Jannik favoloso cancellato il tabù Medvedev (Cocchi). Guai a chi lo tocca (Gatti). L'impossibile di Sinner (Nizegorodcew). Il vecchio e il nuovo così Jannik ha stupito (Ercoli). L'apparizione di super Sinner (Azzolini). Jannik, sulla strada c'è ancora Medvedev (Bertellino). Jannik, Torino e la Davis per il gran finale (Rossi). Ciclone Sinner Pechino è sua (Martucci).

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Jannik favoloso cancellato il tabù Medvedev (Cocchi). Guai a chi lo tocca (Gatti). L’impossibile di Sinner (Nizegorodcew). Il vecchio e il nuovo così Jannik ha stupito (Ercoli). L’apparizione di super Sinner (Azzolini). Jannik, sulla strada c’è ancora Medvedev (Bertellino). Jannik, Torino e la Davis per il gran finale (Rossi). Ciclone Sinner Pechino è sua (Martucci).

La rassegna stampa di giovedì 5 ottobre 2023

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Dalla Cina con furore… Jannik favoloso cancellato il tabù Medvedev «Gioia immensa» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Un giorno, erano le Atp Finals del 2021, Jannik Sinner aveva fatto il suo esordio a Torino come prima riserva sostituendo Matteo Berrettini. Dopo aver battuto l’amico Hurkacz, gli era toccato lo scontro con Daniil Medvedev. Non era la prima volta che i due si affrontavano, e nelle precedenti il russo lo aveva sempre battuto. Davanti al pubblico di Torino, contro il fresco vincitore dello Us Open, Jannik era entrato in campo contratto, agitato, rimediando un dolorosissimo 6-0. Un bagel, una ciambella, come si dice nel gergo tennistico. Durante un cambio campo Daniil aveva avuto una delle sue infelici uscite sbadigliando platealmente in faccia a Jannik, come a dire: «Che noia, non c’è partita». […] Quel momento, quella sensazione, quell’immagine, Jannik Sinner se l’è appuntata nel cervello alla voce: conti da regolare. Ci ha messo un po’, un paio d’anni e altre tre sconfitte poi, al momento giusto, ha colpito. Ieri, nella finale di Pechino, Jannik ha domato «lo specialista dei campi in cemento», come si definisce, a ragione, lo stesso Meddy che quest’anno ha vinto l’86,4% delle partite giocate sul veloce. La partita di ieri, dopo la vittoria contro Alcaraz in semifinale, ha segnato un nuovo step evolutivo del ragazzo di Sesto Pusteria. E’ stato capace, come fanno i grandi, di adattarsi tatticamente all’avversario, mettendolo in difficoltà con una partita perfetta, studiata nei minimi dettagli. Dal servizio […] al gioco di volo, tutto ha funzionato come un ingranaggio micidiale capace di triturare le certezze del numero 3 al mondo. Già in semifinale, contro Alcaraz, Jannik si era esibito in 19 discese a rete con 12 punti vinti […] mentre della sfida contro Medvedev sono stati 23 su 33 i punti conquistati a rete. Un piano d’azione che ha destabilizzato Medvedev mandandolo fuori giri nonostante una prestazione monumentale al servizio. Jannik ha imparato dal passato, evitando di finire intrappolato nella ragnatela di scambi lunghi tipica di Daniil e ha usato moltissimo il serve and volley, proprio come aveva fatto Djokovic nella recente finale di New York. Jannik impara, prende appunti, mette insieme le informazioni, le metabolizza e alla fine colpisce: «Grazie Daniil per avermi fatto vincere almeno una volta […]. Ci siamo affrontati diverse volte, soprattutto quest’anno, sono state battaglie impegnative e tu mi hai reso un giocatore migliore. E per questo ti sono grato. Mi sono allenato e insieme al mio team abbiamo studiato e lavorato tanto per batterti. Quindi sono contento di condividere questo momento insieme a te». Il russo ha accettato di buon grado le sue parole, però ha dovuto uscire di scena con un piccolo dispetto rubandogli il pupazzetto della mascotte del China Open dalla coppa e scappando via lasciando Jannik bofonchiare in solitudine davanti a fotografi e telecamere. […] Con Alcaraz, numero 2 al mondo, il bilancio è in attivo. Sinner è stato l’unico a batterlo quattro molte su sette incontri. Ora che ha rotto anche l’incantesimo che lo vedeva sempre sconfitto da Medvedev, numero 3, gli resta solo la grande sfida: riuscire a superare Novak Djokovic, il numero 1 al mondo. I due si sino incrociati tre volte, e Nole lo ha sempre battuto sebbene a Wimbledon lo scorso anno Jannik fosse stato avanti 2-0 prima di soccombere al quinto: «Quando riesci a sconfiggere rivali di questo calibro […], è una sensazione incredibile. Un privilegio, un piacere immenso. Questo tabellone era molto competitivo, c’erano tutti i più grandi, eccetto Novak». Che potrebbe incrociare a Bercy in Davis o alle Atp Finals, dove si qualificherà aritmeticamente tra pochi giorni, al 1000 di Shanghai dove gli basterà vincere una partita. «I miei programmi? Ora Shanghai, poi cercherò di giocare a Vienna e Parigi Bercy. Infine mi auguro di essere alla Finals e poi chiuderò con la Coppa Davis. Al momento il calendario è questo». Ci piace.

