Djokovic si racconta: “Voglio essere il solo proprietario del mio corpo”

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Djokovic si racconta: “Voglio essere il solo proprietario del mio corpo”

Il n.1 a L’Equipe: “Non mi piacciono quelli che impongono. Devo preservare la mia autonomia. La vita è un viaggio di scoperta, imparerò fino all’ultimo respiro” E ai critici: “Non siete d’accordo? Ok, ma perché attaccare?”

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Novak Djokovic - Dubai 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Ubitennis seguirà il match Sinner – Hurkacz dell’ATP 500 di Dubai con la sua consueta LIVE

Dopo la recente intervista con la BBC Novak Djokovic è tornato in campo al Dubai Duty Free, convincendo sul campo con le sue prestazioni. Nonostante le conferenze stampa alle quali si sottopone quotidianamente dopo i suoi incontri, il serbo ha rilasciato nei giorni scorsi anche una lunga intervista a L’Equipe in cui ha affrontato più nel dettaglio il suo rapporto con il suo corpo e le decisioni che lo spingono a non fare, per il momento, il vaccino. Nel dicembre scorso il serbo, in occasione della premiazione come miglior sportivo dell’anno, era stato intervistato dal quotidiano francese, e poi venne fuori che in quel periodo era consapevole di essere positivo al covid. Questo comportamento sconsiderato, di cui lui stesso ora si pente, attirò le maggiori critiche durante la sua breve permanenza in Australia, e ora, anche forse in forma di scusa, ha accettato questa intervista.

Nole è riconoscente verso il giornale francese per la misura cui L’Equipe ha parlato di lui, nonostante il loro diretto coinvolgimento, e questa nuova intervista non si può definire in modo diverso, tanto da occupare ben tre pagine nell’edizione odierna del quotidiano. Queste risposte al giornalista Franck Ramella rappresentano una summa ben esplicativa della filosofia e dell’approccio alla vita del tennista serbo il quale, per chi ha orecchie che vogliano sentire , cerca di sgombrare il campo dalle critiche ed aprire a ogni forma di dialogo costruttivo. Naturalmente non ci aspettiamo che possa convincere tutti…

La tua libertà individuale di non vaccinarsi non va contro l’interesse collettivo?
Sulla base di tutte le informazioni sul vaccino, ho deciso di non farmi vaccinare. Questa è la mia posizione. Cambierà o no? Non lo so, tutto sta cambiando abbastanza velocemente, lo si vede nelle decisioni di alcuni governi. In questo momento non sento di averne bisogno per proteggere il mio corpo e non mi sento una minaccia per gli altri. Che tu sia vaccinato o meno, puoi comunque trasmettere il virus. Questa è la mia posizione e, per il resto, la mia mente è completamente aperta. Tutto è possibile.

Hai detto che se qualcosa cambiava dello 0,5% nel tuo corpo, lo sentivi. Cosa significa concretamente?
Significa esattamente questo! Il mio corpo è il mio strumento. Come atleta di punta, devo prendermene cura per essere competitivo e coerente. E, in tutti questi anni, ringrazio con grande gratitudine questo corpo per tutti i successi che ho avuto, perché sono riuscito a riprendermi molto velocemente dopo tante partite molto difficili. Ad esempio, dopo quella contro Murray nella semifinale degli Australian Open 2012 durata cinque ore (vittoria 6-3 3-6 6-7 6-1 7-5 in 4:50), sono stato in grado di giocare meno di quarantotto dopo quasi sei ore contro Nadal (vittoria 5-7 6-4 6-2 6-7 7-5 in 5:53). È solo un esempio. Sono alla continua ricerca di perfezionare il mio corpo, di migliorare le mie prestazioni, di aumentare le capacità del mio organismo, di essere più veloce, più duraturo, più dinamico, più flessibile, più agile ed è per questo che ho ancora più risultati. Questo è l’approccio che ho avuto per più di vent’anni…

