Venerdì 29 aprile 2022 verrà sempre ricordato nel mondo del tennis, e purtroppo non per un trionfo sul campo, ma per una rovinosa caduta fuori, e sarà una macchia scura difficile da levare. Boris Becker, pluricampione Slam ed ex n.1 al mondo, è stato condannato a due anni e mezzo di detenzione per bancarotta fraudolenta. Una notizia che ha scosso il mondo del tennis, dello sport, e probabilmente il mondo in generale; una vicenda che ha fatto il giro del mondo occupando le prime pagine di molti giornali e l’apertura di molti siti web internazionali.
Partendo dall’Italia, ecco il titolo della Gazzetta dello Sport. “Becker dai trionfi al crac. Bancarotta e debiti, condannato: è già in cella”.
All’interno i servizi di Riccardo Crivelli e Paolo Bartezzaghi fanno luce sulla vicenda che ha portato Becker in prigione e approfondiscono i guai giudiziari del sei volte campione Slam.
Anche alcuni quotidiani generalisti mettono Becker in prima pagina. “Bum bum” per un giorno occupa alcune fotonotizie centrali di alcuni media che preferiscono la sua vicenda alla guerra russo-ucraina. Ecco il Giornale: “In cella con la cravatta di Wimbledon. Il tramonto triste della stella Becker”.
Qui il Resto del Carlino: “Lo riconoscete? É Becker, andrà in carcere”.
Ecco i commenti di due tra le migliori firme del giornalismo italiano sul tennis. Stefano Semeraro, su la Stampa: “L’immagine di Boris Becker è stampata nella nostra memoria mentre scende a rete, un terremoto rosso al seguito del servizio più famoso del tennis. Pensarlo rinchiuso dietro le sbarre di una prigione, invece che sul Centre Court di Wimbledon, è strano, irreale, quasi grottesco”. E Federico Ferrero, su Domani: “Aveva il mondo in mano. Con i tuffi e i servizi scagliati ai duecento all’ora, un alieno di 17 anni di nome Boris Becker era atterrato sul campo centrale di Wimbledon facendo sbiadire in un lampo il resto della concorrenza. Su un binario parallelo, i doppi falli si accumulavano: una prima condanna per evasione fiscale nel 2002, che il giudice del 2022 gli ha ricordato come «un campanello d’allarme che lei ha deciso di non ascoltare, nonostante le fosse stata concessa la sospensione condizionale». Un pasticciaccio in un resort a Marbella, con un buco di qualche milione lasciato ad arrostire sotto il sole. A inizio anno, era pronto il contratto per diventare il supercoach di Jannik Sinner: chissà, forse pensava di cavarsela anche stavolta”.
Il mattino mette Boris in taglio alto: “Dagli Slam al carcere. Bum Bum rovinato dai debiti”.