Intervista ad Alessandro Petrone: "Arnaldi, appagato mai. E studia Nole" (Nizegorodcew). Jannik-Carlos sogno Cina, ma attenti al tiro mancino (Azzolini). Sonego e Arnaldi, è un peccato (Bertellino)

Rassegna stampa

Intervista ad Alessandro Petrone: “Arnaldi, appagato mai. E studia Nole” (Nizegorodcew). Jannik-Carlos sogno Cina, ma attenti al tiro mancino (Azzolini). Sonego e Arnaldi, è un peccato (Bertellino)

La rassegna stampa di martedì 10 ottobre

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Intervista ad Alessandro Petrone: “Arnaldi, appagato mai. E studia Nole” (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

“Matteo ha una voglia incredibile di crescere, non si sente mai appagato. I risultati positivi portano uno stimolo per migliorarsi ulteriormente. Non si fermera qui, non è mai abbastanza per lui, vuole sempre di più“. Alessandro Petrone parla così delsuo allievo Matteo Arnaldi, la più grande rivelazione targata 2023 del tennis italiano. Il ventiduenne ligure ha disputato due ottimi tornei tra Pechino (ottavi) e Shanghai (terzo turno), giunti sull’onda emotiva delle vittorie in Coppa Davis. La sconfitta al fotofinish con J.J. Wolf nel ‘1000’ cinese nulla toglie al grande momento (tecnico e mentale) dell’azzurro. In Nazionale Arnaldi è stato eroico, consentendo all’Italia di capitan Volandri di rimettere in piedi a Bologna un girone che pareva ormai compromesso.

“La Coppa Davis ci ha permesso di vivere emozioni incredibili” – spiega coach Petrone. “Matteo è stato molto bravo perché è sceso in campo, contro Garin, in un momento non facile: dopo la sconfitta con il Canada il clima era comprensibilmente teso sia dentro lo spogliatoio che fuori. Sono contento e orgoglioso di come ha reagito alle difficoltà, rimettendo in piedi il match contro il cileno“.

Si aspettava che Arnaldi potesse avere un Impatto del genere nel circuito ATP? Ad inizio stagione era n.134 del mondo.

“Devo essere sincero: pensavo che se la sarebbe giocata con i più forti, ma non così. Molti giocatori hanno bisogno di un periodo di adattamento a questa tipo di tornei, mentre Matteo ha portato a casa risultati imponenti immediatamente”.

Quando avete saputo del la convocazione in Nazionale?

“A New York (dove Amaldi ha raggiunto gli ottavi di finale; ndc) il capitano Volandri ci ha comunicato che Matteo sarebbe partito per Bologna come quinto o sesto uomo. È stato felicissimo. In quel momento non ci aspettavamo di certo che avrebbe giocato incontri decisivi per il passaggio del turno”.

E per lei, che emozione è stata la Davis a Bologna?

“È stato bellissimo vivere la Davis dalla panchina. In genere, nei tornei, sono da solo nel ‘box Arnaldi’. Stare accanto ad altri coach, alla squadra, a Matteo Berrettini, è stato bellissimo”.

Lavorate assieme ormai da quasi 4 anni, ci racconta l’inizio della vostra collaborazione?

“Ci siamo trovati a Sanremo. Matteo era alla ricerca di una figura di riferimento, la priorità era ritrovare la serenità mentale. Era intorno al numero 900 ATP, siamo partiti da lì” […].

Arnaldi è molto attento alla cura del corpo. Fa stretching da anni, maniacale in questo aspetto come Novak Djokovic.

“La routine atletica giornaliera gli dà molta tranquillità. È un aspetto che ha cercato di prendere da Nole, anche se è un po’ meno rigoroso. È un dettaglio importante del suo essere professionista che lo rende sereno” […].

Quail sono i vostri obiettivi?

“Deve migliorare ancora molto sul servizio, perché è il fondamentale che fa la differenza nel tennis moderno. Serve a tirarsi fuori dai momenti deliraci e a far meno fatica durante i match. La gestione delle partite è un altro aspetto importante, che però migliora solamente con l’esperienza. Non ci poniamo obiettivi di classifica: l’idea è però quella di consolidarsi tra i top50 per poter partecipare i tabellone a tutti i grandi tornei del circuito”.

Jannik-Carlos sogno Cina, ma attenti al tiro mancino (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Affari di famiglia, li chiamava così il pivot esperto darle, Reilly Opelka, 17 ATP a febbraio 2022, oggi lontano dal tennis, perso dietro i suoi libri, le mostre e i molti amici stilisti che gli chiedono consigli per le sfilate. Un po’ polemico lo era, anche un po’ provocatorio e indisponente, quando prendeva i nomi dei quattro o cinque colleghi di “buona famiglia” per chiedersi quanti “aiutini” avessero ricevuto. Non erano i suoi amici. Sebi Korda figlio di Petr, Ben Shelton figlio di Brian, Taylor Fritz figlio di Kathy May, top ten ai tempi di Evert e Navratilova, e Brandon Holt, la cui mamma fu addirittura una numero uno, Tracy Austin. Ma se gli aiutini riguardavano wild card e cose di questo genere, forse il pivot avrebbe dovuto fare qualche distinguo. Ben Shelton, mancino di 20 anni, oggi avversario di Sinner a Shanghai (ottavi, previsto inizio ore 12.30, diretta Sky Sport Uno), faceva impazzire i suoi coach perché non le voleva. “Non sopportava di vedere la sigla WC accanto al suo nome”, raccontò al New York Times Dean Goldfine, che aiuta papà Brian nella crescita tennistica di Ben.

