Wimbledon: Jannik Sinner non merita le critiche che gli piovono addosso. Ha fatto soffrire Djokovic più del risultato - Pagina 2 di 2

Editoriali del Direttore

Wimbledon: Jannik Sinner non merita le critiche che gli piovono addosso. Ha fatto soffrire Djokovic più del risultato

All’estero c’è più fiducia nel suo futuro di campione che in Italia. Ha perso da Djokovic e per non avere sfruttato alcune occasioni ad alcuni pare che sia un tennista senza futuro

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Jannik Sinner - Wimbledon 2023 (foto Twitter @wimbledon)
 

Il gap è invece ancora piuttosto profondo sotto il profilo mentale; Djokovic ha fatto quasi sempre i punti più importanti. Quelli che contano di più. Ma Djokovic è Djokovic perché è lui il fenomeno.

Si nasce fenomeni o si cresce diventando sempre più fenomeni? Djokovic era naturalmente fortissimo mentalmente fin dai suoi primissimi anni da agonista, probabilmente anche per via di tutte le esperienze anche durissime che ha vissuto fin da ragazzino: la guerra nei Balcani, i ripari nei rifugi sotto le bombe, senza nessun sostegno extrafamiliare economico e logistico che in patria nessuno gli poteva dare. La federtennis serba era inesistente a livello di aiuti, come hanno sempre detto anche Ivanovic e Jankovic, tant’è che a un certo punto Nole aveva pensato anche a procurarsi un passaporto e una cittadinanza diversa, anche quella italiana.

Jannik è stato molto più fortunato. Prima a incappare in Massimo Sartori che lo segnalò a Riccardo Piatti, poi a poter approfittare anche del cambiamento di politica federale e agli aiuti/incentivi economici della FIT.

Ma Jannik a mio modo di vedere è ancora abbastanza fragile di testa rispetto a come è stato dipinto da alcuni media in parte influenzati dai suoi primi precoci exploit nei confronti dei coetanei –il torneo NextGen vinto a Milano, la rapida ascesa nel ranking mondiale – e in parte dallo stereotipo corrispondente al campioncino cresciuto nella dura terra delle montagne altoatesine dei Thoeni e dei Nones.  

Ha sempre lottato e spesso anche rimontato anche partite piuttosto compromesse, Jannik, ma quante volte non ha chiuso set o match pur avendo servito per farli suoi? Quanti break appena conquistati sono stati da lui restituiti poco dopo, come se facesse fatica a tenere di testa dopo un primo exploit? Le sue vicende a volte mi hanno ricordato quelle di Bjorn Borg che – con le dovute proporzioni, mi raccomando di non…”saltarmi addosso” – veniva dipinto, anche in quanto svedese, come Ice-Borg, lo svedese di ghiaccio, ma non lo era così tanto. Era anzi piuttosto emotivo, a detta di chi lo ha frequentato e conosciuto bene. “Un matto calmo” era la definizione che di lui dette Adriano Panatta.  

Ecco, secondo me, quell’ansia di sparare frettolosamente quei dritti sui breakpoint conquistati contro Djokovic, è la dimostrazione che Jannik non ha ancora fatto sotto il profilo mentale quegli indiscutibili progressi che ha invece fatto nel gioco.

Non mi direte che serve come 2 anni fa! Sia come punte di velocità, sia come percentuale di prime, identiche a quelle di Djokovic ieri, i progressi sono palpabili. Ci sono stati tempi in cui Jannik perdeva 5-6 e più  servizi a match. Ieri ha subito due soli break in tre set contro uno dei ribattitori più forti del mondo. Vorrà pur dire qualcosa, no?

Anche nella propensione e nella determinazione ad attaccare c’è una evoluzione: ieri 29 discese a rete, non poche. E 22 punti a rete, non pochi neppure quelli. E alcune volee vincenti non erano per nulla facili. Migliorerà ancora, ne è convinto lui ed è plausibile che accada.

Sulla capacità di trasformarsi anche mentalmente si vedrà. Man mano che si sarà un po’ più affermato, che semifinali e finali più importanti diventeranno routines, diminuirà nella sua testa la pressione che oggi ancora lo attanaglia.

Come tipo di tennis non sarà mai un talentuoso alla McEnroe o alla Leconte, ma un giocatore più costruito alla Lendl …secondo me in Sinner noi ce l’abbiamo. In 120 anni quanti top-ten solidi e a lungo abbiamo avuto noi italiani che di Slam ne abbiamo conquistati appena tre?

 Sinner non farà i risultati di Lendl, però sono certo che qualche risultato di quelli che tappano la bocca agli ipercritici di casa nostra arriverà. Spero solo che arrivi abbastanza presto. Hanno più fiducia nelle sue possibilità all’estero che nei nostri confini e questo non me lo spiego.

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