ATP
Roland Garros: a Wimbledon senza Medvedev e Zverev, a New York senza Djokovic, l’avversario di Rafa Nadal per il Grande Slam è il piede?
Se guarisce, Rafa Nadal vincerà tornei sui campi rossi, due set su tre, per almeno due anni. La sua superiorità? In 7 finali su 14 non ha perso un set e in ciascuno dei 21 set, in media, meno di due games e mezzo

Clicca qui per i commenti di Ubaldo Scanagatta alle finali del Roland Garros 2022
A distanza di tre secoli dal più grande re della sua storia, Luigi XIV, la Francia del tennis oggi celebra il re spagnolo della terra battuta, Rafa XIV, il quale dopo il 14mo trionfo sul Philippe Chatrier potrebbe dire, parafrasando il motto di Re Sole “L’Etat, c’est moi!”, “Le Roland Garros, c’est moi!”.
Nonostante un piede che ha raccontato di aver dovuto anestetizzare per poter scendere in campo, dopo che a fine match del secondo turno contro Corentin Moutet era tornato in albergo zoppicando così vistosamente da pensare al ritiro, Rafa Nadal ha dominato l’ennesima finale della sua leggendaria storia parigina cominciata con la prima incoronazione nel 2005 e dipanatasi in 14 trionfali capitoli, sette dei quali con un avversario costretto ad inchinarsi al suo cospetto in soli 3 set, come è successo anche a Casper Ruud, il primo vichingo norvegese capace di centrare una finale d’uno Slam.
Mai nessuno in finale, neppure uno dei suoi più grandi rivali, Federer e Djokovic (il primo sconfitto in ben 4 finali, il secondo in 3) è riuscito a trascinarlo al quinto set. Quelle altre sette finali che non ha vinto in tre set, Rafa le ha infatti vinte in quattro. Senza rischiare mai nulla. Dominandole tutte, tanto che si fa fatica a ricordarne una particolarmente combattuta. Forse quella del 2006 contro un Federer che ancora si illudeva di poterlo battere su questi campi: 1-6, 6-1, 6-4, 7-6(4). Le ho viste tutte e credo di ricordarmele piuttosto bene, ma una finale davvero combattuta che desse l’impressione di una possibile sconfitta di Rafa non riesco a ricordarla.
Nelle sette finali vinte in tre set Rafa ha letteralmente bastonato tutti in modo impressionante: a cominciare da Federer (lasciandogli 4 game in tutto nel 2008), Djokovic (7 game nel 2020), Wawrinka (6 game nel 2017), Ferrer (8 game nel 2013), Thiem (9 game nel 2018), Soderling (10 game nel 2010). E ieri la settima vittima in 3 set è stato Ruud (6 game raccolti). Ha concesso in queste sue vittoriose passeggiate finali in 3 set un totale di 51 game in 21 set: la media è 2,42, meno di due game e mezzo a set. Pauroso, Formidabile. Fenomenale. Gli aggettivi sono già stati usati tutti. Ciascuno metta quello che più gli aggrada. D’altra parte soltanto 22 sue partite su 113 non sono finite in tre set, come è invece accaduto per più dell’80% dei suoi match.
Ieri in un match così a senso unico da risultare fortemente noioso, privo di ogni suspense tranne che per quel brevissimo “nanomomento” in cui Ruud è stato avanti 3-1 nel secondo set, ma quasi si fosse pentito di cotanto ardire ha immediatamente ceduto il proprio servizio e perso 11 game di fila, confesso che pur avendo cercato di tenere tutti i punti e tutti i dettagli come sempre – all’insegna del “non si sa mai” – mi sono invece perso il conto degli sbadigli dei miei vicini di postazione nella piccionaia della tribuna stampa.
Confesso anche di aver scambiato all’inizio i reiterati, e bruttissimi, “Ruuuuud, Ruuuuud, Ruuuuud!” del pubblico che non sapeva come svagarsi al di là dei meritati osanna ad ogni dritto vincente del Toro di Manacor, per dei “buuuuh, buuuuh” che sulle prime proprio non mi spiegavo.