A quale prezzo?
Penso di essere stato fortunato a non essermi ammalato o infortunato spesso in vita mia, quel tipo di ifortuni gravi che ti lasciano un segno. Il più grave è stato quello al gomito. Sono uno dei giocatori più regolari di tutti i tempi. Sono riuscito a mantenere il mio corpo sano. Per me questa è la mia testimonianza e una conferma che quello che sto facendo è giusto! Alla fine, sono i fatti e i risultati che contano. E anche se i risultati ci sono, me lo chiedo continuamente. Sto facendo la cosa giusta? Dovrei farlo in modo diverso? Credimi, mi pongo sempre domande. E sono molto esigente con la mia squadra. Se mi sei vicino, mi aspetto che tu sia molto coinvolto. Non mi aspetto che vivano o mangino come me (sorride), ma se mostro tanta passione, attenzione, mi aspetto in cambio che mi mostrino anche questo stesso investimento. Perché così tutto diventa possibile.

Hai appena menzionato il gomito. Nel 2018 finisci per subire un intervento chirurgico dopo quasi due anni di esitazione. Come se cercassi a tutti i costi di proteggere questo organismo da interventi esterni…
Ho pensato davvero a fondo a cosa dovrei fare, sì! Ma avevo commesso degli errori in materia. Nel senso che stavo cercando di mantenere un livello di performance, pensando alla cura. Non stavo dando abbastanza tempo al gomito. E ho preso degli antinfiammatori, che ovviamente cerco di evitare il più possibile. Ma di fronte al dolore, ti aiuta temporaneamente. Un periodo ero costretto a prenderlo ad ogni partita… Ho rimandato la decisione, fino al momento in cui ho detto: “Stop. Operazione o pausa”.

Non è contraddittorio con i tuoi principi?
Ero arrivato a un punto in cui il mio corpo era tipo, ‘Ok, non ci sono più prospettive. Siamo arrivati a questo punto: non te ne puoi più servire’. E sono andato a trovare uno dei migliori chirurghi della Svizzera (Franck Denzler, che alla fine dell’anno scorso ha operato anche Stefanos Tsitsipas). Ha fatto un buon lavoro e gli sono molto grato. Perché avevo paura, non mi piacciono gli interventi chirurgici, spero davvero di non averne più nella mia vita. E faccio di tutto per evitarlo. Ma, a causa delle migliaia e migliaia di ripetizioni che dobbiamo svolgere quotidianamente sui campi per più di vent’anni, purtroppo, sviluppiamo un problema che si trasforma in un problema cronico. E qualche volta, in uno sport individuale, se sei infortunato, sei fuori. Finito. Non ci sono sostituzioni possibili come nel calcio. Il tennis è uno sport d’élite, nel senso che nella cura del proprio corpo tutto deve funzionare alla perfezione. Il corpo deve funzionare sempre a tutto vapore per più di quindici anni. Quanti sono stati in grado di farlo a parte Roger, Rafa e me? Non mi piace coprirmi di complimenti, ma devo poter parlarne apertamente per rispondere alla tua domanda originale sulla mia connessione con il mio corpo. Non viene da sé. C’è molto lavoro dietro a tutto.

A 35 anni, se riesco ad alzare la gamba in estensione sul mio braccio come una ginnasta, non è perché sono nato con il talento per essere flessibile. Ma poiché da quando avevo 7 anni faccio stretching , mi prendo cura di ciascuna delle ossa del mio corpo, di ciascuna delle articolazioni. Le persone tendono a dimenticare. Dicono a se stessi: ‘Ha talento’. Che cos’è il talento? Sì, credo nel talento. Alcune persone non credono nel talento, io sì. Diciamo che è un vantaggio genetico, ma il talento è solo una piccola percentuale del risultato finale. Il resto è carico di lavoro. ‘Il duro lavoro batte il talento ogni giorno’, come si dice negli Stati Uniti. Ed è vero. Abbiamo molti esempi nel tennis. David Ferrer (n. 3 al mondo nel 2013), sapevamo tutti quanto fosse un lavoratore incredibile. Guarda Radek Stepanek (8° nel 2006). Quando hai visto il suo gioco, hai notato alcune limitazioni. Il suo dritto piatto, il fatto di non padroneggiare il topspin… Ma la sua intelligenza di gioco, la sua forza di volontà e il suo lavoro intelligente gli hanno permesso di raggiungere le vette. E Gilles Simon (6° nel 2009), ennesimo esempio. Top 10. Incredibile.

