È inutile girarci intorno: l’Open di Miami, negli ultimi giorni, sta regalando dei colpi di scena quasi a ripetizione. Basti pensare alla sfilza di tennisti “Top” che hanno salutato anzitempo la compagnia. Non ultimo il giovane talento danese, Holger Rune. Il numero sette del mondo, infatti, è stato sconfitto dal tennista ungherese, classe ‘99, Fábián Marozsán.  

Un doppio 6-1, quello subito da Rune, decisamente meritato, per certi versi “clamoroso”, senza appelli. Va da sé, naturalmente, che il periodo attraversato da Holger non sia propriamente dei migliori, tra allenatori cambiati come polsini e tornei dall’andamento maledettamente altalenante.  

La notizia (o scusante?) del giorno, però, riguarda un presunto malessere (un virus) in cui sarebbe incappato il danese prima della sfida persa contro Marozsán. Ed a tal proposito, Rune ha rilasciato delle dichiarazioni che assomigliano più ad una mera giustificazione che ad una riflessione di sorta: “Mi sono ammalato la notte prima della partita e ho pensato di ritirarmi dal torneo” ha sottolineato il ventenne di Gentofte sui propri social. “Ma quando mi sono sentito meglio, dopo il riscaldamento, ho deciso di provarci e purtroppo non avevo molta energia in corpo. Ripensandoci, dunque, avrei dovuto ritirarmi dal torneo, ma è sempre difficile prendere una decisione del genere. Adesso è ora di ritornare in Europa”.

Ad ogni modo, per amor di verità, va anche detto che perdere contro il sopracitato Fábián Marozsán, non rappresenti di certo un’onta incancellabile. Già. Perché basti pensare che il giovane tennista ungherese, in meno di un anno, ha guadagnato un centinaio di posizioni nella classifica ATP e per la terza volta, in dieci mesi, si è sbarazzato di un tennista “Top Ten” durante un torneo 1000. In pratica, il buon Fábián, sa decisamente il fatto suo. Per Rune, tuttavia, adesso è arrivato il momento della verità. Da lui ci si aspetta una svolta soprattutto a livello mentale. In ogni caso, solo il futuro ci dirà se le belle parole spese nel corso del tempo sul tennista danese saranno risultate vane o meno. Ai prossimi mesi (e tornei) l’ardua sentenza.