Pagelle Roland Garros: Rafa Nadal, un piede e mezzo nella leggenda

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Pagelle Roland Garros: Rafa Nadal, un piede e mezzo nella leggenda

PARIGI – Il quattordicesimo titolo di uno zoppo Nadal e il finto scoop del suo ritiro. Swiatek padrona, fantastica Trevisan. Il caso Sinner e ed le sessioni notturne che più notturne non si può

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Rafael Nadal - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

dal nostro inviato a Parigi

Eh no, non si ritira. Rafa XIV è il Re Sole del tennis e il suo regno è il più lungo della storia come quello del suo gemello numerico Luigi. Lo speravano in tanti eh, in trepidante attesa. Ora si sbarazza rapidamente del norvegese e poi farà il discorso al mondo del tennis in lacrime annunciando l’addio. Un bel “Well”, una lacrimuccia e via: “è stato bellissimo, ma non ci rivedremo più”.

Ma dove? Ma perché? Uno che a trentasei anni corre e zompa più di un ragazzino, mentre i suoi presunti avversari si arenano, scompaiono o si fanno male. E perché mai dovrebbe ritirarsi? Rafael Nadal (10 e lode, 11, 12, 13 e 14, pure il voto dobbiamo dargli?) continuerà, anche se erano stati convocati d’urgenza a Parigi il Re di Spagna, Roger Federer, tutto il Real Madrid, tutti gli abitanti di Manacor  e tutti gli avversari battuti nel corso delle 14 cavalcate vincenti (più o meno lo stesso numero di persone) per tributargli il dovuto omaggio. Non se n’è fatto più nulla e allora sono andati tutti a Disney capitanati dai 4 gemelli Federer.

 

A proposito di Roger, ma cosa si pretendeva da Casper Ruud (9)? Davvero si poteva pensare che il buon norvegese, che quasi perdeva con Sonego (6,5), potesse riuscire dove avevano fallito Federer (4 volte), Djokovic (3 volte), Thiem (2 volte), Wawrinka, Ferrer, Soderling e Puerta?

Ad inizio torneo in ogni caso l’auspicio di tutti era stato che il torneo maschile diventasse avvincente e incerto come quello femminile. Ecco, ci ha pensato Iga Swiatek (10) che senza trucco (se ne farà una ragione il Direttore) e senza inganno ha allungato la sua serie vincente e una concreta minaccia di dominio.

È stato in ogni caso il torneo di Martina Trevisan (10) che ha deciso di farsi eliminare in semifinale perché non avrebbe retto la settima conferenza stampa nella quale rispondere per la settima volta a domande sul suo passato. Comunque Martina è ufficialmente il nostro idolo: quando ha confessato di lavare i panni sporchi solo nei giorni in cui non gioca, di mangiare sempre la stessa portata la sera prima della partita nello stesso ristorante, ci siamo sentiti meno folli quando diamo di matto nel non trovare il nostro polsino preferito la sera prima della partita del torneo sociale. La sconfitta con Coco Gauff (9) è solo un punto di partenza verso mete sempre più ambiziose e Martina ha tutto il diritto (che colpo!) di guardare al futuro con grandi speranze.

Anche Camila Giorgi (7,5) ha giocato un gran torneo, le sua prestazioni con Zhang, Putintseva e soprattutto  Sabalenka sono state da sballo, un po’ meno con Kasatkina (8) ma non si può pretendere che cambi gioco all’improvviso. Più che altro, sempre dal basso del nostro tennis di quarta categoria dove lottiamo con infortuni muscolari e acciacchi vari, saremmo grati a Sergio se ci fornisse qualche chilo di quel carbone miracoloso che ha fatto guarire Camila dallo strappo rimediato a Roma.

Resta intanto il mistero sul significato della scritta apparsa sulla maglietta della giovane invaditrice (pare si dica così) di campo durante la semifinale tra Ruud e Cilic. Ci restano 1028 giorni per:
– il ritorno di Tsitsipas dal toilette break?
– digerire quella cosa informe definita “pasta alla bolognese” propinata in mensa al Roland Garros?
– Comprendere il motivo degli infortuni di tutti i nostri?