Insomma la colpa del mancato spettacolo non era davvero di Nadal, e neppure dell’impotente Ruud che si è visto indirizzare il 75 per cento dei colpi di Rafa sul rovescio e sopra la spalla.
Non essendo dotato dell’anticipo di Djokovic e nemmeno di quello di Soderling 2009 – i due che lo hanno battuto al Roland Garros – Ruud faceva due passi indietro per colpire la palla all’altezza dell’anca e così facendo apriva il campo ai fendenti di Rafa. Nessuno ha mai battuto Rafa giocando da lontano. Il solo modo per tentare di batterlo è giocare continuamente d’anticipo. Ma Ruud non sa farlo.
Lui, il buon Casper, si è reso conto che non c’era storia da metà del secondo set e con lui la gente che sì, era tutta per Rafa e gridava “Rafà, Rafà, Rafà!”, ma avrebbe voluto assistere – accanto a Hugh Grant, Michael Douglas e altre star – anche ad un po’ di lotta che invece non c’è proprio stata. Gli applausi per i dritti uncinati di Rafa, ma anche per i rovesci in spettacolare giornata di grazia, si susseguivano con insistente frequenza, ma l’entusiasmo non poteva essere quello delle battaglie del maiorchino con Aliassime e Djokovic (oltre 4 ore ciascuno) e con lo sfortunatissimo Zverev (3 ore per due set neppure conclusi).
Così il boato più alto non è stato quando Rafa ha trasformato il match point, ma quando ha detto: “Non è facile, e non so cosa succederà nel futuro, ma lotterò per continuare ancora”.
Chi temeva il suo ritiro – dopo che in mattinata si erano sparse le fake news di cui abbiamo subito dato conto qui su Ubitennis non appena il media p.r. di Rafa, Benito Perez Barbadillo, le ha denunciate come tale – ha tirato un collettivo sospirone di sollievo. E l’altra fake news era quella che aveva garantito la presenza di Roger Federer.
Vedremo Rafa anche a Wimbledon, fra tre settimane? Io non credo sebbene le buone motivazioni non mancherebbero perché Rafa ha vinto per la prima volta i primi due Slam dell’anno, raggiungendo quota 22 con due Slam di vantaggio su Federer che appare fuori gioco e su Djokovic che non lo è. E’ quindi teoricamente per la prima volta in carriera in corsa per il Grande Slam. Inoltre è risalito a n.4 ATP. E poichè a Wimbledon non potranno esserci né Medvedev, per via del blocco ai tennisti russi messo in atto dall’All England Club, né il povero Zverev infortunato per chissà quanto, Rafa sarebbe testa di serie n.2 ai Championships in un tabellone che non vedrebbe in gara l’altro russo top-ten Rublev, ma avrebbe come immediate teste di serie alle sue spalle Tsitsipas che sull’erba non ha mai brillato e poi Ruud e Alcaraz che di certo come erbivori sono delle incognite. Quindi oggi come oggi Aliassime, Berrettini (che chissà in quale forma sarà), Norrie, Sinner (se si sarà rimesso…), Hurkacz, Fritz… insomma un parterre de roi assai poco reale.
Però, dopo aver io scritto tutto questo, non si può non tener contro di quanto ha detto Rafa: “Gioco con un’infiltrazione sul nervo grazie alla quale il piede viene addormentato. Altrimenti il dolore sarebbe insopportabile… e non solo per giocare, ma anche solo per camminare! Non avevo voluto parlarne prima del torneo, ma ora vi devo dire come stanno le cose”, ha detto il più anziano campione della storia open del Roland Garros, 36 anni e 2 giorni. Ha soppiantato un altro spagnolo, Andres Gimeno, che vinse questo torneo a 34 anni e 10 mesi.
Francamente oltre che un grande e vecchio campione, un grande e straordinario sportivo (“Non gioco per raggiungere nuovi traguardi, per vincere più Slam di Djokovic e Federer, anche se certo mi può far piacere… ma gioco perché amo il tennis e mi piace competere”) Rafa è certamente anche un grande uomo. Non si può, anche per chi sia tifoso di Federer piuttosto che di Djokovic, non provare per lui infinita ammirazione.
