Sinner, la vittoria più bella (Crivelli, Ercoli, Guerrini, Semeraro, Rossi)

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Sinner, la vittoria più bella (Crivelli, Ercoli, Guerrini, Semeraro, Rossi)

La rassegna stampa di mercoledì 15 novembre 2023

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Ubaldo ritorna sull’epica impresa di Sinner contro Djokovic e le straordinarie emozioni vissute al Pala Alpitour nell’indimenticabile serata di martedì 14 novembre. E presenta, come ogni mattina, con la collaborazione di Alpitour, il prorgramma di giornata con l’inedito duello tra Alcaraz e Rublev e l’infinita sfida tra Medvedev e Zverev, che però curiosamente…

Sinner nel mondo dei sogni (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

E adesso lasciatelo sognare. E lasciate sognare i 12.400 del PalaAlpitour che si sono lustrati gli occhi di fronte alla gigantesca partita dell’eroe più atteso; e non fermate i sogni di un paese intero che ha trovato un campione con le stimmate per entrare nella leggenda. Sinner adesso li ha battuti tutti, i più forti della sua epoca, perché anche Re Djokovic, sei trionfi nel torneo, deve inchinarsi per la prima volta in quattro confronti diretti. Una battaglia epica, andata oltre le 3 ore (3h09′ per l’esattezza), che la Volpe Rossa porta dalla sua parte perché è più freddo e coraggioso del titanico rivale nei pochi punti che decidono la sfida. Il tennis, peraltro, è davvero lo sport del diavolo: Nole perde pur avendo ottenuto più punti dell’avversario con la prima, più punti nei game di risposta, pur avendo un rapporto migliore tra vincenti e gratuiti (46-14 contro 37-11) e pur con lo stesso numero di punti totali (109 per entrambi). In compenso, la più luminosa (fin qui) vittoria della carriera non vale a Jannik il passaggio alle semifinali, che dovrà giocarsi contro Rune domani. Ci sono ancora sei scenari aperti per la qualificazione, la riserva Hurkacz, subentrato a Tsistipas, potrebbe essere il fattore destabilizzante nel match con Nole e a ogni modo il Djoker non potrà più arrivare primo. Ma questa è la notte di Jan: «Non c’era posto più bello dove battere il numero uno, a Wimbledon avevo detto di sentirmi vicino ma non avevo vinto neppure un set. Qui sono riuscito a giocare i punti importanti nel modo migliore. Abbiamo vinto insieme. Questa vittoria la metto sul gradino più alto di un podio ideale. Non lo avevo mai battuto prima: ed uno che ha vinto 24 Slam. Ora nella mia testa so che posso battere anche lui». I primi 15 punti della partita sono del giocatore al servizio, si scambia pochissimo e si rivaleggia a colpi di ace. E quando arrivano le prime palle break, nel sesto game per Djokovic e in quello successivo per Jannik, sono un ace e una prima vincente, manco a dirlo, a neutralizzarli. Insomma, con quel rendimento alla battuta, il tie-break sembra la conclusione logica, anche perché Nole, che ha numeri leggermente migliori nel parziale, si ritrova con il consueto killer instinct un po’ annacquato: nel decimo game, sul 15-30 a suo favore, commette due errori di misura con il dritto e il rovescio in due scambi di cui aveva il controllo. E nel game successivo, su un comodo 40-0, perde concentrazione dopo un challenge negativo e perde cinque punti di fila regalando il break e prendendosi i primi, sonori fischi dell’arena dopo un applauso ironico dietro un doppio fallo. Il PalaAlpitour impazzisce, Jannik è di ghiaccio e vince a zero il suo turno di servizio: primo set in tasca e i sogni galoppano. Il secondo set è la fotocopia del primo, aumentano un po’ gli errori, ma nei game di servizio chi risponde praticamente non riesce mai ad entrare nello scambio. Sul 5-5, curiosamente, si ripete la scena del primo set: Nole sale 40-0 e perde un challenge, ma stavolta con una bella prima evita rischi. Si va al tie break, il Djoker concede due volte un minibreak, ma l’azzurro non sfrutta il vantaggio ed anzi con un paio di errori di dritto manda avanti il rivale, che stavolta sfrutta l’occasione. Nel terzo set, con un formidabile game in risposta sul 3-2, il Rosso della Val Pusteria si porta avanti di un break, ma nel game successivo quel satanasso di Djokovic, mai domo e gasato dai battibecchi con il pubblico, gli rende la pariglia. Ma nel tie break una risposta fulminante e un passante delizioso scavano il solco decisivo: Jannik è il migliore, questa notte. […]

