US Open, Djokovic scimmiotta l'esultanza di Shelton, lui risponde: "L'imitazione è la prima forma di ammirazione"

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US Open, Djokovic scimmiotta l’esultanza di Shelton, lui risponde: “L’imitazione è la prima forma di ammirazione”

Shelton commenta con ironia l’esultanza di Djokovic. È pronto per lasciare il segno nel 2024

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Ben Shelton - US Open 2023
 

Ventun anni a ottobre, ma gli Stati Uniti d’America sono tutti ai suoi piedi. Non è un leader politico o un futuro Presidente, ma il tennista che potrebbe regalare agli USA la possibilità di tornare ad alzare il trofeo del vincitore a Flushing Meadows.

C’è chi ha sognato con lui, sofferto, alla fine applaudito per Ben Shelton sconfitto da Novak Djokovic, annientato per due set, ma estremamente vivo nel terzo. Esperienze da archiviare, momenti di cui far tesoro in maniera unica. Nella conferenza stampa si è parlato anche e soprattutto del gesto fatto da Djokovic col match-point, simulando il gesto del “passo e chiudo” col telefono che fa sempre Shelton dopo una vittoria. Il giovane americano ne è uscito con classe. Ecco le sue risposte.

Il suo box ha vissuto con grande serenità questa affascinante cavalcata, in cui ha mostrato di poter essere a breve il numero 1 d’America.

“Queste due settimane, nel loro insieme, rappresentano un buon cammino per me. Ci sono stati molti aspetti positivi da portar via e custodire per il resto della stagione o per la prossima. E’ stato divertente giocare qui il mio ultimo Slam dell’anno e far bene davanti al pubblico americano. E’ stato speciale per me. Non vedo di tornare a lavoro, riflettendo su quegli aspetti che non hanno funzionato, anche se, al di là del risultato, sono contento di tante cose”.

Quali sono gli aspetti positivi che trai da questa semifinale?

“Penso di aver imparato molto da me stesso in queste due settimane. Ho capito quanto in profondità poter scavare in me, considerando il tennis  uno sport mentale. Ho trovato un posto dove posso operare ed essere calmo con la mente lucida, ma al tempo stesso essere un feroce avversario. Lo dico sempre alle persone del mio team: “devo essere un cane là fuori, avere una mentalità rabbiosa”. Sono abbastanza soddisfatto del modo in cui ho gareggiato durante il torneo”.

A cosa pensavi nel terzo set quando sei riuscito a dar vita a una gran battaglia? E del gesto che ha fatto a fine gara?

“Con il tetto chiuso, sul centrale c’era tanto rumore. Giocare contro il giocatore numero 2 al mondo con così tante persone che urlavano il mio nome, è stato davvero emozionante, suscitando un’atmosfera adrenalinica. Mi ha dato lo slancio a cambiare l’inerzia del terzo set dopo che mi sono trovato due volte sotto di un break. E’ stato brutto non ottenere quel set dopo tanta battaglia, ma il pubblico americano ha vinto. Per rispondere alla tua seconda domanda, l’ho vista solo dopo la partita. Non mi piace quando sono sui social media e vedo la gente che mi dice come posso festeggiare o meno. Penso che se vinci la partita, hai diritto a fare quello che vuoi. Da bambino mi hanno sempre insegnato che l’imitazione è la forma più sincera di “ammirazione”, quindi questo è tutto quello che ho da dire a riguardo (sorride)”.

Hai parlato di quello che hai imparato in generale da tutta questa esperienza. Cosa, invece, hai imparato da Novak Djokovic?

“Ho imparato che sono un ragazzo che può competere ai massimi livelli. Lui ha una mentalità simile alla mia in campo. Penso che sia stato davvero bello giocare questa sfida per la prima volta. Non vedo l’ora di affrontarlo nuovamente”.

Sei entrato in campo con delle aspettative su come affrontare Novak Djokovic che hai visto in TV da molti, molti anni. E’ stato diverso?

“Ho provato ad affrontare la partita con una mente davvero libera. Ho provato a essere quel ragazzino che lo guardava in tv e che non giocava ancora a tennis, ma lo faceva solo per divertimento. Penso di essere una persona completamente diversa ora rispetto ad allora. Quindi, onestamente, quando sono entrato in campo, mi aspettavo quello che ho visto nei video delle sue ultime gare qui. Sono entrato in partita come se stessi giocando contro un qualsiasi altro avversario”.

Parti da qui e vai a Vancouver per la Laver Cup. Parlaci del fatto che sei stato scelto per questa squadra di alto livello.

“Sono davvero entusiasta dell’opportunità di giocare la “Laver Cup”. Quando è stata annunciata la mia convocazione ho letto tanti commenti su instagram di gente che si chiedeva come mai fossi stato scelto. Agli Us Open mi sono detto che avevo qualcosa da dimostrare, volevo che la gente capisse che meritavo di far parte della squadra e far ricredere gli scettici o coloro i quali dicevano che non era stato giusto convocarmi. Ho fatto un buon percorso qui e sono felice di aver dimostrato a molti che si sbagliavano”.