A tal proposito a Parigi si è consumato  l’affaire Jannik Sinner (7) che, poveretto, il suo buon torneo l’aveva giocato prima che il fisico gli chiedesse il conto. E via con le accuse del vecchio entourage al nuovo, accuse al preparatore, e non c’ha il fisico, e ha giocato troppo l’anno scorso, e ha giocato poco adesso, e si è allenato poco, e deve fermarsi 2-3 mesi senza giocare e fare preparazione, etc. etc. Un vero e proprio caso politico, nel senso che è sembrato assistere alle scene del nuovo governo che accusa il vecchio (“Questa è la situazione disastrata che ci hanno lasciato”) e il vecchio che deride il nuovo (“Quando c’eravamo noi…”).
 Il ragazzo si farà anche se ha le gambe secche, diamo tempo al tempo.

Intanto Lorenzo Musetti (6) ha confermato di poter giocare due set sublimi ad un anno di distanza, ma poi Rune (8), oltre a far rasserenare i rapporti tra Danimarca e Norvegia, ha fatto capire che in fondo in fondo Tsitsipas (4,5) non era proprio imbattibile.

E Novak Djokovic (5,5)? Sembrava dovesse far un sol boccone di Rafa e invece nell’unico Slam che gli dava punti nel 2022 ha raggiunto solo i quarti. Bravo comunque a riconoscere i meriti dello spagnolo e a proiettarsi sulla stagione sull’erba, a meno che il vaiolo delle scimmie…

Che dire poi di Sascha Zverev? Voto difficile perché il terribile infortunio ha lasciato tutti amareggiati e sconvolti, ma non si può dimenticare che sin lì doveva essere (quasi) comodamente due set a zero su Nadal e invece era nei pasticci. Ma il tedesco non deve deprimersi anche se l’infortunio alla caviglia pare molto brutto. In fondo il suo avversario in semifinale gioca con un piede rotto da 15 anni e ha vinto 22 slam quindi, chi va con lo zoppo, impara a zoppicare…

Marin Cilic (8) in semifinale a Parigi viene classificato come l’undicesimo mistero di Medjugorje, ma intanto a Wimbledon il vecchio Marin potrebbe anche fare lo scherzetto. Daniil Medvedev (4,5) ha invece confermato che la terra non fa per lui mentre sulla terra è un po’ tornato Carlos Alcaraz (7) che doveva vincere il primo dei suoi quindici Roland Garros e invece si è fermato ai quarti. Felix Auger Aliassime (7,5) ha portato Nadal al quinto e Zio Toni al manicomio, mentre la delusione del tabellone femminile è sicuramente Ons Jabeur (4) che però ringraziamo perché ha aperto uno spiraglio in cui si è infilata la nostra Martina.

Le sessioni serali, anzi notturne del Roland Garros (3) hanno emozionato talmente il pubblico che per i brividi si è rannicchiato sotto le coperte, per l’entusiasmo di tutti gli addetti ai lavori ritrovatisi alle 02.00 alla disperata ricerca di un taxi. Ma i francesi hanno classe, solo loro potevano ricavare un campo – il Simonne Mathieu (9) – da una serra, anche se il caffè non è arte loro, soprattutto se propongono quella brodaglia a € 3,80, promettendo di restituirti un euro in cambio della restituzione del bicchierino.

Ma insomma il tempo vola e, punti o non punti, russi o non russi, si sente già il profumo delle fragole. A Parigi era attesa ogni giorno una riunione “decisiva” sulle sorti di Wimbledon, così come era attesa la tanto famigerata conferenza stampa “di addio” di Nadal.

Chi vivrà vedrà, tra fake news a volontà.

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ATP Miami: inarrestabile Sinner, un’altra semifinale Masters 1000

Jannik Sinner annulla Emil Ruusuvuori lasciandogli appena quattro giochi e prenota la possibile rivincita con Alcaraz, Fritz permettendo

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Jannik Sinner - Miami 2023 (foto Ubitennis)

(da Miami il nostro inviato)

[10] J. Sinner b. E. Ruusuvuori 6-3 6-1

Non conosce ostacoli la marcia di Jannik Sinner al Miami Open presented by Itaú. In un’altra straordinaria dimostrazione di superiorità ha regolato in poco più di un’ora il finlandese Emil Ruusuvuori, contro cui solo 12 mesi fa su questi campi aveva dovuto salvare un match point al primo turno.