Sinner, notte da numero 1 (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

A Torino è solo il lieto fine di un capitolo, la vittoria di Sinner vale più di quel che accadrà giovedì alle Nitto ATP Finals. Il numero uno d’Italia batte un numero uno del mondo per la seconda volta in carriera (l’altro Alcaraz a Miami 2023). Il successo in tre parziali per 7-5 6-7(5) 7-6(2) fa sì che la qualificazione resti un valzer a tre, ma apre ad orizzonti inesplorati per il futuro. Djokovic tiene subito il servizio a zero, senza far rispondere uno dei migliori del circuito nel settore. Per Jannik c’è subito un crash test superato a pieni voti, battuta conservata a zero e questa volta è il campione di Belgrado a fare da spettatore. Il primo scambio degno di accendere la folla si materializza sul 40-0 del quarto gioco dopo 3 ace di Sinner. Il braccio di ferro è di Nole, ma nulla più. Nel primo set gli scambi sono centellinati ma di qualità assoluta tra accelerazioni, cambi di direzione e di ritmo incessanti, il tutto favorito dalla superficie rapidissima. L’arma in più a disposizione di Jannik rispetto al precedente di Wimbledon è il servizio che, anche se con percentuali inferiori all’esordio torinese, gli permette di togliere tante castagne dal fuoco nella prima ora. Proprio con un ace salva la prima palla break di giornata nel sesto gioco. Nel game successivo si invertono le parti ma l’esito è lo stesso: la battuta del serbo neutralizza il break point azzurro. Nel parziale inaugurale ogni seconda di servizio è un’occasione. In questi rari spiragli Jannik non tergiversa mai e prova sempre ad aggredire un avversario che più si spinge e più si avvicina alla riga ingaggiando la sfida. Le sorti di un set destinato al tie-break cambiano sorprendentemente quando nell’undicesimo game il numero 1 del mondo vanifica un 40-0 e sulla parità commette un doppio fallo, accolto dall’inopportuna ovazione del Pala Alpitour. Non la prende bene Nole, ma invece della vincente reazione nervosa arriva il quinto punto consecutivo di marca tricolore: è break. Al servizio Jannik allunga il parziale sul 9-0, quello che serve per mettere in ghiaccio il set con lo score di 7-5. Al ritorno in campo ritmi e percentuali si normalizzano, l’intensità cala e si gioca un tennis meno frenetico. Si procede a braccetto fino al 3-3, l’unico brivido è nel quarto gioco quando Sinner rimonta uno 0-30 approfittando di qualche insolito passaggio a vuoto dall’altra parte della rete. La tensione aumenta e sfocia nelle lamentele per la mancata chiamata su una prima fuori di Sinner, il pubblico risponde con i fischi. La partita entra nelle fasi calde, lo spettacolo ne risente ma contestualmente il pathos cresce ed incolla dodicimila persone ai seggiolini. Nessuna palla break concessa, solo tre volte ai vantaggi (tutte sul servizio dell’italiano) e si naviga cosa al tie-break. L’azzurro ottiene e vanifica in due occasioni un mini-break di vantaggio, si cambia sul 3 pari e da lì Nole si invola verso il 7-5. Con i nervi a fior di pelle si entra nel set decisivo, dopo un gioco arriva uno sfogo di Djokovic all’indirizzo dell’arbitro per un let non chiamato: “Ogni volta a lui non li chiami, ho capito stasera si gioca così“. […]Il trionfo alla fine si materializza con il punteggio di 7-6(2) nel terzo set. Giovedì contro Holger Rune ci sarà per Jannik la possibilità di spuntare l’ultimo top ten rimasto nella lista dei tabù. […]

Sinner da Djo! (Piero Guerrini, Tuttosport)

