Corrado Barazzutti, ex trionfatore della Davis del ‘76, attuale coach di Lorenzo Musetti insieme a Simone Tartarini (che non è venuto a Rotterdam) ed ex capitano delle squadre di Coppa Davis e di Fed Cup (quando si chiamava così), si è ufficialmente candidato alla guida della FITP attraverso una lettera inviata nei giorni scorsi all’attuale presidente della federazione tennistica italiana, Angelo Binaghi.

In verità, la candidatura di Barazzutti era nell’aria da tempo e aleggiava sulla testa del numero uno della FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) come un nuvolone in lontananza prima di un temporale estivo.

Del resto, dopo i successi conseguiti da Jannik Sinner – sia con la nazionale che singolarmente (abbiamo ancora tutti negli occhi il trionfo all’Australian Open) – l’appeal dell’”universo tennis” – almeno nel BelPaese – è cresciuto in maniera dirompente. Esponenziale. Così come il fatturato della federazione (sui 180 milioni quest’anno, 200 milioni in prospettiva a breve termine). Va da sé, naturalmente, che i risultati finanziari (prima ancora che tecnici che sono legati soprattutto agli sforzi e agli investimenti dei team privati, cui soltanto in tempi più recenti la FITP ha dato il suo consistente appoggio) ottenuti da Angelo Binaghi siano sotto gli occhi di tutti. Anche dei suoi detrattori (fra i quali ci possono essere quei circoli che ritengono di non essere stati aiutati a sufficienza e di aver dovuto pagare troppe tasse pur essendo in difficoltà, e anche alcuni agonisti che ritengono che le iscrizioni ai vari tornei – per chi ne voglia giocare parecchi – siano troppe care).

Ad ogni modo, quella di Barazzutti non è una candidatura che nasce dall’oggi al domani. Nel microcosmo tennistico nazionale, infatti, vi è una sorta di (presunto) malcontento difficilmente risolvibile, almeno a breve termine. Soprattutto per ciò che concerne i cosiddetti “circoli di periferia”, da sempre desiderosi di maggiori attenzioni.

È chiaro che background, carisma e personalità non mancano di certo al vecchio Corrado (che avrebbe già presentato le sue proposte riguardanti il discusso meccanismo delle armonizzazioni), anche se – mentre il suo CV da tennista ex n.7 del mondo, e da capitano di Davis per un ventennio non si discute – non ha certo un curriculum da grande manager. Oltre al dente un po’ avvelenato per dei vecchi contenziosi con la federazione relativi al suo precedente ruolo di coach “destituito” della nazionale e un rinnovo contrattuale non effettuato (è stato sostituito da Filippo Volandri apparentemente senza grandi comunicazioni di preavviso: lui ha “denunciato” di averlo appreso dai giornali…; e se fosse vero non sarebbe certo stato un comportamento ideale…). Barazzutti, in pratica cerca di coprire un ruolo da diverse elezioni rimasto scoperto, e cioè un candidato alternativo a Binaghi, che ha goduto a seguito di una modifica statutaria realizzata nel 2009 di una sorta di regime di monopolio. Insomma, sul fronte FITP si preannunciano mesi e settimane piuttosto “movimentate”. Di sicuro al CONI di Giovanni Malagò preferirebbero vedere in sella Corrado Barazzutti piuttosto che Angelo Binaghi che quando si candidò nel 2000 disse che “Un buon presidente federale non dovrebbe restare in carica per più di due mandati quadriennali”.

Per quanto riguarda Ubitennis non c’è una linea politica che “spinga” a favore di uno o l’altro candidato. Saranno le società a dover dire di chi si fidano di più. E vinca il migliore. Se poi dovesse affacciarsi anche un terzo candidato (rumours avevano accennato a una possibile candidatura, peraltro non confermata, di Flavia Pennetta) vedremo.

Francesco De Salvin e Ubaldo Scanagatta