US Open, Djokovic rilancia: "Ritiro? Non ci penso minimamente"

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US Open, Djokovic rilancia: “Ritiro? Non ci penso minimamente”

Il serbo a caccia del 24esimo successo Slam, ma non ci pensa. L’esultanza finale? Ha trovato carina quella di Shelton

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Novak Djokovic - US Open 2023
 

E’ raggiante Novak Djokovic dopo la vittoria su Ben Shelton che lo ha costretto ad aggiornare i numeri dei suoi record, specie negli Slam.

Pratica semifinale archiviata in 2 ore e 41 minuti: ma fisicamente come sta il nuovo n. 1 al mondo?

È stato fantastico poter vincere in tre set. Pensavo che tutto stesse funzionando davvero bene in mio favore avanti due set e 4-2. Poi le cose hanno cominciato a cambiare. Ho perso un po’ di ritmo e lui è rientrato. Il finale di partita è stato molto infuocato e sono stato felice di averla chiusa in tre set. Non volevo portare la partita al quarto. Sapevo che aveva molta potenza nei colpi e ha una straordinaria velocità al servizio. Shelton è dinamico e molto imprevedibile per quello che farà nel colpo successivo. Dovevo solo restare lì mentalmente, presente, calmo e concentrarmi sul piano di gioco e su ciò che dovevo fare e cercare di essere solido da fondo campo, cosa che ho fatto per la maggior parte della partita. Nel complesso il torneo finora è stato fantastico. Mi sono espresso molto bene. La maggior parte delle partite sono andate via con tre set di fila, tranne una in cui ho dovuto rimontare da 2-0. A parte questo, le prestazioni dal primo round di Cincinnati fino alle finali sono state davvero, davvero buone. Quindi sono davvero soddisfatto del mio tennis e di come mi sento in campo. Adesso arriviamo alla sfida finale e alla lotta per un altro titolo del Grande Slam”.

Novak, congratulazioni per un’altra finale Slam raggiunta. In un giorno importante per lo sport serbo, con la squadra di basket che ha vinto e che è andata in finale, questa volta non avete dovuto fare i conti con l’umidità, il che vi ha permesso di avere due set al servizio con qualità.

“Probabilmente il miglior servizio espresso finora nel torneo, ed è stato importante considerando che oggi stavo giocando contro un avversario che ha una gran battuta. Sapevo che avrei avuto le mie opportunità sul suo servizio, ma probabilmente era ancora più importante tenere bene i miei game al servizio e cercare di ottenere un’alta percentuale di prime. Non dargli troppe possibilità di arrivare alla mia seconda di servizio e aggredirla. Penso di aver fatto davvero bene, soprattutto nei primi due set e mezzo. Con il tetto chiuso, il problema dell’umidità è stato in un certo senso rimosso, anche se stavamo ancora sudando molto ma molto meno rispetto alle partite precedenti, il che penso aiuti i giocatori e tutto il resto. La qualità del tennis è migliore quando non fa molto caldo”.

Potresti essere il giocatore più anziano a vincere qui a livello professionistico, è un aspetta che stimola molto? E l’esultanza?

“A 36 anni ogni finale del Grande Slam, potrebbe essere l’ultima. Quindi penso che probabilmente valuto queste occasioni e opportunità di vincere un altro Slam più di quanto ho fatto forse 10 anni fa, perché 10 anni fa sapevo di avere parecchi anni davanti a me. Quindi ovviamente sono consapevole dell’occasione. Ma cercherò di affrontare la partita di domenica come qualsiasi altra partita con l’intenzione di vincere. L’ultima volta che ho affrontato Carlos e Daniil in una finale del Grande Slam ho perso: a Wimbledon e nella finale degli Us Open del ’21. Quindi capisco l’importanza di ciò e ovviamente sono entrambi in ottima forma. Penso di essere anch’io in ottima forma, quindi mi piacciono le mie possibilità. Adoro il festeggiamento di Ben (sorride). Ho pensato che fosse molto originale e l’ho copiato. Gli ho rubato la celebrazione (sorride)”.

