Quando il tennis è sinonimo di famiglia: la storia del Match Ball Siracusa. Il Capitano De Simone: "Siamo diversi dagli altri. È la passione che ci fa andare avanti”

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Quando il tennis è sinonimo di famiglia: la storia del Match Ball Siracusa. Il Capitano De Simone: “Siamo diversi dagli altri. È la passione che ci fa andare avanti”

Ritorno in Serie A1 per il circolo della famiglia Cortese. “Paola e Sabrina Cortese sono le prime tifose, non saltano una trasferta”. Un progetto Serie A1 che coinvolge tutto il circolo: “Una delle cose che ci fa andare avanti sono i 400-500 spettatori che abbiamo tutte le domeniche. Pur rimettendoci economicamente siamo felici”

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La squadra del Match Ball Siracusa (foto: Andrea Granata/Ufficio Stampa Match Ball)
 

Quando si pensa al tennis tra le prime parole che vengono in mente ci sono competizione, talento, lotta, passione, sacrificio. È difficile immaginare che alla parola tennis qualcuno associ il concetto di famiglia. Dalla città che ha dato i natali ad Archimede raccontiamo, invece, la storia di una famiglia che ha portato il proprio circolo a lottare con i migliori sedici club di Italia. Stiamo parlando del Match Ball Siracusa. 

Il Match Ball Siracusa nasce nel 1979 per mano di Umberto Cortese e della moglie Vincenzina Spagna. La location scelta per dare seguito all’idea di un uomo amante della cultura e dello sport è di quelle da sogno.

D’intesa con la Soprintendenza, infatti, la struttura fu costruita ai piedi del Teatro Greco di Siracusa. Un’opera effettuata in maniera armonizzata e integrata col territorio, in un contesto dall’alto interesse archeologico. L’obiettivo del fondatore era riportare la bellezza in una zona che rischiava di essere deturpata dalla continua urbanizzazione fuori controllo. Il sogno quello di riportare i giovani e la gente di Siracusa nei luoghi in cui si è fatta la storia della città.

Dopo che è venuto a mancare il fondatore, le redini del circolo sono passate alle figlie. La presidenza è attualmente nelle mani della figlia Sabrina, che continua a seguire il percorso tracciato dal padre.

Progetto che parte da lontano e che include la voglia di lottare anche a livello nazionale. Nel 2019 il Match Ball Siracusa ha fatto l’esordio nella massima serie del campionato per circoli associati FITP. Di questo e di molto altro abbiamo parlato col Capitano della squadra siciliana, Nico De Simone, direttore della scuola tennis del circolo siciliano dal 1988 e che è stato allenatore di diversi atleti di livello nazionale e internazionale, uno su tutti Salvatore Caruso.

IL RITORNO IN SERIE A1

D: Buonasera Capitano. Due semifinali scudetto, una delle quali da matricola nel 2019, poi ecco la retrocessione. Un anno di purgatorio in Serie A2 e subito il ritorno nella massima serie. Quanto era grande la voglia di rivalsa?   

NICO DE SIMONE:La Serie A2 ci stava abbastanza stretta dato il nostro potenziale. Con tutti i nostri ragazzi del vivaio avevamo una voglia di riscatto incredibile. La nostra forza era rappresentata dal fatto che tutti i ragazzi che facevano parte della squadra retrocessa dalla A1 alla A2 gridavano a gran voce di voler tornare in A1, di ottenere questa promozione. C’è una storia dietro la nostra squadra abbastanza particolare. Tutti gli anni almeno tre quarti dei singolaristi sono ragazzi che sono cresciuti nel nostro circolo e quindi sentono in modo particolare questa serie A1. 

D: Quanto è stata complicata a livello emotivo la sfida per tornare in A1 contro la ST Bassano-Progress Profiles?

