Wimbledon: Matteo Berrettini ritrova se stesso, concede solo 5 palle break in 7 set e con Sinner sventola il tricolore. Zverev però nei duelli diretti gli ha lasciato le briciole

Editoriali del Direttore

Wimbledon: Matteo Berrettini ritrova se stesso, concede solo 5 palle break in 7 set e con Sinner sventola il tricolore. Zverev però nei duelli diretti gli ha lasciato le briciole

Solo due gli azzurri superstiti. Out Musetti e Cocciaretto. Gli amarcord miei e di John McEnroe suscitati dal 20-18 con cui Tsurenko, ha vinto il supertiebreak annullando 5 matchpoint

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Matteo Berrettini - Wimbledon 2023 (foto Ubitennis)
 

Sono davvero molto contento per la rinascita di Matteo Berrettini. Chi mi legge sa che sono un suo estimatore dai tempi, anni e anni fa, in cui ancora  pochi lo consideravano “cavallo da Gran Premio” – a volte ho l’impressione che non se lo ricordi neppure lui…ma i giocatori che diventano forti, ricchi e famosi hanno spesso la memoria corta; i coach di solito ce l’hanno più lunga e Vincenzo Santopadre è uno di quelli – e mi fa piacere avere intravisto i suoi progressi di condizione fin dal primo set perso martedì scorso con Lorenzo Sonego. L’avevo scritto chiaramente. Scripta manent.  Vuol dire che ancora un po’ di occhio mi è rimasto.

Prima di tutto il servizio è tornato a funzionare alla grande. Non lo ha perso in 7 set fra Sonego e de Minaur, ha concesso la miseria di 2 pallebreak a Lorenzo e 3 palle break all’australiano. Cinque in 7 set. E le ha annullate sempre con gran servizi, seguiti talvolta dal dritto “sparafucile”.

I suoi avversari quando venivano giù quelle noci di cocco guardavano smarriti il proprio angolo come per dire: “Ma che posso fare per arginare questa furia?”. La risposta era sempre la stessa: “Nulla”.

Se servirà così bene anche contro Sasha Zverev, il tedesco campione olimpico e con un trionfo erbivoro in passato in quel di Halle a spese di un certo Federer, Matteo potrà farcela a raggiungere gli ottavi e (quasi certamente) Alcaraz. Prudenza nel pronostico però è d’obbligo perché contro il tedesco che lo…sovrasta di centimetri (1,98 vs 1,96) Matteo ha vinto una sola volta in sei duelli. Qualcosa vorrà pur dire anche se l’erba fa storia a sé e il punto decisamente più debole di Matteo, il rovescio, sull’erba non è così debole. E anzi, indirizzato opportunamente sul dritto di Sasha, può produrre anche buoni frutti.

Sarà inevitabilmente una battaglia di servizi, ma in questo caso io non scambierei mai il servizio di Matteo con quello di Sascha, almeno quando la lotta si fa dura

Non tanto per il numero degli ace (Matteo ne ha messi a segno 17 in 4 set con Sonego e 13 in 3 set con de Minaur, totale 30 in 7 set) quanto per quello dei doppi falli che, al di là dell’errore, sono vere boccate di ossigeno per chi non ha necessità di indovinare la risposta.

Gli avversari incontrati fin qui da Zverev sono stati molto più morbidi e malleabili di quelli affrontati da Matteo. Un qualificato e un lucky loser. Quindi il confronto dei dati, che pure qui faccio, finisce per essere poco significativo.

Di doppi falli Matteo ne ha fatti appena 6 nei due incontri. Zverev ha fatto 20 ace e 3 doppi falli con l’olandese Brouwer, 13 ace e 4 doppi falli con il giapponese Watanuki. Ma uno Zverev tranquillo e sicuro di vincere batte molto meglio di uno Zverev costretto a lottare game dopo game. Ricordo tante sue partite costellate di doppi falli dovuti a un eccesso di tensione. Ricordate la finale dell’US Open con Thiem?

Strappare il servizio a Matteo non sarà facile e quindi la necessità di difendere il proprio peserà sulla psiche,a volte fragile, di Sascha. Forse il mio, però, è solo un auspicio…colorato d’azzurro. Non è nemmeno detto che Matteo, dopo aver giocato 4 giorni di fila in uno Slam come non capita mai, riesca a giocare altrettanto bene, con altrettanta concentrazione il quinto giorno. Fisicamente mi è sembrato a posto. Con la giusta dose di cattiveria e grinta. C’è chi ha parlato di “occhi di tigre”. Speriamo li abbia anche stasera sul campo n.1 e che la lunga attesa non lo abbia macerato. Mi posso sbagliare, ovviamente, ma secondo me Alcaraz preferirebbe trovarsi di fronte in ottavi Zverev piuttosto che Matteo. Se anche fosse, non lo dirà mai. Nessun giocatore lo dice.

Insomma, ci sono rimasti a cavallo delle due settimane, due soli giocatori con il nostro passaporto, Berrettini e Sinner.

Musetti non è praticamente mai stato in gara con un ottimo Hurkacz, giocatore adattissimo al tennis erboso. Pericoloso per tutti, anche se talvolta un po’ fragile di testa se le cose si mettono male. Con Musetti ha dominato molto oltre a quel che dice il punteggio, 76 64 64. Sui propri game di servizio il polacco ha perso pochissimi punti. Ai vantaggi Lorenzo è arrivato solo due volte. Hubi serviva troppo bene, salvo che quando doveva chiudere i set o il match, a conferma di una certa fragilità nervosa. E’ stato l’ultimo giocatore a battere Federer, potrebbe essere uno degli ultimi a battere Djokovic. Ci si imbatterà al prossimo turno. Ma certo Novak risponde mille volte meglio di Lorenzo.

