Marozsan e gli altri: le imprese dei qualificati sui più forti

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Marozsan e gli altri: le imprese dei qualificati sui più forti

L’ungherese si aggiunge ad una lista di outsider che sono riusciti ad eliminare, nel corso del tempo, le primissime teste di serie del tabellone di 1000 e slam. Ripercorriamo le sorprese più clamorose degli ultimi vent’anni

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La distanza in classifica fra Fabian Marozsan, sconosciuto ai più (ma questo, due anni fa, era già il colpo dell’anno) e Carlos Alcaraz, sua maestà Carlos Alcaraz, appena tornato sul trono del mondo, sembrava inequivocabilmente sancire un verdetto già scritto. Eppure, il qualificato ungherese, alla sua quinta partita nel circuito maggiore (la quarta lo aveva visto trionfare su Jiri Lehecka qualche ora prima) ha sbalordito il Foro Italico e lo stesso Alcaraz con una prestazione sontuosa, ai limiti dell’impeccabile. La vittoria di un qualificato su un numero uno o due del mondo (se vogliamo considerare lo spagnolo ancora, ufficialmente, alle spalle di Novak Djokovic) è un evento decisamente raro, che spinge a ricercare negli archivi i pochi, inconsueti precedenti.  

Non bisogna in realtà guardarsi molto indietro: seppur con un peso specifico molto diverso, e nonostante Aslan Karatsev fosse già stato un giocatore affermato, la sua vittoria sul numero due del seeding Daniil Medvedev di qualche giorno fa a Madrid ha avuto una certa risonanza. Le attenuanti, per Daniil, sono comunque quelle di una superficie a lui molto ostile. 

 

Clamoroso era stato, invece, il successo di un giovanissimo Richard Gasquet su Roger Federer, il quale, forse nella migliore stagione della sua carriera (era il 2005), numero uno indiscusso (sarebbe stato, quel torneo, la prima grande affermazione di un altrettanto giovane Rafa Nadal) si arrendeva dopo una grande battaglia e qualche match point al promettente francese. A guardarla ora, quell’impresa rimane-e lo diciamo con rammarico-una delle più grandi compiute da Richard. 

Avanti di qualche anno (siamo nel 2007), il protagonista è sempre Federer. Lo svizzero si approcciava al sunshine double pervaso da un’aura di imbattibilità che per la prima volta, dopo anni, sarebbe stata messa in discussione. Da chi? Rafa Nadal, forse? Macchè, Guillermo Canas! L’argentino ottenne non uno, ma ben due scalpi ai danni del numero uno del mondo. Al primo turno di Indian Wells, addirittura da lucky loser (7-5 6-2); ai sedicesimi di Miami, dopo un break di svantaggio, al tiebreak decisivo. Fu allora che si manifestarono le primissime crepe nel fin lì peRFetto Roger Federer. 

Avanti di qualche anno (siamo nel 2007), il protagonista è sempre Federer. Lo svizzero si approcciava al sunshine double pervaso da un’aura di imbattibilità che per la prima volta, dopo anni, sarebbe stata messa in discussione. Da chi? Rafa Nadal, forse? Macchè, Guillermo Canas! L’argentino ottenne non uno, ma ben due scalpi ai danni del numero uno del mondo. Al primo turno di Indian Wells, addirittura da lucky loser (7-5 6-2); ai sedicesimi di Miami, dopo un break di svantaggio, al tiebreak decisivo. Fu allora che si manifestarono le prime crepe nel fin lì peRFetto Roger Federer. 

Nove anni dopo è Novak Djokovic a detenere lo scettro del mondo tennistico, ma il 2016, anno della sua acme, sarà anche l’inizio di una lunga crisi. La prima, grave sconfitta, capiterà a Wimbledon, quando sarà Sam Querrey a interrompere il sogno Grande Slam. Poche settimane dopo, Novak sarà costretto all’uscita lacrimata e prematura dal torneo olimpico, per mano di un Juan Martin Del Potro pronto a tornare prepotentemente sul circuito. Ceduto il numero uno del mondo ad Andy Murray, sarà il 2017 l’anno del definitivo sovvertimento delle gerarchie, della Restaurazione Fedaliana.  

In questo contesto si inserisce la sconfitta del serbo per mano del qualificato numero 117 del mondo Denis Istomin al primo turno degli Australian Open, clamorosa soprattutto per dove si svolse, su quel cemento australiano roccaforte del serbo. Anche l’altro dominatore del circuito, Murray, subirà sconfitte pesanti che ne mineranno la stabilità in vetta e preluderanno l’inizio della grande crisi: prima con Vasek Pospisil a Indian Wells, poi dal lucky loser Coric a Madrid.  

