Quelli della Davis '76 (Marchetti, Esposito). Evasione fiscale: oggi la sentenza contro Becker. Rischia 7 anni (Crivelli)

Rassegna stampa

Quelli della Davis ’76 (Marchetti, Esposito). Evasione fiscale: oggi la sentenza contro Becker. Rischia 7 anni (Crivelli)

La rassegna stampa di venerdì 20 aprile 2022

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Quelli della Davis ’76 sempre all’attacco (Chrstian Marchetti, Corriere dello Sport)

Da sinistra a destra, sul palco della Casa del Cinema a Villa Borghese, lo showman Adriano Panatta (71 anni), la sua spalla Paolo Bertolucci (70); poi uno scatenato Corrado Barazzutti (69) e un placido e abbronzatissimo Antonio “Tonino” Zugarelli (72). E il capitano Nicola Pietrangeli (88)? «Ha avuto un incidente domestico e ha dato una culata allucinante, ma sta bene», riferisce lo showman. II capitano Nic interviene telefonicamente: «Dopo la risonanza magnetica è emersa una fratturina. Non è detto che debba subire un intervento e mi dispiace non essere con voi, perché avrei voluto litigare con quei mascalzoni. Il merito sportivo, comunque, è tutto loro. Io, in Cile, li ho solo portati». Si tratta di una delle pochissime rimpatriate dei magnifici quattro della vittoria in Davis datata 1976. ‘Una squadra”, dal titolo della docu-serie firmata da Domenico Procacci che sarà nelle sale il 2, 3 e 4 maggio e su Sky dal 14 maggio. Piccola recensione dopo la proiezione alla stampa di ieri della versione cinematografica da un’ora e mezzo: bellissima, divertente (soprattutto nella parte della contrapposizione tra i viveur Panatta e Bertolucci e i morigerati Barazzutti e Zugarelli), oltre che riflesso di un Paese che negli anni 70 non riusciva a placarsi nemmeno intorno a una partita di tennis. «Siamo stati molto fortunati a incontrare una grande persona come Domenico – sorride candidamente Zugarelli – perché ci farà restare nella storia». Ieri il Cile di Pinochet a cui strappare l’Insalatiera; oggi la Russia di Putin. A un certo punto il parallelo diventa inevitabile. Tiene ancora banco il bando per russi e bielorussi da Wimbledon. «Una decisione indegna, come indegno è il fatto che non possano fare il loro mestiere – sottolinea Panatta – Oltre che una forma di razzismo. Se vado a Parigi, sono un cittadino italiano in Francia, non rappresento automaticamente l’Italia. La famiglia reale sarebbe in imbarazzo a premiare un russo? Ce ne faremmo una ragione. Io preferirei essere premiato da Rod Laver piuttosto che dalla Duchessa di Kent». «Si penalizzano venti atleti – ricorda Bertolucci – e se la decisione venisse estesa agli Internazionali al Foro Italico sarebbe una buffonata. II Cio raccomanda questa strada, ma dovrebbe anche cominciare a decidere e, se arrivasse a farlo, allora i giocatori dovrebbero essere esclusi anche dal torneo di Madrid al via la prossima settimana». Ricordate le magliette rosse del doppio Panatta-Bertolucci del punto del 3-0 a Santiago del Cile? «Non ne parlò nessuno – ruggisce oggi Adriano – Se la stampa italiana presente lì fece finta di non accorgersene è male, se invece proprio non se ne accorse…» «…è peggio», conclude Bertolucci. «Qualsiasi messaggio di biasimo in risposta all’orribile invasione dell’Ucraina andrebbe bene e trovo proprio che debbano essere inviati segnali di questo tipo, piuttosto che escludere i giocatori. A noi chiesero di boicottare la Davis in Cile pur continuando a intrattenere rapporti commerciali col Paese. Ora il governo non può chiedere di cacciare i russi e continuare a comprare il gas da Mosca». L’ultimo sfogo è di Barazzutti…

Ieri, oggi e domani (Elisabetta Esposito, La Gazzetta dello Sport)