Guai a chi lo tocca (Cristiano Gatti, Il Corriere dello Sport)

Era salito sull’aereo per Pechino un Sinner decisamente solo, bersaglio mobile dell’Italia rinfacciona: bravino però non vince mai, ancora parla mezzo tedesco, pure traditore perché rinnega la Nazionale e scansa la Davis. Risalirà sull’aereo per l’Italia un Sinner diverso, improvvisamente amatissimo dal suo Paese, ma sì, non parla benissimo l’italiano perché è altoatesino, non si può pretendere, però è nostro, tutto nostro e guai a chilo tocca, quanto al talento non ne parliamo, nemmeno il caso di discuterne, fuoriclasse assoluto, gioca da dio e vince a Pechino, se poi salta la Davis non facciamone un dramma, ma quale tradimento, non stava bene e ha gestito nel modo più oculato i problemi fisici, diciamo pure che Sinner non sbaglia un colpo e tanto meno una mossa, sì, Sinner è praticamente perfetto. Tra i due Sinner quello partito nel risentimento nazional-popolare e quello che torna in un delirio di onorificenze tricolori, c’è di mezzo un torneo. Basta un trofeo con gli occhi a mandorla e Sinner si ritrova in Italia con un altro sé stesso, stavolta incantevole e adorato. Non è più solo un tennista, con il salto triplo di Pechino si ritrova attaccate alla schiena le celesti ali del mito, in un’era che ne aveva un disperato bisogno, dopo i pensionamenti dei Valentinirossi, delle Fedepellegrini, dei Vincenzinibali, per non parlare dei crepuscoli a livello discipline storiche della nazionale di calcio, della Ferrari, del ciclismo. Sinner è in mano nostra, adesso: lo andiamo a prelevare di peso dai campi di tennis e lo collochiamo subito nella Hall of Fame del sentire globale, caricandogli addosso l’intero peso del made in Italy, il riscatto del sistema-paese e tutta quella roba lì, nuovo testimonial assoluto per tenere su un po’ l’ambiente in ambito universale. Presto eroe del nostro tempo, direbbe Minà, se fosse ancora qui a raccontarla. C’è voluto mezzo secolo perché l’investitura toccasse di nuovo a un tennista […]. Resta inteso però che Sinner è ancora Sinner. Quello prima di Pechino ha una continuità logica e lineare con questo del dopo Pechino. È un giovanissimo fuoriclasse come ne nascono ogni mezzo secolo […] e che però ha solo fatto un passo avanti, nel lungo viaggio verso il mondo metafisico dei Federer. Dopo tutto, la vittoria di Pechino non ha cambiato lui. Come al solito, molto di più vede cambiare noi italiani, che prima facevamo gli scettici e gli schizzinosi, adesso siamo giù a zerbino per raccontare quant’è fenomenale.

