, nel doppio Budge e Broomwich”(Jack Kramer).

Donald Budge – White City Stadium, Sydney, 1937

Rod Laver nel ‘62 non dovette incrociare la racchetta con fenomeni come Pancho Gonzales, Ken Rosewall e Lew Hoad. Anche Laver – come Budge – entrò nel mondo dei professionisti l’anno successivo alla realizzazione del Grande Slam ma per lui i risultati nei primi 12 mesi furono meno lusinghieri di quelli ottenuti dal suo collega statunitense nel ’39. Nel 1963 affrontò Ken Rosewall per 51 volte (!!) con un bilancio di 13 vittorie e 38 sconfitte, mentre contro Hoad perse 12 incontri e ne vinse 5.

Tuttavia Rod era un ragazzo che imparava in fretta dalle lezioni, e infatti nel 1964 – per limitarci a un solo esempio – il bilancio contro Rosewall fu di 17 vittorie contro 7 sconfitte. Da allora sino al 1968 il suo dominio nel circuito professionistico fu netto.

Il 1968 fece da spartiacque. Quell’anno non ci fu solo una rivoluzione sociale e culturale nel mondo, ma anche una rivoluzione sportiva in quello del tennis poiché, per ragioni prettamente commerciali, fu abolita la distinzione tra circuito professionistico e dilettantesco. Il primo incontro “open” avvenne il 22 aprile 1968 nel torneo di Bornemouth.

L’ultimo major riservato ai dilettanti fu quindi l’Australian Open, che si disputò a gennaio e che fu vinto dall’Australiano Bill Bowrey (Bowrey, chi era costui?); il Roland Garros Open fu vinto da Ken Rosewall che in finale battè Rod Laver, che si impose poi a Wimbledon; lo US Open infine andò ad Arthur Ashe.

Ed eccoci all’anno di grazia (per Laver) 1969. Analizziamo l’impresa compiuta dal tennista australiano con l’aiuto di alcuni dati storici, che hanno almeno il pregio di essere certi.

Questa prima tabella contiene i nomi dei giocatori che Laver affrontò nei quattro Slam a partire dai quarti di finale.

 AORGWUSO
QuartiFred StolleFred StolleCliff DrysdaleRoy Emerson
SemifinaliTony RocheTom OkkerArthur AsheArthur Ashe
FinaleAndres GimenoKen RosewallJohn NewcombeTony Roche

La seconda tabella, contiene invece il palmares di questi avversari nei tornei dello Slam prima e dopo il 1968:

  Slam prima del 1968Slam  OpenTotale
Fred Stolle2                      –  2
Tony Roche1                      –  1
Andres Gimeno                                  –  11
Tom Okker                                  –                        –                   –  
Ken Rosewall4610
Cliff Drysdale                                  –                        –                   –  
Roy Emerson12                      –  12
Arthur Ashe                                  –  33
John Newcombe257
Totale211536

Cosa si deduce dalle due tabelle? Che Rod Laver, per realizzare il Grande Slam del ’69, dovette superare alcuni dei migliori giocatori dell’epoca o – per essere più precisi – di ogni epoca dal momento che ad eccezione di Okker sono tutti membri della International Tennis Hall oF Fame, un club così esclusivo che sino ad oggi include un solo tennista italiano: Nicola Pietrangeli.

Non metteremo a confronto gli avversari che Djokovic ha trovato quest’anno sul suo cammino perché la loro grandezza potrà essere stabilita soltanto dopo che si saranno ritirati e, soprattutto, perché non era lo scopo di questo articolo. Noi volevamo solo verificare se avesse o meno  fondamento questa tesi: il Grande Slam di Budge e i due di Laver furono tecnicamente poveri.

A che conclusione siamo giunti? Crediamo che la tesi sia sostenibile per quanto riguarda il primo Slam di Laver: è probabile che Rosewall, oppure Hoad o entrambi sarebbero riusciti a fermarlo per il semplice fatto che nel 1962 erano più forti del loro più giovane connazionale (4 anni dividono Hoad e Rosewall da Laver). Ma quello del ’38 di Budge e soprattutto quello del ’69 di Laver sono inattaccabili.

Tutti d’accordo? 

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