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ATP Montreal, Kyrgios: “La vittoria su Medvedev? Non è la prima volta che batto un n.1”
L’australiano aggiunge: “L’aver battuto il n. 1 del mondo non eleverà la mia classifica portandomi in Top 10, è solo una partita”

E’ un Nick Kyrgios consapevole dei suoi mezzi (la sicurezza in sé stesso, in realtà, l’ha sempre avuta) oltre che totalmente determinato per quanto riguarda i piani futuri, quello che si presenta in sala stampa dopo aver centrato la 27esima vittoria della carriera contro un Top 10 nonché la 14esima contro un Top 5 superando il n. 1 del tabellone dell’Omnium Banque National presented by Rogers Daniil Medvedev. L’obbiettivo è chiaro, quello di arrivare ad essere una delle teste di serie più importanti a Flushing Meadows, e per questo c’è un torneo da vivere da protagonista a Montreal, nel quale si candida ad arrivare fino in fondo. L’attuale n. 37 del ranking sembra consapevole del fatto che nel tennis ci si dimentichi facilmente di quello che accade, visto che ci sarà sempre una nuova partita o un nuovo evento a soddisfare l’insaziabile passione degli appassionati e a catturarne l’interesse, oltre che il proprio sport richieda grande continuità. Ecco le parole dell’australiano, dopo il successo sul moscovita.
IL MODERATORE: Nick, grande partita. Hai battuto il numero 1 del mondo. Come ti senti?
Nick Kyrgios: “Sì, è stata una partita difficile. Voglio dire, non sono andato sul campo pensando che fosse il numero 1 del mondo. Ci eravamo già affrontati tre volte. Mi aveva battuto l’ultima volta, io l’avevo battuto due volte. Sapevo che si sentiva sicuro, quindi dovevo mettere in pratica uno stile di gioco che non gli avrebbe dato troppo ritmo. Ho fatto il serve&volley praticamente su ogni punto. Ho servito bene, prendendo la rete nel modo giusto e ho avuto anche oggi un ottimo atteggiamento. Nonostante la stanchezza, mi sono procurato due set point nel primo set. Sono stato fin dall’inizio in campo focalizzato. Quindi sono davvero contento di come ho espresso il mio tennis, della mia attitudine. Per quanto riguarda l’aver vinto contro il n. 1, alla fine è solo una partita, non modifica l’ordine delle cose. Anche questo è il tennis. Questo successo da solo non eleverà la mia classifica portandomi in top 10. È solo una partita, quindi devo prepararmi per la prossima”.
D: Dopo il primo set, come hai reagito psicologicamente? Hai semplicemente svuotato la mente? Come hai affrontato il secondo set?
Nick Kyrgios: “Ho avuto delle occasioni nel primo set. Sono andato vicinissimo a vincerlo. Ma lui ha eseguito due incredibili servizi sui set point. Mi sentivo come se fossi in totale controllo della partita, come se meritassi di vincere il primo set. Dopo averlo perso, ho soltanto avuto una specie di reset. Ho guardato la mia squadra e ho detto loro: ‘Vedete cosa abbiamo fatto la scorsa settimana. Abbiamo trascorso una settimana fantastica’, questo mi ha permesso di caricarmi e di togliermi un po’ di pressione. Ero in un mood del tipo: ‘Divertiamoci, giochiamo totalmente liberi nei game di risposta, senza schemi predefiniti’. Così sono riuscito a partire molto bene nel primo gioco del secondo set. Gli ho tolto subito il servizio e con lo slancio derivante dal break, da quel momento in poi sono riuscito a cambiare l’inerzia per tutto il resto del match. Oggi ho giocato bene i grandi punti, quelli decisivi. Sento che il mio gioco e la mia fiducia sotto pressione sono ai massimi storici. Questo è tutto ciò che ho davvero fatto”.
D: Ti è piaciuta la reazione della folla? Hai mandato alcune palle fuori dallo stadio, dopo averli rallegrati con le tue giocate, e ti hanno fischiato. Era una situazione di amore-odio?
Nick Kyrgios “Voglio dire, faccio tutto quello che voglio fare in campo. Cerco di giocare nel modo in cui voglio giocare. Che alla folla non piaccia o piaccia… Lo stadio era di nuovo pieno. Questo è tutto ciò che so”.