I quattro moschettieri azzurri del ’76, quelli che conquistarono la nostra prima e unica Coppa Davis nella discussa finale di Santiago del Cile, siedono a tavola insieme, si punzecchiano, ridono, sembrano proprio stare bene. A riunirli è stato Domenico Procacci, produttore e questa volta anche regista e sceneggiatore (con Sandro Veronesi) di “Una squadra”, la serie targata Sky presentata ieri a Roma e in onda dal 14 maggio (con una speciale anteprima al cinema il 2, 3 e 4 maggio) che ripercorre gli anni d’oro di quel gruppo così diverso e così vincente. Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, con il loro capitano Nicola Pietrangeli, si immergono nei ricordi del passato, ma sembrano ben felici di fare un salto nel presente e nel futuro quando chiediamo loro di commentare la squadra italiana di oggi. Berrettini. Per Panatta «è il tipico giocatore moderno, con un grande servizio, un ottimo dritto e un rovescio buono ma ancora da migliorare. A rete va poco e come molti ha meno dimestichezza, non sono più abituati… Matteo poi deve stare molto attento agli infortuni». Zugarelli: «Il rovescio è ancora squilibrato rispetto al dritto e poi con quel fisico mastodontico rischia un po‘». Barazzutti: «Può arrivare molto in alto: ha la maggior varietà di colpi e la giusta età per vantare pure una certa esperienza, è solido e inizia ad essere abituato a stare ad alti livelli. È il giocatore più completo». Bertolucci: «È anche il più adatto per giocare sull’erba e sui campi particolarmente veloci, restando valido pure sulla terra battuta». Sinner. Barazzutti: «Jannik è il più forte al mondo nella sua zona comfort, ma deve ancora aggiungere al suo tennis qualcosa nelle varie parti del campo. Per il resto è pronto ad essere catapultato molto molto in alto». Panatta: «E’ un fenomeno della natura come colpitore di palla, di dritto e di rovescio, quasi mai nella mia vita ho visto qualcuno come lui. Deve ancora migliorare il servizio nella continuità e mettere un po’ di “cilindrata”… Mi spiego: se Alcaraz e Sinner fanno a schiaffoni, Jannik dura un minuto e mezzo. Cammina ancora come un ragazzo, sembra un collegiale. Però ha una testa pazzesca, in quello è un fuoriclasse: uno che non smette di lottare come fa lui è raro davvero». Bertolucci: «è una sicurezza, uno che non perde mai da un giocatore inferiore ed è già a un livello molto alto. È solido, concreto e molto quadrato». Sonego. Panatta: «Ha una bella gamba, è un grande lottatore, gioca più o meno bene tutto, gli manca un pochino di eccellenza. Forse i risultati dello scorso anno gli hanno messo addosso troppa pressione, non sembra più lo stesso, ma è un gran lavoratore e credo sia solo questione di tempo». Musetti. Per Panatta «è quello che forse ha più mano, è ancora un po’ leggerino, ma vederlo mi diverte molto». «Diverte anche me – aggiunge Barazzutti – gioca forse il miglior tennis in assoluto, ma gli manca equilibrio tra gioco e carattere». Zugarelli è d’accordo: «Gioca benissimo tecnicamente, ma troppo lontano dalla linea di fondo…». E Bertolucci: «È il più dotato dal punto di vista tecnico, non sappiamo se abbia il fisico per reggere il confronto con i più forti. Va aspettato». Tutti concordano sul fatto che gli azzurri di oggi abbiano tutti i numeri per vincere un’altra Davis. «Non siamo secondi a nessuno – dice Pietrangeli – e se non c’è la Russia siamo di sicuro i favoriti. Con Fognini e Bolelli abbiamo anche un gran doppio, non capita spesso. Gli azzurri di Volandri sono davvero fortissimi e noi puntiamo tutti su di loro, è ora che arrivi un’altra coppa».

Evasione fiscale: oggi la sentenza contro Becker. Rischia 7 anni (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Le ultime ore da uomo libero. Boris Becker sembra già conoscere il destino che l’attende oggi alla Southwark Court di Londra, dalla quale è stato già dichiarato colpevole di evasione fiscale l’8 aprile: la galera. E potrebbe rimanerci addirittura per sette anni, nell’ipotesi che il giudice applichi il massimo della pena. Per questo, nei giorni scorsi, il sei volte vincitore Slam e icona del tennis a cavallo degli anni 80 e 90 ha trascorso del tempo con l’ex moglie Lily e il loro figlio dodicenne Amadeus mentre ieri ha salutato piangendo l’attuale fidanzata Lilian De Carvalho Monteiro. Dopo la condanna l’ex campione tedesco aveva ottenuto la libertà condizionale fino alla sentenza, contro la quale potrà fare appello. L’ormai probabile reclusione del fenomeno tedesco è l’epilogo di una vicenda processuale iniziata nel 2017 con la dichiarazione di bancarotta fraudolenta a seguito del mancato pagamento del mutuo di 3 milioni e mezzo di euro della villa di Palma di Maiorca. Come conseguenza di quella sentenza, Becker avrebbe dovuto rendere disponibile e trasparente ogni suo movimento finanziario a beneficio dei creditori e invece il tribunale londinese gli ha contestato più di 20 capi d’accusa di evasione ed elusione fiscale. Alla fine del processo gliene sono stati riconosciuti quattro: un trasferimento di 400.000€ ad altri conti, la mancata dichiarazione di proprietà di una villa a Leimen, sua città natale, e di 75.000 azioni investite in un’azienda, nonché un prestito di 800.000€. Inoltre avrebbe nascosto la vendita di una concessionaria Mercedes da lui posseduta per 1.126.000€. La linea di difesa principale si è poggiata sulle difficoltà economiche cresciute in maniera esponenziale dopo il ritiro. Quando la sua reputazione è calata, ha fatto fatica a mantenere lo stile di vita precedente e il costoso divorzio dalla moglie Barbara nel 2001 si è aggiunto a uno scenario peggiorato negli anni successivi, come dimostra la condanna del 2002 a due anni di reclusione per evasione fiscale (sospesa con la condizionale). Questa volta, però, non sembrano esserci vie d’uscita.

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