Jannik Sinner è già il tennista italiano più forte di sempre?

Editoriali del Direttore

Jannik Sinner è già il tennista italiano più forte di sempre?

Dopo una stagione da 57 vittorie, 4 titoli e da N. 4 del ranking mondiale, Il direttore si pone il quesito del momento…

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Questo articolo è stato pubblicato sabato 4 novembre sul sito di quotidiano/net nell’area tennis del QS/Quotidiano Sportivo che “copre” la pagina sportiva web de Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, testate per le quali da mezzo secolo collabora il nostro direttore Ubaldo Scanagatta

Uno dei divertissement prediletti dagli appassionati di tutti gli sport consiste nel confrontare campioni di epoche diverse, nel tentativo di affermare la superiorità di un campione rispetto a un altro.

Succede in tutti gli sport. Più forte Pelè o Maradona? E Messi? Michael Jordan, Kobe Bryant o LeBron James? Eddie Mercx, Francesco Moser, Fausto Coppi? Nel tennis più recente le dispute sul GOAT, Greatest of All Times, non si sono ancora smorzate fra i tifosi di Djokovic, Federer e Nadal che sono stati contemporanei o quasi, ma senza risalire a Tilden o Budge e Perry, tanti dicono Laver e Rosewall, Connors, Borg e McEnroe, Lendl, Becker, Edberg Sampras e Agassi.

Ma se circoscriviamo l’ambito al tennis italiano la disputa su chi meriti di essere considerato il più forte di sempre concerne oggi come oggi tre o massimo quattro nomi, Nicola Pietrangeli (2 Slam, 2 internazionali d’Italia, 3 Montecarlo, n. 3 del mondo “dilettanti” e 48 tornei vinti battendo anche tantissimi “professionisti” subito prima del loro passaggio al professionismo), Adriano Panatta (1 Slam +1 Internazionali d’Italia, 10 tornei vinti, n.4 del mondo per 3 settimane), Matteo Berrettini (8 tornei vinti, unico azzurro ad aver giocato la finale di Wimbledon, n.6 del mondo, semifinalista in 3 Slam su 4) Jannik Sinner (10 tornei vinti, n.4 del mondo, quarti di finale in tutti gli Slam e una semifinale).

Sinner è il quarto italiano che si qualifica nella storia delle finali ATP dopo Panatta nel ’75, Barazzutti nel ‘77 e Berrettini nel 2019 e nel 2021.

Ma nessuno c’era riuscito alla sua età e con due mesi di anticipo sulla disputa delle ATP Finals.

Ho premesso all’inizio: epoche diverse – se erano diversi gli Anni Settanta di Panatta rispetto agli Anni Sessanta di Pietrangeli, figurarsi quanto fossero diverse quelle due decadi con gli anni 2020 di Berrettini e Sinner – diffusione del tennis ben diversa, attrezzature diverse, superfici diverse, avversari diversi. Fare confronti, anche basati su risultati e statistiche, non è neppure serio, salvo che – appunto – si prenda il tutto come un divertissement. Mi ci presto, ma senza prendermi sul serio.

Che peso si dovrebbe dare, per esempio, alla precocità nel raggiungere certi risultati?

Sinner ha 22 anni e quanto a precocità non lo batte nessuno. Ma è anche vero che lui ha cominciato a vivere il tennis come un professionista all’età di 13 anni, un’età in cui Pietrangeli giocava più a pallone e pensava alla Lazio di Maestrelli che al tennis, un’età in cui Panatta cominciava a far parlare di sé soltanto a Pievepelago, ai corsi per bambini tenuti da Simon Giordano.

Come paragonare poi la lunga, lunghissima carriera di Nicola Pietrangeli, ancora fortissimo a 36-37 anni con quella di Adriano Panatta che vinse il suo ultimo torneo, il decimo, nella mia Firenze a quasi 30 anni? Panatta sconfisse Pietrangeli di misura e in 5 set in una finale degli Assoluti a Bologna nel ’69. E poi a Firenze nel ’70. Adriano aveva 19 e 20 anni, Nicola 36 e 37. E come confrontarli con Jannik che ne ha soli 22, o anche Matteo che ne ha 27?

Sarebbe giusto, semmai, valutare i record di Jannik e Matteo a carriera conclusa. Non oggi.

Pietrangeli conquistò i suoi primi grandi successi dai 23/24 anni in poi, idem Panatta che avrebbe trionfato a Roma e Parigi nel ’76, a quasi 26 anni. Quando appunto diventò n.4 del mondo, anche se non a lungo. Tre settimane appena. Chiuse quel suo magico 1976 da n.7 del mondo. E negli anni successivi non riuscì a rientrare tra i top-ten. Come del resto Corrado Barazzutti, n.7 nel ’78, quando vinse i 54 incontri di quello che è stato un record fino all’altro giorno quando lo ha battuto Jannik Sinner (giunto per ora a quota 57, ultimo successo quello di Bercy contro l’americano McDonald). Anche Corrado fra i top-ten è stato una meteora.

Matteo Berrettini fra i top 10 c’è stato più a lungo di loro due, Adriano e Corrado, più di due anni e mezzo (dall’ottobre 2019 al giugno 2022), ma è stato un tantino avvantaggiato dalle classifiche “congelate” per via del Covid.