 

Un dominio quasi schiacciante negli scambi da fondocampo che ha costretto Ruusuvuori a giocare fuori ritmo e a spingersi in zone del campo a lui non troppo congeniali, finendo per fargli commettere ben 29 errori gratuiti.

PRIMO SET – Che potesse essere una gara contro il tempo (meteorologico e cronometrico) si era capito dalle previsioni che non lasciavano troppo scampo a questa ipotesi di pomeriggio di tennis all’Hard Rock Stadium. Già alle 15, ora d’inizio della partita, il cielo era piuttosto coperto e la situazione è andata via via peggiorando con il passare dei minuti e dei game.

Inizio secondo copione con palleggi sostenuti da fondocampo, Ruusuvuori rimontava da 0-30 con buona autorità al terzo game, Sinner si salvava con un servizio vincente dalla prima palla break, ma poco dopo il colpo di accelerazione di Sinner da fondo era efficace per passare a condurre 3-2.

Questo sorpasso al quinto game pareva sufficiente a Sinner per tenere la testa con un “tempo sul giro” sufficientemente competitivo da essere inattaccabile per Ruusuvuori, sempre sotto pressione sulla seconda e mai davvero in gara sul servizio dell’altoatesino.

Mentre Sinner serviva per il 5-3 il campo centrale sembrava trasformato in una discoteca, con i “LED wall” (i tabelloni a bordo campo fatti di LED luminosi) decisamente troppo potenti per le condizioni che si erano fatte davvero scure per metà pomeriggio: ci si fosse trovati a Indian Wells, dove i riflettori venivano accesi già alle 16.30 anche in giornate di pieno sole, probabilmente si sarebbe giocato sotto le luci artificiali, ma qui si proseguiva in un’atmosfera cupa, resa tale anche dal tetto dell’Hard Rock Stadium che toglieva la poca luce disponibile.

Dopo 36 minuti una risposta di rovescio incrociata di Sinner chiudeva il primo parziale con il secondo break, un primo parziale nel quale ognuno dei due giocatori aveva messo a segno più errori che colpi vincenti (7-11 Ruusuvuori, 8-12 Sinner), ma nel quale Sinner era sempre apparso in controllo delle operazioni.

SECONDO SET – Come accade alla plancia delle vetture quando si accendono i fari, anche il LED wall dello Stadium Court veniva adattato alle condizioni di luminosità di questo buio pomeriggio e tornava a inserirsi delicatamente nel contorno del campo invece di infuocarlo. Ciò che invece era infuocato era il buon Sinner dalla maglia bordeaux, che in abbrivio di parziale siglava un 9-2 (13-2 considerando anche gli ultimi punti del primo set) che lo mandava avanti di un break, dopo un paio di minuti durante i quali sia i giocatori sia l’arbitro avevano passato più tempo a scrutare le nubi che a guardare il campo.

Dopo 47 minuti di gioco effettivo la pioggia arrivava davvero, e alle 15.58 locali i giocatori guadagnavano lo spogliatoio per cominciare la loro attesa. Il tempo (meteorologico) aveva vinto la prima corsa contro il tempo (cronometrico).

Ci volevano due ore e 10 minuti prima che si tornasse a riprendere, dopo che il deejay dell’Hard Rock Stadium aveva dato sfoggio di una playlist che copriva quasi sette decenni. Per Sinner era come se nulla fosse successo: teneva con enorme disinvoltura i suoi turni di battuta, costringeva Ruusuvuori ad annullare una palla dello 0-4 e due game più tardi, dopo che il finlandese aveva mancato abbastanza grossolanamente almeno due chance del 2-4, andava a servire per il match sul 5-1.

L’impressione netta era che Ruusuvuori si sentisse costretto a giocare con margini molto risicati per la necessità di mettere in difficoltà Sinner nel palleggio, e per questo finisse per sbagliare più del suo solito.

Con un ace finale Sinner chiudeva la partita in un’ora e 14 minuti raggiungendo la seconda semifinale consecutiva in un torneo Masters 1000, la terza in totale.

