WTA San José: Anisimova supera Pliskova per la prima volta. Townsend regge un set, poi Kasatkina dilaga

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WTA San José: Anisimova supera Pliskova per la prima volta. Townsend regge un set, poi Kasatkina dilaga

Amanda approccia in modo discontinuo, ma poi è brava a mettere in evidenza i limiti negli spostamenti della “Regina di Ghiaccio”. Jabeur batte Keys, Badosa evita l’eliminazione per un soffio

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Amanda Anisimova - Madrid 2022 (foto @MutuaMadridOpen)
 

A. Anisimova b. [8] Ka. Pliskova 3-6 7-5 6-1

Al Mubadala Silicon Valley Classic di San Josè, Amanda Anisimova riesce a prevalere per la prima volta, nel loro quinto confronto diretto, sulla tds n. 8 Karolina Pliskova in rimonta per 3-6 7-5 6-1 in quasi un’ora e quaranta di gioco. L’ultimo H2H è stato quello disputatosi la scorsa stagione nella cornice prestigiosa di Flushing Meadows, fra l’altro anche l’unico prima dello scontro odierno a decidersi al terzo set. In quella circostanza andò in scena una lotta senza quartiere, dove alla fine la spuntò l’ex n. 1 del ranking al tie-break finale cancellando anche un match point. Oggi invece l’ultimo punto è stato vinto dalla semifinalista 2019 presso Bois De Boulogne, che così centra i primi quarti nella Contea di Santa Clara alla quarta partecipazione al torneo e soprattutto il 31esimo sigillo stagionale. Per Karolina, finalista nel 2015, sfuma invece il terzo quarto di finale del 2022, in una stagione in cui ha anche interrotto la collaborazione con Sasha Bajin.

IL MATCH – Lo scontro che si prospetta è il classico confronto che va abitualmente in scena tra le amazzoni del circuito. Questa specifica tipologia di giocatrice è quella che rispetta alla perfezione i canoni del tennis moderno: aggressività e potenza. Non è un caso che andando ad analizzare le diverse caratteristiche tecniche delle tenniste che scorribandano nel circuito WTA, l’abbinamento più ricorrente e comune a livello di principi di gioco da mettere sul campo è proprio quello che raffigura appieno l’essere un’esponente del tennis contemporaneo. In parole povere, match che si dispiegherà a suon di badilate devastanti.

Fin da subito infatti, estrema aggressività da parte di entrambe le protagoniste attraverso fucilate come se non ci fosse un domani. Soprattutto provano immediatamente ad infierire sull’avversaria, cercando di mettere pressione già dalla risposta con un posizionamento molto avanzato sia sulla prima che sulla seconda. Nello scambio il copione non cambia minimamente, appena si ha l’occasione bisogna “bucare” il rettangolo di gioco attraverso una dirompente accelerazione. L’attore principale della prima parte dell’incontro è però il doppio fallo, che s’insinua maleficamente nel gioco delle due giocatrici: Pliskova non si fa pregare e rispettando con assoluta precisione i diktat del tarlo entratole nella racchetta, si presenta come peggio non poteva con due doppi falli. Sul 15-40, tuttavia ad un passo dal burrone l’ex n. 1 ritrova la prima in versione letale e ai vantaggi riesce ad uscire indenne dalle prime difficoltà affrontate nella partita.

Ma il doppio errore al servizio è una piega tennistica equa, e quindi inevitabilmente va a disturbare anche Anisimova. In realtà in questo caso il game si apre con un solo doppio fallo, ciononostante è propedeutico a dare il là al primo strappo della sfida, perché apre uno squarcio nelle sicurezze di Amanda. La giovane statunitense, di origini russe, difatti si spegne inesorabilmente, smarrendo la prima e avviandosi verso uno stato di rottura prolungata. La quantità di errori e d’imprecisioni della n. 22 WTA segna la seconda parte del set e manda la ceca, che esprime il suo solito atteggiamento di apparente calma serafica, sul 5-2. In verità nel palleggio la 20enne del New Jersey ha mostrato una netta superiorità, in particolar modo quando è riuscita a comandare con il dritto. Il problema per lei è che ha palesato una preoccupante discontinuità, alternando soluzioni che lasciavano di sasso la 30enne di Louny a gratuiti piuttosto marchiani, specialmente in lunghezza dimostrando quindi una certa precarietà nel registrare il mirino della sua racchetta. Il momento di assoluta défaillance della semifinalista del Roland Garros 2019 sembra avere una piccola tregua proprio nell’ottavo gioco con la due volte finalista Slam alla battuta per incamerare il primo set, inoltre torna anche il fantasma del doppio fallo a tormentare la “Regina di Ghiaccio”. Perciò ci sarebbero tutti gli ingredienti per il contro-break, ma ecco che invece la classe 2001 di genitori moscoviti torna a sbagliare qualsiasi soluzione; mentre la tds n. 8 dal canto suo non ci pensa in alcun modo a far calare la propria solidità. E così il 6-3 viene certificato dopo 31 minuti.