L’impossibile di Sinner (Alessandro Nizegorodcew, Il Corriere dello Sport)

Potenza, precisione, coraggio e consapevolezza. Tanta consapevolezza. Jannik Sinner conquista l’ATP 500 di Pechino sconfiggendo […] Daniil Medvedev 7-6(2) 7-6(2) grazie a una prova superlativa. Dal primo all’ultimo 15. Tra serve and volley, smorzate e accelerazioni di volenza inaudita, Sinner mette a referto il nono sigillo a livello ATP eguagliando Fabio Fognini e avvicinando il record di Adriano Panatta, vincitore di 10 titoli e unico italiano in doppia cifra nell’Era Open. Da lunedì sarà n.4 al mondo ed è quasi certo delle Finals «Vincere contro Carlos e Daniil è una sensazione bellissima». La nuova classifica di n.4 al mondo rende finalmente giustizia al livello altissimo tenuto da Jannik in […] tutta la stagione 2023. Sinner e già ufficiosamente qualificato per le ATP Finals […] e disputerà a Torino il suo secondo “Master”. Nel 2021 entrò in campo da riserva, giocando due partite. Quest’anno arriverà da protagonista e nel novero dei favoriti. […] La coppa alzata al cielo al China Open vale molto più di un semplice 500: le vittorie su Carlos Alcaraz […] e Daniil Medvedev […] testimoniano l’eccezionalità di una settimana perfetta. Gli avversari affrontati sono di gran lunga superiori ai pur bravi Tommy Paul e Alex De Minaur sconfitti nel Masters 1000 di Toronto ma, probabilmente, senza il successo all’Open del Canada non sarebbe giunto il titolo a Pechino. Il primo 1000 ha sbloccato Sinner dal punto divista mentale, aumentandone consapevolezza e autostima. «La settimana non era iniziata nel migliore dei modi […] non mi sentivo granché bene. Ho comunque vinto il primo match […] e giorno dopo giorno mi sono sentito sempre meglio. Sono contento di come ho saputo gestire le varie difficoltà che si sono presentate. Credo sia l’aspetto maggiormente positivo di questa settimana». […] Il tennis espresso tra quarti, semifinale e finale è stato ragguardevole sotto il profilo tecnico, tattico e mentale. Sinner ha migliorato così tanti aspetti del proprio bagaglio tecnico che ora può permettersi soluzioni tattiche differenti, come il “serve ad volley”. Strategie che, fino a qualche tempo, non poteva mettere in pratica semplicemente perché non erano ancora automatizzate e naturali. «Quando riesci a sconfiggere avversari così forti, come Carlos e Daniil, la sensazione è bellissima. Devo ringraziare tutti i componenti del mio team […], con cui sono felice di condividere questa vittoria. È un titolo che significa davvero tanto per me». […] Raggiungere la quarta piazza mondiale e trovarsi accanto, nel ranking, Djokovic, Alcaraz e Medvedev certifica lo status da Top Players. Non sono solo i punti conquistati a emettere tale sentenza, ma soprattutto il livello di tennis. Per qualità e continuità. «Fare festa per il torneo vinto a Pechino? No – ha spiegato il presidente FlTP Angelo Binaghi – sia che avesse perso sia vinto questa è una tappa di un percorso che ha come obiettivo quello di essere il più forte al mondo. In questa settimana ha dimostrato di essere un giocatore di grandissimo talento, cuore e coraggio. Oggi dobbiamo avere la capacità di capire che in 110 anni di storia il tennis italiano non ha mai avuto un’opportunità del genere. Non possiamo che essere dei suoi tifosi e stargli accanto in doveroso rispetto e difenderlo da accuse ingiustificate, come quelle sulla sua manata partecipazione alla Coppa Davis».

