Nadal-Moya, sarà un'accoppiata vincente?

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Nadal-Moya, sarà un’accoppiata vincente?

I due maiorchini hanno ufficializzato la loro partnership. Funzionerà?

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Sabato scorso è giunta quella che, forse, è la notizia più importante della off-season: Carlos Moya è entrato a far parte dello staff tecnico di Rafa Nadal. I due si conoscono da quando quest’ultimo era bambino e in più occasioni si sono confrontati su questioni tecniche. Per questo la scelta del numero 9 del mondo appare chiara: avere nel proprio box qualcuno che sia già familiare ed integrato nel mondo di Rafa è senza dubbio preferibile rispetto a qualcuno che il fuoriclasse di Manacor conosce in maniera superficiale e che, magari, non è nemmeno hispanohablante. Tale tesi pare essere confermata se si considera la personalità del 14 volte vincitore di una prova dello Slam, caratterizzata da insicurezze e paura di cambiare (ragione per cui in molti auspicavano un cambiamento in tal senso da almeno un paio di stagioni, magari più radicale rispetto a quello appena operato).

A questo deve aggiungersi il fatto che Toni Nadal ormai sembra aver “allentato la presa” sul nipote, come dimostra la sua volontà di concentrarsi anche su altri progetti come quello riguardante l’Accademia, il giovane cileno Christian Garin e l’importante ruolo di direttore del WTA di Palma de Mallorca. Inoltre lo zio più famoso del tennis in tempi non sospetti aveva affermato che, se non fosse stato per il loro legame parentale, Rafael gli avrebbe già dato il benservito. Quello che è accaduto tra di loro nessuno lo sa davvero, ma con ogni probabilità il loro rapporto non si è incrinato, ma semplicemente Nadal ha bisogno di qualcun altro – sempre rigorosamente all’interno del suo microcosmo – da aggiungere al suo team. In tal senso Moya è sembrata la scelta migliore per tutti. Il campione del Roland Garros del 1998 nel 2016 ha dato un contributo importante alla crescita di Milos Raonic, ma il materiale fisico e tecnico su cui dovrà operare in questi mesi è ben diverso. L’ex compagno di Flavia Pennetta in passato ha già dato diversi consigli a Rafa, il quale per tornare grande ha bisogno di recuperare le antiche certezze (leggasi rendimento eccellente con il dritto). Forse Carlos ora avrà l’opportunità di analizzare con maggiore accuratezza il gioco del suo nuovo assistito e, magari, potrà anche apportare alcune piccole novità al gioco del nove volte vincitore del Roland Garros. Tra queste potrebbero esserci ad esempio un utilizzo più frequente del rovescio lungolinea e una maggiore aggressività in fase di risposta. Ciò nonostante, la vera sfida sarà ridare fiducia ad un campione che ha vissuto due anni e mezzo estremamente difficili sotto il profilo professionale.

La gestione dei momenti importanti delle sfide più delicate un tempo era uno dei punti di forza di Nadal, che ora invece sembra essere ansioso, insicuro. A dimostrazione di ciò ci sono tante situazioni, a cominciare dal famoso dritto a due passi dalla rete che si è stampato sul nastro sul 6 pari al tiebreak del quinto contro Pouille agli Us Open, senza considerare il doppio fallo sul 6 pari nel jeu decisif del primo set in Australia contro Verdasco, ma non solo. Per ritrovare serenità e convinzione nei propri mezzi Rafa dovrà sentirsi al top dal punto di vista fisico ed avere la fiducia necessaria per fare la differenza col proprio dritto nei momenti in cui la palla “scotta” di più, magari per tirare un lungolinea vincente in una situazione di svantaggio. La spinta nelle gambe e la velocità degli arti – sia quelli inferiori che superiori – non è più quella di un tempo e non lo sarà mai più, ma la voglia di vincere è quella di sempre, se non addirittura maggiore rispetto ad un paio di anni fa. Probabilmente le ambizioni di vittoria di Nadal risiedono soprattutto nello swing primaverile sulla terra rossa, con l’obiettivo di alzare al cielo per la decima volta la Coppa dei Moschettieri, ma sicuramente farà di tutto per essere più competitivo che mai a partire dal prossimo mese di gennaio.
Roger Federer ha detto che i prossimi Australian Open saranno epici: ebbene, se il fenomeno maiorchino dovesse tornare anche solo quello visto la scorsa primavera, lo saranno ancora di più.

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