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Al femminile

Lo straordinario US Open di Leylah Fernandez

Come una teenager, numero 73 del ranking, è stata capace di sconfiggere in un solo torneo tre delle prime cinque giocatrici del mondo e una pluricampionessa Slam

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Leylah Fernandez - US Open 2021 (Darren Carroll/USTA)
 

Leylah Fernandez prima dello US Open
Se Emma Raducanu era quasi una sconosciuta prima della sua incredibile estate, iniziata con gli ottavi di finale a Wimbledon e conclusa con il titolo a New York (con un salto nel ranking dalla posizione 338 alla 23), Leylah Fernandez prima dell’ultimo US Open era comunque una giocatrice più affermata, grazie ai risultati ottenuti sia da junior che nel circuito professionistico.

Già prima della pandemia, Fernandez si era messa in luce a livello WTA. Anzi, probabilmente Leylah è stata una delle giocatrici più penalizzate dallo stop alle competizioni arrivato nel marzo 2020. In quel momento, infatti, appariva “in rampa di lancio”, probabile candidata a un notevole salto di qualità a brevissimo termine. Era fresca della finale raggiunta ad Acapulco, e il risultato le era valso una wild card per partecipare a Indian Wells. Ma poi proprio a Indian Wells 2020 era arrivata la decisione di fermare il circuito a tempo indeterminato.

Che fosse comunque un talento da tenere d’occhio era piuttosto evidente. Del resto da junior vantava il numero 1 del mondo in classifica, la finale all’Australian Open 2019 (sconfitta da Clara Tauson) e la vittoria al Roland Garros dello stesso anno. Il tutto accompagnato da un rendimento complessivo di alto livello, specie sulla terra battuta (83% di successi sulla terra). Anche per questo nell’agosto dello scorso anno le avevo dedicato un articolo, con lo scopo di segnalarla agli appassionati, malgrado in quel momento fosse numero 126 del ranking.

Rimando proprio a quell’articolo per maggiori dettagli sulla sue vicende giovanili. Qui riporto soltanto alcuni dati indispensabili. Leylah è nata in Canada da papà ecuadoregno e mamma filippina. Fernandez è la terza giovane tennista canadese che raggiunge una finale Slam negli ultimi anni. Era accaduto nel 2014 a Eugenie Bouchard (finalista sconfitta a Wimbledon) e nel 2019 a Bianca Andreescu (finalista vincente allo US Open). Rispetto a Eugenie e Bianca, però, Leylah ha ricevuto meno appoggi dalla federazione, che probabilmente non credeva in lei sino in fondo.

Chi non ha mai smesso di credere in lei sono stati i genitori, che per sostenere la sua attività agonistica hanno affrontato notevoli sacrifici. E così mentre il padre, ex calciatore, si reinventava coach delle figlie (Leylah ha una sorella minore di nome Bianca anche lei tennista), la madre si spostava in California per lavorare, e mantenere con i soldi guadagnati il resto della famiglia rimasta in Canada. Tre anni di separazione familiare, poi era arrivata la decisione di trasferirsi tutti insieme in Florida, proseguendo come un team staccato dalla federazione canadese il percorso di sviluppo, alla ricerca dell’approdo in WTA.

Caratteristiche tecniche e prospettive future
L’articolo che avevo scritto lo scorso anno era intitolato “L’insostenibile leggerezza di Leylah Fernandez”. Il pezzo, attraverso un titolo un po’ scontato, si chiedeva fino a dove potesse spingersi in WTA una giocatrice dal fisico piuttosto minuto. Quanto minuto? Sul sito WTA lo scorso anno era indicato 1,62. Oggi però i dati sono cambiati: 1,68. Invece ITF la descrive ancora come una giocatrice alta 1,62 (5 piedi e 4 pollici). Queste è una foto tratta dalla premiazione dello US Open:

Evidentemente Leylah è più piccola di Emma, ma per stabilire la sua statura occorrerebbe avere maggiori certezze su quella di Raducanu (WTA indica 1,75). Resta il fatto che Fernandez non segue la tendenza degli ultimi anni nel tennis, che ha visto crescere l’altezza media di giocatori e giocatrici.