“Non c’era verso, sosteneva che fossero inutili là dove poteva farcela con le proprie forze”. La “colpa” di Ben è che il tennis se l’è trovato in casa, già bell’e pronto. Papà Brian vinse due volte il torneo sull’erba di Newport, e anche mamma Lisa fu una giocatrice, sorella di Todd Witsken, 43 ATP nei Novanta (ma 4 in doppio), che il nipotino non riuscì nemmeno a conoscerlo, scomparso nel 1998 ad appena 34 anni per un tumore al cervello (ma per il sito ATP ancora vivo, e vabbè…). Ben nasce ieri… il 9 ottobre 2002, ad Atlanta. Sinner dunque sarà il primo avversario dei suoi 21 anni. È cresciuto frequentando il campionato fra i college, dove le sfide sono quanto mai formative, “perché giochi davanti agli amici, e non vuoi deluderli, ma nemmeno farti prendere in giro per tutta la settimana”, ha raccontato […].

Ha un’amica del cuore, Anna Hall, una delle migliori heptathlete, argento ai recenti mondiali e bronzo 2022. Molto amica di Emma, sorella di Ben, anch’essa tennista. “Se ho scelto il tennis lo devo a lei. La vedevo sempre impegnata, molto presa, e io ero stufo di beccare botte con la squadra di football”. Non si sono mai incrociati, Shelton e Sinner. Ma sono certo che sarà una sfida dura (e probabilmente la prima di una serie), e anche felice. Lo dico nell’interesse di Jannik, che alla felicità personale ha detto di tenerci al punto che quando non se la sente addosso, il suo tennis resta come rappreso, non fluisce, anzi non ruscella da quelle braccia che si sono fatte via via più forti. I pericoli vengono da sinistra (ma la politica non c’entra). Sotto osservazione, da parte del team JS pronto a intervenire, c’è il mancinismo di Ben, che al servizio si rivela particolarmente spigoloso. E vantaggioso. Sul lato destro i servizi a uscire viaggiano rapidi e carichi di effetti benefici. E poi Shelton è un esponente del bum bum tennis, con una marcata propensione all’attacco […]. “Sinner lo ammiriamo tutti moltissimo”, ha lasciato detto Ben nell’ultimo incontro stampa. Il favorito resta Jannik, ci mancherebbe. E l’occasione è grande assai. È la testa di serie (la sesta) più alta nella seconda metà del tabellone, dove – a parte Shelton – i pericoli maggiori vengono da Korda nei quarti (deve battere Cerundolo) e da Hurkacz o Ruud per la semifinale. Nella prima metà del tabellone regna Alcaraz che avrà Dimitrov negli ottavi e probabilmente Jarry nei quarti, con Rublev fortemente indiziato per un ruolo da semifinalista. E i cinesi già godono per una finale tra Alcaraz e Sinner.

Sonego e Arnaldi, è un peccato (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Due occasioni che lasciano l’amaro in bocca. Si fermano al terzo turno Lorenzo Sonego e Matteo Arnaldi nel Masters 1000 di Shanghai. Il torinese ha perso contro il cileno Nicolas Jarry, giocatore contro il quale conduceva 2-0 nei precedenti, l’ultimo dei quali a Bologna qualche settimana fa in Davis Cup e in cui aveva annullato al rivale quattro match point. Non mancano i motivi per recriminare al torinese, sceso al n°54 ATP, che soprattutto nel primo set anche in terra cinese ha fatto match pari con il numero 22 del mondo. Una sola palla break in favore del cileno, annullata dall’azzurro con un ace. Per il resto servizio dominante, da una parte e dall’altra. Nel tie-break, vero ago della bilancia, è stato più cinico il nipote di Fillol (giocatore nella famosa finale cilena di Coppa Davis 1976 che diede all’Italia l’unica insalatiera) che ha approfittato di alcuni errori di Sonego e messo in campo forza e lucidità. Nel secondo set il servizio di “Sonny” è stato meno efficace, le palle break concesse troppe (7 in totale) e tramutate in due break dal cileno […].

Ancora più evidenti i rimpianti di Matteo Arnaldi, numero 42 ATP, opposto all’americano JJ. Wolf – n.51 – capace in pochi minuti di passare dall’esaltazione all’abbattimento. Arnaldi è partito di slancio vincendo il primo set all’ottavo gioco, grazie a un tennis solido e ispirato e alla capacità di capitalizzare meglio le occasioni. Due break a sancire il successo parziale, il primo per il 4-2 e il secondo per chiudere, con 3 palle break annullate. Nella seconda frazione Arnaldi non è stato altrettanto cinico, mancando ben 6 palle break e cedendo al nono gioco all’americano, improvvisamente competitivo. II set decisivo è partito bene per il 22enne sanremese (2-0 con break) ma Wolf ha reagito riportandosi in testa (3-2). Sul 6-5 Wolf e servizio Arnaldi, l’azzurro ha annullato all’avversario 3 palle match consecutive. Ne aveva già cancellata una due game prima. Nel tie-break due diritti dell’azzurro sono usciti di pochissimo, questione di centimetri. Quelli che hanno fatto la differenza. Wolf si è preso la rivincita del secco 6-2 6-2 subito alcuni giorni fa nell’ATP500 di Pechino al 1° turno.

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