Le tue aspettative?

“Sono piuttosto entusiasta di far parte della squadra. Adoro quel tipo di gare. Sarò molto emozionato a Vancouver”.

Hai avuto così tante prime volte quest’anno. In cosa sei cresciuto?

“Ho sicuramente imparato molte cose. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Andare in così tanti paesi diversi, giocare su superfici differenti ed essere esposto ad aspetti difformi fra loro. Direi che la cosa più importante che ho imparato e l’influenza che riescono ad avere sul campo i giocatori. Il tennis è uno sport enorme, mondiale. È stato pazzesco per me la prima volta che sono atterrato in Portogallo per il mio primo torneo in Europa, sentire tanta gente scandire il mio nome o sapere che mi conoscevano. È stato un po’ difficile per me crederlo. Ma ciò mi ha fatto riflettere un po’ di più su come mi devo comportare in campo e quale messaggio dare nelle mie interviste. Molte persone ascoltano davvero le cose che dici e osservano ciò che fai”.

La forza del tuo gioco è il tuo servizio. Oggi hai affrontato il più grande giocatore in risposta della storia del tennis. Stavi lanciando delle “bombe” e lui continuava a riprenderle. Mi chiedo come ci si senta. Probabilmente un po’ diverso dagli altri che rispondono. Inoltre, se affrontandolo hai imparato qualcosa sulle sue risposte.

“Mi sono sentito molto diverso sia nel modo in cui la palla tornava indietro in termini di ritmo e posizione. Ha fatto un ottimo lavoro vista la percentuale alta di risposte messe in campo. Quando giochi contro Djokovic capisci perche è un grande difensore. La cosa che mi ha fatto più piacere questa settimana è che per la maggior parte delle gare non ho avuto un livello alto al servizio. Contro Karatsev ho servito davvero molto bene, poi sono calato un po’ in queste ultime tre gare. La cosa che mi ha stupito è il modo in cui sono riuscito a giocarmela faccia a faccia con i miei avversari. Tutti dicono: “Oh, Ben è un servitore”, ma negli scambi mi sono sentito abbastanza a mio agio giocando contro gli ultimi quattro giocatori con cui ho giocato, tutti di altissimo livello e ottimi colpitori da fondo campo. Mi sono sentito a mio agio nel partecipare a uno scambio con loro, giocando in profondità e andando anche a rete.  Sono contento di aver giocato un tennis abbastanza completo questa settimana. Non avevo la sensazione di essere semplicemente un robot al servizio e di ottenere punti gratuiti con questo fondamentale”.

Descrivi la differenza tra Djokovic e gli altri migliori giocatori che hai affrontato.

”Novak ha un po’ più di energia rispetto agli altri avversari con cui ho giocato. Puoi semplicemente vedere lo spirito combattivo che trasuda da lui (sorride). È così per quasi tutta la partita. Molte delle cose che ho visto in me stesso questa settimana, riguardo al modo in cui cercavo di stare in campo in modo combattivo, era qualcosa che vedevo anche in lui. E’ questo che differenzia Djokovic da alcuni dei migliori giocatori”.

La sconfitta di stasera è un punto di delusione o di partenza?

“Sia la vittoria che la sconfitta rappresentano un passo in avanti in carriera. Sono a un punto in cui, le sconfitte non mi abbattono perché ho obiettivi a lungo termine. Come squadra siamo molto orientati al processo e sappiamo solo che la sconfitta fa parte di questo flusso. C’è in me un po’ di delusione, ma sono un combattente e penso di dimostrarlo anche in campo. Questa settimana mi ha motivato molto. L’ultima volta che ho fatto un gran torneo in Australia, mi sono abbastanza compiaciuto e ho pensato di essere arrivato o di aver fatto qualcosa di speciale. Poi ho avuto un paio di mesi difficili. Stavolta ho sensazioni completamente diverse e in questo finale di stagione e in avvio di 2024 lo dimostrerò”.

A proposito di vetta, cosa manca a te, Taylor, Tommy, Frances, Chris per arrivare al Top?

“Non so se sarò io o meno a sfondare e quanto tempo ci vorrà. Il tennis americano si sta muovendo in un’ottima direzione. Abbiamo tanti giocatori che riescono ad arrivare nelle fasi finali degli Slam. Qui, abbiamo fatto bene anche tra le donne con Coco Gauff in finale e Madison Keys semifinalista. E’ un bel momento per essere un americano nel tennis. Vorrei poter avere la sfera di cristallo per predire quando avverrà e chi sarà l’americano dopo Andy Roddick a vincere uno Slam, ma sfortunatamente non ce l’ho”.

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