Scrivevo nell’articolo dello scorso anno: “Proviamo a ragionare sulla domanda relativa al futuro ad alti livelli di Fernandez. Bocciarla a priori (a causa del fisico ndr) mi sembra eccessivo, ma credo che per avere grandi prospettive nel circuito professionistico avrà innanzitutto da sviluppare due aspetti. Da una parte irrobustirsi muscolarmente, almeno un po’. Naturalmente senza esagerare, perché oggi grazie al suo fisico leggero può contare su mobilità e agilità notevoli, che di certo non può permettersi di peggiorare.

Ma l’altro aspetto imprescindibile è determinato dalla qualità esecutiva dei colpi. In poche parole: possedere una grande tecnica. Ancora non abbiamo potuto assistere a un suo confronto con giocatrici di massima potenza, però sappiamo che è stata in grado di sconfiggere Belinda Bencic. A mio avviso in quel match il successo era arrivato (…) soprattutto grazie alla capacità di giocare a ridosso della linea di fondo, togliendo spesso il tempo a Bencic. E questa non è dote da poco, visto che normalmente anche Belinda fa della capacità di anticipare le parabole uno dei propri punti di forza. Ecco, l’anticipo è probabilmente l’arma suprema nel tennis contemporaneo a cui affidarsi se si vuole essere propositive contro rivali più potenti. In sostanza, più che sulla pesantezza di palla, ci si affida alla contrazione dei tempi di gioco”.

Ragionando su queste ipotesi a distanza di tredici mesi, non sono in grado di dire se Leylah sia cresciuta sul piano della forza muscolare. Suppongo di sì, perché un’atleta della sua età cresce quasi naturalmente se pratica una disciplina sportiva a livello professionistico. Però non direi che abbia trasformato il suo fisico, che oggi mi sembra molto simile a quello della vittoria contro Bencic, in Fed Cup del febbraio 2020.

D’altra parte un anno di partite ha invece confermato che i successi sono arrivati grazie a una tecnica superiore, nella quale l’anticipo e la posizione a ridosso della linea di fondo costituiscono la base su cui impostare tutto il resto del suo tennis.

Nell’articolo ricordavo come fino a quel momento Fernandez non avesse ancora affrontato le giocatrici più potenti del circuito, come Williams, Kvitova, Osaka o Rybakina. Ma da allora abbiamo avuto le prime verifiche, perché già prima dell’ultimo US Open Fernandez si era misurata con questo genere di avversaria.

Per esempio, nell’ottobre 2020, con Petra Kvitova al Roland Garros. Ricordo bene quel match: Leylah aveva sì perso (7-5, 6-3), ma non a causa di una insopportabile differenza di potenza. Anzi, era stata Kvitova a dover alzare il proprio livello di gioco dopo un avvio in netto svantaggio (sotto 1-5). Kvitova aveva chiuso con un saldo di -4 tra vincenti ed errori non forzati (32/36), Fernandez di -5 (18/23). Significa che Kvitova aveva ottenuto più vincenti, ma non era stato un match a senso unico. Per come lo ricordo io, erano stati piuttosto i maggiori errori arrivati sui punti decisivi della partita a fare la differenza. In sostanza Petra aveva in generale sbagliato di più, ma non quando contava davvero per vincere.

Rispetto allo scorso anno direi che, nella sostanza, il tennis di Fernandez non è cambiato. Punti di forza rimangono la posizione in campo molto aggressiva, la mobilità, e i due colpi al rimbalzo di ottimo livello. In particolare un dritto davvero efficace, con il quale può indirizzare la palla ovunque: incrociato, lungolinea, ma anche a uscire, quando si posiziona nell’angolo destro del campo per le esecuzioni anomale (ricordo che Leylah è mancina). Il rovescio è meno incisivo, ma senza che lo si possa definire un punto debole.