Da dove viene questa connessione intransigente con questo corpo?
Devo dire che sono stato molto fortunato ad avere un’influenza positiva su questo con la mia ‘madre tennistica’, Jelena Gencic, e il suo approccio olistico al corpo. Fu la prima a dirmi che dovevo prestare attenzione a ciò che mangiavo, quante ore avrei dovuto dormire, l’importanza della lettura o da chi dovevo venir accompagnato. È stato un approccio a 360 gradi! Questo modo di vedere si è imposto su di me appena avevo 7-8 anni. E nel 2010, c’è stato il cambiamento più grande quando ho dovuto fare i miei aggiustamenti nutrizionali che mi hanno permesso di liberarmi dei miei problemi respiratori, con l’asma in particolare. Avevo provato molte cose, tra cui un intervento chirurgico al naso, diversi farmaci, ma niente aveva funzionato. Avevo l’intolleranza al glutine e non lo sapevo nemmeno… E la dieta si è trasformata in un nuovo stile di vita, in un certo senso. Questo è il motivo per cui ogni decisione che prendo, quando devo mettere qualcosa nel mio corpo, viene valutata in modo molto rigoroso. Da me, ovviamente, ma anche dalle persone intorno a me. Controlleranno tutto tre volte prima di suggerirmi qualcosa da provare o da prendere. Uso deliberatamente la parola ‘suggerire’. Non puoi costringermi a prendere niente. Ho sempre enfatizzato questo concetto di indipendenza nella mia vita, con la libertà di scegliere davvero ciò che è meglio per la tua vita. Probabilmente perché sono cresciuto dovendo prendere decisioni. Questo è il mio corso di vita con le circostanze che ho incontrato, con la guerra in Serbia, la mia partenza a 12 anni in un’accademia in Germania, ecc. Presto fui costretto a trovare la mia strada da solo. Tutto questo è stato molto difficile, ma mi ha costretto a maturare in fretta.

Non è troppo difficile soddisfare queste richieste quotidianamente?
Come posso spiegare? Per me è uno stile di vita. Ci penso 24 ore su 24. Immagino che anche LeBron James, Kobe Bryant quando era vivo, Tom Brady, Cristiano Ronaldo ci pensino o ci pensino continuamente. In questo momento, sto parlando con te. Il modo in cui mi siedo (schiena dritta, ginocchia parallele), nella posizione corretta, è importante. È un esempio. Cerco di prestare sempre attenzione al mio corpo. Non sono lavori di manutenzione, dalle 9:00 alle 17:00.

Sei dell’idea di non lasciarsi mai andare?
Ciò non significa che non mi rilasserò di tanto in tanto, trattenendomi dall’andare a letto alle 3 del mattino dopo aver festeggiato con gli amici. Sì, certamente. Esco! A volte mangio anche più del dovuto, sì, sì. Siamo tutti umani, ci prendiamo delle pause. Non preoccuparti. Ma ho scelto di vivere questa vita non solo perché so che aiuterà le mie prestazioni, ma perché mi aiuta a rimanere in salute, mi fa sentire bene con tutto ciò che faccio. Fa funzionare meglio il mio cervello, il mio corpo si riprende meglio, posso correre con i miei figli, ecc. E mi fa anche sentire meglio emotivamente.

Cioè?
Sai, sono un ragazzo con temperamento, con carattere, sono molto espressivo e devo lavorarci su, per incanalare la mia energia in modo positivo. Il mio stile di vita mi aiuta in questo. È un lavoro costante (si riprende). Il lavoro, anzi no, non è lavoro, è vita! (il tono si alza di un grado). Cosa pensi che non venga insegnato ai bambini a scuola? Non impariamo nulla sulla salute! E non c’è niente di più importante della salute. E non ne sappiamo abbastanza. Sappiamo molto sulle malattie. Ma cosa sappiamo di ciò che serve per essere sani? Questa è una grande domanda. Ne sappiamo molto? Io non lo penso affatto.

