La storia della giovanissima Aurelia Schober, un’italiana a Vienna. Parla il padre: "Tennis sport di muratori"

Interviste

La storia della giovanissima Aurelia Schober, un’italiana a Vienna. Parla il padre: “Tennis sport di muratori”

Il 13enne talento italo-austriaco, allieva di Günter Bresnik, stupisce a Venezia al Rodeo Open del Green Park. “Aurelia deve arrivare a 16 anni senza gravi infortuni e con la voglia di giocare, poi si inizia il lavoro vero”

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Aurelia Schober
 

Il collega Ermes Brugnaro (Venezia Today, Verona Sera e Treviso Today) ha l’ottima abitudine, di cui gli sono grato, di aggiornarmi periodicamente sulle cose tennistiche che avvengono nel territorio di sua competenza. Capita così che dal Triveneto mi giungano notizie che spesso stimolano la mia curiosità. Com’è successo l’altro giorno quando mi ha raccontato di essere rimasto incantato, al Rodeo Open di Venezia, da questa bambina italo-austriaca di 13 anni.

La protagonista della nostra storia si chiama Aurelia Schober, categoria non classificata, che nell’ultimo fine settimana, partendo dalle ore 13 di sabato (ricordiamo che i Rodeo si concludono nell’arco di un unico week-end) ha ottenuto 10 vittorie di fila, arrendendosi solo in finale contro l’under 18 del CT Vicenza Ludovica Ceolato col punteggio di 4-2 4-1. Non c’è bisogno di dire come la ragazza si sia presentata all’ultimo atto del torneo letteralmente stremata avendo dovuto superare, prima di affrontare il tabellone finale, ben tre passaggi intermedi contro quarta e terza categoria. Va bene che tutti i match erano al meglio dei quattro game, ma lo stress psico-fisico deve essere stato comunque notevole. E a nostra memoria non era mai successo che arrivasse in finale una giocatrice che partiva da così lontano. Nel tabellone finale Aurelia ha poi superato, giusto per chiarire le asperità del percorso, ben tre seconda categoria: la 2.7 Alessia Maria Minzat e le 2.8 Matilde Dall’Antonia e Anna Manfrin.

Aurelia Schober con il padre Massimiliano Passamonti

A questo punto la nostra curiosità era tale che ci è sembrata inevitabile una telefonata a Massimiliano Passamonti, il babbo di Aurelia.

Buongiorno Massimiliano, ti confesserò che le prestazioni di tua figlia al Rodeo Open del Green Park di Venezia mi hanno molto incuriosito.

“Un’esperienza bellissima fin dal primo contatto telefonico con la signora Sapori. Gli organizzatori ci hanno accompagnato passo passo attraverso l’evento con cortesia e professionalità e Aurelia, da parte sua, ha giocato davvero bene.”

Raccontaci la vostra storia.

“Io sono nato a Tarquinia e ho vissuto in Italia fino alla soglia dei trent’anni, lavorando per la Marina Militare. E’ stato poi l’amore a portarmi in Austria. Aurelia è nata in quel di Voitsberg in Stiria il 5 giugno 2010, proprio nel pomeriggio in cui Francesca Schiavone vinceva a Parigi. Col senno del poi forse un segno del destino (sorride, ndr). Comunque fu a Tarquinia che Aurelia iniziò a giocare a tennis all’età di 4 anni, per la precisione alla Polisportiva Tarquinia con il maestro Alessio Palmini che fu il primo a metterle in mano una racchetta e a farla innamorare di questo sport e che ancora oggi la segue quando si allena in Italia.”

Tradizione familiare?

“Direi proprio di no, a casa nostra nessuno giocava a tennis, anzi ti dirò che quando lo guardavo in TV dopo due minuti volevo dormire.” (ride, ndr).

Adesso immagino che le cose siano cambiate.

“Sono cambiate parecchio. Anzi adesso il tennis non mi fa proprio dormire. E’ diventato una grande passione per tutta la famiglia.”

Aurelia porta il cognome della madre.

“Dato che viviamo qui in Austria ci è sembrato più facile mantenere il cognome Schober. Poi lei potrà cambiarlo quando vorrà, se vorrà.”

Aurelia ha fratelli o sorelle?

“Sì, Giulia che ha nove anni e gioca anche lei a tennis. E’ bravissima, si diverte ma non ha voglia di soffrire su un campo da tennis come fa la sorella…il tennis è uno sport da muratori.” (ride, ndr).

Cioè?

“E’ uno sport di grande fatica e applicazione. Se non sei baciato da un talento straordinario devi costruirti giorno dopo giorno col duro lavoro. E in questo Aurelia è davvero bravissima, lei è un vero ‘animale’ da lavoro. Il suo grosso pregio è infatti la grande capacità di lavorare, senza che questo le pesi minimamente.”

Adesso vivete in Austria, paese di cui è originaria tua moglie. Dico bene?

