Wimbledon - A un giovedì di fiducia azzurra, segue un venerdì di paura. Più per Berrettini o per Musetti? Sinner l’unico che non preoccupa

Editoriali del Direttore

Wimbledon – A un giovedì di fiducia azzurra, segue un venerdì di paura. Più per Berrettini o per Musetti? Sinner l’unico che non preoccupa

ono quattro con Elisabetta Cocciaretto i “superstiti” italiani a Wimbledon. Ma, tranne Sinner, che intravede la semifinale con Djokovic dopo i k.o. di Ruud e Fritz, hanno avversari temibili. Per chi sarà più dura?

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A un giovedì che non può non aver ispirato grande fiducia a chi ha vinto giocando molto bene, Musetti con Munar, Berrettini con Sonego, Cocciaretto con Masarova, fa seguito un venerdì di grande apprensione, se non proprio grande paura come si scrive nel titolo (un po’ d’enfasi nei titoli ci vuole sempre)..

Giocano oggi tutti i quattro italiani “superstiti”  dei tredici azzurri che avevamo all’avvio di questo Wimbledon – ieri hanno perso come previsto Arnaldi con Carballes Baena e Cecchinato con Jarry -e l’unico dei nostri che dovrebbe affrontare questo venerdì con una certa tranquillità è Jannik Sinner che deve giocare contro il francese Quentin Halys che, 26 anni e n.79 con un best ranking a n.61, giocherà per la prima volta un match di terzo turno negli Slam.

La sconfitta di Ruud, che si trovava nel quarto di Jannik Sinner, apre un corridoio favorevole al nostro. Ciò grazie anche all’eliminazione di Taylor Fritz, che poteva trovare negli ottavi di finale. L’americano ha dilapidato un vantaggio di due set e ha perso 36 26 63 64 62 contro Mikael Ymer, lo svedese che approda per la prima volta al terzo turno a Wimbledon. 

Se Sinner batte Halys affronterà negli ottavi Daniel Elahi-Galan o Ymer. E il superstite del quartetto incontrerà nei quarti uno tra Guido Pella, Roman Safiullin, Broady e Shapovalov per raggiungere la semifinale (contro Djokovic?).

Tutti gli altri tre azzurri giocano match durissimi. Più duro di tutti, sulla carta, quello di Elisabetta Cocciaretto con la n.4 del mondo, l’americana Pegula.

Poi non saprei se sia più difficile il compito di Lorenzo Musetti con Hurkacz, che lo battè al primo turno due anni fa e dopo raggiunse le semifinali per soccombere davanti a Berrettini, o il compito di Berrettini con l’australiano de Minaur che un anno fa centrò gli ottavi battendo quel Broady che ieri ha fatto fuori in 5 set Ruud, ma poi perse dal cileno Garin (ma che fine ha fatto Garin? Ne ho perse le tracce, da un best ranking di n.17 oggi è n.124), un avversario che mi aspettavo invece battesse.

Per voi lettori quale è la partita più difficile da vincere?

Premesso che per quanto siano temibili i loro avversari io penso che che sia Berrettini sia Musetti abbiano notevoli possibilità di vittoria, se il Berrettini fosse il miglior Berrettini non avrei quasi dubbi sull’esito del suo match perché de Minaur mi sembra un ottimo giocatore ma non un fenomeno. Ha vinto nel 2021 il torneo di Eastbourne, è n.17 del mondo e testa di serie n.15 – con un best ranking appunto da n.15 – ma anche se ha un’agilità e una rapidità da leprotto, davvero fuori dal comune, non mi ha mai convinto troppo. Sa fare tutto bene, servizio, risposta, ma non mi ricordo alcun colpo all’altezza del servizio e del dritto di “The Hammer” Matteo.

Il punto è un altro: a che livello sta giocando o potrà giocare Matteo? Contro Sonego, che però non risponde come de Minaur, “Berretto” non ha mai perso il servizio in 3 ore e 20 minuti e ha concesso solo due pallebreak, entrambe salvate con una “prima” impossibile da rispondere per un giocatore normale. Ha battuto spesso intorno ai 210/215 km orari senza dimostrare problemi al famigerato muscolo addominale. Addirittura non porta neppure alcuna fascia protettiva e compressiva. Quindi il problema fisico – tocchiamo legno – sembra superato.

E allora finora i difetti che ho rilevato sono stati semmai nei dritto. Ne sbaglia alcuni anche abbastanza facili, fra i tanti che sono invece vere e proprie martellate imprendibili. Mi è parso invece addirittura migliorato nel rovescio. Il break che ha deciso il match con Sonego, nel sesto game del quarto set, Matteo se lo è procurato con due grandi rovesci coperti. Il primo lungolinea e il secondo, più facile perché da metà campo, incrociato. Ma anche la qualità dei rovesci slice mi è sembrata notevolissima.

