ATP Montecarlo: non è un caso che il favorito Rune abbia perso da Rublev. Per il russo quasi un premio… alla carriera

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ATP Montecarlo: non è un caso che il favorito Rune abbia perso da Rublev. Per il russo quasi un premio… alla carriera

Dopo la vittoria su Sinner ecco tutti a descrivere la straordinaria maturità del ragazzino danese cui tutti pronosticano un grande futuro per un talento e una completezza che pare superiore a Sinner, però…

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Andrey Rublev - Montecarlo 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

Eh sì, nel tennis quasi mai un giorno è uguale a un altro. Sabato sera Sinner era tristissimo come raramente lo avevo visto anche dopo altre sconfitte che certo non potevano avergli fatto piacere subire. Lo era perché “questa volta pensavo di essere vicino a vincere il torneo… ”. Il primo grande torneo, un Masters 1000.

Sì, perché nel suo intimo, anche se a noi non lo avrebbe mai detto, era convinto che contro Rublev l’indomani avrebbe vinto lui. Come le sole tre volte in cui i match con il ragazzo russo si erano conclusi. Guai a dar retta alle stats ufficiali dell’ATP che davano il bilancio dei loro derby diretti fra “capelli rossi” 3-2: le due volte in cui figuravano le vittorie di Rublev non erano stati giocati per nulla o quasi.

Quella convinzione di Jannik sull’esito della finale con Rublev – con il russo che aveva già battuto Fritz nell’altra semifinale – aveva finito per giocargli un brutto scherzo. Infatti era molto più teso, nervoso, del solito. E quando, dopo aver dominato il primo set, si è un attimo distratto all’inizio del secondo set – come non sarebbe mai successo a un Rafa Nadal che il killer instinct l’ha sempre avuto naturalmente e quando c’è da “ammazzare” un match e un avversario non si fa pregare, non se lo fa dire due volte – e si è ritrovato sotto di un break… ecco che nella sua testa per solito lucida, si deve essere insinuato il terribile dubbio: “Vuoi vedere che questo diavolo d’un danese mi fa lo scherzo di battermi, impedendomi di affrontare Rublev cui ho dato una lezione pochi giorni fa a Miami e anche un anno fa qui a Montecarlo?”.

Supposizioni? Da quel che è trapelato forse no. Jannik ieri ha servito male, (56% di prime e non sempre quando servivano anche se ha annullato una dozzina di pallebreak… ma mica c’è sempre bisogno di consentire all’avversario di arrivarci alla pallabreak vero?), ha risposto dal secondo set in poi in modo molto meno aggressivo e per tutta conseguenza si è presentato meno a rete, si è esposto maggiormente alle smorzate del danese (bellissime quelle che esegue soprattutto con il rovescio a una mano e il sidespin che spinge la palla all’esterno sul dritto di un avversario destrimane) e quel nervosismo che si era impadronito di lui gli ha impedito sul 5-6 30-0 di fare quei due punti che gli servivano per arrampicarsi al tiebreak decisivo.

Tutto chiaro? Bene. Oggi a Rune è capitato la stessa cosa. Se sabato circolava voce anche fra gli addetti ai lavori che Sinner potesse essere considerato il favorito n.1 del torneo dopo che erano usciti di scena gli altri top players,  questa domenica tutti – o quasi – consideravano Rune favorito su Rublev.

E Rune lo sapeva e lo sentiva. Così ha giocato peggio, ben peggio rispetto a sabato quando pure le condizioni meteo erano orribili, vento, pioggia, freddo, interruzioni, campo in un modo all’inizio e tutto in un altro alla fine.

Questa domenica invece condizioni ideali, campo bello secco, vento zero, giornata splendida… anche per andare in barca davanti al Country Club. Inciso: c’era un veliero spettacolare che andava su e giù, dove tutti avremmo voluto essere.

Rune ha vinto un primo set molto brutto, un sacco di errori, un break avanti per il 4-2, un controbreak, e poi quel 7-5 che pareva un marchio di fabbrica, il terzo di fila dopo i due con Sinner.

Ma nel secondo set, quando il livello di gioco è finalmente cresciuto ecco Rune fare… il Sinner. Cedere il servizio alla prima occasione e dopo averlo recuperato cederlo di nuovo.