Il vecchio e il nuovo così Jannik ha stupito (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)

Nel tennis non è necessariamente una legge, ma in questo caso sì. La grandezza della coppa rispecchia il valore del successo, almeno per chi lo ha compiuto. Nel China Open delle meraviglie con ben otto top ten al via […] è Jannik Sinner ad alzare il maestoso trofeo. Sfatato il tabù Daniil Medvedev, sconfitto per la prima volta al settimo scontro diretto. Per riuscirci l’azzurro ha sfoderato uno dei migliori match della sua carriera, talmente brillante da far sembrare agevole il 7-6(2) 7-6(2) maturato in 2 ore e 1 minuto. Salvata la prima palla break di giornata nel quinto gioco, è stato subito evidente che l’approccio dell’altoatesino fosse differente, come poi raccontato a fine partita: «Dopo sei sconfitte consecutive devi cambiare qualcosa. Serve molta pratica per essere in grado di farlo, ma ci sono riuscito». Questa consapevolezza tattica e la ritrovata freschezza fisica hanno contribuito ad una partenza coraggiosa in un match dove è emerso sia il vecchio che il nuovo del tennis di Jannik. L’alto rendimento in risposta e l’efficacia del rovescio fanno parte di certezze progressive, che non sempre avevano rispettato le aspettative al cospetto dei migliori. Le traiettorie del servizio e l’efficace pulizia a rete costituiscono le note più liete, quelle che finalmente gli permettono di affrontare Medvedev con armi diverse che abbassino la durata degli scambi. Non si tratta solo di numeri, non sono comunque un caso le 33 discese a rete totali, ma di situazioni dove Sinner ha usato queste opzioni con la stessa lucidità della semifinale. Le palle break fallite sul 4-3 del primo set e sull’1-1 del secondo non hanno avuto effetti negativi sull’azzurro, che anche da fondo ha giocato alla pari del rivale che nulla ha potuto nei due tie-break conclusisi 7-2. La prima settimana asiatica è coincisa con uno step importante per l’azzurro. Al suo approdo nel circuito maggiore era già in grado di gestire i momenti cruciali delle contese, ma con dinamiche di tira e molla che gli concedevano passaggi a vuoto che era poi in grado di colmare. Scontratosi con lo scoglio della top 10 questo non è più stato possibile e i big match di Pechino sono i primi dove è praticamente perfetto dal primo all’ultimo quindici. Le due vittorie finali sono giustamente il fiore all’occhiello di ciò a cui abbiamo assistito, ma è la gestione dell’intera rassegna ad aver un grande valore: dall’affaticamento alla coscia nei tre set vinti all’esordio contro Evans, al quarto di finale contro Dimitrov. Il match ricordato per i conati di vomito dell’altoatesino, in campo lo ha visto autore di una grande prestazione contro un rivale che dopo tempo si è espresso al massimo delle proprie potenzialità. Adesso Jannik andrà a Shanghai, dove tra pochi giorni esordirà contro Marco Giron. Poi? Vienna, Parigi Bercy e salvo sorprese ATP Finals e Coppa Davis. Sentendo le parole di fine partita al rientro in Europa dovrebbe invece saltare Anversa, dove la cancellazione non è ancora ufficiale.