Un anno dopo, il tennis sembra essere cambiato diametralmente, ma in realtà tutto è rimasto com’era: Roger Federer si presenta da numero uno del mondo più anziano di sempre a Miami, e perde clamorosamente da Thanasi Kokkinakis (chi se non lui si sarebbe meritato una vittoria del genere?) abbandonando per sempre-salvo una piccola parentesi in estate-la prima posizione mondiale. 

Le imprese dei qualificati, negli anni, hanno dunque spesso scandito la storia recente del tennis, testimoniandone cambiamenti di rotta e rivoluzioni. Che quest’ultima sorpresa in quel di Roma sortisca simili effetti? 

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Classifica ATP: prime 10 posizioni invariate. Zverev settimo nella race

Sonego in discesa esce dai primi 50, Roman Safiullin a un passo dalla top 40

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Alexander Zverev - Chengdu 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)

La classifica ATP aggiornata e commentata, con le prime 20 posizioni, la situazione degli italiani e la Race to Torino, è disponibile sul sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

Clicca qui per leggere la classifica ATP aggiornata!

Ringraziamo la Cina per i suoi tornei, che hanno fatto sì che questa settimana la nostra rubrica di commento alla classifica ATP non sia rimasta bianca, almeno per quanto riguarda le posizioni di vertice.

Quelli disputati nel corso della settimana scorsa a Zhuhai e Chengdu conclusisi nel tardo pomeriggio di martedì e vinti rispettivamente da Karen Khachanov e Alexander Zverev hanno infatti determinato gli unici (piccoli) cambiamenti nelle prime venti posizioni.

 

Hanno infatti guadagnato un posto Karen Khachanov, Cameron Norrie e Grigor Dimitrov mentre ne hanno perso uno Felix Auger-Aliassime, Hubert Hurkacz e Benjamin Shelton.

La classifica ATP aggiornata e commentata, con le prime 20 posizioni, la situazione degli italiani e la Race to Torino, è disponibile sul sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

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WTA Tokyo: Swiatek rischia grosso, Pegula senza problemi

La polacca numero uno del tabellone fatica non poco contro la giapponese Hontama, mentre la statunitense lascia solo tre game a Bucsa

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Iga Swiatek – WTA Cincinnati 2023 (foto via Twitter @CincyTennis)

Terminati i primi incontri di ottavi di finale al WTA 500 di Tokyo, con tre delle quattro teste di serie impegnate che passano ai quarti di finale. Pegula, dopo aver usufruito di un bye al primo turno, sconfigge in un match senza storia la spagnola Cristina Bucsa, numero 79 WTA, per 6-1 6-2 in poco più di un’ora di gioco. Nel derby russo tra la testa di serie numero sette Ljudmilla Samsonova e Ekaterina Alexandrova è quest’ultima a imporsi per 6-4 6-2, sfruttando anche la giornata negativa al servizio dell’avversaria. Vittoria anche per un’altra russa, Veronika Kudermetova, ottava forza del tabellone, contro l’americana Kayla Day per 6-3 6-3. Match complicato, invece, per Iga Swiatek, che, nel caldo umido del pomeriggio giapponese, combatte per oltre due ore contro la tennista di casa Mai Hontama, prima di avere la meglio per 6-4 7-5. Nel dettaglio la crona del match.

[1] I. Swiatek b. [q] M. Hontama 6-4 7-5

Inizio da dimenticare, poi Swiatek rientra e chiude il primo set

Partenza lenta per la numero due del mondo, che fatica a trovare la misura dei colpi – stecche e colpi fuori di metri in manovra-, mentre Hontama gioca senza nulla da perdere di fronte al pubblico di casa e carica di fiducia per le sei vittorie nelle ultime sette partite disputate. La giapponese cerca da subito di tenere alto il ritmo degli scambi e trovare profondità, cosa che rende evidenti le difficoltà di Swiatek. La polacca perde il servizio nel terzo gioco, ma grazie a due rabbiose risposte nel game successivo si procura due palle dell’immediato contro break. Bucata dai passanti di Hontama su due discese a rete e poco reattiva di fronte ai colpi della nipponica, Swiatek non sfrutta le chance e vede l’avversaria allungare sul 3-1. Un vortice di errori sembra aver inghiottito la polacca che sprofonda con il servizio e si trova indietro di due break sul 4-1. A questo punto si vede la stoffa della campionessa: pur continuando ad essere evidentemente scontenta del proprio gioco, la numero uno del tabellone trova il modo di scuotersi e trovare pian piano il miglior tennis a sua disposizione.

 

Swiatek riesce a recuperare un break di svantaggio e tiene successivamente il servizio. Errori e ottime soluzioni si alternano -pregevoli alcune discese a rete ben eseguite per tempi e chiusure al volo -, ma consentono alla polacca di completare la rimonta. Sul 4-4 tiene la battuta, costringendo Hontama a servire per restare nel parziale indietro 4-5. La giapponese, dopo essere stata avanti per tutto il set, prova a non scomporsi e a continuare il pressing da fondo e le difese a oltranza, ma Swiatek trova finalmente spinta e precisione, procurandosi e trasformando il primo set point.