“Ma ora basta così. O si trova un rimedio a questa situazione o io non far più quello che ho fatto qui a Parigi che per me è il torneo più bello del mondo. Rischio di non poter mai più camminare…” ha aggiunto lui che l’altro giorno aveva detto: “Preferirei perdere questo Slam ma avere un piede nuovo”.
Spero che i medici di Rafa trovino la soluzione per farlo giocare a Wimbledon…anche perché se lo vincesse potrebbe recarsi anche a New York, dove forse Djokovic non potrà partecipare. Sia chiaro che non è che io me lo auguri.
In questo momento, infatti, negli Stati Uniti non sembrano per nulla propensi a cambiare le misure che impediscono l’ingresso al Paese a chi non si voglia vaccinare. Insomma, considerato il campo di partecipazione a Wimbledon e poi forse anche a New York, le chances di conquistare il Santo Graal del tennis, il Grande Slam, potrebbero anche esserci per un Rafa improvvisamente sano.
Ma come essere ottimisti se tutti i dottori alternatisi al fianco di Rafa non hanno ancora trovato una soluzione in tutto questo tempo?
Nel frattempo lasciatemi ricordare che quando Pete Sampras conquistò il suo quattordicesimo Slam in tanti pensammo che sarebbe stato un record quasi insuperabile. Invece Rafa quei 14 Slam li ha vinti in un solo torneo, a Parigi. Sono più dei 9 Slam vinti da Djokovic in Australia, degli 8 vinti da Federer a Wimbledon.
Gli Slam sono 22 e i tornei vinti da Rafa 92 (di cui 63 sulla terra battuta): sono ancora lontani dai 103 di Federer, ma Federer è ormai un ex, anche se lo vedremo magari alla Laver Cup e poi per quello che potrebbe essere il canto del cigno nella sua Basilea. E per Rafa, da quel che si è visto in questo Roland Garros, con…un piede nuovo vincere un’altra decina di tornei sulla terra rossa nei prossimi due anni potrebbe essere tutt’altro che una mission impossible. “Se fosse possibile adorerei continuare!” ha detto alla fin di questo torneo splendidamente organizzato – fantastiche le traduzioni in diretta delle interviste sul campo in due lingue, grandi le celebrazioni emozionati dell’addio di Jo Wilfried Tsonga e di Gilles Simon (“Ci abbiamo lavorato da febbraio” ha detto Amelie Mauresmo). Un torneo che ha registrato 613.500 spettatori (anche se l’US Open 2019 ne fece 737.000) con dei ricavi superiori ai 300 milioni di euro, con più di 40 milioni di spettatori davanti alle tv di tutto il mondo (erano 38 milioni domenica).
E se fosse possibile noi adoreremmo continuare a veder giocare Rafa Nadal. L’ho detto anche in un video su Instagram l’altra mattina quando dovevano ancora affrontarsi per la cinquantanovesima volta Djokovic e Nadal: un appassionato di musica non si stancherebbe mai di ascoltare Mozart e Beethoven. E uno di tennis di guardare Rafa Nadal, Novak Djokovic e Roger Federer. Speriamo durino il più a lungo possibile. E ad maiora.
Grazie a tutti di averci seguito con quasi 4 milioni di pagine visualizzate, sempre più di 100.000/120.000 visite con un picco di quasi 200.000 (193.000 e spiccioli). Grazie in particolare a chi ha collaborato in Italia, perchè quelli che erano inviati qua a Parigi hanno lavorato tantissimo, ma si sono anche divertiti di più…a seguire le gesta di Martina Trevisan, gli exploit di Camila Giorgi, i primi due set di Musetti contro Tsitsipas, i 5 set di Sonego e Ruud, il set fantastico di Sinner contro Rublev prima di farsi male (quanti rimpianti! Al posto di Ruud avrebbe potuto esserci lui, Jannik, e forse si sarebbe difeso meglio…) e tante belle partite, di Djokovic e Nadal, di Nadal e Zverev, di Zverev e Alcaraz, di Zverev e Baez, di Alcaraz e Ramos Vinolas, di Rune e Tsitsipas, di Ruud e Rune, per citarne solo alcune. Ora comincia la stagione sull’erba e speriamo che Matteo Berrettini sia guarito del tutto e sia in forma come un anno fa.
