Il derby va a Sinner (Ercoli, Azzolini, Martucci)

Rassegna stampa

Il derby va a Sinner (Ercoli, Azzolini, Martucci)

La rassegna stampa di venerdì 11 agosto 2023

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L’Italia ai piedi di Sinner (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

Indiscusso e conclamato, Jannik Sinner è sempre più numero 1 d’Italia. All’altoatesino, questa settimana numero 8 ATP non serviva la vittoria su Matteo Berrettini per la conferma, ma la prima volta contro il romano ha rappresentato la chiusura di un cerchio. Quella in corso era la stagione meno indicata per gustarsi il potenziale spettacolo del derby tra big azzurri, ma fortunatamente lo scontro diretto è arrivato nel momento di ripresa di Matteo, regalando così un primo set degno dei protagonisti in campo. A Toronto il veterano è sembrato Jannik, capace di mettere pressione – anche psicologica – sull’avversario che nel decimo gioco si è trovato a tentennare con il servizio e a perdere un set dove aveva imposto il suo ritmo e avuto grandi occasioni, su tutte le sette palle break non convertite. Le circostanze degli ultimi mesi hanno portato ad ingrandire improvvisamente il gap della rivalità nazionale che fino a due giorni fa si era consumata solo a distanza. «Mi dispiace», la reazione di chi un paio d’anni fa era arrivato in Nazionale in punta di piedi, lì dove Berrettini è leader. «E di che…», la genuina risposta di Matteo, che al netto del 6-4 6-3 finale può essere contento per le due uscite canadesi. «Mi aspettavo una partita difficile. Il servizio era importante in ogni game ed entrambi abbiamo battuto bene – ha detto nell’intervista post match Sinner – Nel primo set sono riuscito a chiudere anche se lui aveva avuto più chance di me. Nel secondo parziale, dopo íl mio break, invece mi ha regalato qualcosa in più. Sono contento della mia prestazione, ma è bello vedere Matteo di nuovo sano e gli auguro il meglio». […] A distanza come nei testa a testa, Jannik conferma il suo dominio contro i connazionali. Nei main draw del circuito maggiore il bilancio è complessivamente di 9-0, tra le vittime sono presenti anche Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego.[…] Dall’ingresso in Top 100, datato 2019, l’unica sconfitta con un azzurro è arrivata sul cemento di Cincinnati. Si trattava del primo turno del tabellone cadetto contro Salvatore Caruso, in quel momento numero 99 del mondo e capace di una rimonta per 5-7 6-4 6-2. I sogni e obiettivi del numero 1 d’Italia sono grandi e puntano ai vertici mondiali, quindi poco importa se nella penisola sembra già aver messo le basi per una lunga permanenza all’apice. Tra un Berrettini chiamato ad una nuova scalata e un Musetti in cerca di un regime che garantisca la piena continuità, al momento non sembrano esserci giocatori in grado di minare il primato nazionale. […]

