Attenti ad Arnaldi, re del salto in alto (Innocenti). Passaro vuole aprire le ali: «Arriverò in alto pure io» (Bertellino). L'Italia vince meno? «Ha tante frecce» (Strocchi)

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Attenti ad Arnaldi, re del salto in alto (Innocenti). Passaro vuole aprire le ali: «Arriverò in alto pure io» (Bertellino). L’Italia vince meno? «Ha tante frecce» (Strocchi)

La rassegna stampa di venerdì 4 agosto 2023

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Attenti ad Arnaldi, re del salto in alto (Edoardo Innocenti, Corriere dello Sport)

Se affermarsi è difficile, confermarsi lo è ancora di più. E il tennis italiano maschile ne è la dimostrazione. Negli ultimi anni abbiamo acquisito la piacevolissima abitudine di celebrare a cadenza mensile, o addirittura settimanale, i grandi traguardi raggiunti dagli assi e dai nuovi volti della racchetta azzurra. Dal trionfo di Fabio Fognini al Masters 1000 di Montecarlo all’arrivo alle fasi clou in tutti e quattro gli Slam di Jannik Sinner, passando per i primi titoli ATP di Lorenzo Musetti, i travolgenti show del coriaceo Lorenzo Sonego e l’apoteosi firmata Matteo Berrettini, primo rappresentante della storia del nostro Paese a disputare la finale di Wimbledon. Il picco è datato aprile 2021, quando per la prima volta in assoluto l’Italia ha avuto dieci tennisti tra i primi 100 della classifica mondiale. Le cose, però, in un quadro che genera comunque fiducia nel futuro, sembrano cambiate. Al netto dei problemi fisici di alcuni e dell’età che avanza per altri, da alcuni NextGen ci si aspettava di più. Ci si aspettava concretamente un balzo in classifica che per adesso non è ancora arrivato. Ad eccezione di un atleta, l’unico azzurro in Top 200 ad aver migliorato di ben 69 posizioni il proprio ranking sino a raggiungere l’attuale 65a piazza: Matteo Arnaldi. Il ventiduenne di Sanremo ha giocato ad Umago la sua prima semifinale a livello ATP, ultimo risultato di un’annata in cui sta collezionando successi con straordinaria continuità. «Matteo si è adattato rapidamente alle condizioni di gioco di Umago – racconta il suo allenatore, Alessandro Petrone – Si è trovato a suo agio sin dal primo giorno in Croazia. Ha disputato un esordio magnifico contro Jesper De Jong e poi è stato bravissimo ad affrontare con la giusta determinazione Flavio Cobolli, che sta giocando benissimo, in un derby molto insidioso. Nei quarti di finale contro Jiri Lehecka mi è piaciuta molto la reazione dopo un pessimo primo set. Peccato per la sconfitta in semifinale, sono convinto che avrebbe potuto battere anche Alexei Popyrin». All’interno del team del ligure non può che regnare la serenità: «Se avremmo firmato per averlo numero 65 del mondo ad agosto? Assolutamente sì. A gennaio era alla posizione numero 134: è stata una progressione costante, da aprile in poi Matteo ha giocato bene e si è costruito chance in tutti i tornei. Ha alzato tanto il livello e ha raggiunto una certa consapevolezza dei propri mezzi soprattutto grazie alla vittoria contro Casper Ruud (numero 4 del mondo; ndr) in due set nel Masters 1000 di Madrid. Siamo sulla buona strada». […]