D. Fisicamente come ti senti? Sei arrivato piuttosto tardi da Washington. Sei ancora a posto, al 100%?
Nick Kyrgios: “ A questo punto della stagione, penso che tutti siano costretti a scendere in campo con alcuni fastidi, non sentendosi fisicamente al massimo. Sicuramente mi sento un po’ stanco, i miei riscaldamenti sono ora più brevi. Sto cercando di fare il minimo indispensabile per preservare la mia energia in vista delle prossime partite. Oggi mi sono riscaldato letteralmente per circa 10 minuti, poi sono tornato negli spogliatoi, per andare a posizionarmi sul tavolo del fisioterapista. Questa volta è un enorme sollievo avere con me il mio fisioterapista a tempo pieno. Non ho potuto farlo l’anno scorso a causa del Covid-19. È stato difficile gestire il mio corpo. Ora sto effettuando due, tre ore di fisioterapia ogni giorno. Inoltre sono in grado di analizzare le partite molto meglio di quanto probabilmente abbia mai fatto. In generale sto vivendo un periodo, di buona mentalità. La mia attitudine è positiva. La mia ragazza mi aiuta a mantenermi positivo. Il mio team intorno a me lo fa, tutti sanno che il tennis presuppone un buon approccio mentale. Se mi svegliassi ogni giorno e fossi in uno stato del tipo: ‘non ho voglia di giocare oggi’ sarei mentalmente lento, di conseguenza probabilmente sarei anche fisicamente piuttosto lento. Devo rimanere da un punto di vista mentale positivo, ricordandomi solo che sto vivendo un buon momento di forma, e ho avuto modo di capitalizzarla già la settimana scorsa, quindi …”.
D: Hai parlato della fatica. Ovviamente mentalmente non sembra che tu sia stanco. Andando verso lo US Open, sei chiaramente molto motivato, giusto? Come hai intenzione di assicurarti di non esagerare sul piano dello sforzo agonistico? Hai qualcuno a cui appoggiarti per quel tipo di consiglio, come i giocatori del passato o i giocatori attuali? Ne parli con qualcuno?
Nick Kyrgios: “Mi sento come se dovessi continuare a fare le cose giuste. Non giocherò la settimana prima degli US Open. Ho sicuramente quella settimana per riposare. L’anno scorso ho giocato a Winston-Salem. Ho firmato per il torneo, ma certamente mi ritirerò. Quest’anno ho intenzione di mantenere quella settimana libera dagli impegni nel circuito per essere fresco ed arrivare a New York, potendo gestire al meglio la mia routine. Tuttavia non lascerò nulla nel serbatoio in queste due settimane, pensando a New York. Soprattutto l’ho detto prima, senza i punti a Wimbledon, la mia classifica non mi garantisce di essere testa di serie in tutti i tornei. Ho bisogno di capitalizzare in queste due settimane, di fare più punti possibili. Queste sono due settimane fondamentali. Ho avuto successo a Cincinnati in passato. Ho fatto la finale lì, ed ora mi sento molto fiducioso nei miei mezzi. Ma, voglio dire, non c’è nulla di garantito. Non ci sono mai garanzie nella vita. Potrei andare agli US Open, sentirmi fresco, giocare contro qualcuno nel giorno in cui è semplicemente troppo forte ed uscire subito comunque. In quel caso mi pentirei se non avessi lasciato tutto quello che avevo nel serbatoio a Montreal e Cincinnati. Sto affrontando il tutto, un giorno alla volta, non guardo troppo avanti. C’è così tanto sforzo nella mia routine quotidiana ora, non penso minimante a quello che verrà dopo. Penso che il modo migliore per vivere la mia vita sia semplicemente affrontare giorno per giorno, cercando di migliorarmi quotidianamente. Quando arriverò agli US Open, allora ci penserò. Mancano ancora tre settimane. Ci sono così tante cose che possono andare storte. Potrei farmi male alla caviglia, ad esempio. Come, toccando ferro, potrei piegarmi la caviglia camminando verso la macchina o qualcosa del genere. Non ho intenzione di pensarci. È così lontano”.
D: Cosa hai imparato su di te dalla partita di oggi?