L’apparizione di super Sinner (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Un passo dentro l’era di Super Sinner, il bimbetto che a tredici anni sorprendeva coach Piatti tentando il doppio salto mortale per tuffarsi in acqua con gli amichetti della sua età. «Ma perché doppio», gli chiedeva quello, accorato. «Perché se lo provo doppio, magari uno riesco a farlo davvero». Quanto tempo è passato? Nemmeno tanto, quanto basta per cambiare il mondo. Il suo mondo. Quello che si è costruito addosso come un pigiama, con la stessa pazienza che serve per dare forma a un puzzle rompicapo. Un pezzetto da mettere qui, una tessera da infilare là, e avanti così assemblando tutte ciò che via via gli è capitato di apprendere, tesaurizzando vittorie e sconfitte, osservazioni e valutazioni di ciò che fanno […] gli altri, i più forti, che un tempo erano lassù, e ora sono al suo fianco. Ma il tennis è così, non si butta via niente e tutto può essere utile. Sinner l’ha capito, i nuovi coach l’hanno aiutato. E alla fine si scopre che un’Era Sinner è davvero possibile, forse è giù in nuce e attende solo la certificazione. O forse no, mi sto sbagliando, allo stesso modo di quando parlo di Super Sinner e finisco per visualizzarlo con i tratti di Super Pippo […]. Forse la nuova Era è cominciata proprio in questi giorni, nella perfezione registrata sul cemento indoor di Pechino, utile a smantellare l’amico Alcaraz in semifinale, poi a costruire intorno a Medvedev due alti argini per evitare i possibili straripamenti del russo che vantava sei vittorie su sei con il nostro. Ieri Jannik ce l’ha fatta. Cioè ha fatto ciò che solo a Djokovic […] era riuscito… Obbligare l’Orso russo, tenendolo in ostaggio con un tennis potente e lineare, solido in ogni aspetto, ma anche evoluto nell’utilizzo sapiente di combinazioni azzeccate fra gioco da fondo campo e gioco d’attacco, a ribattere la palla sempre dove Sinner si aspettava che fosse ribattuta. In altre parole, ha setto le maglie lasciando aperti solo quei pertugi che meglio poteva controllare. L’ha usato come una marionetta. Badate, era un Medvedev che nel primo set ha bersagliato Sinner con trentuno prime palle consecutive, senza dover mai ricorrere alla seconda. Mai vista roba simile su un campo da tennis. Un Medvedev in forma, anche lucido, che però non si è accorto tanto presto di come il tennis di Sinner non fosse di semplice contenimento, ma lo obbligasse allo sgobbo da un lato all’altro del campo, con palle talmente lunghe e violente da consentire poco o niente. Giusto una contromossa, una sola parte del campo dove spedirla, un unico modo per colpire la palla. Quando l’ha capito, se mai lo abbia capito davvero, forse Medvedev si è dato del fesso, ma Sinner aveva pianificato tutto, ed è stato il russo a dover salvare la ghirba in più di una occasione. In modo clamoroso nell’ottavo game del primo set, quando Sinner ha forzato i tempi e si e procurato due palle break, però ha bruciato la seconda con un improvvido smash fuori di un metro. Così, le scelte di Sinner si sono rivelate in tutta la loro saggezza nei due tie break, chiusi entrambi con identico punteggio […]. Jannik ha stabilito i modi, i tempi e i termini d’ingaggio, e in campo c’è stato solo lui. Determinato a cogliere una vittoria simile a una liberazione e stretto intorno all’algoritmo che in questi giorni ha dato forma alle sue giocate. Alla fine, a Jannik manca solo un titolo dello Slam. Che non è poco, certo, ma immagino arriverà presto, e a quel punto è probabile che ogni possibile rivoluzione copernicana nel nostro tennis si sarà compiuta. Pietrangeli scoprirà che qualcuno l’ha superato nella classifica di ogni tempo e nel valore dei trofei conquistati, Panatta potrà smettere di rispondere alla domanda su quando nascerà un nuovo Panatta e io finirò per trovare il gioco di Sinner […] perfino divertente. Al momento mi accontento della perfezione negli schemi, nelle scelte e nell’esecuzione dei colpi mostrata a Pechino, un “500” che per presenze e valore delle vittorie conseguite sembra più importante […] del 1000 vinto a Toronto. Abbattuto l’Orso Medvedev, resta soltanto Novak Djokovic tra i top ten da debellare, ma è il tempo a lavorare per Sinner che ha 14 anni in meno. E proprio Il modo di stare in campo di Nole sembra ispirare questo Sinner Intanto i conti tornano. Terzo torneo conquistato in stagione […], il nono in carriera per Sinner che appaia Fognini e si porta a meno uno da Panatta. Quarto posto in classifica rafforzato […] e biglietto per le Finals praticamente già staccato. È il suo anno migliore. Allo Slam ci penserà dal prossimo.