Si riprende seguendo lo stesso canovaccio, anzi le cose peggiorano sempre più per la nativa di Freehold. Sicuramente in questo frangente di gara, l’esperienza della tre volte semifinalista alle WTA Finals sta dando il suo importante contributo nell’indirizzare il match. Ma anche sul piano del gioco, si assiste ad un enorme crescita di Karolina: la n. 15 indovina un game sensazionale in risposta e allunga sul 3-2 e servizio. Qui però la ceca ha il suo primo vero passaggio a vuoto, perde totalmente la reattività in uscita dalla battuta facendosi investire dalle bordate di Anisimova. Tutto nuovamente in equilibrio, ma la parità è un miraggio ingannevole che richiede pazienza e sofferenza: nel fatidico settimo gioco, difatti, Amanda torna a mostrare parecchi limiti con il fondamentale d’inizio gioco (saranno 7 in totale i doppi falli) e la seconda classificata a Wimbledon nel 2021 si trova prima sul 30-30 e poi a palla break con il vantaggio esterno. Su entrambe le chance la ribattuta ceca è però ballerina e tremolante. Questi gravissimi errori, considerando che avrebbero potuto infliggere la spallata definitiva al match, le fanno perdere completamente la testa, oltre che la consueta capacità di reprimere tensioni, emozioni e ansie senza doverle esternare. Osserviamo la racchetta di Karolina doppiamente scaraventata sul veloce di San José perché è pienamente consapevole di aver sciupato un’opportunità indicibile. Una possibilità che la classe ’92 rimpiangerà visto che la giovane americana, ringalluzzita dal primo turno di servizio tenuto a zero nell’intero match piazza la zampata nel dodicesimo gioco sfruttando anche l’evidente rigidità della sua avversaria.

Vedremo se, ora, galvanizzata dalla frazione vinta in volata Amanda riuscirà finalmente a far pesare in modo continuativo, nell’economia del duello, l’insufficienza degli spostamenti laterali di Pliskova e in generale la sua lentezza a livello di mobilità e copertura del campo. Punti deboli da sempre del tennis della tds n. 8, anche per via delle sue leve, e che finora la n. 22 del mondo ha saputo sfruttare solo a fasi alterne. Ecco se la giocatrice a stelle e strisce trova la continuità di gioco, il registro del match potrebbe assumere contorni decisamente più favorevoli nei suoi confronti. La previsione si materializza puntuale, la 20enne di Freehold sale in cattedra rivitalizzata da quell’undicesimo gioco portato a casa senza concedere neanche un quindici: il rovescio, arma migliore del suo repertorio, inizia a decantare bellezza e potenza bruciante; il servizio adesso funziona meravigliosamente e se ci mettiamo anche il game “quasi”- Karolina non poteva far mancare lo zampino del quinto doppio errore, nell’incontro precedente con Boulter ne ha commessi addirittura 16 – perfetto in risposta con tre vincenti direttamente in ribattuta il dominio è pressoché inappuntabile. 6-1 in 26 minuti.

[7] D. Kasatkina b. [Q] T. Townsend 6-4 6-0

Nel torrido caldo californiano, con i raggi solari a pieno reggimento visto l’ora di punta – le 13:00 locali -, mentre in Italia la serata volgeva al termine; si sono date appuntamento per la seconda volta in carriera – primo turno delle Qualificazioni allo Us Open 2015, doppio 6-2 per la semifinalista dell’ultimo Open di Francia – la tds n. 7 Daria Kasatkina e la n. 316 WTA Taylor Townsend. La russa va a caccia del settimo quarto di finale del 2022, il terzo sul cemento; la tennista di casa invece vorrebbe raggiungere al settimo tentativo il primo quarto nel Tour maggiore, allo Slam newyorkese di tre anni fa l’ultima volta che ha avuto una tale occasione. Ricordiamo che la 26enne di Chicago è giunta fino alla soglia della Top 60 nel luglio di quattro anni fa – best ranking alla posizione n. 61, fatto registrare il 16 luglio 2018 -. Ma soprattutto la mancina dell’Illinois è stata una delle promesse juniores più fulgide degli ultimi anni, a tal punto che il movimento statunitense l’aveva già etichettata come futura predestinata del grande tennis professionistico e ne aveva ben donde osservando i risultati raccolti da Taylor nelle sue stagioni da junior: trionfo all’Australian Open 2012, finale a Wimbledon 2013 – sconfitta dall’allora n. 1 di categoria Bencic – e primo posto della classifica mondiale under 18 agguantato nel 2012 e scippato dalle mani di Ash Barty.

