Vagnozzi: «Sinner pronto a vincere uno Slam» (Nizegorodcew/Fiorino). Arnaldi: «Credetemi, il piccolo Djokovic sono io» (Martucci)

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Vagnozzi: «Sinner pronto a vincere uno Slam» (Nizegorodcew/Fiorino). Arnaldi: «Credetemi, il piccolo Djokovic sono io» (Martucci)

La rassegna stampa di venerdì 23 dicembre 2022

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Vagnozzi: «Sinner pronto a vincere uno Slam» (Alessandro Nizegorodcew e Luca Fiorino, Corriere dello Sport)

Un mese intero per allenarsi, le basi tecnico-tattiche poste nel 2022 e una crescita umana oltre che tennistica. L’anno nuovo, per Jannik Sinner inizia sotto i migliori auspici, con la speranza di dimenticare gli acciacchi fisici e ritrovare al più presto grandi vittorie. «Il nostro primo pensiero durante la preparazione invernale – spiega coach Simone Vagnozzi – è stato quello di lavorare sulla prevenzione, mentre tecnicamente ci siamo concentrati molto sul servizio. Il rammarico più grande della passata stagione è essersi fermati, causa infortunio, in tornei in cui si erano presentate ghiotte chance. Oggi guardiamo con fiducia al futuro, con l’obiettivo di ritornare alle ATP Finals nel 2023».

Qual è il bilancio della stagione?

E’ stato un 2022 con tanti infortuni e un cambio di guida tecnica in corso d’opera (giunto a febbraio, ndr). Ritengo che siano state poste le basi per il futuro attraverso una maggiore conoscenza reciproca. Andando a vedere il bicchiere mezzo pieno, Jannik ha senza dubbio ottenuto risultati migliori, rispetto al 2021, nei tornei dello Slam. Inoltre a Wimbledon è riuscito a prendere confidenza su una superficie che fino a quel momento era un tabù. Tutto sommato è stata un’annata buona.

Difficile metabolizzare il ko con Alcaraz agli UsOpen?

È stato duro da digerire, ma non credo l’abbia segnato; già nel torneo ATP 250 di Sofia stava giocando bene prima che si infortunasse. Dopo Parigi Bercy è stato fermo altre tre settimane e non è stato possibile recuperare per la Coppa Davis. Il dispiacere è stato grande, ma non aveva senso rischiare. Con la preparazione invernale ci siamo potuti finalmente focalizzare su diversi aspetti del suo tennis. Un mese intero per allenarsi era esattamente ciò che ci voleva. […]

Qual è Il rapporto con Darren Cahill?

Ho conosciuto una splendida persona ancor prima che un grande professionista. È un uomo empatico con cui si lavora bene.

Può farci una previstine generale sul 2023?

Novak Djokovic è ancora il più forte. Pur giocando meno di tutti, quest’anno ha vinto le ATP Finals e Wimbledon, che non assegnava punti. Quando ha la possibilità di giocare, il più delle volte vince. Fra i giovani, invece, Musetti credo che possa fare un ulteriore step. L’ho visto migliorato sulle superfici veloci. Per Jannik invece la parola chiave è continuità. Uno degli obiettivi che ci siamo posti è tornare a giocare le ATP Finals di Torino. Jannik avrebbe le potenzialità per vincere anche uno Slam, ma ancora non si è presentata la chance. Bisognerà farsi trovare pronti e capitalizzare le occasioni che arriveranno. […]

Arnaldi: «Credetemi, il piccolo Djokovic sono io» (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Alle Next Gen Finals di Milano Matteo Arnaldi è passato da riserva a protagonista della partita più eccitante del torneo. «Soprattutto una partita strana, non bella, ma sicuramente appassionante, piena di su e giù, ed incerta fino all’ultimo», come dice il 21enne di Sanremo col solito sorriso di chi è felice di esserci. Anche se ha perso al tie-break del quinto set: confuso dai crampi dell’amico Francesco Passaro, ha mancato 3 match point, ma ha colpito tutti con la sua fantasiosa personalità e martedì sera si è aggiudicato il Supertennis Award Next Gen della FIT. […]

Matteo Arnaldi, che significa questo premio?

E’ importante: noi giovani italiani siamo tanti e siamo tutti più o meno lì, seguiamo ognuno il proprio percorso ma ci sosteniamo e ci stimoliamo a vicenda, guardando sia avanti che dietro di noi. Siamo talmente vicini come rendimento e qualità, siamo stati tutti talmente bravi a salire di livello quest’anno, che non saprei su chi puntare come rivelazione del 2023: di sicuro il nostro affiatamento anche quando ci troviamo in giro nei tornei è una delle chiavi dei grandi risultati dietro Berrettini e gli altri già affermati.

Cosa chiede al prossimo anno?

Dopo aver fatto un bel salto avanti quest’anno in classifica, da numero 363 a 134 del mondo, ora punto a passare le qualificazioni negli Slam, a cominciare dagli Australian Open e ad entrare prima possibile nei top 100.

Dopo l’esperienza al centro tecnico federale di Tirrenia da un anno e mezzo è tornato a Sanremo e con coach Alessandro Petrone lavora molto su potenziamento fisico e servizio.

Sono e resterò molto legato alla FIT e ai suoi specialisti, che ringrazio, ma ho trovato giusto tornare dai miei e ho fatto passi da gigante proprio a casa. Servizio e fisico sono importanti, prima ero più indietro atleticamente, ma la grande differenza fra i Challenger che ho frequentato finora e gli ATP nei quali mi misurerò quest’anno la fa l’esperienza. Sento che mi manca soprattutto quella. Insieme all’abitudine a lottare tutti i match perché a livello più alto non ci sono più ostacoli abbordabili.

Nel progetto di coach Petrone lei sia fisicamente che tecnicamente guarda a Novak Djokovic.

E’ sempre stato il mio idolo, a Roma l’ho anche riscaldato prima di un match, è il mio punto di riferimento. Fatte le debite proporzioni ci sono delle analogie: anch’io mi definirei un contrattaccante e ho sempre fatto le spaccate.

Anche lei come Nole ama il cemento outdoor e ha il colpo forte nel rovescio a due mani.

Sono cresciuto su quella superficie, poi ad inizio anno abbiamo cominciato a giocare di più anche indoor, anche se i risultati migliori finora li ho fatti sulla terra. US Open e Australian Open restano gli Slam dove sogno il grande risultato: lavoro tanto e sono molto ambizioso, anche se non si può dire tanto in giro, e certi pensieri li tengo all’interno del team. […]

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