United Cup: Pegula, le Olimpiadi, il bidone a Fritz e il giallo del doppio... giallo

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United Cup: Pegula, le Olimpiadi, il bidone a Fritz e il giallo del doppio… giallo

Forse Jessica Pegula ha le idee confuse sul doppio misto olimpico, ma molto chiare su come cambiare il torneo di tennis ai Giochi. E Fritz suggerisce: “Rimettete i punti”

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Jessica Pegula e Taylor Fritz – United Cup 2023 (foto via Twitter @UnitedCupTennis)
 

Una prima giornata di riposo, quella di United Cup, per la squadra degli Stati Uniti, spettatrice del tie fra Gran Bretagna e Australia, gli altri due Paesi del Girone C di Perth che Taylor Fritz, Jessica Pegula e compagni affronteranno nei prossimi giorni. L’esordio statunitense alla RAC Arena è previsto per domenica 31 contro i britannici guidati da Cameron Norrie e Katie Boulter, usciti vincitori sugli australiani, i quali hanno poi limitato i danni aggiudicandosi il doppio misto con Ebden/Hunter contro Boulter/Skupski. Non c’è stata dunque dunque la sfida tra de Minaur e Katie che da quasi due anni fanno coppia fissa fuori dal campo: chissà se la tennista di Leicester avrebbe mirato alla sagoma di Alex come vendetta per il commento di qualche giorno prima, “conosco tutti i punti deboli di Katie”.

Torniamo però sugli Usa dopo aver divagato, anche se di doppio sempre si parla, nel senso che ne hanno parlato Pegula e Fritz davanti ai microfoni. La domanda da cui tutto è partito era volta a capire come e se le Olimpiadi influenzeranno la programmazione dei due tennisti. Sicuramente molto quella di Taylor perché “voglio esserci, ma sono costretto ad andare a giocare un tie di Coppa Davis in febbraio, credo in Lituania [sì, a Vilnius, contro l’Ucraina, ndr]. Ho giocato tanto l’anno scorso e mi sarei preso volentieri una settimana di pausa, ma devo farlo per essere ammesso alle Olimpiadi, penso sia la regola…”. Interviene Jessica, “avresti dovuto giocare l’anno scorso, questo anno scorso”. Si riferisce al 2023, che è ancora quest’anno ma già la stagione passata.

“L’idea era quella, ma la squadra non si è qualificata per Malaga” si difende lui. “Mi avevano detto che ce l’avrebbero fatta…” aggiunge il californiano, provocando l’ilarità generale. “Uffa, un’altra settimana in viaggio, poi il ritorno per una parte importante della stagione, specialmente per i tennisti americani. Però è importante fare l’esperienza olimpica, perché a quelle successive avrò trent’anni e potrebbe essere la mia ultima occasione – e si terranno a Los Angeles”.

Pegula, già qualificata a Parigi 2024, ha partecipato a Tokyo 2020, “Olimpiadi Covid, non una vera esperienza. Queste potrebbero essere le mie ultime. Sono importanti per me, Coco e io giochiamo molto bene insieme e gioco il misto con Austin [Krajicek], è numero 1 del mondo. Spero di avere occasioni in tutte le gare”. Le parole di Jessica sorprendono il connazionale, un vero e proprio scoop. Per Fritz.

“Non giocherai il doppio misto con me? Hai detto Austin. Non giochi il misto con me?”
“Non lo so.”
“Allora inizio a cercare un’altra compagna.”

Pegula cerca di temperare la notizia, “vediamo come va la United Cup”, la Coppa Congiunta che in questo caso… disgiunge. Parlando del doppio misto alle olimpiadi, prosegue: “Quest’anno ci sarà solo una coppia [per nazione]. Ma ho sentito, non so se sia vero, che si possono alternare i compagni”.

Fritz: “Ciò è parecchio bizzarro.”
Pegula: “Me lo ha detto Bob Bryan. Possiamo giocare tutti il misto e, se andiamo a medaglia, è per tutti quelli che hanno giocato. Piuttosto interessante.”
Fritz: “Pensavo che il misto fosse la mia chance migliore di vincere una medaglia…”

Non sappiamo cosa abbia detto il Bryan mancino a Jessica, ma dubitiamo che il torneo di doppio misto alle Olimpiadi avrà una formula che ricorda quella dei “doppi gialli” nei circoli nostrani, con i compagni sorteggiati a ogni turno.

Doppi gialli e bidoni olimpici a parte, ai due viene domandato se vorrebbero che il tennis ai Giochi cambiasse il formato, privilegiando la squadra. La numero 5 del mondo non ha dubbi: “Sì, si dovrebbe partecipare come squadra. Non capisco la cosa di poter affrontare un’altra americana. Giocare una contro l’altra in un momento così importante avendo lo stesso coach è strano. Un peccato. Uccide l’atmosfera, secondo me”. Per Taylor, “da un punto di vista di parte, come squadra sarebbe fantastico, ci aiuterebbe parecchio”. Di una cosa è certo, “dovrebbero reintrodurre i punti, ci dev’essere un qualche incentivo”. Naturalmente, solo l’ATP decide gli eventi che possono distribuire i punti validi per il ranking… ATP.

Il ventiseienne di Rancho Santa Fe crede che siano gli statunitensi quelli che ci rimettono di più: “Si perdono due settimane sul duro negli Usa. Bisogna rimettere i punti. Giocare per il proprio Paese sarebbe abbastanza se non ci fosse altro in gioco in quei giorni, ma non è che semplicemente ai Giochi non prendi punti, ne perdi: io difendo un titolo quella settimana [Atlanta].

I due concordano sulla diversa essenza del tennis rispetto ad altri sport i cui atleti “si allenano quattro anni per quell’appuntamento”, poi Taylor sembra rimuginarci su un po’ troppo, “vai alle Olimpiadi per vincere una medaglia e, se non ci riesci, vabbè, è un’esperienza, ma non è che hai fatto granché per il tuo Paese”.

“Questa faccenda delle Olimpiadi lo stressa parecchio” rileva Pegula, provocando qualche risata.
“Sto solo dicendo il motivo per cui ci si va e non sarebbe male se ci fosse qualcos’altro in palio, perché l’unico incentivo è vincere una medaglia”.
“Accidenti” sbotta Jesse, “forse dobbiamo proprio giocare il misto insieme!”

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