Nick Kyrgios: “Voi ragazzi vi state comportando come se non avessi mai battuto i numeri 1 del mondo prima o qualcosa del genere. Ma l’ho già fatto prima. Avevo già battuto Medvedev. Ho battuto Roger, Novak, Rafa. Io sento che la mia fiducia in me stesso c’è sempre stata. Potrei perdere cinque partite di fila e so per certo che manterrei intatta la convinzione dentro di me, di essere in grado di battere chiunque. Non so se ho imparato qualcosa su me stesso oggi. So che sto giocando molto di più per me stesso ora, rispetto al passato. Guardo oggi e vedo che sono a Montreal, sul campo centrale, uno dei campi più belli del mondo contro Medvedev. Sarei un po’ egoista, se non andassi là fuori e cercassi di dare al pubblico una buona prestazione, di darla a me stesso, alla mia squadra, oltre che a tutti la possibilità di guardare un grande spettacolo. Se non mi fossi presentato al top della forma oggi, avrei fatto un cattivo servizio a molte persone. Questo è ciò di cui lo sport ha bisogno, lo sport ha bisogno di partite come questa. Guarda il pubblico. Sono sicuro che tutti i giocatori la stavano guardando. E’ importante che i grandi giocatori e i giocatori iconici si presentino a partite come questa perché mantiene vivo lo sport”.
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Murray pensa ai Giochi Olimpici di Parigi: “Voglio dimenticare l’edizione del 2021”
Nel mirino di Andy Murray quella che sarebbe la sua quinta partecipazione ai Giochi: “Mi piacerebbe avere un’altra occasione”

A riportare la mente alle ultime Olimpiadi, ci si sofferma sulla finale olimpica di Wimbledon del 2012. Andy Murray batte Roger Federer con un netto 6-2, 6-1, 6-4: che sia stato merito dello scozzese o demerito dello svizzero stremato dalla semifinale con Del Potro durata 4ore e 26’, sarà una medaglia d’oro indimenticabile.
Undici anni dopo, Federer continua a bazzicare il suo giardino reale, Wimbledon, ma dagli spalti, Murray continua a regalare emozioni ai suoi fan. Attualmente si trova in Cina a Zhuhai dove ha esordito battendo al primo turno Ye Cong Mo, n.668 del ranking.
In conferenza stampa Sir Murray ha dichiarato di nutrire speranze di partecipazione a quelli che sarebbero i suoi quinti Giochi Olimpici: “Mi piacerebbe davvero partecipare ad altre Olimpiadi. Ho avuto esperienze entusiasmanti durante la mia carriera ai Giochi Olimpici. Ho amato tutte le edizioni alle quali ho preso parte”.
Il palmares olimpico di Murray è fin qui straordinario: due medaglie d’oro nel 2012 a Londra e nel 2016 sul cemento di Rio de Janeiro. Nel 2021 fu grande la delusione per il suo forfait obbligatorio nel torneo singolare dettato da uno stiramento alla coscia avvenuto prima dell’avvio dei giochi olimpici. Recuperò in fretta ma fu costretto a fare una scelta tra i due tornei di singolare e di doppio. Una promessa fatta a Salisbury gli aveva fatto optare per l’iscrizione al torneo di doppio: arrivarono sino ai quarti. Che fosse storia finita con i Giochi Olimpici? Su twitter si era lasciato andare a un lungo tweet nel quale dichiarava: “Se questa è la fine del mio viaggio a cinque cerchi, voglio ringraziare di cuore la squadra della Gran Bretagna e tutti voi per il supporto: mi avete aiutato a dare il massimo in questi anni. È stato un privilegio assoluto rappresentare il mio Paese a quattro Olimpiadi e mi ha regalato alcuni dei ricordi più belli della mia vita”.
Ora, a distanza di due anni, la pena diversamente e vuole cancellare la delusione patita nell’edizione 2021, nota perché disputata in piena pandemia: “L’ultima volta sono rimasto molto deluso perché mi ero infortunato prima del torneo e avevo promesso al mio compagno che in caso di problemi avrei dato priorità al doppio rispetto al singolare. Ed eravamo arrivati vicinissimi alla medaglia: nei quarti eravamo avanti un set e 4-3, al servizio con palle per il game e avevamo davvero una buona occasione, ma non ce l’abbiamo fatta. Mi piacerebbe avere un’altra opportunità di giocare l’anno prossimo a Parigi. Sarebbero i miei quinti Giochi Olimpici e molto probabilmente gli ultimi”.
Per Murray al secondo turno dell’ATP 250 di Zhuhai ci sarà la sfida con Karatsev che aveva eliminato Arnaldi nel primo turno.
