ATP Roma, Fabio Fognini: "Quando non mi incavolerò più in campo sarà ora di ritirarmi"

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ATP Roma, Fabio Fognini: “Quando non mi incavolerò più in campo sarà ora di ritirarmi”

Fabio ai microfoni dopo il bell’esordio romano contro Thiem: “Ora porto mio figlio Federico a vedere l’Inter. Non lo spingo a fare il tennista: da padre, si soffre troppo”

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Fabio Fognini al Rio Open 2022 - Foto via Twitter @atptour
 

Il protagonista del lunedì del tennis italiano è stato Fabio Fognini, che ha cancellato un fastidioso “zero” dalla casella delle vittorie degli azzurri nel primo giorno degli Internazionali d’Italia. Il giocatore ligure ha parlato in conferenza stampa dopo la vittoria contro Dominic Thiem, parlando di vari temi. Ecco le sue dichiarazioni.

D. Com’è l’approccio psicologico contro un giocatore del livello di Thiem? Come te lo aspettavi a prescindere dai tuoi meriti?

Fognini: “Guarda… Faccio già fatica a pensare a quello che devo fare io in campo. Lui arriva da un lesione delicata che lo ha tenuto fermo un anno, e anche io ho avuto i miei problemi lo scorso, siamo sulla stessa via, entrambi abbiamo perso ranking. Lui è stato n.3, parliamo di uno che ha vinto master 1000 e slam, ha solo bisogno di giocare e ritrovare confidenza. Ovviamente tornare costa di più di quando vivevi una realtà in cui giochi e vinci i tornei. Gli auguro di tornare al più presto perché è un carissimo ragazzo e un grande campione”.

D. Fabio, è la tua 17esima partecipazione qui a Roma, le emozioni sono sempre le stesse? E poi, chi vince lo scudetto?

Fognini: “Bello parlare di calcio. Ovviamente sì, Roma è sempre magica, con tutto il movimento del tennis italiano maschile che sta di nuovo funzionando come quello femminile 10 anni fa, è bello. Peccato però che abbiamo solo un torneo di questo valore in Italia, è un peccato per noi giocatori e per gli appassionati di tennis. Un palcoscenico così se lo sognano in tanti. Faccio fatica a trovare altri 1000 così, a parte Montecarlo per il mare e per i campi di allenamento. Per il resto non ha nulla da invidiare a nessuno di questi. Con Madrid non c’è paragone. È un vero peccato da giocatore e soprattutto nei prossimi anni da tifoso. Per il resto sapete che sono interista, quindi da domai si soffre. Ci siamo addormentati a febbraio e se il Milan vince lo scudetto vuol dire che se lo è meritato”.

D. Come valuti la tua prova in questo momento della stagione pensando anche al possibile doppio derby contro Sinner – lui è milanista. E poi è una cosa particolare giocare davanti a tua moglie e tuo figlio?

Fognini: “Sì molto perché Flavia non si è più vista (ride). Ha tanto da fare perché ha un compito più importante di venire qua a tifare per me. È più facile giocare a tennis che tirare su dei figli. Sono un po’ dispiaciuto perché dopo la parentesi australiana in cui ho fatto parecchio schifo, avevo ritrovato feeling e confidenza nella trasferta sudamericana. Arrivavo ad Indian Wells in buona forma, poi sfortunatamente sono stato male. Ho fatto gli esami questa settimana e dicono che ho ripreso il Covid, ma io non lo sapevo. Sono stato chiuso in camera 5 giorni, poi ho fatto il test: il primo positivo poi gli altri 5 negativi . Ho avuto febbre alta a 39; il primo giorno che sono stato bene sono andato a Miami. Ho fatto fatica dopo, ma avrei fatto fatica comunque perché ho incontrato due vincitori dei tornei. Potevo essere più fortunato con i sorteggi senza ombra di dubbio, ma con il ranking che ho adesso devo essere preparato a questo tipo di cose. È giusto giocare contro questa gente qua quando perdi posizioni. Bisogna fare un passo indietro e avere la mentalità giusta nei tornei minori come ho fatto a Belgrado per arrivare poi a giocare partite come contro Rublev anche se non avevo chances. Ma sono partite che servono ad affrontare i migliori nei tornei più grandi, in palcoscenici come questo, che è ancora quello che mi tiene vivo. Poi mi rendo conto che ho 35 anni e ho degli acciacchi dai quali mi riprendo più lentamente rispetto al passato. Mi piacerebbe tornare nei primi 20 al mondo, ma sono consapevole che fa parte dell’evoluzione, è il ricambio generazionale. Come nelle altre cose della vita si va avanti. Ma non so se in futuro avrò l’umiltà di giocare i vari challenger per cercare di tornare. Adesso voglio pensare al presente. Sarebbe bello confrontarmi contro un altro italiano (Sinner) che rappresenta il presente e il futuro del tennis italiano. È un premio per me affrontare questa nuova generazione che gioca un altro tennis; cercherò di mettercela tutta, con la consapevolezza che finché avrò voglia continuerò a giocare. Finché mi incazzerò vuol dire che ci tengo e che voglio provare a vincere più partite possibili prima di ritirarmi. Appena si spegnerà questa candelina ve lo farò sapere e vi saluterò tutti quanti. Mi mancherete sicuramente”.

D. Ma Federico ti dice qualcosa? Ti dice bravo Papà?

Fognini: “È piccolino, gli piacciono il tennis e il calcio ed è venuto a Roma per veder l’Inter, domani (oggi, ndr) lo accompagnerò la sera a vedere i giocatori dell’Inter. Oggi dopo pranzo era con me in hotel e ho detto a Flavia che papà doveva dormire ma lui voleva rimanere con me. È stata la sua prima partita, è difficile che capisca. Io non lo spingo a fare nulla, tantomeno il tennista. So che si soffre da padre, vedendo il mio. Vedremo più avanti cosa vorrà fare, adesso è presto“.

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