Sinner fa collezione di vittorie nei derby. Ma Berrettini risale (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Darsele in quel modo, di così santa e soddisfatta ragione, con l’aria compiaciuta di un bimbo gratificato del solo fatto di poter dire la sua in un bisticcio tra amici, ha senso soltanto se c’è la certezza di avere l’ultima parola, e con essa poter chiudere la disputa. Ma Berrettini quella parola non l’aveva tenuta da parte, e mi chiedo se ne fosse davvero interessato. Era attratto da ben altri piaceri, e forse, chi può dirlo, li ha pure ritrovati. Nel caso, buon per lui. Torna alla memoria Chris Evert, con la sua teoria da cowgirl sullo speciale benvenuto da apporre come un marchio alle avversarie che incontrava per la prima volta. «Facevo il possibile per batterle con un doppio sei zero, così non avrebbero mai smesso di temere i nostri successivi confronti». Sarà, ma non lo vedo Matteo perso dietro simili, cinici pensieri. Più Sinner, semmai, che certi aspetti del mestiere li valuta in modo più simile a Djokovic. Berrettini mi è parso cercare altro, in questo derby giocato lontano da casa, che gli organizzatori sbagliando non hanno programmato sul centrale, dato che gli avrebbe portato il miglior primo set giocato finora nell’intera stagione. Matteo cercava l’ultimo pezzo di se stesso, da aggiungere al puzzle non ancora completato. Forse si chiedeva se sarebbe mai tornato a giocare quel tennis a tutto gas che lo aveva fatto conoscere, e temere da tutto il circuito. Sinner gliene ha offerto l’occasione, e lui per i primi nove game dell’incontro, si è pasciuto di colpi proibiti, di accelerazioni abnormi, di velocità inaudite. Ha avuto sette palle break, e forse farebbe bene a chiedersi, ora, perché mai non sia riuscito ad andare a segno con una delle sue stoccate. Era come un’esercitazione di artiglieria alle Grandi Manovre. Bersagliare, ma senza distruggere. Così, sono bastati dodici minuti per ricondurre il derby nell’ottica di Sinner. Dodici minuti di blackout, che Matteo ha vissuto scuotendo mesto i riccioli che scappavano al controllo del cappellino di ordinanza. L’aria, per quanto afflitta, sembrava suggerire altre valutazioni. Del tipo… «Sapevo che prima o poi sarebbe capitato». «E ora lui mi frega». Tutto vero, il seguito è andato proprio come Matteo l’ha inquadrato. In quei 12 minuti, il servizio di Berrettini si è preso una pausa, tirandosi fuori dalla disputa, e il dritto l’ha seguito di lì a poco. C’è una spiegazione? Ovvio, la più semplice in questo caso. Matteo quest’anno ha giocato venti match e ne ha vinti undici. Jannik 49, con 38 successi. Manca di tutto, Berrettini, di partite, di allenamenti, di abitudine ai match. Ma se è vero che si è ritrovato, se la forma piena sta arrivando, come ha mostrato nel primo set del derby il finale di stagione potrebbe consegnarlo in una posizione di classifica (tra i primi venti, mi auguro) in grado di assicurargli fiducia nelle sue possibilità e una testa di serie nei tornei che contano. L’obiettivo è questo. […] Matteo si sposta a Cincinnati, dove l’anno scorso perse subito da Tiafoe. L’ipotesi di recuperare una testa serie per gli US Open è tramontata, ma di lavoro da fare ce n’è ancora molto. «Abbiamo lavorato bene in vista dei tornei americani», dice coach Santopadre, «la forma migliore non è lontana, ma è ancora di là da venire». Verrà con i prossimi match, insieme all’abitudine a sentirsi in partita. Resta, di questo derby, l’abbraccio finale fra Matteo e Jannik, lontano da qualsiasi simulazione, ma rispettoso e molto sportivo. «Bravo Jannik» – gli ha detto Matteo, «hai giocato bene». Sinner ha ringraziato ma non ha potuto fare a meno di aggiungere un sentito «Mi dispiace». «E di che?», la chiosa di Matteo, con un sorriso sincero.

Berrettini sconfitto e felice (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

«Bravo Jannik, sei stato bravo». «Mi dispiace…». «E di che?». Subito dopo il 6-4 6-3 per l’altoatesino di mercoledì nel secondo turno di Toronto, Matteo Berrettini sorridente e benevolo – quasi da fratello maggiore -, e Jannik Sinner, contrito e serissimo, suggellano il derby con un bell’abbraccio, un altro sublime messaggio di sportività del Rinascimento italiano. L’ennesimo, partendo dalle ATP Finals dell’anno scorso quando Jannik s’è inchinato davanti a Matteo per avergli lasciato il posto, senza insistere – infortunato – pur di incassare un altro super-assegno. «Sei un idolo», ha scritto sulla telecamera in campo disegnando un cuoricino. Innanzitutto è un grandissimo giocatore ma la persona è incredibile. Parlando di tennis, poi, se Sinner ha giustamente vinto, da favorito, il nono derby su 9 contro i connazionali nel Masters 1000 in Canada, Berrettini ha dato ulteriori segnali positivi dopo il miracoloso rientro col quarto turno a Wimbledon, lenendo troppe ferite e troppi stop. E promettendo miglioramenti da qui agli Us Open del 28 agosto. Che sarebbe successo se Matteo avesse concretizzato una delle 7 palle break che s’è conquistato fino al 4-5 del primo set? Questo dubbio animerà gli allenamenti con coach Vincenzo Santopadre da qui a domenica quando scatta il Masters 1000 di Cincinnati: «Dopo Wimbledon Matteo si è allenato e anche bene e si è visto sia nel primo turno con Barrere che contro Sinner perché ha espresso un buon livello nel complesso, sia di gioco che di fisico e di attitudine in campo. Anche se per quanto riguarda il match con Jannik il primo set “grida ancora vendetta” perché ha avuto tante chances ma Jannik è stato bravo a neutralizzarle. Fino a quello sciagurato game del 5-4, quando ha pagato le poche partite dell’ultimo anno – in quei momenti si vedono queste cose – dobbiamo essere davvero contenti». «Matteo è in salute, sta bene», gongola Santopadre. «E ci mette poco ad alzare il livello. Nello specifico, in tutti e due i match ha servito molto bene, a parte quel particolare game con Jannik. E anche nella risposta, che è un punto sul quale stiamo battendo da tanto, si sono visti i miglioramenti». Berrettini […] a Toronto era nettamente sfavorito contro Jannik, più avanti di 30 posti in classifica (8 contro 38) e in fiducia. «Poi nel secondo set era difficilissimo per chiunque rispondere perché Jannik ha cominciato a servire davvero bene, e va sempre tenuto conto dell’avversario». Perciò Matteo esce battuto ma non abbattuto da Toronto verso il completo recupero.

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