Nel terzo set ha fatto ancora peggio, il ragazzino che aveva colpito tutti noi per la solidità mentale, la determinazione, la concentrazione. Va avanti 4-1, ha la pallabreak del 5-1 e del doppio break e sebbene molti tifosi siano oggi anche dalla sua parte – non come ieri che erano quasi tutti per Sinner – e molti intonino cori “Let’s go Holger, let’s go Holger!” che paiono rievocare perché in rima gli antichi “Let’s go Roger, let’s go Roger!”, invece Rune in un batter d’occhio si ritrova sul 4 pari, dopo aver ceduto la battuta a zero.

Già… la battuta. Se Sinner aveva messo a segno solo il 56% di prime, Rune fa peggio: il 50%!  Una ogni due! E Rublev il 49%. Ci credo che ci sono 19 palle break per Rublev (di cui 6 trasformate) e 8 per Rune (di cui 4 convertite). Insomma, vero che la terra rossa non è erba né cemento, ma sono numeri più da match femminili che da match maschili di altissimo livello quale dovrebbe essere una finale di un Masters 1000.

Insomma ora si deve essere contenti per Rublev, e non solo perché un bravissimo ragazzo – lo pensavo ancor prima che fosse il primo tennista russo ad avere il coraggio di manifestare il suo pensiero sulla guerra russo-ucraina (sia pur con la dovuta prudenza) – perché a 25 anni e da almeno 3 top-ten era quasi ingiusto che non si fosse ancora mai imposto in un Mille. Per questo ho titolato… un premio alla carriera. Prima o poi doveva accadere. Così come prima o poi accadrà – vedrete – anche al nostro Sinner che di anni ne ha 21 e non 25 come il russo che da timido che era è diventato più simpatico ed estroverso grazie anche alla sua convivenza con due coach spagnoli Fernando Vicente e Alberto Martin, con soprattutto il primo noto nel circuito per essere un mattacchione sempre in vena di scherzi (nascondeva le racchette ai giocatori prima di certi match!) e certamente super simpatico.

Rune era forse stanco, per lo stress e le due e tre quarti della sera prima con Sinner? Probabilmente sì. Accade troppo spesso un po’ a tutti i giocatori, non solo quelli anziani. Anzi, proprio ai giovani. Sinner batte Alcaraz a Miami e poi perde da Medvedev, Musetti supera Djokovic e il giorno dopo contro Sinner non sembra lo stesso, Medvedev batte Zverev 7-6 al terzo e il giorno dopo lascia via libera a Rune. Hurkacz lotta per due battaglie con Djere 6-7,7-6,7-6 (annullando matchpoint) e con Draper 6-3,6-7,7-5 e poi quando Sinner gli annulla un matchpoint nel tiebreak del secondo set crolla di schianto e becca 6-1 nel terzo. Fritz che non è mai stato un terraiolo lotta con Wawrinka, con Lehecka, batte il campione delle ultime due edizioni Tsitsipas, vince il primo set con Rublev e poi fa solo altri 4 game nei successivi due set.

Andate a vedere i tabelloni di Indian Wells e Miami e troverete altri esempi di battaglie che hanno uno strenuo vincitore un giorno e quello stesso giocatore che pare irriconoscibile il giorno dopo. Il tennis ad alto, altissimo  livello è talmente intenso che a reggere a 24 ore di distanza lo sforzo psicofisico è impresa durissima… quando nessuno è più un fenomeno capace di dominare stress, tensioni, impegni, lotte, come i quattro fenomeni che ci hanno lasciato o stanno per lasciare. Gli eredi, ammesso che tali non si debbano solo considerare solo per le posizioni in classifica, ancora non ci sono. Nessuno dovrebbe permettersi di considerarli dei perdenti se non son capaci di vincere con la continuità degli illustri predecessori. Ma come Rublev tanti di loro vinceranno Masters 1000, prima o poi, e anche Slam. Devono crederci e avere pazienza loro, dobbiamo averla anche noi. Tempo al tempo. Pretendere la luna da un giocatore di 21 anni è non solo sbagliato, ma fortemente ingiusto.    

Qua il commento a caldo del direttore sulla finale di Monte Carlo: guarda “Il punto di Ubaldo” su Instagram:

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