US Open, Khachanov: "Avrei firmato per la semifinale, anche se arrivato a questo punto pensi solo a vincere il torneo"

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US Open, Khachanov: “Avrei firmato per la semifinale, anche se arrivato a questo punto pensi solo a vincere il torneo”

Il russo analizza in conferenza stampa una sconfitta bruciante, all’interno di un torneo che, comunque vada, gli è valso il rientro in top20

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Karen Khachanov - US Open 2022 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

Alla prima semifinale Slam della carriera Karen Khachanov è si ferma sul più bello. Il russo cede in quattro set a Casper Ruud e vede infrangersi sul più bello il sogno di una meravigliosa finale. “Se devo tirare le somme, per me è stato un grande torneo. Da una parte sono veramente felice, anche se comunque rimane un po’ di dispiacere – esordisce in conferenza stampa il 26enne nativo di Mosca.

“Dopo ogni sconfitta pensi che avresti sempre potuto fare qualcosa in più, ma oggi non posso fare altro che congratularmi con Ruud. È chiaro che più vai avanti, più crescono le tue convinzioni. Volevo vincere il torneo, è ovvio che questi pensieri ti pervadono la mente. Se prima del torneo mi avessero detto che avrei raggiunto la semifinale, avrei firmato immediatamente: su questo non c’è alcun dubbio”. Di seguito le domande poste dai giornalisti.

D: Che cosa hai pensato dopo quello scambio da 55 colpi che ha deciso il primo set?

Karen Khachanov: Sinceramente non credo di aver mai giocato uno scambio da 55 colpi. A maggior ragione sul set point, è stato pazzesco. Può sembrare strano, ma in realtà ho pensato che, comunque, ero dentro al match. Quello scambio mi ha gasato, entrambi abbiamo mosso bene l’avversario. Certo è stato doloroso perdere un punto del genere, ma in realtà alcuni game successivi mi hanno mostrato che, alla fine, non è stato così terribile“.

D: Che cosa rende Casper Ruud così difficile da battere?

Karen Khachanov: “Che dire, attualmente è il numero uno del mondo (in attesa dell’esito del match di Carlos Alcaraz, ndr; qui tutte le combinazioni per il prossimo n°1 ATP). Sicuramente questo basta a mostrare i suoi miglioramenti. Ciò che lo rende tanto difficile da affrontare è ovviamente la sua solidità, il modo in cui si difende. Allo stesso modo, non appena ne ha la possibilità, è bravissimo ad entrare dentro il campo e spostarsi sul dritto. Ha migliorato molto anche servizio e risposta: ha risposto molto bene nonostante io abbia mantenuto un’elevata percentuale in battuta. È stato bravo a farmi giocare male in alcuni momenti: dovevo guadagnarmi e sudarmi ogni punto”.

D: C’è qualche aspetto del gioco di Ruud per cui è particolarmente scomodo da affrontare e che, magari, non tutti vedono o comprendono?

Karen Khachanov: “Credo sia proprio il suo modo di giocare in generale. Non è alto, però ha un ottimo servizio, particolarmente preciso. Ha anche un dritto molto potente, uno dei più carichi di topspin all’interno del circuito. Ha migliorato anche il rovescio, cambiando spesso in lungolinea. Sbaglia decisamente poco“.

D: Che cosa ti rende più orgoglioso di queste tue sei partite? C’è qualcosa che ti porti dietro e speri di poter nuovamente applicare in futuro?

Karen Khachanov: “Sicuramente ho vinto alcune grandi partite, molto combattute, due delle quali al quinto set. Onestamente sono un po’ stanco: da una parte sono molto dispiaciuto che il torneo sia finito, ma sono anche piuttosto provato. Sono a New York da quasi tre settimane, anche contando i giorni in preparazione al torneo. Sono comunque orgoglioso di aver raggiunto le semifinali, pensavo e speravo di vincere il torneo. Ci sono comunque andato vicino: devo solo continuare a crederci e, chissà, magari un giorno ce la farò“.

D: Il tour ora torna in Europa: potrebbe essere che l’UE decida di rafforzare le regole per concedere il visto a giocatori russi. Che ne pensi?

Karen Khachanov: Che cosa posso farce se non ci lasciano entrare in Europa? Niente. Ad essere sincero, non leggo più le ultime notizie, da un po’ di tempo a questa parte ho perso interesse. Penso soltanto torneo dopo torneo. Questo purtroppo, per me, è appena finito. Ora tornerò a casa mia a Dubai, ho davvero bisogno di riposo e voglio vedere la mia famiglia e mio figlio. Non lo vedo da un po’ di settimane, credo siano circa sei. Poi, con il resto del team, vedremo dove potrò andare e dove potrò giocare. Abbiamo in mente alcune idee, ma le cose potrebbero cambiare. Ci adatteremo, che altro posso dire?”.

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