Regna la pretattica. Filippo Volandri fa allenare gli azzurri a porte chiuse. Spero sia pretattica per gli avversari olandesi, più che per noi giornalisti. La conferenza stampa odierna noi di Ubitennis l’abbiamo trasmessa giusto per farvi vedere che c’eravamo, ma rivelazioni non ce ne sono state. Al momento ci sono solo due cose certe…e non c’era bisogno di venire fin qua per saperle: Sinner è il nostro n.1 e Bolelli non gioca di sicuro il singolare.
È incerto per noi, e spero non lo sia ancora anche per Volandri, chi sarà il singolarista n.2 n singolare. Arnaldi, Sonego e Musetti hanno tutti ragioni per essere scelti e per essere scartati.
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Arnaldi, esordiente di successo a Bologna, non sarebbe più un esordiente, ma comunque un semiesordiente per affrontare un osso duro come Van De Zandschulp che per l’appunto si è messo a giocare bene – anche se non ancora come un anno fa – proprio in questi ultimi tempi. Musetti è il miglior classificato fra i candidati, ma è anche quello che dall’US Open in poi ha perso 7 partite su 10. E qui si gioca su una superficie molto rapida e poco adatta alle sue caratteristiche. Sonego potrebbe essere il giocatore che ha il giusto mix: più esperienza di Arnaldi (44 Atp), più da superficie indoor di Musetti (27 ATP), pur essendo dei tre il peggior classificato (47). Però è giocatore capace di battere i più forti, Shapovalov e Tiafoe un anno fa qui a Malaga, Jarry a Bologna (più Opelka nel 2021) come di perdere dai più deboli, da Goyo a Torino 2 anni fa, da Horansky a Bratislava, da Galarneau a Bologna a settembre. La sensazione è che Volandri in realtà non si fidi troppo dei due Lorenzo, ma questa è una di quelle scelte che finiscono per essere giudicate con il senno di poi. Vero, peraltro, che un capitano dovrebbe capire dagli allenamenti almeno chi sta bene e chi sta meno bene. È vero è anche che un anno fa certamente Volandri non capì in che condizioni versasse Berrettini. Lo mise in campo e fu un disastro. In quel caso, e non fu senno di poi, un disastro abbastanza prevedibile.
Un anno in più di esperienza sarà servito anche a lui. Sarà difficile rinunciare in partenza a uno che risponde bene come Sinner, molto migliorato anche al servizio, come abbiamo potuto constatare negli ultimi mesi, anche se a Torino ha servito sopra al 70% solo contro Tsitsipas. I migliori singolaristi sono più forti degli specialisti del doppio, sarei tentato di affermare.
E gli olandesi? Guai a sottovalutarli. Griekspoor è n.23, Van de Zandschulp n.51, ma il suo best ranking ammonisce a non considerare troppo quest’attuale classifica: a fine agosto di un anno fa era n.21 ATP (la miglior classifica anche di Lorenzo Sonego).
Il problema è che noi non abbiamo un doppio davvero collaudato e gli olandesi invece sì. Hanno soprattutto Wesley Koolhof che un anno fa era n.1 del mondo per aver vinto 8 tornei e oggi è n.8 anche se ha vinto Wimbledon insieme a Skupski (dal quale si sta separando per unirsi al croato Mektic, altro ex n.1 di specialità).
Koolhof gioca a destra e a destra gioca anche Rojer, anche lui n.18 con un passato da n.3 e campione in 3 slam di doppio maschile più uno in doppio misto. I due hanno provato a giocare insieme ma senza grandi risultati. Molto più probabile che giochi accanto a Koolhof chi dei due singolaristi, Griekspoor o Van de Zandschulp sarà considerato più fresco, in fiducia e più in forma dopo i due singolari. Gli olandesi avevano un altro ottimo doppsta over 40 (Middlekop), ma ultimamente giocava maluccio e l’hanno lasciato a casa.
Da noi l’unico doppista specializzato è notoriamente Simone Bolelli. Avrebbe potuto essercene un altro, ma a spese di quale singolarista? Fabio Fognini che forse al fianco di Sinner avrebbe potuto essere la garanzia più valida se si fosse messo a disposizione di Volandri negli ultimi due mesi, dopo settembre.