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Il team di Sinner si racconta: “Ognuno svolge il suo compito con estrema serietà. Il più competitivo? Jannik senza dubbi”
In un video-intervista all’ATP il team del tennista altoatesino si racconta a tutto tondo, da come svolgono il proprio lavoro al rapporto tra i membri della squadra, per finire con un ritratto di Sinner atleta ma anche persona

Il tennis, espressione massima della solitudine nel proprio palcoscenico, è ormai da molti anni descritto dalla totalità dei giocatori del circuito ATP e WTA come uno sport certamente individuale, ma nel quale il team è la colonna portante dell’intera struttura. Dal coach al super coach, dal fisioterapista al mental coach, dal preparatore atletico al manager. Tutti ingredienti fondamentali dietro le quinte – o meglio, nel famoso ‘box’ a bordo campo molto inquadrato dalle telecamere e osservato, chi più chi meno, dai giocatori in campo – che possono rendere un tennista il tennista, capace grazie alla propria forza di volontà e a tutti questi tasselli nel background di raggiungere, o meno, il successo e i propri obiettivi. La storia del tennis è colma di coach che hanno fatto la differenza: da Toni Nadal mentore di suo nipote Rafa, da Patrick Mouratoglou allenatore per un decennio di Serena Williams, per poi arrivare ai colori azzurri con Andreas Seppi e Massimo Sartori, Lorenzo Sonego e Gipo Arbino, Lorenzo Musetti e Simone Tartarini, per concludere con Jannik Sinner e…
Questo è un capitolo bello corposo da trattare: il team del n.1 italiano. Chi c’è dietro quella folta chioma rossa? Certamente i primi che vengono in mente sono Simone Vagnozzi e Darren Cahill – entrambi ex giocatori –, che per Jannik svolgono rispettivamente il ruolo di coach e supercoach. Un’intervista molto approfondita dell’ATP analizza ai raggi X la squadra del tennista altoatesino, che numerosa è dir poco. “Sono persone buone e felici; ognuno sa molto bene di cosa si deve occupare. Mi sento fortunato ad avere un team così”, le prime parole di Sinner sul proprio team, che come dirà poco dopo “è come una famiglia. Vedo più spesso loro che i miei genitori”. Si capisce sin sa subito quello che il n.7 ATP cerca tra i propri membri della squadra: competenza e affinità. Infatti, “per me ognuno è fondamentale. Quando qualcuno entra a far parte del gruppo non è importante solamente che sia uno dei migliori nel suo lavoro, ma è essenziale anche come io mi senta con questa persona. Devo essere a mio agio e sapere che posso parlare di qualunque cosa che mi passi per la testa con tutti quanti”.
Successivamente la palla passa agli allenatori di Sinner, Vagnozzi e Cahill. La collaborazione con il primo inizia a febbraio 2022, come ricorda anche il 40enne di Ascoli Piceno, mentre la più fresca entrata – a giugno 2022 – è quella dell’ex semifinalista allo US Open Darren Cahill, coach in passato di personaggi come Andre Agassi, Lleyton Hewitt, Andy Murray e Simona Halep. “Il mio ruolo è più quello di trasmettergli la mia esperienza” ci informa l’australiano, “sono stati dei primi mesi di collaborazione molto buoni e produttivi”. Si sapeva già l’attitudine di Jannik in campo, ma il tennista italiano ci tiene comunque a farlo sapere chiaro e tondo: “Sono il più competitivo, odio perdere”, e sia Vagnozzi che Cahill dicono all’unisono che “Jannik vuole vincere dappertutto, in ogni cosa che fa”.
L’ex allenatore australiano di Coppa Davis tira in ballo anche il preparatore atletico di Sinner, Umberto Ferrara, definendolo come “il più serio”. Nel tennis “il corpo deve essere il tuo tempio, di conseguenza probabilmente lui ha il lavoro più importante di tutti. A cena dice sempre a Jannik quello che sarebbe meglio mangiare e ciò che si deve evitare”. E conferma anche Umberto che, mettendo le mani avanti, informa subito che “quando lavoriamo siamo tutti seri. Quando è terminato l’allenamento, invece, si può scherzare tutti insieme”. Ma non mancano nel team Sinner momenti di svago conviviali, rigorosamente nella maggior parte dei casi con le carte da gioco. Il ‘Burraco’ è quello che va per la maggiore ed è stato Giacomo Naldi, fisioterapista dell’altoatesino, a introdurlo a tutta la squadra. “Jannik vuole giocare tutti i giorni” fa sapere Giacomo, che spiega questa ‘tradizione’ del 22enne di San Candido chiarendo che “la prima volta che abbiamo giocato insieme Jannik ha vinto il torneo a cui stava partecipando; quindi è per questo che vuole sempre giocare secondo me”.