Set sulle montagne russe per Swiatek, tra un’altra falsa partenza, largo vantaggio e brivido finale

Le difficoltà non abbandonano la testa di serie numero due: Hontama riparte più agguerrita che mai, dopo il parziale perso, e strappa di nuovo il servizio alla polacca nel primo game. Il copione sembra sinistramente ricalcare quello del primo set, ma Swiatek questa volta non si lascia assorbire da un vortice di errori. Hontama è piegata dal ritmo e dalla precisone dei colpi della polacca, perde per il servizio e vede scappare la sua avversaria sul 3-1. Iga ingrana definitivamente, nonostante qualche sbavatura e gesto di stizza, e riesce ad essere più continua. Sul 5-1, il match sembra finito, con Swiatek che ha a disposizione il servizio per chiudere. Hontama non ci sta e riapre la partita. Recupera entrambi i break di svantaggio, annullando con la battuta due match point alla polacca, costretta così a uno sforzo extra. Swiatek doma la frustrazione – quasi un lancio di racchetta su una delle due chance di chiudere la partita – e inserisce la marcia più alta a sua disposizione in questo match. Servizio che trema, ma le consente di salire 6-5 e muro difensivo sugli ultimi attacchi di Hontama per il definitivo 7-5

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ATP

Asian Games, l’ossessione dei tennisti sudcoreani: Kwon distrugge la racchetta e si rifiuta di stringere la mano all’avversario

I retroscena della più importante competizione tennistica asiatica: racchette distrutte e strette di mano negate, quando l’oro vale più di una medaglia

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L’Asia da prestazione. Che gli Asian Games siano per i tennisti orientali la competizione più sentita è fuori di dubbio: le migliori racchette cinesi hanno saltato i tornei della settimana per essere presenti a Hangzhou e, ancora più emblematico, vincendo l’oro i sudcoreani hanno diritto a saltare la leva militare (Son Heung-min, attaccante del Tottenham, ne sa qualcosa). Sumit Nagal – recentemente critico per le scarse finanze dei tennisti di bassa fascia – li preferisce ai tornei ATP 250 e 500: “È tutto magnifico qui, se non fosse per il cibo… (sorride, ndr). Tutti ne parlano, e non solo per il tennis giocato: ecco il fuoriprogramma che ha finito per diventare virale.

Dopo aver perso al secondo turno in un intenso testa a testa (3-6 7-5 3-6) con il tailandese Kasidit Samrej (n.636 del ranking), il giocatore della nazionale coreana Kwon Soon-woo (n.112) dapprima si è rifiutato di stringere la mano all’avversario e poi ha iniziato a sbattere violentemente a terra la sua racchetta, continuando a fracassarla fino a distruggerla mentre si dirigeva verso la sedia a bordo cambio. Nell’imbarazzo generale, il giocatore tailandese si è inchinato davanti agli spalti, ma – come ogni pubblico che si rispetti – l’attenzione in quel momento era tutta sul colpo di scena. Non ha tardato ad arrivare una fitta pioggia di critiche da parte dei media coreani: “Kwon dovrebbe essere penalizzato”, scrivono in molti.

La Korea Tennis Association prova a mettere una pezza, riferendo poco dopo le scuse del tennista: “Ha visitato il ritiro della Thailandia e ha chiesto scusa a Samrej aggiungendo parole di incoraggiamento per il prossimo match”. Ci riesce: niente ostracismo per Kwon, che gareggerà ora per la medaglia d’oro nel doppio maschile insieme a Hong Seong-chan. Se da una parte sembra che il tennista tailandese abbia accettato le sue scuse, la controversia in patria si spegne con più difficoltà: “Mi scuso sinceramente con tutti coloro che hanno sostenuto la competizione della loro squadra nazionale e con coloro che erano sugli spalti”, afferma Kwon. Parole che possono bastare per le scuse, meno per far riporre meno amaramente a una nazione intera la speranza di vittoria: due titoli ATP, un terzo turno al Roland Garros nel 2021 e posizione numero 52 del ranking mondiale nello stesso anno. Difficile da digerire.

 

Contro pronostico anche l’uscita al secondo turno del tandem indiano guidato da Rohan Bopanna – favorito per la medaglia d’oro –, battuto insieme a Yuki Bhambri dalla coppia uzbeka composta da Sergey Fomin e Khumoyun Sultanov. L’ex numero 3 di specialità si consola con una vittoria facile in doppio misto con Rutuja Bhosale. Almeno lui l’ha digerita meglio.

Tra le donne citiamo la bella prestazione della 18enne filippina Alex Eala, lo scorso anno vincitrice allo US Open junior. La numero 190 del mondo è alla quinta settimana consecutiva in campo nel tour ed è in semifinale agli Asian Games nel tabellone di singolare.

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