Questa vittoria di Sinner consolida la sua possibile presenza tra i Top 10 a partire da lunedì prossimo: solo una vittoria del torneo da parte di Khachanov in finale su Taylor Fritz potrebbe impedirgli di rientrare nei primi 10 della classifica. In semifinale Jannik ritroverà uno dei due giocatori incontrati nello scorso torneo di Indian Wells, ovvero Taylor Fritz, da lui battuto nei quarti, o Carlos Alcaraz con il quale invece ha perso in semifinale. Sono 1-1 i precedenti con Fritz, mentre con Alcaraz conduce il testa a testa con Sinner per 3-2 (che diventa 4-2 se si considerano anche le partite disputate a livello Challenger.

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WTA Miami: Cirstea doma una nervosa Sabalenka

Sorana Cirstea serve e risponde benissimo e Aryna Sabalenka si arrende in due set

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Sorana Cirstea - Miami 2023 (foto Twitter @wta)

S. Cirstea b. [2] A. Sabalenka 6-4 6-4

Si ferma nei quarti di finale del Miami Open presented by Itaú la corsa della favorita del tabellone Aryna Sabalenka. La terza sconfitta del suo comunque splendido fin qui 2023 porta la firma della rumena Sorana Cirstea. Non inganni la sua posizione nel ranking; la sedia 74, che verrà presto abbandonata per uno scranno parecchio più comodo (almeno a ridosso delle top 40) non riflette senza dubbio la sua continuità al servizio ma anche alla risposta, che ha da subito tolto sicurezza alla bielorussa. E soprattutto non riflette la solidità mentale che l’ha aiutata a rialzarsi in un paio di occasioni in cui la rivale è sembrata sul punto di far valere il suo medagliere. Brava Sorana, capace di arrivare ai quarti anche a Indian Wells, fermata solo da Swiatek. La numero due del mondo cede riportandoci a tratti alla memoria la sua “versione” precedente, nervosa e fragile nei momenti clou.

 

PRIMO SET: CIRSTEA PERFETTA CON LA PRIMA PALLA – La rumena parte senza pressioni particolari ed è brava ad approfittare di una partenza difficile al servizio della numero due del mondo: si aggiudica i primi tre punti e alla terza palla-break scippa la battuta alla rivale. La rumena al servizio riesce, con un buon aiuto dalla sua prima palla, a spostare la bielorussa e a conquistare i suoi game piuttosto alla svelta. Sabalenka dal canto suo da lì in poi fa valere anch’essa piuttosto facilmente i diritti del proprio servizio, e lentamente mette a posto i colpi, a costo di alcune risposte oltre la riga di fondo.

Così procedendo il match, si ha l’impressione che Aryna possa da un momento all’altro piazzare l’assalto al contro-break, e sul 4-2 la chance arriva. Cirstea gioca solo una prima su cinque, aprendo il game con un doppio fallo; Sabalenka alza la velocità della sua palla, insiste sulla risposta commettendo solo un errore, sullo 0-30 per poi impattare sul 4-4.

Chi si aspetta di vedere la campionessa di Melbourne saltare sulla testa della numero 74 del mondo rimane però stupito. Sul 4-4 e 15-15 Sabalenka serve un doppio errore. Annulla poi una palla-break con un dritto a uscire strepitoso, ma altrettanto bella se non di più è la risposta vincente in lungolinea di Cirstea, che la riporta a un punto dal break. A quel punto la bielorussa serve un altro double fault, secondo nel game e terzo nel set. È nervosa, mentre la rumena è determinatissima e chiude il set per 6-4 con un ace. Per lei solo cinque errori nel set e un sontuoso 90% di conversione con la prima palla, che è mancata solo nell’unico break subito. Il tutto in 37 minuti.

SECONDO SET: IL CORAGGIO DI SORANA – L’inizio del secondo parziale è, purtroppo per Aryna, in perfetta continuità con l’epilogo del primo. Subito break per la trentaduenne di Bucarest, che ritorna a dare fastidio con la risposta, in special modo di dritto. Sabalenka non trova tranquillità e continuità. Sullo 0-2 in proprio sfavore torna a vincere un game dopo una serie vincente di quattro della rivale e si rivolge platealmente al suo corner.