NICO DE SIMONE:C’è un aneddoto su quella partita che spiega al meglio la volontà della squadra di risalire nel massimo campionato. Nella sfida di andata dei play-off per tornare in Serie A1 (nel 2022, ndr), i nostri ragazzi (Ingarao, Massara e Siringo, ndr) avevano perso tre singolari. Al ritorno avevamo la possibilità di schierare una formazione differente, ma i ragazzi hanno chiesto espressamente di giocare contro gli stessi giocatori, pur avendoci perso nella sfida di andata. Riassumendo il tutto, c’era una grande voglia di riscatto in ognuno di loro. Di conseguenza hanno trasmesso tale voglia ai nostri soci, come testimoniato dalle 500 persone presenti per assistere alla sfida di ritorno. Ma non solo, l’hanno trasmessa a noi capitani. Tutto parte da questi ragazzi fantastici: Massara, Ingarao, Siringo, Antonio Caruso e Conigliaro, quest’anno.

LA ROSA E IL VIVAIO

D: A proposito di Conigliaro. L’ennesimo esordio di un giovanissimo del vostro vivaio, a conferma che la squadra di Serie A1 si forma con gente che ha un forte legame con il circolo.

NICO DE SIMONE:Sì, è un classe 2008 seguito dal settore tecnico nazionale. Per lui c’è stata anche questa occasione di mettersi in mostra nel massimo campionato. Ha giocato contro Marco Furlanetto (TC Italia, ndr) che è un 2.1 (classifica FITP). Ha perso 7-5 6-1, ma vinceva 5-4 nel primo set. È stato un esordio importante per lui e ha veramente giocato una bella partita. Senz’altro la presenza di Giovanni è, per noi, di ottimo auspicio per il futuro.”

D: Quello che emerge guardando la rosa è che è stato confermato in toto il gruppo che è tornato in A1. Una dimostrazione di un certo attaccamento alla maglia. Il sorteggio, tuttavia, non è stato dei migliori. Siete finiti in un gruppo difficile. L’inizio è stato complicato, con delle difficoltà contro dei circoli di alto livello ma il gruppo sta lottando e sta cercando di dare il meglio. Un punto con Genova, ma in generale match combattuti. 

NICO DE SIMONE: “Lo spirito con cui abbiamo affrontato questo campionato è encomiabile nonostante la presenza nel nostro girone di squadre come Forte dei Marmi e Genova, che sulla carta sembravano imbattibili. A sorpresa la squadra più forte si è rivelata essere Crema. Una squadra che ha i giocatori sempre presenti, anche gli stranieri. Le prime due giornate abbiamo perso a Forte Dei Marmi 5-1. Un incontro strano: abbiamo avuto Caruso che nonostante i 3 match point ha perso la sua sfida. Ingarao vinceva 6-1 5-3 e ha perso anche lui. Già solo a Forte dei Marmi abbiamo perso dei punti in maniera stranissima. In casa contro Genova stavamo avanti 3-0 nei singolari e Pedro Sousa ha avuto due match point contro Mager. Quindi avevamo il 4-0 e la vittoria a portata di mano, ma poi abbiamo perso sia la sfida di Sousa sia i due doppi, uno dei quali avendo match point.

Sfortuna che ha continuato a seguirci anche più avanti. Pedro Sousa si è infortunato a Crema. Abbiamo dovuto chiamare Maden. E per una questione di regolamenti, questo mi ha portato a variare la formazione, perché Maden devo schierarlo da numero 4, mentre Sousa da numero 1. La presenza di Sousa quindi mi avrebbe permesso di far scalare tutti gli altri. Non siamo stati fortunatissimi sinora. Dato che si lotta sempre ogni domenica io sono convinto che alla fine riusciremo a salvarci. Questo è il nostro obiettivo.

D: Ne abbiamo un po’ parlato ma è da sottolineare l’importanza del vivaio, anche solo per motivi regolamentari. Voi avete un gruppo di ragazzi fortemente legati alla squadra, Antonio Caruso, Ingarao, Massara. Giocatori cresciuti da voi a cui si aggiungono le giovani leve. Questa solida base porta soci e pubblico ad essere ancora più coinvolto. Puoi descriverci come viene vissuta la relazione  tra vivaio, soci e squadra? 