Tu, più di tanti altri?
Un uomo saggio (il filosofo greco Socrate) disse molto tempo fa: “Io so di non sapere”. Tengo la mente aperta e cerco sempre di imparare. Ma non mi piace sentire qualcuno: “L’ho imparato, è molto buono, lo so, e non c’è nient’altro che quello”. Non è il mio approccio alla vita. Ti faccio un esempio. Nel tennis mi dirai che so tutto e che non dovrei accettare consigli da persone che non fanno parte della mia squadra. Ma ho imparato dagli allenatori che addestrano i bambini nella mia accademia a Belgrado. Quando vedo questi bambini, o questi ragazzi, con cui mi piace discutere, mi aiuta per il mio gioco perché mi permette di vedere il tennis da un’altra angolazione, con una prospettiva diversa. E lì, ti stai chiedendo: “Cosa può imparare da un ragazzino di 12 anni?” Ma certo! Perché quando lo guardo ho dentro di me meccanismi interni, automatici che ricordano tutti questi movimenti che ho osservato, ed è come se una luce si accendesse. Come un allarme. “Oh, ecco qualcosa di interessante.” Perché c’è sempre qualcosa nella vita di tutti i giorni che non funziona come vorremmo, che non sentiamo in un dato momento, diritto, rovescio. E c’è sempre qualcosa che posso ascoltare, vedere e applicare al mio tennis. Da me non troverai una mente chiusa. La vita è un viaggio di scoperta. E imparerò fino al mio ultimo respiro.

A volte non ti spingi troppo oltre? Si fa riferimento in particolare alle discussioni con un certo Chervin Jafarieh dove si accennava al fatto che si poteva trasformare l’acqua più inquinata nell’acqua più purificatrice attraverso la preghiera…
Non credo di andare troppo lontano. Sto solo cercando di esplorare la vita. Perché stanno succedendo così tante cose incredibili che anche se vivi mille anni non sarai in grado di sapere tutto. Questa è la mia posizione. Non sto affermando nulla. In questo caso, mi è sembrato interessante sapere da un esperimento che qualcuno potesse influenzare con il pensiero i micromeccanismi della struttura dell’acqua. Ma le persone di mentalità chiusa giudicheranno. Se qualcuno non è d’accordo con me, nessun problema. Ma perché attaccare? Perché sto diffondendo informazioni false? Ma sto solo facendo domande.

A costo di fare affidamento solo su te stesso?
Non affermo nulla, non sono un medico, un esperto. Non mi piacciono quelli che impongono. Sì, ho una mente aperta, ma devo anche preservare la mia integrità e la mia autonomia. Perché nessuno su questa Terra conosce il mio corpo meglio di me. Voglio essere l’unico proprietario del mio corpo. Se non ho una comprensione sufficiente del mio corpo, è come se dessi autonomia a qualcun altro. A volte si dice che sono soggetto a determinate influenze. No. Come tutti, consulto i medici di medicina convenzionale. Molto. Specialisti in pneumologia, immunologia, in Serbia, in Francia, in Svizzera, negli Stati Uniti… Li ascolto e, con la mia conoscenza del mio corpo, faccio le mie analisi e prendo decisioni. Ma ciò non significa che questa decisione rimarrà la stessa per il resto della mia vita. Le cose cambiano ogni giorno, lo vediamo in questa pandemia. Non sappiamo dove sta andando il mondo. Se, all’inizio, qualcuno ci avesse detto che saremmo stati ancora così nel 2022, due anni dopo, nessuno ci avrebbe creduto. Le persone soffrono, alcune muoiono. È difficile per tutti, per coloro che cercano di mantenere in vita la propria attività, è terribile. Stiamo tutti imparando collettivamente su questo virus. Ma ancora non sappiamo davvero cosa sta succedendo. Quello che era il caso un anno fa, ora non è più così. Non ci sono abbastanza dati, ricerche sugli atleti in questo settore. Tutto è troppo nuovo.

Nota del direttore: Avevamo pubblicato con titolo e contenuti di presentazione diversi questo articolo, motivo per cui abbiamo bloccato i commenti al precedente articolo. invitando i lettori a postare eventuali commenti sotto questa nuova versione onde non disperderli qua e là. Può essere che i primi commenti usciti sull’altro articolo siano andati persi…e ce ne dispiace . Potranno riscriverli qui

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