Se leggete quanto ha detto nella sua intervista post match, lui era convinto di poter giocare già bene a Stoccarda, quando invece aveva beccato una stesa quasi umiliante da Sonego che lo aveva traumatizzato proprio perché non se l’aspettava. Ha fatto capire che si sarebbe trattato di una lezione in un certo senso salutare. Capace di motivarlo. Gli ha fatto ricordare quando diciottenne venne a Wimbledon per il torneo junior, senza la certezza che avrebbe potuto tornarci da giocatore. 

Ecco: Matteo aveva proprio bisogno di darsi una prova, una dimostrazione dell’antica qualità. La fiducia dovrebbe essere ritrovata. Ma quanto solida se le cose non si mettessero subito bene? Credo che se non già i primi game, il primo set sarà importantissimo. Anche se qualcuno potrebbe osservare che contro Sonego Matteo il primo set lo ha perso e nel terzo ha dovuto cancellare un setpoint.

Ma, insomma, la mia sensazione è che il miglior Matteo sia più forte del miglior de Minaur, anche se il ragazzo figlio di un uuguaiano e di una spagnola è un tipo duro, che non molla mai e può stare in campo per ore.

Forse Matteo avrebbe perso ancora una volta con Sonego se la partita si fosse giocata su una superficie diversa, sulla terra rossa o sul cemento, dove i punti sono più lunghi e non essenziali come sull’erba. Perché quando un giocatore sta tanto tempo fermo difficilmente conserva la “resistenza” per reggere battaglie prolungate con scambi duri e continui. Su terra e cemento Sonego avrebbe provato a muoverlo di più. Invece il loro match è stato scarno di grandi scambi, di palleggi durissimi. Quando ci sono stati ho avuto l’impressione che Matteo li soffrisse. Ma anche con de Minaur, che però risponderà più volte di quanto sia riuscito a fare Lorenzo, Matteo avrà tempo di respirare fra un punto e l’altro, perché dal proprio servizio tirerà fuori tanti punti gratuiti, anche se forse non 17 ace come ha fatto in 3 ore e 20 minuti essenziali con l’amico Lorenzo.

E Lorenzo Musetti con Hurkacz allora? Beh, a me Lorenzo sia con Varillas ma ancor più con Munar, mi è piaciuto molto. Non ha perso un set, ha ceduto una volta il servizio a Varillas quando il match era già in discesa, non l’ha ceduto neppure quella con Munar sebbene sia incappato in strani problemi con la seconda palla di battuta perché ha commesso ben 10 doppi falli, un fatto piuttosto inconsueto per lui.

Hurkacz però è giocatore che mi pare di ben altro livello rispetto al peruviano e al ventiseienne maiorchino che è n.109 del mondo e non è ancora mai stato un top-50, sebbene lo spagnolo lo scorso anno avesse trascinato qui al quinto set Cameron Norrie. Ma io quella partita non la vidi, quindi non so quanto fu merito di Munar e quanto demerito di Norrie (che peraltro dominò quarto e quinto set 6-0,6-2, e poi fruì di un tabellone facile facile perché battè Johnson, Paul e Goffin per raggiungere le semifinali).

Hurkacz è giocatore di altro spessore, ex top ten (n.9) anche se oggi è n.18. Ma la vittoria nel Masters 1000 di Miami a spese del nostro Sinner, la semifinale 2021 di Wimbledon, dicono insieme ad altri risultati che fra servizio e rovescio il polacco saprà porre ben altri problemi a un Musetti che non giocasse al meglio delle sue notevolissime possibilità.

Lo scorso anno qui Hurkacz perse 7-6 al quinto (e 10-8 nel Supertiebreak) dopo 3 ore e 28 minuti con Davidovich Fokina dopo aver annullato 3 matchpoint nel terzo set. Vinti terzo e quarto set il polacco conquistò un break di vantaggio nel quinto e si trovò a servire con le palle nuove sul 5-4, quindi per il match. Ma fu breakkato. E perse, come detto, il match al supertiebreak.

Lorenzo commette ancora certi errori per eccesso di narcisismo. A volte è lezioso. Ieri mi ha fatto ridere quando, dopo che aveva voluto giocare un lob al volo un tantino beffardo a Munar ma rimanendo lui beffato, si è lasciato andare a questo commento spontaneo: “Lorenzo, qui siamo a Wimbledon non a Carrara!”.

Ecco, quei narcisismi con Hurkacz sarà meglio evitarli, così come quelle finezze stilistiche strappa-applausi che al Roland Garros contro Alcaraz lo illusero di poter dare spettacolo nei primi game, salvo poi subire la maggior concretezza di Carlitos che gli inflisse una severa lezione. Giocò da junior insomma. E lui fu onesto da ammetterlo.

Vabbè, vedremo. Certo stasera potremmo anche ritrovarci senza nemmeno un italiano in gara, o con il solo Sinner. Ma, sebbene la Cocciaretto mi sia molto piaciuta ieri con la Masarova (ragazza non meno cosmopolita dell’Australian-spagnolo-uruguagio de Minaur: è nata in Svizzera da padre slovacco e madre spagnola e gioca per la Spagna), francamente non mi aspetto che possa battere la Pegula. Mai dire mai, però.

