US Open, Djokovic: “Due anni fa ero stato travolto dalla pressione: ho imparato la lezione”

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US Open, Djokovic: “Due anni fa ero stato travolto dalla pressione: ho imparato la lezione”

Il campione serbo festeggia il 24esimo slam della carriera: “Il secondo set è stato uno dei più duri della mia carriera, ero esausto”

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Novak Djokovic - US Open 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata allo US Open 2023 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

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US Open,Djokovic: “Due anni fa ero stato travolto dalla pressione: ho imparato la lezione”

Il campione serbo festeggia il 24esimo slam della carriera: “Il secondo set è stato uno dei più duri della mia carriera, ero esausto”

Novak Djokovic dal 2021 ha partecipato a dieci tornei del Grande Slam e ne ha vinti sette. Sette su dieci. Quello di stasera è il ventiquattresimo.

Numeri che fanno impressione, numeri che non potrebbero esistere, numeri che Novak Djokovic trasforma in tennis ogni volta che scende in campo per una partita del genere. Oggi ha vinto il match grazie al serve and volley, e nel finale ha nascosto il suo cuore, nella conferenza stampa parlerà infatti di ‘sollievo’.

Poi però ha visto i figli in tribuna.

Domanda: “Quest’anno sei tornato in Australia dopo due anni e hai vinto Adelaide e Australian Open, stessa cosa qui negli Stati Uniti, Cincinnati e US Open. Fai sembrare tutto questo molto facile, anche se ovviamente non lo è…”

Djokovic: “Se analizziamo queste due situazioni sono ovviamente diverse. È vero, non mettevo piede in America da due anni, e l’ultima volta avevo perso proprio qui in finale, contro lo stesso avversario con cui ho vinto oggi. Gli ultimi due giorni sono stati decisivi. Ho fatto del mio meglio per non farmi travolgere dalla pressione, memore di quello che era successo due anni fa.

Avevo giocato ben al di sotto delle mie possibilità, non avevo retto dal punto di vista mentale, la posta in gioco era troppo alta. Ma ho imparato la lezione.

Ho semplicemente ripetuto la mia classica routine, come se fosse un match qualunque, un match da vincere ovviamente, ma non troppo diverso dagli altri. E’ stata tosta, soprattutto nelle ultime ventiquattro ore, perché poi i pensieri ti ronzano in testa, ma ho cercato di dedicarmi solamente alla preparazione della partita.

E penso di averla preparata bene, perché il primo set è stato perfetto. Il secondo parziale invece è stato tra i più duri della mia carriera, quasi due ore di lotta furibonda, e sinceramente penso che lui meritasse di vincerlo. Non avevo fiato, mi mancava l’aria, le gambe non rispondevano, non ricordo di aver mai provato una sensazione del genere in carriera. Ero esausto, ma in qualche modo sono riuscito a sopravvivere, e dopo la pausa di fine set mi sono sentito molto meglio, ho recuperato le energie.

A fine partita ho provato sollievo, ripensando anche a quello che mi era successo due anni fa, infatti non ho esultato in maniera troppo scomposta. Volevo solo correre dalla mia famiglia. Mia figlia mi sorrideva durante la partita, nel corso dei cambi-campo. Questo dettaglio mi ha dato un’energia incredibile.

Domanda: “Nelle ultime tre stagioni hai partecipato a dieci tornei dello Slam vincendone ben sette, un ruolino di marcia mostruoso: hai cambiato qualcosa di specifico nella tua preparazione ?”

Djokovic: “I cambiamenti avvengono continuamente. È un processo costante. La formula giusta probabilmente cambia di anno in anno, di mese in mese.

Ho trentasei anni e devo competere con ragazzi molto più giovani di me, è un dato di fatto, di conseguenza devo concentrarmi maggiormente sulla cura del mio corpo, più di quanto abbia mai fatto nel corso della mia carriera. E poi c’è l’aspetto mentale ed emotivo: l’obiettivo è quello di trovare il giusto equilibrio tra la passione per questo sport, le motivazioni che mi spingono ad andare avanti e il lavoro quotidiano. La competizione rischia di diventare troppo stressante, l’allenamento pure. Sono un perfezionista, e la ricerca della perfezione può essere dispendiosa a livello di energie.”

Domanda: “Secondo alcuni il match con Alcaraz a Wimbledon era stato simbolico, una specie di passaggio di consegne. Quella sconfitta ti ha fornito ulteriori motivazioni?”

Djokovic: “No, direi di no, non mi faccio influenzare dalle opinioni degli altri. Il mio obiettivo è semplicemente quello di restare in forma, in modo tale da poter vincere i tornei più importanti del mondo, in particolare i quattro titoli del Grande Slam.

Nel 2023 ne ho vinti tre e ho perso la finale di Wimbledon, diciamo che a inizio anno ci avrei messo la firma, per una stagione del genere.

Con Alcaraz sta nascendo una bella rivalità, lui rappresenta l’aria fresca. E’ un ragazzo splendido e un grande giocatore, la sua crescita ha creato ulteriore interesse per il nostro sport e penso sia una cosa positiva”.

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