NICO DE SIMONE: “Prima di questa intervista mi sono chiesto cosa ci porta in A1, cosa ci farà restare in A1 e come siamo arrivati in A1. La domenica la squadra di serie A1 viene scaldata dai nostri Under 14 e Under 16, i piccolissimi del nostro progetto agonistico. Già qua abbiamo un primo cordone ombelicale importante tra i giovanissimi e la nostra squadra. Durante la settimana Massara, Ingarao e Antonio Caruso si allenano al nostro circolo, con noi, con il loro capitano. In settimana loro allenano anche questi giovani ragazzi, Conigliaro e tanti altri. Riusciamo a creare sempre una linea di comunicazione tra la nostra squadra, tra i nostri ragazzi del vivaio, con tutto il resto del settore agonistico del circolo. Ed ecco che così arrivano i ricambi tra due/tre anni. Ed è lo stesso percorso che hanno fatto Massara, Ingarao e Antonio Caruso in precedenza con Salvo Caruso, che si allenava da noi, con Eros Siringo, un altro ragazzo che ha avuto classifica ATP e che ha giocato da noi, e con Ettore Zito. 

Sono 36 anni che lavoro qui e il fatto di poter avere continuità e portare avanti un progetto negli anni mi ha aiutato tanto e ha aiutato tanto il circolo. Abbiamo sempre provato a creare una comunicazione costante tra i ragazzi della serie A1 e il resto della scuola tennis, parliamo di ragazzi di interesse nazionale, i giovanissimi. L’altra cosa che ci porta avanti sono i 400-500 spettatori che abbiamo tutte le domeniche.”

IL COSTO DELLA SERIE A1 E LA DIFFICILE RICERCA DEGLI SPONSOR

D: Quindi è la passione che vi porta ad affrontare questo campionato nonostante i costi?

NICO DE SIMONE: “Esatto, molti si chiedono cosa fate la serie A se non porta delle entrate. Se non fosse per il fatto di essere stati talmente bravi da avere tanti ragazzi del nostro vivaio non saremo stati in grado di giocare la A1. Servono troppi soldi per giocare la A1. Quindi offriamo dei servizi ai giocatori della squadra. Da quanto dovremo dare a Massara, Ingarao e Antonio Caruso per giocare la serie A1, una parte viene assorbita dagli allenamenti che loro usufruiscono nel nostro circolo. Un cambio di servizi che, siccome siamo stati bravi ad avere tutti questi ragazzi forti del vivaio, ci permette di risparmiare qualcosa al momento dell’ingaggio. Altri circoli con sponsor più altisonanti, principalmente nel Nord Italia, preferiscono pagare lautamente i giocatori non avendo la possibilità di attingere da altri giovani del proprio vivaio. Sicuramente ci sono le spese ma riusciamo a non esagerare perché l’ingaggio più pesante da sostenere è quello dello straniero, perché per il resto riusciamo a trovare direttamente delle soluzioni in casa nostra. Un altro aspetto che non vedo in altre squadre è la presenza costante della proprietà. Qui si parla di passione, perché probabilmente ci rimetteranno a livello economico ma è la loro passione. Forse siamo l’unico circolo che vede la famiglia proprietaria seguire la squadra in tutte le trasferte da quando siamo in A2. Siamo una famiglia allargata. Se uno dei giocatori ha un problema ecco presente il presidente o il consigliere pronto a risolverlo. È una famiglia che si sposta in giro per l’Italia. Stiamo bene. Tirando le somme guadagno zero ma siamo felici e questo è quello che conta.”

D: Sempre parlando di aspetti economici. Parliamo di sponsor. Siracusa rappresenta un mercato complicato nel quale trovare il grande sponsor che ti fa svoltare la situazione a livello economico?

NICO DE SIMONE: “Il supporto c’è, di pochi, pochissimi sponsor con cifre molto limitate. 5 o 6 sponsor, a volte 4, che riescono a volte a fornire un piccolo contributo. In Sicilia non ci sono le grandi industrie o le attività commerciali che si trovano nel Nord Italia. E anche rispetto all’ambiente siciliano, il Match Ball Siracusa, essendo un circolo privato al contrario degli altri, ha anche maggiori difficoltà nel reperire fondi. Questo perché gli altri circoli siciliani hanno tantissimi soci. Sono grandissimi circoli e per loro è più semplice con i loro bilanci finanziare la serie A1. Il nostro è un circolo non grandissimo, con una città come Siracusa che non ha la densità di popolazione di Palermo. Questo ci rende distanti da loro. Per noi però non è un problema perché c’è tanta passione. Pur rimettendoci economicamente si è felici quando la domenica si vede un mare di gente tifare per noi, vedere i nostri ragazzi giocare nella serie A1, avendo dei ricambi ogni anno. Questo è quello che ci fa andare avanti.”