Il tabellone maschile del Roland Garros 2022
ATP
ATP Miami: Khachanov travolge uno spento Cerundolo
Francisco Cerundolo dura solo pochi game poi è un assolo di Khachanov. Nella sua quarta semifinale ‘1000’ sarà derby con Medvedev

Francisco Cerundolo lotta per pochi giochi poi, dal 3-2 nel primo set, sprofonda in un vortice di errori ed esitazioni, facendosi così travolgere da un Karen Khachanov solido, aggressivo ed estremamente efficace. Il russo chiude un match a senso unico con lo score di 6-3 6-2 in un’ora e 15 minuti, accedendo alla sua quarta semifinale in un torneo ‘1000’. Dall’altra parte della rete ci sarà un altro russo, Daniil Medvedev (vittorioso contro Eubanks), che sale a 27 vittorie stagionali (con sole 3 sconfitte).
[14] K. Khachanov b. [25] F. Cerundolo 6-3 6-2
Un avvio di match dagli scambi prolungati ed estenuanti quello tra Karen Khachanov (16 ATP) e Francisco Cerundolo (31 ATP). L’argentino cerca di ubriacare il russo con i suoi palleggi martellanti e, alla terza occasione di break, gli strappa la battuta portandosi sul 3-2 e servizio. Nonostante una buona resistenza da fondocampo, Karen non sempre riesce a fronteggiare il ritmo frenetico del tennis avversario. Tuttavia, il russo reagisce nel migliore dei modi, dimostrandosi sempre molto aggressivo e propositivo, tanto da infliggergli il controbreak e il sorpasso sul 4-3.
Da questo momento, l’argentino perde totalmente il controllo del proprio gioco, produce un tennis disordinato e disattento, subendo l’aggressività di Khachanov. Cerundolo continua a snocciolare errori mentre Karen realizza un rapido sprint di quattro giochi consecutivi, intascando il primo parziale 6-4 in 37 minuti.
Il secondo set è del tutto a senso unico. Continua il festival degli errori da parte dell’argentino, totalmente in confusione e, in men che non si dica, Karen prende il largo sul 4-1 per poi chiudere l’incontro 6-2 grazie al settimo ace. Si tratta per lui della quarta semifinale in un Masters 1000, la prima dall’Open del Canada del 2019. Nel penultino round affronterà il connazionale e amico Daniil Medvedev.
ATP
ATP Miami, Medvedev non brilla, ma è in semifinale: la favola Eubanks si esaurisce in due set
Il russo gioca un match pieno di imperfezioni e non continuo, ma basta per venire a capo dell’americano

[4] D. Medvedev b. [Q] C. Eubanks 6-3 7-5

Daniil Medvedev è in semifinale al Miami Open presented by Itaù: il russo ha qualche passaggio a vuoto all’interno del suo match, ma alla fine piega 6-3 7-5 la resistenza di Christopher Eubanks che esce ai quarti di finale in un torneo in cui è partito dalle qualificazioni. Per Medvedev la 27a vittoria stagionale e una candidatura sempre più forte per un posto in finale nella parte bassa del tabellone.
Inizio di partita ricco di errori da entrambe le parti: Medvedev disastroso soprattutto dalla parte del dritto soffre spesso il back di rovescio basso di Eubanks che interpreta il match venendo spesso avanti dietro al servizio per far pagare al russo la posizione arretrata in risposta. Lo statunitense si procura anche cinque palle break nel quarto gioco, ma non riesce a sfruttarle tra errori con la risposta di rovescio e prime vincenti del russo. Dopo cinque game arriva l’interruzione per pioggia in un momento più favorevole al padrone di casa. Al termine della pausa l’ex numero 1 del mondo torna più concreto e determinato in campo, si fa più aggressivo sulla seconda e ottiene il break sul 3-3 grazie anche ad un nastro vincente, oltre ad una percentuale di prime di Eubanks decisamente ridotta rispetto a inizio partita. Medvedev tira su un muro, non sbaglia più, ottiene un altro break per chiudere il primo set sul 6-3.