E chissà che con questo sfogo non si sia spostato qualcosa negli equilibri interni della tigre di Minsk: nel game successivo risponde come ancora non gli era riuscito e dopo essere salita 15-30 strappa di forza il secondo e il terzo punto vinti sulla prima dell’avversaria in tutto il match fin lì.

Il match sembra a questo punto “girare” e Sabalenka sale 0-30 sulla battuta di Cirstea, che però dimostra di non voler abbandonare il sogno della sua seconda semifinale in un WTA 1000 dopo Toronto 2013. Forse non più impeccabile con la prima, gioca un doppio fallo e concede la palla del break, che cancella con un ace. In totale gli ace nel game saranno tre, compreso quello con cui firma il 3-3 e lancia un segnale di coraggio inequivocabile alla illustre rivale.

E infatti Aryna paga il contraccolpo e sul 3-3 cede il servizio. Da quel momento in poi Sorana non avrà più tentennamenti e dimostrerà una solidità nervosa strepitosa. Arriva a trovarsi 15-40 mentre serve per il match e impegna Sabalenka in due scambi durissimi, che terminano con altrettanti errori della bielorussa, di rovescio e di dritto. Sulla parità ecco il settimo ace, che viene seguito da un’altra ottima prima, che non ottiene risposta. È il set per Cirstea, il decimo consecutivo nel torneo. E vale la semifinale, contro Kvitova oppure Alexandrova.

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Coppa Davis

Davis Cup Finals 2023, il girone dell’Italia: a Bologna sfide con Canada, Svezia e Cile

Il capitano Volandri accoglie così il sorteggio: “Voglia di rivincita contro il Canada. Occhio anche al Cile”

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La Coppa Davis (foto Roberto dell'Olivo)
La Coppa Davis (foto Roberto dell'Olivo)

I campioni in carica del Canada, poi la Svezia e il Cile. Sono queste le avversarie che l’urna di Malaga ha messo sul cammino dell’Italia nella Davis Cup 2023. Gli azzurri, che dopo la semifinale del 2022 persa proprio contro il Canada sono direttamente qualificati alla fase a girone che si giocherà all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna) dal 12 al 17 settembre, sono stati inseriti nel Girone A. Ecco tutti i raggruppamenti:

GIRONE A (Bologna)
Canada – Italia – Svezia – Cile

GIRONE B (Manchester)
Australia – Gran Bretagna – Francia – Svizzera

 

GIRONE C (Valencia)
Spagna – Serbia – Repubblica Ceca – Corea del Sud

GIRONE D (Croazia, sede da definire)
Croazia – Olanda – Stati Uniti – Finlandia

IL FORMAT – Ogni squadra giocherà un incontro da tre match (due singolari e un doppio) contro le altre tre del suo raggruppamento. Al termine delle sfide di metà settembre le prime due squadre di ogni girone si qualificheranno per la fase ad eliminazione diretta: quarti, semifinale e finale si giocheranno a Malaga dal 21 al 26 novembre. Il relativo tabellone viene compilato abbinando per sorteggio nei quarti di finale la vincitrice di ciascun girone con una seconda classificata degli altri gironi.

LE REAZIONI – Filippo Volandri, il capitano dell’Italia, ha dichiarato: “I quattro gironi di Coppa Davis sono a mio avviso tutti molto equilibrati ma noi dobbiamo ovviamente pensare al nostro. E così come era successo a settembre 2022 a Bologna quando abbiamo affrontato la Croazia che ci aveva eliminato l’anno prima, quest’anno ci tocca il Canada, che ci ha eliminato al doppio di spareggio l’anno scorso: e per noi è un motivo di rivincita importante. Il nostro è un girone difficile, come gli altri: abbiamo la Svezia che abbiamo battuto a Bologna al doppio decisivo e poi c’è una squadra che affrontiamo per la prima volta, il Cile, che è dotata di giocatori importanti come Garin e Jarry. Sono tutte squadre toste, da affrontare una alla volta, un giorno dopo l’altro. Poi assolutamente dobbiamo pensare a noi e a dare il 100%”. 

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