ATP Finals, Rublev: “Sto lavorando sul mio comportamento, ma ci vuole tempo”

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ATP Finals, Rublev: “Sto lavorando sul mio comportamento, ma ci vuole tempo”

Dopo quella che definisce “una delle vittorie più soddisfacenti” della carriera, Andrey Rublev ha commentato anche il messaggio per la pace lasciato al termine del match

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Andrey Rublev ATP Finals 2022 (foto via Twitter @atptour)
 

(articolo redatto da Pietro Keller)

Andrey Rublev ha battuto Daniil Medvedev al termine di un’aspra battaglia conclusasi solo dopo due ore e trentuno minuti col punteggio di 6-7 6-3 7-6. Ecco le sue parole a margine del match d’esordio.

D: Hai già avuto dei grandi match contro Daniil in passato. Ritieni che questo sia il migliore che tu abbia mai giocato contro di lui?

RUBLEV: Diciamo che è stato il migliore dal punto di vista emotivo, sì, perché c’è stato molto dramma. Specialmente non credo mi sia mai capitato di non riuscire a vincere il set dopo che nel primo ero stato avanti 5-2, avevo avuto sette set point ed ero 6-2 nel tiebreak.

Normalmente dopo una cosa del genere non credo sarei in grado di vincere un match. Non mi è mai capitato di riuscire a ribaltare e vincere una partita, e non solo riuscire a vincere il secondo e il terzo set, ma il terzo addirittura per 9-7 al tiebreak dopo essere stato avanti 6-3.

Quindi certo, da un punto di vista emotivo è stato il migliore.

D: Sono certo che non sia mai facile giocare contro amici come Daniil o Karen. Ripensandoci, è una delle vittorie più soddisfacenti della tua carriera?

RUBLEV: Conoscendo Daniil, uno dei migliori del circuito, vincitore di slam, molte volte in finale, che ha vinto anche qui e che l’anno scorso ha fatto finale, e vincendo come ho detto un match così drammatico, se parliamo insomma del livello dell’avversario e della situazione, lo è stata per certo.

Ho già battuto molti top player, ma di solito vincevo sempre il primo e poi vincevo al terzo o vincevo in due set, così non mi è mai capitato, è la prima volta.

D: In passato, durante queste partite eravamo abituati a vederti rompere racchette ed essere un po’ arrabbiato. Oggi ti sei comportato molto bene. Ci stai lavorando?

Rublev: Certo, voglio credere di starci lavorando, anche se rimango uno stupido (ride).

Ma sì, ci sto lavorando sopra. Credo che il match di oggi dimostri che ho compiuto passi in avanti. Semplicemente non è facile farlo in breve, richiede tempo. Per me, che ho tutto questo fuoco dentro, è difficile il doppio.

Ognuno ha le sue debolezze. Per alcuni giocatori è difficile essere aggressivi, hanno bisogno di tempo per imparare a giocare in quel modo. O viceversa. Per altri è difficile migliorare al servizio, e per altri è difficile migliorare la parte mentale.

Credo proprio di far parte di quelli che faticano a migliorare la parte mentale, e ci vuole più tempo di quanto ne impiegano tutti gli altri. Credo di star migliorando, lo US Open lo dimostra, come il match di oggi. Ma ci vuole tempo.

È come per il dritto e per il rovescio, se non li hai ad un buon livello ci vuole tempo per migliorarli. Io lo so bene perché ho sempre avuto un pessimo rovescio e ci ho messo anni a migliorarlo, a diventare solido e a fare qualche vincente ogni tanto. Quindi ci vuole tempo…

D: Non so se vuoi approfondire quello che hai scritto sulla telecamera alla fine, e se ne hai parlato con Daniil. Oggi è un giorno importante, c’è il G20 di Bali, due presidenti si incontrano. Speriamo tutti nella pace.

RUBLEV: Non sapevo dell’evento. Non ho molto da dire. Credo di aver rilasciato dichiarazioni a sufficienza quest’anno. Ne avevo l’opportunità, ho fatto quello che mi sentivo. Non ci ho pensato prima, l’ho fatto con naturalezza. Credo sia importante, soprattutto al giorno d’oggi, come ho già detto molte volte, raggiungere la pace. Abbiamo internet, vite agevoli. Possiamo volare, viaggiare, fare sport, occuparci della famiglia, Nessuno vuole soffrire come in passato, non ha senso.  Molte nazioni soffrono, perciò è importante stare uniti e in pace.

D: Mi chiedo se tu ti debba preoccupare a dire una cosa del genere da russo. Ovviamente non è possibile esprimersi così in Russia. 

RUBLEV: Non so. Ho fatto quello che mi sentivo di fare. Non c’è molto altro da dire, ne ho già parlato molte volte quest’anno. 

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