US Open, buon esordio di Berrettini (Giammò, Azzolini, Semeraro)

Rassegna stampa

US Open, buon esordio di Berrettini (Giammò, Azzolini, Semeraro)

La rassegna stampa di mercoledì 30 agosto 2023

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Una partita alla volta, torna Berrettini (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

«Affronterò il torneo una partita alla vota, un punto alla volta, con tanta voglia ma senza obiettivi troppo lontani», aveva dichiarato Matteo Berrettini alla vigilia del suo esordio in questi Us Open. Dopo la sua prima uscita contro il francese Ugo Humbert l’azzurro può dirsi soddisfatto: una vittoria in tre set, indicazioni preziose dal punto di vista della condizione fisica e un tennis che è apparso giovarne sia per varietà di soluzioni che per la sicurezza con cui l’ex n.6 del mondo ha continuato a spingere sull’acceleratore fino alla fine. Troppo ampio il divario tra i due rivali, ma trattandosi di un primo turno e vista la cautela con cui vi si era approcciato, è confortante che il risultato finale (6-4 6-2 6-2) rifletta in pieno questa differenza. «Era una partita che nascondeva molte insidie – ha confessato Berrettini ai microfoni di SuperTennis – sapevo che avrei dovuto giocare un buon match, ci sono riuscito e sono contento. Sentivo di avere chance sul mio servizio, e questo è importante per me». L’intuizione, confermata poi dalle percentuali (75% di punti estratti dalla prima), la si era già colta in corso d’opera e si rifletteva in un body language positivo, lo sguardo acceso dei giorni migliori e su tutti la sensazione crescente di poter davvero essere padrone delle operazioni. E laddove si è dovuto faticare, specialmente in un primo set in cui ha dovuto annullare tre palle break al francese, Berrettini non si è sottratto al test trovando nel servizio un alleato fedele e nei vincenti dal fondo quelle conferme di cui era in cerca. Mancino dal buon servizio e un dritto insidioso, Humbert sulla carta non era il più semplice degli avversari da domare, ma alla lunga ha dovuto alzare bandiera bianca. Il terzo set è stato così una formalità, gestita con la sicurezza di chi anziché sentirsi in riserva freme dalla voglia di riconnettersi con sensazioni lontane nel tempo che New York sembra aver però riavvicinato. C’è un quarto di finale da difendere per non veder compromessa ulteriormente la propria classifica e dar finalmente l’abbrivio, anche in termini di tabelloni e avversari, a un finale di stagione che Berrettini da tempo ha cominciato a progettare con pazienza e umiltà. Un punto alla volta, una partita alla volta. […]