Il secondo set segue l’ordine dei servizi inizialmente senza troppi sussulti: l’attuale numero 5 del mondo sembra accontentarsi di fare il classico “compitino” e non si spreme più di tanto. Il break arriva sul 3-2, quando il numero 119 del mondo sbaglia un dritto comodo in uscita dal servizio e viene infilato un paio di volte nel tentativo di fare serve and volley. Eubanks però non si dà per vinto, azzecca due risposte d’anticipo con il dritto e prende sul tempo Medvedev in uscita dal servizio. Il russo sbaglia ancora qualcosa in ribattuta, tornando ad una posizione più arretrata e il tennista di Atlanta rientra sul 4-4. Il servizio torna ad essere dominante nella parte finale del set, entrambi trovano continuità e precisione con questo colpo. Nel dodicesimo gioco l’americano commette un paio di errori di fretta all’uscita dal servizio e concede così due match point, ma lo statunitense li annulla con due bellissimi guizzi a rete. Dalla parità arriva una risposta incredibile di Medvedev da quattro metri dal campo e un errore di Eubanks su un dritto facile da metà campo per mettere fine al secondo set con il punteggio di 7-5. Adesso il russo avrà uno tra Cerundolo e Khachanov in semifinale, per bissare la finale di Indian Wells.
ATP
Jannik Sinner, è ritorno in top 10? Quasi: le proiezioni sul ranking dell’altoatesino

Mentre restiamo in più o meno trepida attesa del ritorno ai massimi livelli di Matteo Berrettini e della conferma dei risultati della scorsa stagione da parte di Lorenzo Musetti, godendoci nel frattempo gli incoraggianti segnali di ripresa che arrivano da Lorenzo Sonego, c’è qualcosa su cui possiamo sempre fare affidamento: la continuità di Jannik Sinner.
Dato per delusione del 2022 dall’Équipe, peraltro con qualche ragione (nel senso che nessuno può dirsi entusiasta di una stagione in cui è stato fortemente limitato dai guai fisici), il rosso di Sesto Pusteria ha appena raggiunto la seconda semifinale Masters 1000 consecutiva, impresa prima mai riuscita a un azzurro. Senza dimenticare che è anche la quarta di fila, tra il titolo a Montpellier e la finale di Rotterdam. Questo dove ci porta, anzi, dove lo porta?
In termini di classifica, a un passo dal ritorno fra i primi dieci tennisti del mondo. Era il 1° novembre 2021 quando Jannik vi aveva fatto il suo primo ingresso, toccando quel nono posto che al momento rimane il suo best ranking. Durante la scorsa stagione, è entrato e uscito dalla top 10 con una frequenza tale che sarebbe stata giustificata l’installazione di una porta girevole, ma ora Sinner manca all’appello da sei mesi e pare giunto il tempo di riprendersela. A poche ore dall’allineamento del tabellone alle semifinali, la classifica live lo vede proprio alla nona posizione. Diamo allora uno sguardo agli scenari perché il primo ranking di aprile non gli faccia lo scherzo di respingerlo.
Jannik ha 3105 punti live, vale a dire 40 più di Taylor Fritz, mentre l’altro tennista ancora in gara a Miami che può insidiarlo è Karen Khachanov a 2675. Sia Taylor sia Karen devono ancora giocare il loro quarto di finale. Fritz affronterà Carlos Alcaraz e, se dovesse perdere, la top 10 di Jannik sarebbe assicurata in ogni caso; in caso di vittoria, Jannik dovrebbe arrivare più avanti nel torneo per evitare il sorpasso statunitense.
Per quanto riguarda l’altro inseguitore (anzi, l’inseguitore in senso stretto), Khachanov deve affrontare la falsa rivelazione Fran Cerundolo e, anche qui, l’inciampo sarebbe determinante. Qualsiasi inciampo di Karen, a ben vedere, perché come finalista si fermerebbe a 10 punti dal nostro; dunque, l’unica possibilità che comporta uno Jannik ancora fuori dalla top 10 il prossimo lunedì è la vittoria del torneo da parte di Khachanov in finale su Fritz. Non lo scenario più probabile per i bookies, che danno il nostro come terzo favorito per il titolo, dietro ad Alcaraz e Medvedev.