Il più grande spettacolo dopo il big bang è Jannik Sinner che si laurea con lode all’università di sua maestà Novak Djokovic, battendo il re sul campo dell’aggressiva lucidità, della limitazione degli errori mentre cava fuori dalla valigia magie assortite, esplosioni di potenza, cambi di ritmo, insomma, il campo che è cosa solita di Djokovic. E ci riesce dopo 3 ore e 9 minuti sempre al di sopra del numero uno del mondo. Fosse un dettaglio o due. Del resto sono i dettagli che fanno la differenza tra un campione e un fuoriclasse. In attesa della prima grande coppa da alzare, Jannik mostra tutto l’arsenale del fuoriclasse, vincendo al tie-break che era terreno di Nole (30 vinti nel 2023): 7-5 6-7 (5) 7-6 (2). Sono giorni che tutti qui si ripete della consolidata consapevolezza, dei progressi nel servizio, delle variazioni allo spartito del ritmo progressivo senza perdere solidità. Ma vederlo risplendere, fare partita di testa e poi di lotta, mostrare persino la faccia cattiva negli ultimi giochi conquistati è un’emozione inimmaginabile. Contro un Djokovic che se non al massimo, si mostra straordinario per tenacia e forza mentale. L’approccio è il primo esame superato sui fondamenti dell’essere fenomenale. La maturità del ragazzo è tutta nel suo ingresso in campo, accolto come un gladiatore dal suo pubblico in un catino che ribolle e rimbomba come uno stadio e più. Eppure Jannik mantiene passo e compostezza. E questo nonostante lo segua il re, che cerca subito di fare ciò che l’esperienza suggerisce, mettere soggezione giocando una prima palla diversa dall’altra per chiudere a zero il primo gioco. Jannik Sinner oggi è però di questo livello, replica allo stesso modo. Non sbaglia nulla, pulisce righe, inizia con il non concedere angoli e poi apre spazi. Lo spettacolo è clamoroso e non è affatto il ping-pong tennis che sembravano voler instaurare i ragazzi della generazione di successi annunciati. Il primo punto contro il servizio è di Djokovic dopo 11′ sul 2-1. […] Sale il tifo da stadio, qualche fastidioso fischio su prime palle in rete del serbo. Perché stavolta deve sembrare a Nole di giocare contro un muro. Sinner non sbaglia. Il servizio è luce per gli occhi degli appassionati, preciso di potenza e slice. Al quarto gioco fa tre ace. Nel gioco successivo sul 40-40 non trema e sul break point piazza una prima ai 207 orari per l’ace. […] La sensazione di fatica di Novak è evidente. Tanto che sul 5-4 e 15-30 proprio l’uomo navigato getta via due pallacce, un rovescio banale a mezza rete e poi un dritto ancora. Inusuale. Su una risposta formidabile di Jannik, si è 40-0, il serbo chiama un inutile challenge che sortisce solo l’incendio del pubblico e regala convinzioni a Jannik. Un’ingenuità, a 36 anni. E poi un applauso ironico al pubblico che aveva sbagliato ad applaudire il doppio fallo della palla break concessa. Segue risposta al fulmicotone per il 6-5 e servizio dopo 50′. Poi gioco perfetto, boato, apoteosi tra i 12.0000 di Torino. Djokovic raddrizza la situazione sbuffando e smoccolando, chiedendo massaggio alla spalla sinistra dolente a metà set. Aggrappandosi a un tie-break fuori logica da 7 punti su 12 contro il servizio. […] Il terzo set diventa battaglia colpo su colpo, da pugili e su filo dei nevi. Tanto che Djokovic sull’1-0 va dalla giudice arbitro: «Stasera va sempre così, se prendo il net io lo chiamate, se lo prende lui no». Il servizio cala un po’, la durezza mentale e persino la lucidità invece no. Ce un attimo da Sinner d’antan, quando ottiene il break e poi lo concede, finendo un paio di volte in apnea. II Sinner precedente avrebbe potuto cedere, ma a ogni crocevia dell’inferno la volpe trova la retta via. Autoritario e autorevole fino al tie break decisivo. E l’esplosione di gioia. Poi la frase sulla telecamera: «Grazie a tutti di cuore». […]

Delirio Sinner (Stefano Semeraro, La Stampa)