D: Capitolo stranieri. Pedro Sousa, Maden sono con voi da diversi anni. Qual è il loro legame con Siracusa?

NICO DE SIMONE: “Si sono ambientati benissimo, sono con noi da molti anni. Sono apprezzati dai soci, dai ragazzi, sono giocatori che si sono calati nell’ambiente. Sono dei giocatori che non sono più in attività ma hanno sposato il nostro modo di lottare tutte le domeniche, di stare li punto su punto.  A volte in altri circoli vediamo i soci chiedere chi è questo giocatore, da dove viene, e se gioca con noi. Noi preferiamo da tanti anni avere questi due giocatori, Maden e Pedro Sousa, che ormai fanno parte integrante nella nostra squadra.”

LA FAMIGLIA CORTESE E LA FORZA DEL CIRCOLO

D: In conclusione non possiamo non parlare della passione della famiglia con la presidente Sabrina Cortese che è una super appassionata e che non salta mai una trasferta. Un percorso che segue le orme del padre e che spiega al meglio quello che rappresenta il Match Ball Siracusa.

NICO DE SIMONE: “Questo è il vantaggio di avere la proprietà di un circolo. Esistono diverse tipologia di proprietari dei circoli tennis. C’è chi lo affida in gestione e poi ci sono i proprietari come Paola e Sabrina Cortese. Loro stanno tramandando ai loro figli questa passione immensa, questo vivere il circolo 24 ore al giorno. Loro aprono il circolo alle 7 del mattino e lo chiudono alle 21. Quando vivi un posto in maniera così intensa poi non fai altro che trasmettere questa passione a tutti: soci e giocatori. Hanno una grinta e una determinazione impressionante. Non saltano una trasferta, sono le prime tifose. Una passione sfegatata. Sono vulcaniche. Il tutto nasce dal padre Umberto Cortese che ha posato la prima pietra e ha costruito con le sue mani questo posto a 50 metri dal Teatro Greco. Un luogo nel quale i greci hanno probabilmente lottato al suo interno. Si respira la storia, la lotta ed è quello che succede tutte le domeniche da noi. Una atmosfera che soltanto frequentando questo posto giornalmente si può comprendere. Questa passione è stata tramandata dal padre che, appena costruito il circolo, ha subito ha iniziato ad invitare Pierola, Pietrangeli. Giocatori per fare delle esibizioni, per far conoscere il grande tennis alla città di Siracusa. Ha organizzato un Challenger da 75 mila dollari vinto da Guga Kuerten. Sono passati tantissimi giocatori da qua. Le figlie sin da piccole hanno frequentato il circolo. Generazione dopo generazione aumenta ancora di più la passione. Una famiglia di trascinatrici a livello incredibile. Sono l’anima di tutto.”

D: Quello che emerge è che la forza del vostro circolo è la coesione. Si basa tutto su rapporti duraturo e il vivere tutto come una grande famiglia.

NICO DE SIMONE: “La squadra non è mai così diversa dall’anno precedente. Al massimo può variare un elemento che è il nuovo vivaio che si inserisce. Sono persone che hanno un loro perché, un loro motivo per cui sono qui a Siracusa. Sono qui perché vanno d’accordo con il resto dell’ambiente. Non abbiamo mai voluto inserire persone fortissime che però non vivono la nostra famiglia. Lele Sammatrice (il vice capitano) è colui che è partito dalla Serie C, come capitano, e poi ha portato la squadra in B2 sino alla Serie A1. Rispettiamo sempre e diamo un ruolo a tutti coloro che realmente hanno fatto qualcosa per il circolo. Ci vuole del tempo per entrare nei nostri cuori. Abbiamo creato nel tempo tutto questo e ce lo teniamo stretto. Le radici rimarranno sempre quelle perché per andare avanti abbiamo capito che bisogna essere famiglia.  Ad esempio, Ettore Zito quest’ anno purtroppo non può più giocare con noi  per questioni regolamentari ma ci segue sempre nelle trasferte.  Siamo diversi. È la passione che ci fa andare avanti, mi emoziono a raccontare tutto questo e con questa intervista ho messo a fuoco un po’ tutto.”

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