 Firmerei adesso per una sola vittoria su due nei duelli Berrettini-de Minaur e Musetti-Hurkacz? Boh magari l’amore patrio mi acceca ma…no, non firmerei. Punto a 3 vittorie su tre nei tre match dei maschietti azzurri anche se maledico chi ha fatto l’orario e ha messo in contemporanea sui campi 3, 12 e 18 gli incontri dei tre azzurri. Sarà impossibile, salvo mettersi davanti a più schermi, seguirli tutti. Io ho deciso che, se cominciassero davvero a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, che andrò sul campo 12 a seguire Musetti-Hurkacz. Ma fra Ipad e telefonino terrò d’occhio sulla BBC che consente di vedere tutti i campi, anche le altre due partite. Spero di non diventare strabico. Vorrei anche andare per le 20,20 a Hyde Park per il concerto di Billy Joel, 200 sterline il biglietto ma un amico e collega russo me l’ha offerto, ma forse chiedo troppo a me stesso.

Chiudo qui ricordando le teste di serie fin qui eliminate in questi primi giorni, giorno per giorno. Sono undici donne e undici uomini. Non pochissime se si considera che non sono ancora esauriti tutti i secondi turni. Anche se è vero che sono soltanto due top-ten donne (Gauff n.7 e Sakkari n.8) e due top-10 uomini (Ruud n.4 e Fritz n.9). Mi sembra molto a rischio anche Tsitsipas n.5 che nell’incontro più atteso nel regno Unito, il suo duello con Andy Murray, è indietro due set a uno. Il match non è stato concluso perché qui c’è la policy che non si può giocare oltre le 23, anche se con il tetto si potrebbe giocare all’infinito, per rispettare il vicinato di Wimbledon. Il terzo set si è chiuso alle 22,40 sul 6-4 per Murray dopo i primi due set conclusi al tiebreak, il primo vinto dal greco e il secondo dallo scozzese. Murray ha trasformato il setpoint che si era conquistato sebbene fosse rovinosamente scivolato – all’apparenza – sull’erba, cacciando anche un urlo terribile. Lì per lì, proprio per quel grido che ha letteralmente lacerato l’aria sotto il tetto del centre court, ho creduto che Andy si fosse proprio procurato un serissimo strappo muscolare all’adduttore. Avreste dovuto vedere l’espressione di Judy Murray. Macchè! Non era niente. Solo molta scena. Dopo di che match sospeso e rinviato a questo venerdì. Tsitsipas mi è apparso poco convinto della decisione presa da arbitro e supervisor. C’erano ancora 20 minuti per giocare. Il pubblico, che oggi non sarà in gran parte lo stesso di ieri, non ha gradito. E Tsitsipas neppure. Il match non sarebbe certo finito,  ma Stefanos avrebbe potuto procurarsi un vantaggio di un paio di game, e magari 3 o 4, contro un Murray che non era certo più troppo fresco. Ma gli inglesi quando possono mostrare la loro discrezionalità non si fanno mai troppi scrupoli, pur ammantandola con il loro aplomb, spesso un tantino ipocrita. Murray ancora in gara domani sul centrale, e di nuovo in prime-time televisivo, era uno show irrinunciabile. Programmare invece tutti e tre i singolari dei tennisti italiani nella stessa fascia oraria non sarebbe mai successo da noi.  E neppure in Australia quando Tele+ aveva i diritti e Rino Tommasi si faceva sentire con la sua autorevolezza presso gli organizzatori per evitare accavallamenti del genere. Altri tempi. E a Wimbledon gli avrebbero dato meno retta, anche se almeno avrebbe provato a segnalare l’incongruenza.

Segnalo, prima dell’elenco delle teste di serie fin qui eliminate giorno per giorno da lunedì a ieri, che ci sono diversi ancora in gara fra russi e bielorussi (Medvedev, Rublev, Kastakina, Azarenka, Sabalenka, Andreeva, Potapova, Alexandrova, Sasnovich) l’anno scorso banditi,  così come  le ragazze ucraine (Svitolina, Kostiuk, Kalinina, Tsurenko). Idem i kazaki emigrati dalla Russia con buon tempismo, Rybakina e Bublik:

day 1
Gauff 7 (Kenin)
Zheng 24 (Siniakova)
Samsonova 15 (Bogdan)
day 3
Sakkari 8 (Kostyuk)
Pliskova 18 (Stevanovic)
day 4
Mertens 28 (Svitolina)
Krejcikova 10 (Andreeva)
Muchova 16 (Niemeier)
Kudermetova 12 (Vondrousova)
Ostapenko 17 (Cirstea)
Uomini:
day 1
Aliassime (11) Mmoh
Nishioka (24) Galan
day 2
Evans (27) Halys
day 3
Coric 13  (Pella)
Bautista Agut 20 (Safiullin)
Griekspor 28 (Fucsovics)
Korda 22 (Vesely)
day 4
Ruud 4 (Broady)
Etcheverry 39 (Wawrinka)
Cerundolo 18 (Lehecka)
Fritz 9 (Ymer)

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