Ma a settembre Volandri lo escluse dalla squadra, dopo averlo in primis convocato, perché aveva raccomandato a Fognini di non giocare il challenger di Genova. Fognini aveva fatto di testa sua, convinto che la sua miglior preparazione fosse giocare un torneo – anche se sulla terra battuta – piuttosto che un “ritiro” di più settimane alla vigilia di Bologna. Fognini raggiunse la finale a Genova, ma intanto Volandri lo aveva escluso e convocato Vavassori che non avrebbe giocato perché quello stesso weekend si era malauguratmante fatto male. Chi aveva ragione, Volandri o Fognini? Un po’ tutti e due, direi pilatescamente. Solo che forse oggi un Fognini ben preparato probabilmente avrebbe potuto formare con Sinner la coppia più forte. Se gli olandesi possono schierare giocatori dai 34 anni di Koolhof ai 42 di Royer chissà che forse noi non si sbagli a considerare Fognini già troppo vecchio per giocare un doppio.
Ma dell’Italia si riparlerà ancora questo mercoledì, prima che giovedì mattina alle 10 cominci la sfida all’Olanda.
Intanto però si registra la sconfitta dei campioni in carica del Canada. Se c’era una sfida dei quarti che sembrava dovesse essere a senso unico questa doveva essere Canada-Finlandia. Campioni in carica di Davis i canadesi contro una nazione priva del suo n.1 Ruusuvuori (n.69) e con due tennisti classificati a n.171 e n.782.
Però il Canada era una sorta di… lazzaretto. Shapovalov infortunato al ginocchio e nemmeno presente a Malaga, Aliassime con un problema alle ultime lombari e non in grado di scendere in campo, Pospisil che invece c’è sceso per spirito di servizio ma alle prese con il tenis elbow da un paio d’anni, idem Raonic che si affida solo al servizio ma si muove poco meglio del vostro cronista…e infine i due canadesi di Bologna che …avevano giocato molto meglio a Bologna che qui, Diallo in singolare e Galarneau in doppio.
Così è andata a finire che dopo la vittoria a suon di servizi di Raonic – ha perso solo 2 punti in battuta! – che almeno quando batte ricorda a tutti come è che sia riuscito a giocare una finale a Wimbledon e a raggiungere il n.3 del mondo; invece, prima Virtanen ha battuto Diallo e poi il doppio finnico formato dallo stesso Virtanen e da Heliovaara hanno vinto il doppio e mandato a casa i canadesi.
Partita costellata di errori quella giocata da Diallo e Virtanen, 24 quelli del canadese, 32 quelli del finlandese che però ha messo a segno 12 ace in più (14 contro 2). Il tutto a fronte di pochi vincenti, 13 per entrambi senza contare gli ace.
Il vero spettacolo, ancor più inatteso, è stato quello sugli spalti del Martin Carpena. Sono stati invasi da…mezza Finlandia. Facile intuire il perché: volete mettere il clima di Malaga con quello di Helsinki e zone limitrofe? Migliaia e migliaia di finlandesi e pochissimi canadesi, tanti chilometri di differenza in distanza, un tifo da stadio per i finlandesi che si sono esaltati cammin facendo. E sì che avevano schierato come n.2 un giocatore classificato a n.782.
Con Jarkko Nieminen, il loro capitano, ho ricordato quando nel 2002 la sua Finlandia sorprese l’Italia a Reggio Calabria conquistando un incredibile 4-1, proprio grazie a lui che vinse i suoi due singolari.
Ma noi schieravamo Sanguinetti che deluse, ma era quasi agli esordi, e Galimberti in singolare, e poi Navarra in doppio.
Beh, se pensate a quella nostra squadra di Coppa Davis allora e a quella che abbiamo oggi, 21 anni dopo, si può ben dire che di strada ne abbiamo fatta parecchia.
L’anno prima l’Italia era retrocessa per la prima volta in serie B, avendo perso a Mestre dal Belgio dei fratelli Rochus. Una partita che, con l’avvento di Binaghi, era costata la sedia di capitano a Paolo Bertolucci.
Per la partita con la Finlandia il capitano era Corrado Barazzutti. Brutti ricordi. Molto meglio adesso, comunque vada con l’Olanda squadra davvero temibile sia in entrambi i singolari, in cui partiamo favoriti fra i n.1 più che col n.2, e sfavoriti nel doppio. Ad maiora.