Non sei il tipo che guarda troppo lontano, ma questo numero che stai inseguendo qui, 24, ha un certo significato per Margaret Court, eccetera, e quanto quel numero in particolare significhi per te?

“Non ci sto pensando. Considero un regalo il poter giocare una finale di uno Slam. Ero molto vicino a raggiungere i 24 successi a Londra, ma quel giorno ho perso contro un giocatore migliore. Ora potrei riaffrontarlo ed è quello che sin dall’inizio del torneo gli addetti ai lavori volevano considerando la nostra rivalità. Ogni volta una finale del Grande Slam è un’altra occasione per la storia e ne sono consapevole, e ovviamente ne sono molto orgoglioso. Ma non ho molto tempo né mi permetto di riflettere su queste cose o di pensare troppo alla storia. Quando l’ho fatto in passato, tipo, la finale del 2021 qui sono stato sopraffatto dall’occasione e dall’opportunità e ho giocato al di sotto delle mie possibilità. Quindi non voglio che ciò accada di nuovo, e cercherò di concentrarmi solo su ciò che deve essere fatto e di prepararmi tatticamente per quella partita”.

Non si può essere sempre perfetti per intere partite, ma cosa accade in quei momenti di pausa che ti capitano?

“Vorrei che non fosse successo, ma ancora una volta, la cosa importante è riprendersi e cercare di recuperare dopo. E’ un momento buio in cui ti ritrovi per qualche colpo a non essere te stesso. Sbagli colpi, un doppio fallo: è tensione. Tutti si sentono tesi in alcuni momenti della partita, soprattutto se si tratta di una partita importante come questa. A volte riesci a superarlo; a volte no. Devi settare tutto rapidamente e tornare al livello ottimale, cosa che penso di aver fatto. Ancora una volta, ho avuto due black-out che non mi sono piacciuti, al servizio 4-3 e 6-5 per chiudere la partita”.

Se dovesse essere Alcaraz l’avversario della finale, su quale gara ti soffermerai di più a pensare su quella vinta a Cincinnati o quella persa a Wimbledon?

“Probabilmente a entrambe, ma penso che forse una più recente giocata sul cemento a Cincinnati. Ma le condizioni sono diverse da quelle qui. Probabilmente guarderò le sue partite di quest’anno, dell’anno scorso, giocate agli US Open, guarderò i nostri matchup e faremo i nostri compiti, per così dire (sorride)”.

Sei sorpreso dal fatto che a 36 anni, dopo tutti questi anni, sei ancora qui a fare quello che stai facendo, affrontando ragazzi che hanno all’incirca la metà dei tuoi anni e raggiungendo queste, come dici tu, quattro finali del Grande Slam quest’anno?

“Probabilmente suona presuntuoso o arrogante, ma non sono davvero sorpreso, perché so quanto lavoro, dedizione ed energia ho messo per cercare di essere in questa posizione, quindi so che me lo merito. Credo sempre in me stesso, nelle mie capacità, nella mia qualità di tennista per essere in grado di dare il massimo quando conta. Quindi non sono davvero sorpreso, ad essere onesto con te. Perché mi sento bene. Fisicamente sono in forma e ben preparato.

Quindi l’età è solo un numero, quella frase mi risuona in questo momento. Non voglio nemmeno prendere in considerazione l’idea di lasciare il tennis o di pensare ad una fine se sarò ancora al top del gioco. Perché non ne vedo il motivo. Probabilmente prenderò in considerazione l’idea di farlo se mi prenderò calci nel sedere da giovani ragazzi negli Slam negli anni a venire nelle fasi iniziali, e poi probabilmente dirò, okay, forse è ora di smettere. Ma ora mi sento ancora competitivo”.

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