Sinner fra i top-10 – n.9 – c’è approdato a fine 2021, ma poi ne è anche uscito, salvo rientrarci qualche settimana qua e là nel corso del 2022 e poi di nuovo in pianta stabile soltanto dal marzo 2023.

Ma i suoi progressi, la continuità dei suoi risultati, i 3 tornei vinti degli ultimi 7, mi fanno scommettere sul fatto che manterrà una posizione fra i top-ten più a lungo di qualunque altro tennista italiano. Ad esser sincero, anche se non si può mai dire, io penso che sarà almeno un top-5 per un bel po’. Top-3, n.1? Vedremo. Non mi sento davvero di escluderlo, mentre in tutta franchezza non mi sarei sentito di puntare su Panatta, troppo discontinuo, perché raggiungesse un identico traguardo.

Vero che Panatta è stato il solo a battere il grandissimo Bjorn Borg a Parigi, due volte, ma ci ha anche perso più volte di quante lo ha battuto.

Invece Sinner è in vantaggio nei confronti diretti con Carlitos Alcaraz… 4 duelli vinti su 7.

Ho giocato contro Pietrangeli e contro PanattaCa va sans dire, perdendo con entrambi in singolare. Con Pietrangeli ho il ricordo di due setpoint mancati …o meglio annullati da lui con altrettanti passanti di rovescio a Napoli in un campionato a squadre di prima categoria, la Coppa Brian. Con Panatta, quasi coetanei e entrambi junior, ho almeno vinto in doppio, in finale dei campionati italiani di terza categoria a Como, io in coppia con Agostino Serra, lui con Stefano Matteoli.

Tutto ciò non per parlarmi addosso, ma per dire che ho conosciuto da vicino – di là dalla rete –  il loro tennis e posso affermare per questo di aver potuto constatare meglio di tanti che li hanno guardati da una tribuna, il loro straordinario talento naturale, la loro grande classe. Pietrangeli ,a detta del grande Ken Rosewall, era un tennista che avrebbe battuto tutti i più forti tennisti del mondo, professionisti compresi, se dopo aver trascorso senza racchetta tre mesi in un’isola deserta, fossero stati catapultati a giocare un torneo senza alcun allenamento. Panatta era capace di trascorrere un mese di vacanze in Sardegna e in autunno battere il n.1 del mondo Connors. Talenti puri, naturali, insomma. Sinner ha anche lui doti straordinarie, ma mi dà di più l’idea del tennista costruito mattoncino su mattoncino, anche se Massimo Sartori che lo ”scoprì” nel suo Trentino ne intravide subito qualità eccezionali.

Certo è che mentre tutti i 3 azzurri che hanno partecipato alle ATP Finals, Panatta nel ’76, Barazzutti nel ’78, Berrettini nel 2020 e poi nel 2021 si sono qualificati all’ultimo tuffo e i primi due approfittando anche dei forfait di alcuni campioni che stavano loro davanti. Mentre Jannik è il solo ad essersi qualificato con circa due mesi di anticipo. E mentre Panatta e Barazzutti non vinsero un solo match nel round robin- Adriano con Orantes, Ashe e Nastase, Corrado con Dibbs, Gottried e Ramirez – mentre Berrettini ne vinse uno con Thiem dopo che l’austriaco si era già qualificato per le semifinali e quindi era un tantino meno motivato a dare il meglio, Jannik giocherà da favorito per uno dei due posti riservati ai primi due tennisti di ciascun girone. Sinner infatti si presenterà a Torino come n.4 del mondo e si ritroverà come secondo favorito di un girone del quale farà parte anche uno solo fra Djokovic e Alzaraz. Mentre l’altro di quei due si ritroverà con Medvedev. Sinner ha già giocato due match nelle Finali ATP del 2021, perché sostituì Berrettini che si era procurato uno stiramento all’addome mentre giocava con Zverev. Jannik vinse con Hurkacz e perse al tiebreak del terzo set, dopo essersi visto annullare due matchpoint, da Medvedev.

Concludo: penso che Sinner abbia ottime chances di fare più strada di tutti gli azzurri che lo hanno preceduto a Torino. E anche che negli anni a venire i suoi risultati oscureranno quelli di Pietrangeli, Panatta, Berrettini.

Ma riguardo alla Coppa Davis e al rendimento futuro di Jannik in Davis? Beh, lì il confronto con Nicola Mister Davis con i suoi 164 match record disputati sarà duro da vincere anche per Jannik. Ho trovato un mio vecchio, vecchissimo articolo risalente al 1998, in cui avevo stilato la classifica dei miei top-ten italiani in relazione soltanto ai 55 azzurri che avevano giocato fino ad allora in Coppa Davis e alle loro performances negli incontri giocati con la maglia azzurra: 1) Nicola Pietrangeli, 2) Fausto Gardini 3) Corrado Barazzutti 4) Adriano Panatta, 5) Hubert de Morpurgo 6) Gianni Cucelli 7) Orlando Sirola 8) Giorgio de Stefani 9) Beppe Merlo 10) Paolo Bertolucci. Per giustificare questo mio personalissimo record avevo scritto le mie motivazioni. Magari saranno di un prossimo articolo, augurandomi possa interessarvi.

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