ATP Cincinnati, Alcaraz: “Ferrero mi diceva dove Hubi avrebbe servito, non indovinava mai e ce la ridevamo”

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ATP Cincinnati, Alcaraz: “Ferrero mi diceva dove Hubi avrebbe servito, non indovinava mai e ce la ridevamo”

Dopo la sofferta eppure divertente vittoria su Hurkacz, Carlos Alcaraz spiega la sua condizione atletica, le difficoltà avute contro Hubi e il suo servizio e come si affronta il match point contro

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Carlos Alcaraz – ATP Cincinnati 2023 (foto via Twitter @CincyTennis)
 

È arrivato dove era atteso, Carlos Alcaraz, alla finale del Western & Southern Open contro Novak Djokovic, che a sua volta è arrivato dove eccetera. Percorsi diversi per i due ultimi contendenti in quel di Cincinnati, come ha rilevato anche il direttore Scanagatta, con un Alcaraz tutt’altro che perfetto e che tuttavia (o proprio per questo…) ha contribuito come da sua ormai consolidata caratteristica ad innalzare il livello dell’avversario regalando match godibili per il pubblico e anche per sé stesso. Perché, che li vinca o li perda (come quello chiuso da Hurkacz con il contro-strettino morente di rovescio), Carlos gioca (vive?) per gli scambi entusiasmanti, spellamani, e prova ne è che finiscono sempre con un suo sorriso. Insomma, si diverte come un bambino.

Ma, contro Hubi, trovarsi a un punto dalla sconfitta, non deve essere comunque stato il massimo della spensieratezza. “Sul match point contro” ha spiegato poi, “stavo pensando a salvarlo, tenere vivo lo scambio, rimanere lì tutto il tempo. Sapevo che avrei avuto le mie opportunità se lo avessi annullato”. Beh, sì, lo sapevamo tutti, (anche se dal divano conta un po’ meno). Però tutti, compreso – purtroppo per lui – Hurkacz.

Ciò non toglie che il polacco abbia disputato un gran match, supportato dal servizio difficilmente leggibile, come conferma Alcaraz. “Era davvero complicato leggere la sua battuta. Sui punti più importanti, Juan-Ca (Ferrero) mi suggeriva la direzione e invece batteva dall’altra parte. Ce la ridevamo durante l’incontro perché era sempre il contrario di quello che pensavamo (ride). Ho avuto almeno sette o otto palle break e non me le sono potute giocare (1 su 11, alla fine). Cercavo solo di ribatterla in campo, non importava come”.

Aver passato oltre dieci ore in campo preoccupa forse addetti e appassionati, ma non lui: “Probabilmente la gente pensa che sarò stanco in finale, ma mi sento bene, come se dovessi giocare il primo match del torneo”.

Su Djokovic, secondo cui il giovane spagnolo avrebbe caratteristiche in comune con ciascun componente del Big 3, Carlos è estremamente lusingato, ma ribadisce: “Cerco di seguire il mio percorso, di creare Carlos Alcaraz. Le mie caratteristiche sono mie, non di altri”.

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