Berrettini, segnali di antico splendore (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Effetto Berrettini. Un po’ come la Coca Cola. Quella degli anni Venti, che si celava dietro una formula segreta tra le curve sinuose di una bottiglietta ispirata a Mae West, attrice biondissima del cinema e regina di doppi sensi che scandalizzavano l’America. «Coltiva le tue curve, potranno essere pericolose ma non potranno essere evitate». Oppure… «È una spada quella, o sei felice di vedermi?». Piaceva, Mae. E piaceva la Cola segreta. Proprio come piace Berrettini, che anche lui una ricetta misteriosa sembra possederla, dato che non si sa mai a che punto sia, salvo immaginario in ambasce, tra infortuni canaglia e social farabutti, ma quando lo riscopri al suo meglio, tutti gli fanno festa. Come ieri, sul campo 5 di Flushing che un tempo ospitava i campi di allenamento dove si giocava con i fazzoletti annodati intorno al volto per non respirare i miasmi dei ristoranti della Food Zone. C’è un che di già visto in questa giornata che scaccia i fantasmi delle perfide esibizioni dell’altro ieri, e a Berrettini sta bene così. Forse perché tutti ripetono incessantemente di voler migliorare, e crescere, e sfidare il futuro, mentre lui sarebbe pronto perfino a procedere in retromarcia per ritrovare e riappropriarsi di quel Matteo che nel 2019 faceva sussultare avversari disabituati a fronteggiare servizi da 230 orari seguiti da drittoni pesanti come scaldabagni scagliati da un grattacielo. Piacque tanto agli americani, il Berretto che saliva fino alle semifinali (e lì, ad aspettarlo, c’era Nadal), e continua a piacere da matti quando lo vedono prendere a sassate tennistiche il francese Ugo Humbert, il quale, poverino, mancino, leggerino, ha pure fatto il possibile per opporsi a tutto quello strapotere, dando però l’impressione che più si dava da fare, più il punteggio si spostava dalla parte di Matteo. E poi, chi ha detto che non si può ripartire andando alla ricerca di se stesso? Matteo ha fatto bene, si è contornato di volti cari, con l’amico oste del ristorante “Via della Pace” in terza fila, Melissa e i genitori in seconda, dietro a Santopadre e Rianna in prima e a portata di voce. Servivano anche loro. Cosi come sentire da subito che i colpi partivano sempre centrati e facevano male al tennista compositore, chitarrista e suonatore di pianoforte Ugo Humbert, testa di serie n. 29. Posto che ora si è preso Berrettini per andare a sfidare un altro francese, Arthur Rinderknech, numero 73 del ranking, vittorioso su ciò che resta dell’argentino Schwartzmann […]. Un break nel primo set, due nel secondo e due nel terzo, a chiudere la disputa… Tra i momenti migliori, tre recuperi da 15-40 sul servizio, proprio come Berrettini sapeva fare un tempo, quando si concedeva a qualche errore per poi inchiodare l’avversario a colpi di ace. Alcune buone conclusioni a rete, e soprattutto il furibondo gioco da fondo campo che ha devastato Humbert imponendogli ritmi tali da togliergli il fiato. Sissignori, anche di rovescio, colpo che quando le gambe girano, assume dimensioni di ottimo valore. […] Fa discutere, piuttosto, la brutta prova di Lorenzo Musetti lunedì contro il qualificato francese Titouan Droguet. «E’ una sconfitta che fa male, un passo indietro che non mi aspettavo, e che al momento non riesco a spiegare del tutto. Da tre mesi almeno non mi capitava di perdere contro un avversario con il  ranking più basso, ma è stata una giornata storta, da buttare. Nemmeno il sei-zero del secondo set mi ha dato quel pizzico di fiducia che andavo cercando. Io e Tartarini (il coach) dovremo ragionarci su». […]

Berrettini parte bene, Arnaldi in crescita. Musetti, altra frenata (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Dopo il lunedì nero con le eliminazioni di Musetti, Cecchinato, Tartaglia, e le ragazze Cocciaretto e Paolini, il martedì degli italiani agli Us Open è colorato dai successi dei due Matteo, Berrettini ed Arnaldi. Riprendere gli allenamenti senza il dolore e la paura di tirare a tutto braccio ha restituito fiducia e stabilità sulle gambe a Matteo Berrettini per poter sfruttare tutta la sua potenza. E così il 27enne romano, nello Slam che l’ha lanciato al vertice con le semifinali 2019, ha superato il primo ostacolo, il mancino di qualità Ugo Humbert dai nervi fragili. Col 74% di punti con la prima (11 ace), ma anche un significativo 5/9 sulle palle break, annullandone 7 su 7, ha lanciato un bell’urlo liberatorio dopo i troppi guai fisici e i troppi stop: «Era un match che nascondeva molte insidie, molti games ho lottato, il servizio ha funzionato bene, non è stato affatto facile». Al secondo turno un altro francese Arthur Rinderknech, che ha superato in due set a botte di servizio Schwartzman, contro cui l’allievo di Vincenzo Santopadre proporrà un inedito match di uno-due servizio-dritto senza ritmo da fondo e tanti rischi e vincenti. II 22enne di Sanremo, Matteo Arnaldi, lanciato dalle Next Gen di Milano a novembre, prosegue anche a New York nella sua esaltante stagione di crescita e di prime volte sull’ATP Tour. Agli US Open l’allievo di Alessandro Petrone (n. 61 mondiale) convince al ritiro sul 6-3 1-0 Jason Kubler, coi soliti guai fisici. Matteo affronterà il francese Fils. Finora la delusione azzurra maggiore è il ko di Musetti, eliminato da due set a uno dal qualificato Droguet (al primo torneo sulla massima ribalta): «Non sono mai riuscito a trovare il mio livello e quando sono andato avanti di un break nel quarto set non sono rimasto lucido e non ho mantenuto i nervi saldi». Ahilui: la crisi continua. 

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