“Dici bene. Viviamo nei sobborghi di Graz in una bella casa, sul limitare del bosco, che abbiamo interamente ristrutturato. Ma poi Aurelia ed io ci siamo trasferiti a Vienna, una delle tante scelte che abbiamo fatto in funzione dei desideri e dei bisogni di nostra figlia. Infatti a Graz era difficile farla allenare, nonostante ci si sia provato per diversi anni. Ma ogni giorno erano necessarie più di due ore di macchina per andare e tornare dai campi. Oltre a questo in inverno mancavano adeguate strutture al coperto. Così io ho ribaltato la mia vita, lasciando il lavoro nel settore della qualità industriale, per dedicarmi a tempo pieno ad Aurelia. Abbiamo preso un piccolo appartamento a Vienna e ora nel raggio di un km abbiamo campi da tennis, scuola e il mio nuovo lavoro. Con il resto della famiglia ci ritroviamo poi tutti assieme negli week-end.”

Che lavoro fai adesso?

“Faccio l’incordatore per Tennis Point, la famosa catena di negozi. E Aurelia si allena presso l’Accademia di Günter Bresnik.”

Aurelia Schober con l’allenatore austriaco Günter Bresnik

Niente meno! (ricordiamo che Bresnik è stato coach, tra gli altri, di Boris Becker e Dominic Thiem, ndr).

“Lei ha sempre avuto un ottimo rapporto con Bresnik fin da quando aveva 6 anni. Günter è una persona gentile e sincera, siamo da lui privatamente senza alcun sostegno da parte della Federazione austriaca. Bresnik sostiene che Aurelia deve arrivare a 16 anni senza gravi infortuni e mantenendo intatta la voglia di giocare, poi si inizia il lavoro vero. Io condivido questa scelta. Per il momento si lavora molto sulla tecnica e sul fisico, poco sulla strategia e la tattica. Nulla sugli aspetti mentali perché qui sono convinti che se qualcosa nel gioco non funziona i bambini devono lavorare sul colpo che va male e basta. Se il colpo migliora poi migliora anche tutto il resto.”

Aurelia fa un percorso di tennis giovanile?

“Lei fa già parte della nazionale austriaca U14 in quanto ha la doppia cittadinanza. E due/tre volte l’anno la chiamano per fare raduni etc. Ma fino ad oggi ha partecipato a pochissimi tornei, allenandosi tranquillamente lontana da ogni pressione. Così sta crescendo molto ‘sana’ e armoniosa. Passiamo più fine settimana in famiglia che non sui campi da tennis. Ci godiamo questi momenti, consapevoli che in futuro ce ne saranno sempre di meno.”

Che scuola fa?

“Frequenta la terza media in una scuola pubblica. In Austria le medie durano quattro anni, quindi tra un po’ per portarla alla maturità dovremo valutare se metterla in una scuola ad indirizzo sportivo, sempre pubblica comunque, che le dia la possibilità di seguire i corsi da esterna. Attualmente si allena dal lunedì al venerdì per 3 ore al giorno, equamente ripartite tra parte tecnica e condizionamento fisico.”

Da un punto di vista tecnico su quali colpi in particolare sta lavorando?

“Sinceramente non ti saprei dire. In questo momento il mio ruolo è di cucinare e di portarla in giro (ride, ndr). Di tennis non me ne intendo e comunque so che è in buone mani.”

Avete mai avuto contatti con la Federazione Italiana?

“Guarda, ho preso alcuni contatti ma giustamente loro ancora non la conoscono. Però è una cosa che cercherò di approfondire e tra qualche anno sarà lei a dover decidere il proprio percorso, cioè se continuare qui in Austria o trasferirsi in Italia o fare entrambe le cose. Sono aspetti che dovremo valutare, tenendo anche presente che lei, pur parlando meglio tedesco, si sente in realtà molto italiana. Anzi visto che è qua te la passo.”

Due chiacchiere con Aurelia

Due rapide chiacchiere con Aurelia, in realtà un pò imbarazzata, o forse solo impegnata ai fornelli (con esiti che verificheremo modesti, ndr), mi confermano che il suo italiano è ottimo anche se l’inflessione è inevitabilmente simile a quella di Sinner.

Cominciano a diventare parecchie le analogie con Sinner.

“Per carità, non tocchiamo gli Dei del firmamento (sorride, ndr). In fin dei conti parliamo di una bambina di 13 anni. Tra l’altro, a proposito dell’Italia ci sono alcuni club che ci hanno contattati per farla giocare da loro. Ma noi siamo molto cauti perché siamo convinti di dover ragionare su tempi più lunghi.”

Ti chiedevo della Federazione perché negli ultimi anni ha lavorato molto bene sui giovani.

Ne sono informato e si vedono i risultati. E mi è anche chiaro che tra un paio d’anni serviranno molti soldi, più di quelli che possiamo garantire noi come famiglia. Ben venga quindi qualsiasi aiuto, anche se è evidente che bisogna guadagnarselo.”

Adesso ti lascio andare a cucinare che immagino sarà il tuo compito per la serata.

“Esatto, intanto abbiamo già bruciato le zucchine… adesso pensiamo alla bistecca.”

Segui su Instagram: @massimogaiba

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