Mauresmo direttrice del Roland Garros: “Sarò all’altezza” (Matteo Pierelli, La Gazzetta dello Sport)
Forse era scritto nel destino. Se c’è stato uno Slam che più di ogni altro l’aveva fatta soffrire, questo era il Roland Garros: quante eliminazioni precoci, quante partite buttate via per la troppa pressione che aveva addosso, quante umane insicurezze sui campi in terra rossa del Bois de Boulogne, dove al massimo si è spinta ai quarti. Il rapporto con il tempio parigino non è stato dei più semplici, ma ora è arrivato il momento di sistemare le cose, perché da ieri è ufficiale: Amélie Mauresmo è la prima donna a guidare il Roland Garros. E lo sarà almeno per i prossimi tre anni. Succede a Guy Forget che aveva il contratto in scadenza. «Sono onorata – ha detto Amelie . Questo torneo mi ha fatto sognare fin da bambina, è stato un filo conduttore della mia vita. Arrivo qui portandomi tutto quello che mi ha sempre caratterizzato, in ogni campo, ovvero la ricerca dell’eccellenza. Sarò esigente ma anche all’altezza del compito. E non lascerò la mia Biarritz, dove abito, per spostarmi a Parigi». Gilles Moretton, capo della federtennis francese, l’ha scelta forse prendendo esempio dagli americani che, a loro volta, nel giugno 2020 puntarono su Stacey Allaster come direttore degli Us Open. Ma se la Stacey aveva “solo” una brillante carriera da manager all’interno della federtennis a stelle e strisce, la Mauresmo è una che ha un curriculum agonistico a cinque stelle. E’ stata numero 1 del mondo, ha vinto due prove del Grande Slam (Wimbledon e Australian Open, entrambi nel 2006), è stata argento ad Atene 2004; poi ha allenato Andy Murray e Lucas Pouille, ha portato la connazionale Marion Bartoli a trionfare sull’erba più famosa del mondo, ha guidato la Francia in Fed Cup ed era stata nominata capitano di coppa Davis, prima di rinunciare all’incarico qualche mese dopo. Insomma, Amélie ne ha viste un po’ di tutti i colori, ha vissuto il tennis in tutte le sue sfaccettature. Anche quelle più brutte, come quando fece outing agli Australian Open 1999 e subì gli attacchi di Martina Hingis (“E’ un mezzo uomo, ha anche la fidanzata“). Ma lei si è sempre rialzata e adesso ha anche due figli, è probabile che abbia la corazza per affrontare un compito così delicato.
Il favoloso tennis di Amélie (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)
Ha voluto dare uno sguardo nuovo e una traiettoria di progresso al torneo. Ha scelto una donna «di carattere, con un’identità forte, che ama le sfide». Così il presidente della Federtennis francese, Gilles Moretton, ha spiegato la scelta di Amélie Mauresmo come direttrice del Roland Garros. La prima francese a diventare numero 1 del mondo sarà anche la prima donna ad assumere l’incarico nella storia dello Slam parigino. Mauresmo ha promesso di portare «la passione e la libertà che mi hanno sempre animato». La nomina sembra chiudere idealmente una relazione sempre complessa fra il Roland Garros e la campionessa francese simbolo di una generazione. Il torneo è la sua vocazione e insieme la sua maledizione: è il suo Slam peggiore in termini di risultati, l’unico in cui non ha mai disputato nemmeno una semifinale. Eppure, ha iniziato a giocare nel giardino di casa da bambina, dopo aver visto il trionfo alla Porte d’Auteil di Yannick Noah, ultimo francese a trionfare in un major: il mondo di Amélie si veste di nuovi colori nel 1996, quando si impone a Parigi e a Wimbledon da junior: Tre anni dopo, festeggia la prima finale in un major all’Australian Open e abbraccia la fidanzata dell’epoca, Sylvie. Rivela la sua omosessualità in una coraggiosa intervista al quotidiano Le Figaro. «A volte, avevo l’impressione di giocare contro un uomo» disse Lindsay Davenport, sconfitta in semifinale. «Le piace una donna, dunque è un mezzo uomo» ha aggiunto Martina Hingis. Diventa numero 1 del mondo nel 2004, senza ancora aver conquistato uno Slam, e ci rimane per nove settimane. Torna in vetta alla classifica nel 2006, al culmine del suo anno migliore, dopo i trionfi all’Australian Open e a Wimbledon, sempre in finale su Justine Henin. Il suo era un tennis potente ma raffinato. Puntava tutto su un rovescio efficace quanto elegante e su una naturale coordinazione a rete, ma il diritto e la risposta, decisamente più attaccabili, le hanno reso la vita più difficile negli ultimi anni, segnati dalla contemporanea esplosione delle sorelle Williams. Nella sua carriera, conclusa nel 2009, ha vinto 25 titoli a cui va aggiunta la Fed Cup del 2003, e l’argento olimpico di Atene nel 2004. Mauresmo, che adesso vive a Beziers dove i suoi due figli vanno a scuola, è sempre rimasta nel mondo del tennis. Come opinionista per tv, come capitano francese di Fed Cup dal 2012 al 2016 e come coach di Andy Murray. Prima donna a seguire un top player senza avere con lui nessun tipo di legame affettivo o familiare, ha cambiato le prospettive di giocatori e allenatori sulla parità di genere nel tennis. «Gli altri allenatori non mi rispettavano perché sono donna – ha detto – mi ricordo ancora le frasi che mi rivolgevano». Entrata nella Hall of Fame nel 2015, Mauresmo ha aperto gli occhi allo scozzese. «Mi ha trasformato in un grande sostenitore della parità tra uomini e donne nel mondo dello sport. Quando ero più giovane, non vedevo le cose in questa maniera» ha confessato Murray .Il suo sguardo aperto sul futuro l’ha portata oggi ad essere la seconda donna a dirigere un torneo dello Slam dopo Stacey Allaster, che ha lo stesso incarico allo US Open. La sua passione, il coraggio e la libertà faranno il resto.