Anche Elisabetta Cocciaretto non è stata in gara con la Pegula. In entrambi i set persi (64 60) è stata sotto 4-0. Ci sono sette anni di differenza all’anagrafe fra le due e la Pegula ci ha messo un po’ ad arrivare dove è arrivata, n.4 del mondo. “Ho molto da imparare da una giocatrice come lei, potrebbe essere un bel modello” ha detto con umiltà e intelligenza la ragazza di Ancona.

Quanto a Sinner – che non si capisce perché chi ha fatto il programma (Gerry Armstrong?) abbia messo in campo più o meno agli stessi orari di Musetti e Berrettini che erano un turno indietro – ha avuto un inizio difficoltoso contro un avversario che non aveva mai conosciuto neppure in allenamento, ma poi lo ha regolato abbastanza bene, pur dovendo recuperare un break all’inizio del quarto set,0-2, 2-2. 

Però deve servire meglio se vuole approfittare di un tabellone che sembra disegnato per fargli centrare la prima semifinale di uno Slam. Il colombiano Galan, battuto nel round robin di Coppa Davis a Torino nel 2021 nell’unico precedente, serve bene ma se è n.85 ATP non è un fenomeno, anche perché non è più un ragazzino. Quindi l’approdo ai quarti dovrebbe essere abbastanza sicuro. E lì gli toccherebbe più probabilmente Shapovalov che Safiullin, n.92  ATP che ha però eliminato Bautista Agut, Moutet e Pella.

Di certo Sinner deve servire meglio di quanto ha fatto ieri. Non tanto per i 9 ace bilanciati dagli 8 doppi falli, ma per una percentuale di prime palle davvero troppo bassa: il 49% senza servire davvero cannonballs alla Berrettini. Matteo con de Minaur ha servito il 64% di prime.

Ho fatto tardi a scrivere questo editoriale e mi scuserete quindi se chiudo ricordandovi, prima delle teste di serie eliminate in questi giorni (la Garcia n.5 la vittima più illustre: le ragazze “coronate e saltate” sono 14, gli uomini 13), soltanto 5 risultati: 1) quello che ha spezzato il cuore alla folla di Wimbledon e a tutto il Regno Unito, la sconfitta di Andy Murray con Tsitsipas al quinto (ma era diventata prevedibile dopo aver ceduto il quarto, 2) lo scontato successo di Djokovic su Wawrinka ormai trentottenne, 3) mamma Elina Svitolina che batte 76 62 la Kenin che in precedenza aveva sorpreso Coco Gauff, 4)la vendetta di Medvedev su Mannarino dal quale aveva perso a Hertogenbosch 5) la battaglia vinta 46 63 76 (20-18) dall’ucraina del team Tschabushnig Lesia Tsurnko sulla rumena Bogdan dopo aver salvato 5 matchpoints e con un punteggio nel supertiebreak del terzo set di 20 punti a 18, che non poteva non ricordarmi prima l’identico 20-18 record del tiebreak più lungo giocato da Bjorn Borg contro l’indiano Premiit Lall, e poi di riflesso quel 18-16  con cui John McEnroe vinse il celebre tiebreak del quarto set nella finale di Wimbledon del 1980 contro Borg. A questo proposito ecco due aneddoti: John mi disse una volta “Ma ti pare possibile che tutti quelli che incontro anziché ricordarmi le mie vittorie considerino memorabili e mi ricordino invece sempre le due partite che ho perso, la finale con Lendl a Parigi nell’84 e questo tiebreak che io vinsi, d’accordo, ma quella finale, goddamit, la vinse Bjorn al quinto!” L’altro è più autobiografico. Io segno sempre sul mio blocnotes il minuto in cui si chiude un game, un set, inizio e fine di un tiebreak. Mike Lupica, quella sera del famoso tiebreak vinto 18-16 da McEnroe, scrisse su New York Times: “Se non ci fosse stato il collega fiorentino Ubaldo Scanagatta de La Nazione non avremmo mai saputo quanto era durato questo tiebreak!”. Conservo gelosamente l’articolo, manco a dirlo, anche se ovviamente anche dalle tv che quel tiebreak hanno ritrasmesso migliaia di volte in tutto il mondo, la durata sarebbe poi stata recuperabilissima. Comunque grazie Lesia Tsurenko di avermi fatto ricordare questo piccolo episodio di due indimenticabili tiebreak, vinti entrambi da Bjorn Ice Borg e di una  partita…che SuperMac vorrebbe invece dimenticare.

Le teste di serie rotolate nell’erba:

Donne:
day 1
Gauff (7) Kenin
Zheng (24) Siniakova
Samsonova (15) Bogdan
day 3
Sakkari 8 (Kostiuk)
Pliskova 18 (Stevanovic)
day 4
Mertens 28 (Svitolina)
Krejcikova 10 (Andreeva)
Muchova 16 (Niemeier)
Kudermetova 12 (Vondrousova)
Ostapenko 17 (Cirstea)
day 5
Begu 29 (Blinkova)
Vekic 20 (Vondrousova)
Kalinina 25 (Andreescu)
Garcia 5 (Bouzkova)
Kasatkina 11 (Azarenka)

Uomini:
day 1
Aliassime (11) Mmoh
Nishioka (24) Galan
day 2
Evans (27) Halys
day 3
Coric 13  (Pella)
Bautista Agut 20 (Safiullin)
Griekspor 28 (Fucsovics)
Korda 22 (Vesely)
day 4
Ruud 4 (Broady)
Etcheverry 39 (Wawrinka)
Cerundolo 18 (Lehecka)
Fritz 9 (Ymer)
day 5
Norrie 12 (Eubanks)
De Minaur 15 (Berrettini)

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