Passando alla routine, invece, tutti i membri del team intervengono dicendo la propria, precisando che “Sinner innanzitutto svolge qualche esercizio di mobilità e prevenzione, soprattutto alcuni specifici movimenti che lo proteggono da infortuni avuti in passato, come ad esempio quelli alla caviglia”. Poi arriva il turno di Naldi prima e dopo l’allenamento. Quest’ultimo è di un’ora e mezza, in cui il campione azzurro viene seguito da Vagnozzi, Cahill e consiste in palleggi di ritmo con uno sparring partner, per finire con qualche punto. Nel pomeriggio, invece, “un’ora di tecnica in cui ci si concentra sul servizio, sulle volée, sullo slice…”, mentre la maggior parte del lavoro di Giacomo Naldi, come lui stesso afferma, avviene dopo: “Faccio qualche massaggio, qualche ulteriore esercizio di mobilità, lavoro con i suoi muscoli e cerco di far sì che il suo corpo possa recuperare al meglio”.
Come dice anche Sinner, non è un rapporto unilaterale quello tra coach e giocatore, infatti “loro mi spingono a dare il meglio di me, ma anche io li sollecito parecchio. Ogni giorno è una sfida, ed è fondamentale non solo che loro siano miei amici, ma che sappiano anche essere onesti con me”. Cahill, poi, interviene facendo sapere un aspetto molto importante della persona-tennista che è Jannik Sinner: “Non c’è molta differenza tra lo Jannik che si vede in campo e quello che si osserva al di fuori di esso. Lo si può vedere nei suoi occhi da volpe, che al momento giusto possono diventare quelli di una tigre”. Vagnozzi, invece, si sofferma sul fatto che “Sinner quando entra in campo vuole sempre migliorare, è costantemente col sorriso, quindi per un coach è più semplice svolgere il suo lavoro”. Mettendo sul piatto della bilancia i risultati di quest’anno “Jannik è soddisfatto, ha più fiducia dopo la semifinale a Wimbledon e il titolo a Toronto. Questi erano suoi obiettivi”.
Un team solido, unito, familiare, dove ognuno ha un preciso compito e allo stesso tempo è un pezzo fondamentale del puzzle finale. Jannik ha solamente ventidue anni, ha già conquistato vette importanti del ranking, ha vinto tornei 250, 500 e 1000, è stato semifinalista Slam e, cosa più importante, è seguito da persone che credono nei suoi mezzi e lo stimolano al meglio. Dopo la parentesi US Open seguita da quella – mancata – di Coppa Davis, per Sinner ora è il momento di tuffarsi nell’ultimo periodo della stagione, con gli ultimi due tornei 500, due tornei 1000 e le Finals di fine anno dove non è ancora qualificato ufficialmente, ma gli mancano pochissimi punti per raggiungere la quota sufficiente per parteciparvi. Sappiamo che dopo New York Jannik si è dedicato al puro allenamento in vista dei prossimi appuntamenti. Il team ora lo conosciamo, sappiamo come lavorano, quindi non ci resta che metterci comodi e osservare le gesta del nostro n.1. Cinture allacciate, direzione Pechino!
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ATP Zhuhai: ritorno in campo con vittoria per Struff. Bene anche Khachanov
Sia il russo, rientrato già allo US Open, che il tedesco, fermo da Halle, hanno ritrovato il successo dopo tre mesi di digiuno. Nei quarti troveranno McDonald e Nishioka

Erano quattro i match in programma nella terza giornata dell’ATP 250 di Zhuhai, dove hanno fatto il loro esordio la prima e la terza testa di serie del torneo: Karen Khachanov e Jan-Lennard Struff. Se il primo era rientrato da un infortunio già allo US Open, il secondo è tornato a giocare un match ufficiale dopo esattamente tre mesi di stop (per via di un infortunio all’anca più grave del previsto) proprio oggi. Entrambi hanno raccolto un risultato positivo e sono così tra i quattro giocatori già ai quarti di finale: gli altri sono McDonald, numero 6 del seeding, e Nishioka, ottava testa di serie, che al prossimo turno affronteranno – rispettivamente – proprio Khachanov e Struff.