Jannik, Sulla strada c’è ancora Medvedev (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Da Pechino a Shanghai, prosegue il percorso di Jannik Sinner in Cina, tornata dopo quasi quarto stagioni a ospitare il grande tennis. Dopo il trionfo nel 500 a Pechino Jannik comincerà la corsa nel 1000 dal secondo turno grazie al bye d’avvio in quanto testa di serie numero 6. Il sorteggio l’ha collocato nella parte bassa del tabellone, presidiata da Daniil Medvedev. Il nuovo n. 4 del mondo esordirà contro l’americano Marcos Giron. E ancora una volta non si presenta agevole il suo percorso perché negli ottavi Jannik potrebbe incontrare Alexander Zverev, fresco di semifinale a Pechino. Nei quarti, poi, ci sarebbe un’ipotetica sfida, l’ottava della serie, con Daniil Medvedev. Il tabellone è guidato dal n. 2 del mondo, Carlos Alcaraz, che aspetta il vincente di Borges-Barrere. Un draw ricco di stelle, quello del Masters 1000 di Shanghai, nel quale manca il solo Novak Djokovic. Medvedev esordirà al secondo turno contro il cileno Garin che in primo turno ha eliminato l’americano Kovacevic, proveniente dalle qualificazioni […].

Sinner, Torino e la Davis per il gran finale (Paolo Rossi, La Repubblica)

Scrivere la storia e non sentirne il peso. Jannik Sinner vince a Pechino […] e con i 500 punti del torneo si porta a -30 dalle Atp Finals di Torino. Vincendo la prima partita che giocherà la settimana prossima al Masters 1000 di Shanghai otterrà anche questo bonus. Eppure è il presente, mentre vorremmo tutti trasportarlo indietro nel tempo, ricordandogli quanto grande sia quello che ha fatto, come abbia eguagliato Adriano Panatta e il magico 1976. Ma è un giochetto che non funziona con lui: «Conosco la storia del tennis azzurro, magari non avrò visto tutti i video ma conosco i nomi di chi mi ha preceduto. Però vorrei che capiste che io gioco per me, nel senso che quando avrò finito la carriera potrò ripetermi di aver sfruttato tutte le chance». Jannik Sinner parla come se avesse finito un normale allenamento, e non come se avesse vissuto una settimana indimenticabile. In questo si vede la stoffa, si intravede il campione. Perché ricorda l’atteggiamento dei Federer, dei Nadal, dei Djokovic. «Ho tanto da lavorare: so che non ho raggiunto il picco, e questo va anche bene. Gioco per il mio piacere, ma anche per chi mi sta vicino, per chi condivide con me il lavoro di tutti i giorni. Voi non lo sapete, ma io forse mi alleno anche più di tutti gli altri». Niente lustrini, Sinner ha l’occhio lungo. Vuole vedere quello che c’è oltre il suo naso, immaginarlo e pianificarlo, quantomeno. «Devo insistere sul fisico: quest’anno abbiamo migliorato, ma il motore è da potenziare ancora». Una consapevolezza che si sposa con l’umiltà di cercare i dettagli, di migliorarli. «Ci vuole tempo: prendete l’aspetto mentale. Mi si dice che sono più forte di testa, e a me interessa conoscere il cervello, ma si va sempre per gradi». Step by step, ma sempre con l’obiettivo. Per il 2023 erano le Atp Finals, e ora? Andrà difesa la quarta posizione, potrà impreziosire la gioielleria di casa con qualche altra coppa, ma forse il gol vero, il dolce di fine serata, potrebbe essere la Coppa Davis, cioè l’ultimo appuntamento dell’anno. Ma anche in questo caso non cade nella trappola, Jannik si limita a ribadire che è bello fare gruppo, stare con gli altri, giocare per i tifosi. «Io ci sono a Malaga, avremo pressione perché possiamo andare avanti». Per questo in generale ha ragione Angelo Binaghi, presidente Fitp: «Dobbiamo avere la capacità di capire che in 110 anni di storia il tennis italiano non ha mai avuto un’opportunità del genere, cioè Jannik Sinner. Non possiamo che essere suoi tifosi e stargli accanto in doveroso rispetto». Peraltro Binaghi sembra aver letto il mantra del clan Sinner. «Pechino era una tappa di un percorso, non c’è niente da festeggiare. In questa settimana ha dimostrato di avere le carte per essere il numero uno. Sa benissimo che non deve montarsi la testa e che dovrà continuare a lavorare più di prima, ma conosce a fondo il valore del lavoro e la sua utilità». What else?