Allora ce l’abbiamo, un campione, il Golden Boy capace di battere anche il numero 1 del mondo, la stella del torneo che accetta solo Maestri. Abbiamo Jannik Sinner, che dopo tre sconfitte consecutive ha cancellato in tre set (7-5 6-7 7-6) il tabù Djokovic, il padrone di sette Masters, l’uomo dai 24 Slam che comunque vada lunedì inizierà la 400esima settimana in cima alla classifica. Vincendo in due set Jannik sarebbe stato certo della qualificazione, così giovedì con Rune sarà una partita vera. Ma il sogno è definitivamente acceso. «Non esiste posto più bello per battere il numero uno del mondo», dice la Volpe infiammando Torino. «È stato un po’ come con Medvedev, anche Nole non riuscivo mai a batterlo. A Wimbledon mi sentivo vicino, ma non ho vinto un set», concede dopo 3 ore e 9 minuti alla Curva impazzita che lo sommerge di affetto. «Qui c’è stata un po’ di tensione quando ho perso il secondo, è stata una partita molto tattica, un otto-volante da cui alla fine sono uscito meglio di Nole. Ma stavolta ho vinto insieme a voi». […] Dentro la serata più importante della sua carriera, un Sinner quasi perfetto: nel ritmo forsennato da fondo, nell’accuratezza delle traiettorie. Ma soprattutto nell’impresa più grande: battere sul suo terreno il re del pensiero freddo, leggendo in anticipo lo spartito del match fino a schiantarlo nel secondo, decisivo tie-break. Fra cori calcistici e rimbombanti sotto la volta è stato paradossalmente un vantaggio del Djoker a innescare l’onda anomala del primo set. Sul 15-30 di un pericolosissimo (per Jannik) nono game, Novak ha scialato malamente, non alla Djokovic, prima un rovescio in back poi un diritto. Sembrava una fibrillazione innocua ma sul 40-0 del game successivo Nole, non convinto, ha inutilmente chiamato l’occhio di falco su un passante micidiale di Sinner, e si è disunito. Deluso da se stesso, irritato dal pubblico (che ha applaudito polemicamente), soffocato dalla perfezione glaciale di Jannik, ha ceduto otto punti di fila, il servizio – con un doppio fallo… – e il primo set dopo 57 minuti. Il secondo set è stato un altro filo di rasoio, non spettacolare, vuoto di palle break, ma hitchcockiano nella tensione continua. Djokovic ha calato le sue armi collaterali: l’intervento del fisioterapista (spalla sinistra) dopo il settimo game, un paio di siparietti con il pubblico, e allo scoccare delle due ore se l’è annesso al tie-break, la specialità della casa, forzando sul secondo set point un errore di rovescio di Sinner dopo una girandola di mini break. Il terzo set è stato un esame di resilienza, una volata spalla a spalla sulla fascia, un battibecco continuo tra Djokovic e il pubblico. Jannik è stato il primo a scattare avanti, 4-2 con un cross fulminante in risposta, ma ha restituito subito il break, poi fra un brivido e l’altro, passata la mezzanotte, è stato di nuovo un tie-break a decidere. Stavolta Jannik ha sbranato il Mostro, sette punti a due, e ora c’è tutta una nuova storia che aspetta di essere scritta.

Jannik, una notte da Maestro (Paolo Rossi, La Repubblica)

Che notte magica. Come quelle di Italia ’90. Con gli stessi cori entusiasti di quegli anni. E dove accade che il re diventa nudo, senza scudo e difesa, davanti ai colpi del giovane che vuole la corona. Jannik Sinner ha deliziato Torino, s’è preso la standing ovation e ha spedito il messaggio forte, fortissimo, a Novak Djokovic: «Scusa tanto amico, non c’era posto più bello per batterti. Grazie a tutti». Eh sì, il serbo era l’ultimo che mancava alla sua collezione privata di vittorie: ora Jannik può dire di aver battuto tutti i grandi rivali in circolazione oggi. 7-5, 6-7, 7-6 in tre ore e otto minuti. Con questa vittoria però Sinner non incide nella storia la pagina in cui si narra del primo italiano che, vincendo due match alle Atp Finals, conquista la semifinale, cosa mai avvenuta. Perché ha concesso un set di troppo a Djokovic, e dunque dovrà giocarsi tutto domani sera, alle 21, contro il danese Holger Rune come fosse un quarto di finale di un normale torneo. A ogni modo resta l’impresa. In Italia, poi. Suona un po’ come una favola Disney, con la differenza che è pura realtà e per la felicità di chi potrà raccontare, un giorno nel futuro, di esserci stato e testimoniare di come quel ragazzo dai capelli rossi quella notte lasciò sfogare all’inizio il numero uno del mondo e non si irretì davanti alle sue accelerazioni, le smorzate e gli attacchi a rete per non dare riferimenti, per non dare ritmo al palleggio. Quel ragazzo, Jannik Sinner, mantenne la sua apparente calma olimpica e poi, conscio del ‘carpe diem’, nel primo set colse l’attimo rubando il servizio al serbo che, sul 5-5, conduceva 40-0. Poi, quando tutto sembrava congiurare a suo favore, nel secondo set, il serbo rifiutava la sconfitta e, con un sussulto di orgoglio ed esperienza, incassava il tie-break e dunque occorreva un terzo set. Qui Jannik si issava a un 4-2 velleitario, perché il serbo reagiva immediatamente. Quindi, altro tie-break, ma con l’italiano aggressivo. Qual è il segreto di una notte cosl? Che Sinner, nel profondo dell’inverno quando tutto gela e va in letargo, ha confermato che in lui c’è avevano già dimostrato gli ultimi due anni, questo 2023 lo ha fatto esplodere. Comunque vada il futuro prossimo vanno fatti i complimenti a Vagnozzi e Cahill, coach e architetti di un progetto raro: messa a punto con esattezza la mappa, conosciuto la risorsa umana Sinner, ne hanno liberato l’immaginazione. […]

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