[1] K. Khachanov b. [Q] A. Bolt 6-4 6-4
Superando l’australiano Bolt con un doppio 6-4, Khachanov è tornato alla vittoria dopo un digiuno di oltre tre mesi e mezzo in cui, dopo il Roland Garros, è stato fermo per una frattura da stress e una frattura parziale dell’osso sacro prima di rientrare e perdere al primo turno allo US Open. Il russo non ha certo brillato concedendo ben 10 palle break all’avversario nel primo set (ma riuscendo ad annullarle tutte, spesso con la complicità dell’australiano) e poi non riuscendo mai a impensierire Bolt nei suoi turni di servizio per buona parte del secondo parziale. L’esperienza e la maggiore qualità del numero 15 del mondo sono però emerse nel momento chiave dell’incontro: sul 4-4 del secondo, infatti, Karen ha elevato il livello del suo gioco, rispondendo con grande profondità e brekkando così a zero il qualificato australiano. Il match si è quindi chiuso dopo un’ora e 50 minuti di gioco. Sicuramente più probante per il numero 1 del seeding sarà la sfida con McDonald, battuto tre volte su tre ma sempre in maniera sudata.
[3] J-L. Struff b. C. Garin 6-1 1-6 6-4
Struff, in realtà, era tornato in campo già la scorsa settimana per la tappa di Francoforte dello UTS (la lega di incontri di esibizione nata su iniziativa di Mouratoglou), ma è stata quella di oggi la prima vera occasione per testare le sue condizioni fisiche. Il numero 23 del mondo ha dato buone risposte anche se a sprazzi e comunque approfittando di un Garin non impeccabile. Il cileno ha infatti concesso con troppa facilità il break all’avversario in apertura sia di primo set (con tre doppi falli) che del parziale decisivo e ha poi assistito quasi inerme alla buona prova al servizio del tedesco. Escludendo il secondo set, in cui Struff si è preso una pausa che si potrebbe definire fisiologica visto il lungo periodo di inattività da cui è reduce, Jan-Lennard non ha infatti lasciato nessuna palla break all’avversario, perdendo solamente due punti quando ha messo in campo la prima. Tra lui e Nishioka ci sono due precedenti piuttosto datati (2019 e 20), con una vittoria per parte.
GLI ALTRI MATCH – Hanno rispettato il loro status di teste di serie anche Yoshihito Nishioka (n. 8) e Mackenzie McDonald (n. 6). Il primo ha superato alla grande una sfida molto insidiosa contro il big server Lloyd Harris (scherzando a fine match, il giapponese ha infatti detto che la sua prima “equivale alla seconda di Harris”), riuscendo a far suoi entrambi i tie-break giocati grazie a una maggiore solidità da fondocampo. Il sudafricano ha disputato un buon match in battuta, concedendo solo una palla break, ma non è mai stato incisivo in fase di risposta. McDonald ha invece replicato la vittoria in tre set su Shang (conclusa da un simpatico siparietto con l’americano che ha letteralmente trasportato l’avversario, in preda ai campi, alla panchina) spuntandola nel parziale decisivo anche contro il belga Coppejans. A fare la differenza tra il primo set, vinto da quest’ultimo, e il resto del match è stato soprattutto il calo di rendimento del numero 186 del mondo al servizio.
IL PROGRAMMA DI SABATO – Si presenta piuttosto interessante il menù del day 4 dell’Huafa Properties Zhuhai Championships. Il match di cartello è indubbiamente quello tra Murray e Karatsev, presentato così dal britannico: “Aslan è uno dei migliori colpitori del circuito, colpisce in modo pulito da entrambi i lati e si prende molti rischi. Penso che questi campi siano adatti a lui. Il mio compito sarà quello di cercare di variare per spezzare un po’ il suo ritmo. Se riceve sempre lo stesso tipo di palla, è incredibilmente pericoloso”. Ci saranno poi gli esordi nel torneo di Korda contro Muller, di Etcheverry contro Svrcina e di Norrie, che ha dichiarato di credere nella qualificazione alle Finals di Torino, contro Polmans.