In più, per entrambi i colpi è in grado di utilizzare, quando necessario, le varianti in backspin. Ma soprattutto sia di dritto che di rovescio Leylah possiede la rara capacità di trovare angoli stretti: una qualità direttamente correlata alla posizione in campo molto avanzata, che favorisce la esecuzione di geometrie più “chiuse”.

Il servizio a mio avviso è invece un gradino sotto, e contro avversarie che rispondono bene a volte la seconda è un po’ troppo attaccabile. Mentre mi pare che abbia ancora un po’ da lavorare sui tempi della transizione in avanti per arrivare a colpire al meglio di volo.

Con queste premesse, cosa ha permesso il grande risultato nell’ultimo Slam? Risponderei identificando tre qualità fondamentali nelle quali è progredita. La prima non è molto spettacolare, ma spesso è quella che più pesa nel bilancio dei match: la riduzione degli errori gratuiti. A New York ha sbagliato davvero poco se consideriamo il suo tipo di tennis, che è piuttosto intraprendente. Seconda qualità: la impressionante convinzione agonistica, alimentata e fortificata dal rapporto speciale instaurato con il pubblico.

Terza qualità: la capacità di costruire il vincente attraverso soluzioni tattiche complesse. Durante le partite newyorchesi, quando Fernandez aveva in mano il pallino del gioco, traspariva il piacere di impostare scambi sviluppati su sequenze di colpi, concepiti con il fine di destabilizzare progressivamente l’avversaria sino a liberare lo spazio per il vincente. Soprattutto contro Kerber e contro Svitolina, le due avversarie più portate alla manovra, Fernandez ha sfoggiato questa dote da “scacchista”, cioè da giocatrice che non punta solo a un immediato vincente, ma che arriva allo scacco matto attraverso più mosse.

Prima di chiudere, rimane l’inevitabile riflessione sul futuro. Siamo nel 2021, ma la generazione delle giocatrici del 2002 è già diventata prepotentemente protagonista delle ultime settimane di tennis WTA. Raducanu (nata nel novembre 2002) vincitrice dello US Open, Fernandez (nata nel settembre 2002) finalista. Aggiungerei anche Clara Tauson (nata nel dicembre 2002) vincitrice domenica del secondo titolo in carriera nel WTA 250 in Lussemburgo.

Per chi si affaccia improvvisamente sulla grande ribalta del tennis, e in particolare per chi è stata protagonista di uno Slam come Raducanu e Fernandez, non sarà così automatico confermare i livelli di gioco espressi New York. Anche perché entrambe hanno posto l’asticella molto in alto. Da una parte la concorrenza le ha ormai identificate come un target; dall’altra loro stesse dovranno dimostrare di saper soddisfare le aspettative legate al nuovo status raggiunto.

Infine ci saranno da assorbire le pressioni extra-campo, legate alla improvvisa crescita degli impegni accessori (rapporti con gli sponsor, con i media, etc), tipici di ogni tennista popolare. Così come Raducanu, infatti, anche Fernandez ha dimostrato di saper conquistare il pubblico, e questo la rende una potenziale ottima testimonial, ricercata dagli investitori pubblicitari.

Del resto durante la sua cavalcata newyorchese, Fernandez è stata seguita con particolare interesse non soltanto in Canada, ma anche nelle Filippine. E di sicuro potrebbe trovare spazi di mercato in tutto il Sud America, grazie alle radici paterne. Anche perché, da canadese nata a Montreal, Leylah parla tre lingue: da autentica québécoise, parla il francese, oltre all’inglese e allo spagnolo (per parte di padre).

Insomma, la generazione del 2002 sembra pronta a conquistare il mondo del tennis, non solo in campo, ma anche fuori. Ma non sarà semplice trovare l’equilibrio dopo il travolgente US Open 2021 appena vissuto.

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