Ciclone Sinner batte Medvedev Pechino è sua (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Sapevamo già che Jannik Sinner sarebbe stato disponibile per le finali di Davis del 12-26 novembre ancor prima delle sue parole: «Ovviamente a novembre sarò a Malaga con la squadra». Dopo le polemiche per la rinuncia di Bologna non poteva disertare, anche in nome del legame che ha con la bandiera e coi compagni. Sinceramente, però, non pensavamo che uscisse così forte dal “500” di Pechino dove ha conquistato il nono titolo ATP […] e, a quota 4865 punti nella Race to Torino, gliene mancano appena 30 per l’aritmetica qualificazione diretta al Masters coi magnifici 8 al PalaAlpitour. Avvalorando la classifica di 4 del mondo […] con l’affermazione un giorno dopo l’altro contro il numero 1 del torneo e 2 ATP, Carlos Alcaraz, e il 2 del seeding, e 3 del ranking, Daniil Medvedev. Sfatando anche il tabù col russo dopo 6 puntate, di cui 2 finali. Peraltro sempre in due set, transitando per delicatissimi tie-break, dettando sempre lo scambio e, soprattutto, diventando padrone della materia tecnico-tattica che ha imparato pian pianino e finalmente ha messo in pratica con sapienza proprio contro avversari così quotati e su un grande palcoscenico. Ha stupito col servizio […], con le accelerazioni longilinea di dritto, con il servizio-volée, con le volée […], con la varietà che gli latitava l’effervescente ma confusionario Carlitos dalle mille scelte e il Kraken russo dall’asfissiante pressione da fondo, soprattutto sull’amato cemento. Qualità da sommare a quelle naturali, fisiche […], mentali ed attitudinali al lavoro. Che lo caratterizzano come il talento più precoce e promettente a livello massimo del tennis italiano di sempre. […] Jannik non era ancora mai riuscito ad adattarsi al palleggio vario e asfissiante di Medvedev. «A un certo punto devi cambiare qualcosa contro un avversario così difficile, perché diverso rispetto alla maggior parte degli altri, e stavolta ce l’ho fatta. Per riuscirci devi allenarti molto per abituarti a spingerti al massimo in queste situazioni che non sono mai facili. Ma ho servito bene in tutto il match e ho giocato particolarmente bene nei tie-break, che possono cambiare molto in fretta. Ho preso fiducia appena ho trovato la risposta». […] Solo rispettando gli avversari si impara e si cresce. E la filosofia di Jannik è quella che ha espresso alla premiazione di Pechino nella prima puntata in assoluto in Cina: «Grazie Daniil, perché con queste partite e anche negli allenamenti insieme mi hai reso un giocatore migliore, spingendomi anche a lavorare di più nella preparazione atletica». Solo con la mentalità giusta si superano le difficoltà: «La cosa più positiva di questa settimana è come ho gestito tutte le diverse situazioni in campo, adattandomi. Venire fuori dal primo match è stato davvero difficile, ma poi ho realizzato che ogni giorno è differente e sono riuscito ad alzare sempre più il livello. E, battendo Carlos, ho preso tanta fiducia per la finale contro Medvedev». Per la cronaca, dopo il Masters 1000 di Shanghai, ha in programma «Vienna, Parigi-Bercy, e poi speriamo Masters e Davis». Più forte che mai.

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