Con un curriculum così erano inevitabili tante aspettative nel circuito senior, tuttavia i risultati raggiunti sono stati ben diversi dalle premesse iniziali. Inoltre la giocatrice di casa è sprofondata nel ranking anche per scelte di vita che hanno messo il tennis nettamente in secondo piano, Townsend infatti lasciò il Tour nel 2020 per affrontare la maternità ed è rientrata soltanto ad aprile. La nativa di Togliatti da par suo è invece approdata al secondo round dopo essersi sbarazzata della campionessa di Wimbledon Rybakina ed è alla terza partecipazione al torneo, nel 2021 si arrese in finale a Danielle Collins. Ultimamente è rimbalzata alla cronaca delle prime pagine, per via di alcune dichiarazioni molto forti contro la sua terra natia.

UN CONFRONTO DI STILI – Il match prometteva comunque un certo grado d’interesse, vedendo le differenti proposte di gioco delle due giocatrici. Da un lato la russa, una “vespa” in campo che fa dell’agilità e della velocità i suoi cavalli di battaglia, ai quali abbina però anche una stratosferica intelligenza tattica che le permette di scegliere sempre la soluzione più giusta e più adeguata al momento della partita. Capacità di variare altezza, ritmo e rotazione delle proprie esecuzioni, un tipo di tennis che manda letteralmente in bambola le sparapalle da fondocampo. Chiaramente non può contare su un colpo definitivo o su un livello di potenza importante, ma manovrando geometricamente e affidandosi all’arcigna difesa che la contraddistingue si rivela davvero un cliente ostico per tutte.

Dall’altro alto una giocatrice a dir poco atipica, in particolar modo sul piano fisico: 168 centimetri, ma ben 80 chili. Inoltre potendo sfruttare le sue traiettorie mancine, con l’aggiunta delle spiccate doti al volo di cui è in possesso; – non a caso sempre da junior ha vinto tre Major, le è mancato soltanto il Roland Garros per completare il career Grande Slam – si matchava veramente bene con l’altra protagonista della partita. Per cui, lo scontro alla vigilia si prospettava molto divertente.

LA LONTANANZA DAL CAMPO HA PESATO – Difatti finché la tennista americana ha retto fisicamente, l’incontro è stato molto godibile. Dopo che si sono scambiate un break tra il quinto e l’ottavo gioco, Kasatkina ha accelerato sul 4-4 usufruendo anche di un calo al servizio ed in termini di solidità di Townsend. Dopodiché, archiviato il primo parziale dopo 46 minuti, la 26enne di Chicago si è totalmente sciolta fisicamente, subendo negativamente la disabitudine agonistica e allo stesso tempo il dispendo energetico degli ultimi giorni, – è partita dalle quali – lasciando strada libera alla mattanza della n. 12 al mondo, che ha chiuso qualificandosi per i quarti con il bagel conclusivo in 1h10. A fare la differenza la resa della prima di servizio: la russa ha fatto registrare il 79% di prime in campo e il 70% di realizzazione contro il 58% e il 54% della statunitense. Decisivi anche i tre doppi di falli Taylor.

JABEUR AVANTI BENE, CHE RISCHIO BADOSA! – Nella sessione notturna in California, si sono giocate altre due partite. Ons Jabeur ha superato in due set Madison Keys: c’è stata battaglia solo nel primo set vinto 7-5 dalla tunisina dopo che l’americana era stata avanti 5-3 e servizio. Il match si è dunque chiuso con Jabeur che ha vinto 10 giochi su 11 per fissare il 6-1 finale nel secondo.
Grosso rischio per la N.4 mondiale Paula Badosa che ha impiegato oltre 2 ore e mezza per superare la giovane giocatrice americana Elizabeth Mandlik, N.240 del mondo. Dopo aver dominato il primo set per 6-2, la spagnola è stata costretta al tie-break decisivo dopo aver perso il secondo per 7-5. Nel terzo set Mandlik ha servito inutilmente per il match sul 5-3 per poi cedere al tie-break per 7 punti a 5

IL TABELLONE DEL WTA 500 DI SAN JOSE

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