Australian Open: Sinner per la storia, De Minaur per l'Australia

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Australian Open: Sinner per la storia, De Minaur per l’Australia

Due soli precedenti tra Sinner e De Minaur: Next Gen 2019 e Sofia 2020, entrambi vinti dall’italiano che ha poi vinto i tornei.

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Jannik Sinner all'Australian Open 2022 (Credit: @atptour on Twitter)
 

Finora percorso netto, o quasi. Un solo set concesso dall’inizio degli Australian Open in un contesto di gioco che non lascia intravedere particolari segnali di discontinuità. È vero, le partite di tennis vivono di momenti e di situazioni, che possono in alcuni casi anche deviare da quello che può sembrare lo scenario già predefinito di un match, ma la solidità che finora ha mostrato in campo Jannik Sinner è merce rara, segno tangibile della sua costante crescita, come uomo e come atleta. Non serve essere impeccabile sempre, basta esserlo nei momenti decisivi, nei momenti che contano. Quelli, per intenderci, che decidono le partite e alle volte i tornei.

Ed è con questa solidità che Sinner si approccia a una ulteriore tappa nel percorso di avvicinamento a quello che è forse l’obiettivo minimo di questo Slam, quei quarti di finale che rappresenterebbero una prima volta per il rosso di San Candido in Australia. Questo eventuale approdo ai quarti, eguaglierebbe il suo miglior risultato negli Slam, il quarto di finale giocato e perso nel 2020 a Parigi con Rafael Nadal.

Per arrivare lì, dove vuole arrivare, e dove noi tutti speriamo arrivi, c’è Alex De Minaur, che magari non avrà il carattere istrionico di Nick Kyrgios o di Thanasi Kokkinakis, ma che inevitabilmente avrà il favore del pubblico. Cosa non da poco in uno Slam, soprattutto se abbinata ad un bagaglio tecnico affidabile e ad una condizione fisica che ad oggi sembra essere ottima e che si esalta a queste latitudini e su questa superficie. Tra di loro solo due i precedenti, entrambi vinti da Sinner: uno nel 2019 alle NextGen finals di Milano, l’altro nei quarti di finale di Sofia nel 2020. Sappiamo poi com’è finita in entrambi i casi…

La fortuna di vivere un periodo storico particolarmente ricco per il tennis italiano significa riscrivere la storia di questo sport ed avere la fortuna di aggiornare abbastanza frequentemente le statistiche. Dopo aver visto e gioito della vittoria di Matteo Berrettini su Pablo Carreno Busta, se Sinner riuscisse ad emulare il suo compagno di nazionale, dal punto di vista del risultato, sarebbe la seconda volta di due italiani contemporaneamente nei quarti di finale di uno Slam in era Open. L’unico altro precedente è datato 1973: lo slam era quello parigino e gli interpreti furono Adriano Panatta e Paolo Bertolucci che, a proposito di storia, qualche pagina di questo sport, hanno contribuito a scriverla.

Se quanto finora scritto non fosse ancora sufficiente a descrivere l’importanza di un eventuale quarto di finale, potremmo raccontarvi di come a 20 anni e 167 giorni, Sinner diventerebbe il secondo più giovane giocatore a raggiungere i quarti di Melbourne nel nuovo millennio. A batterlo, in tal senso, è Nick Kyrgios che ci riuscì, nel 2015, all’età di 19 anni e 280 giorni. Guardando al presente invece, grazie alla vittoria su Taro Daniel, si è già appeso al petto la medaglia di essere il più giovane giocatore a raggiungere il terzo turno in quattro occasioni negli Slam, prima di aver compiuto 21 anni, da parecchio tempo a questa parte. Per intenderci, l’ultimo a riuscirci fu Del Potro nel 2008: sostanzialmente un’altra era tennistica. In quella che stiamo vivendo, invece, finalmente sorridente per i colori azzurri, questo match di Sinner rappresenta un tassello importante che può andare oltre l’importanza del singolo match. Un eventuale vittoria vorrebbe dire affermare con ancora più vigorosa possanza la presenza dell’Italia in quell’olimpo tennistico che abbiamo solo potuto guardare da lontano, ammirando le gesta di altri e formidabili campioni, e che finalmente ha cominciato ad aprire le sue porte anche ai nostri giocatori, con la speranza che ogni piccolo passo rappresenti la costanza di un percorso che è già tracciato e la cui strada crediamo possa essere ancora molto lunga.

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