Passaro vuole aprire le ali: «Arriverò in alto pure io» (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Francesco Passaro ha sfiorato il successo nel Challenger di Trieste, cedendo dopo un gran percorso e solo in finale al francese Hugo Gaston. Torneo che nel 2022 lo aveva visto primeggiare, con il primo titolo Challenger. I motivi di soddisfazione sono superiori al rammarico per non essersi ripetuto. «E’ stato un ottimo torneo – esordisce – e nella lotta per il titolo devo fare i complimenti a Gaston per come ha giocato. Il suo passato parla da solo. Io poi arrivavo dalla semifinale conclusa in mattinata nella stessa giornata e in recupero, ero sotto di un set e di un break, con l’ungherese Marozsan». La strada tracciata è quella giusta. «Non è il caso di bruciare le tappe, ognuno ha i propri tempi di maturazione. Non mi voglio assillare pensando solo ai risultati. Il tennis che so esprimere è di buon livello e pertanto l’obiettivo top 100 ATP è più che percorribile. Dopo Trieste ho giocato a Verona (quarti, ndr) e a San Marino. A metà agosto partirò per l’America dove giocherò le qualificazioni degli Us Open». Terra ma anche altre superfici nel tennis di Francesco Passaro, perugino classe 2001. «Sono nato sul rosso – racconta – ma già a inizio stagione ho fatto diversi tornei sul duro. Non mi trovo male e ho capito che anche su questo tipo di terreno posso essere competitivo. L’importante è sempre farsi trovare pronti e cogliere le occasioni che ti si presentano». Il suo staff è consolidato, al pari dei punti forti. «Il mio coach è Roberto Tarpani, il preparatore atletico Stefano Nebbia con il quale abbiamo iniziato un buon lavoro. Il servizio e il diritto, abbinati alla forza fisica, sono i miei lati forti. Si sta agendo su tutto e in particolare sui dettagli che nell’ottica di crescita possono fare la differenza». Tra i consigli importanti anche quelli di un grande ex, Francesco Cancellotti, perugino come lui. «Aiutano quando, come nel mio caso, si sta cercando la scalata alle posizioni che contano. Chi ha vissuto certe emozioni, anche in nazionale, è un valore aggiunto ed è un bene rimanere ad ascoltare. E sempre stato un esempio da seguire». Non sono mancati altri idoli a Francesco Passaro […]. «Mi è sempre piaciuto molto l’argentino Del Potro che purtroppo è stato limitato dai tanti infortuni subiti in carriera, fino al ritiro. Da ognuno dei grandi, Djokovic e Nadal su tutti, ho cercato e cerco di prendere qualcosa». Il torneo dei sogni è, manco a dirlo, molto caro a tutti gli azzurri. «Senza ombra di dubbio Roma – afferma diretto – perché vincere in casa e davanti al proprio pubblico penso rappresenti per noi giocatori italiani un qualcosa di veramente speciale. Mi piacerebbe un giorno provare un’emozione simile». […]

L’Italia vince meno? «Ha tante frecce» (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

I tanti appassionati che in questi giorni affollano il Centro Tennis di Montecchio, teatro degli Internazionali San Marino Open (Challenger 125), l’hanno rivista a bordo campo nei panni di coach, con la grinta che è il suo marchio di fabbrica. Raffaella Reggi, infatti, compatibilmente con gli impegni come opinionista per Sky Sport Tennis, da un paio di mesi segue nei tornei il concittadino Federico Gaio. «A gennaio ho iniziato una collaborazione con il Circolo Stampa Sporting di Torino, proprio quello dove fa base Federico, che conosco fin da piccolo essendo faentino come me —spiega l’ex n.13 della classifica mondiale— E così dopo aver visto qualche allenamento mi ha chiesto di accompagnarlo, quando possibile, nel circuito. Adesso è ancora un impegno saltuario, poi quando rientrerà dagli Stati Uniti metteremo giù un vero e proprio programma. Anche perché Fede prima del Covid era arrivato a ridosso della Top 100 e intende darsi una nuova chance, provandoci nelle prossime due-tre stagioni dopo le difficoltà avute dopo lo stop per la pandemia. Sono stata catapultata in una realtà nuova, ma il tennis dal vivo regala sempre sensazioni uniche, ben diverse dal vederlo in tv. E poi oggi nei Challenger il livello è davvero alto, vedo da vicino tennisti che poi qualche tempo dopo mi ritroverò a commentare. Insomma c’è sempre da imparare». Però da lunedì sarà di nuovo tempo di tornare aì microfoni peri Masters 1000 d’Oltreoceano. «Sono due tornei che commento ormai da vent’anni, sorprendendo chi pensa che a Ferragosto debba essere in vacanza… Saranno appuntamenti di grande rilievo: anche se manca Djokovic, a Toronto saranno in campo tutti gli altri big e speriamo davvero che gli azzurri sappiano farsi valere. A cominciare da Sinner che sul cemento si trova particolarmente a suo agio come già dimostrato più volte, ma sono curiosa di vedere se la spinta emotiva di Wimbledon ha lasciato qualcosa di positivo in Matteo Berrettini. E poi mi aspetto conferme da Musetti e dallo stesso Sonego. Ora il tennis italiano ha diverse frecce al suo arco e a noi che lo commentiamo in tv non può che far piacere, considerando che alle porte ci sono poi gli US Open e successivamente la Davis a Bologna». In chiave tricolore Elisabetta Cocciaretto pochi giorni fa ha conquistato il suo primo titolo Wta entrando fra le top 30. La 22enne di Fermo come atteggiamento può ricordare la Reggi tennista? «Il torneo di Losanna che ha vinto curiosamente in passato era quello di Lugano, dove io ho conquistato il mio primo titolo nel circuito. Personalmente come atteggiamento a me la ragazza marchigiana piace veramente tanto, per come interpreta il gioco. Ha lavorato tanto anche per migliorare servizio e diritto, mentre il rovescio bimane è il suo colpo naturale. E apprezzo in modo particolare il portare avanti in parallelo alla carriera sportiva gli studi universitari, credo sia veramente un esempio positivo per i più giovani». 

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