Il tennis va modernizzato? Ultimate Tennis Showdown e nuovi merletti (seconda parte)

Rubriche

Il tennis va modernizzato? Ultimate Tennis Showdown e nuovi merletti (seconda parte)

La traduzione del saggio di Matthew Willis su ‘The Racquet’ ci introduce al concetto di accessibilità di uno sport. Il difetto del tennis è la sua scarsa visibilità fra le sottoculture giovanili: l’accesso ai nuovi fan deve essere più semplice

Pubblicato

il

 

Questo articolo, traduzione di un longform scritto da Matthew Willis su ‘The Racquet’, è la prosecuzione della prima parte pubblicata qualche giorno fa: la potete leggere qui. Oggi vi introduciamo – o meglio, Matthew Willis vi introduce – al concetto di accessibilità di uno sport e tiriamo le conclusioni.


Opzione 2: accessibilità

Anche se non penso che il tennis verrà presto confinato agli ospizi americani come fa Mouratoglou, sono però convinto che come sport sia diventato eccessivamente rigido in termini di accessibilità per i nuovi appassionati, sia culturalmente che tecnologicamente. A mio parere, questo è un problema separato dalle modifiche del format, un problema più evidente e pressante.

Quando si parla di fan, lo sport ha due caratteristiche: ampiezza (la facilità nello scoprire un dato sport e nell’appassionarcisi) e profondità (la profondità dell’interesse, della passione e dell’interazione che vengono sviluppate una volta scoperto lo sport). Storicamente, il tennis è sia ampio che profondo, ampio per il suo appeal internazionale (i suoi eventi principali si svolgono in vari continenti, molti canali televisivi trasmettono gli Slam gratuitamente o a basso prezzo, e i suoi migliori giocatori sono volti che trascendono il gioco) e profondo (per il tempo che i tifosi più appassionati hanno sacrificato volontariamente per superare le sue barriere precostituite, come il sistema di punteggio complesso e le differenza fra superfici e stili di gioco).  

Il tennis non ha problemi a mantenere la propria profondità (anzi, oggi il gioco potrebbe essere arrivato al massimo livello in questo senso, vista la passione e competenza che si possono vedere nelle varie comunità online e nei tornei), ma negli ultimi due decenni ha indubbiamente perso in ampiezza nei confronti dei più giovani, a dispetto della compresenza di alcune delle star con più appeal commerciale di sempre, come i Big Three o le Williams.

Punti d’accesso

(Questo è un semplice grafico che ci aiuta a pensare all’interesse dei fan e alla scoperta di nuovi sport. Più uno sport è ampio, più è accessibile per nuovi fan, e più punti d’accesso ci saranno per loro da cui “entrare”. Più uno sport è profondo, più i fan sono appassionati e competenti, più interagiscono, e più continueranno a seguirlo).

(NB: so che il calcio e il tennis sono distanti anni luce in tanti modi, e questo rende il paragone complesso e ingiusto per il tennis. Allo stesso tempo, però, il calcio è un ottimo esempio di uno sport ampio e profondo, e quindi torna utile in questo contesto).

In uno sport ampio come il calcio, ci sono tantissimi punti d’accesso per i fan: una enorme sottocultura legata al gaming (che ha reso il calcio anche più profondo), una grande diversità culturale e partecipazione a livello giovanile (per entrambi i sessi), e un abbondante output su social media come YouTube, Twitch e TikTok.

Di contro, il tennis soffre da anni per un calo di partecipazione (generale e giovanile) in molte regioni di rilievo, con l’eccezione della Cina. Nel Regno Unito, nonostante la presenza di Andy Murray, la partecipazione è a livelli inferiori a quelli del badminton, cosa che non sorprende se pensiamo che durante il picco di Murray (2006-2016) non è stato costruito neanche un campo indoor in Scozia, nonostante la cifra da Paperon de’ Paperoni che la LTA riceve annualmente da Wimbledon. Di conseguenza, lo sport è ancora visto come costoso, elitista e piuttosto bianco. La sua visibilità fra le sottoculture giovanili è probabilmente più scarsa oggi rispetto a qualche anno fa. In particolare, il tennis non ha una gaming culture da almeno un decennio. La natura cronicamente frammentaria e individualistica del gioco, dettata primariamente da avida miopia, ha ucciso nella culla franchise amati dal pubblico come VirtuaTennis e Topsin attorno al 2010/2011, proprio quando il gaming stava diventando mainstream – il gioco non si è ancora ripreso da quella botta, e arranca dietro a quasi tutti gli altri sport maggiori in questo senso.

Queste le parole del CEO di Big Ant Studios, un’azienda di video-game sportivi, sulla nascita e l’impatto di FIFA:

Molto è attribuibile al messaggio forte della FIFA, che nessuno conosceva nel 1994 a meno che non fosse davvero appassionato di calcio. I diritti per il gioco furono concessi gratuitamente. FIFA (l’associazione calcistica, ndr) non chiese nulla e Ea Sports inizialmente perché intravidero un opportunità di marketing per arrivare al cuore dei giovani tifosi. Vai avanti di 20 anni e ti accorgi che ha funzionato a meraviglia, al punto che la gente che non sa più cos’è la FIFA e crede sia solo un videogame“.

Spoiler alert: il tennis non ha subito ceduto gratuitamente i diritti sul gaming, apparentemente a causa delle pretese dei giocatori e degli agenti, perdendo così terreno in termini di rilevanza culturale. Per farsi un’idea di ciò che manca al tennis, questo è l’impatto che ha avuto FIFA su un mercato a cui non importava dello sport prima che FIFA esistesse:

Un sondaggio di ESPN del 2014 ha trovato che il 34% degli americani è diventato un tifoso di calcio dopo essersi appassionato al videogame, e metà degli americani sostiene che il gioco abbia accresciuto l’interesse per lo sport. Una volta i ragazzini si appassionavano al calcio con le figurine Panini, oggi attraverso un videogioco“.

Le ultime righe spiegano molto. 30-40 anni fa, calcio e tennis avevano punti d’accesso analogici, e molto più semplici, ma da lì in avanti le loro strade si sono separate, con il calcio a investire tempo e risorse a lungo termine nel gaming, cosa che il tennis non è riuscito a fare. Non credo si possa dire che FIFA e un videogioco tennistico avrebbero lo stesso impatto, ma il fatto che il tennis non abbia neanche un posto al tavolo del gaming è uno dei motivi per cui l’accessibilità al gioco si è ridotta. Le ramificazioni del fenomeno si ripercuoteranno profondamente e a lungo, data l’enormità degli e-sports, che sono in continua crescita, e avranno per forza di cose un impatto sulla partecipazione e sulla consapevolezza del tennis fra i fan più giovani (senza considerare il fatto che il tennis non è nella posizione di tentare di aggiungersi affannosamente al gigantesco trend del gaming).

(Aggiungo, su una nota personale, che Mario Tennis per Game Boy Colour e Gamecube, Virtua Tennis per Dreamcast, e Topspin per l’Xbox hanno contribuito ad accrescere la mia passione per il tennis. Oggi non esiste un gioco di tennis di simile popolarità, un vuoto che verrà inevitabilmente scontato).

Visualizzazioni

Una volta che un fan trova un punto d’accesso per iniziare a seguire un dato sport, la missione principale dovrebbe essere di facilitare al massimo la sua possibilità di guardare e interagire con lo sport stesso. Visti i problemi legati alla partecipazione e al gaming, ci sarebbe da supporre che il tennis sia estremamente focalizzato sul rendersi facile da guardare – sicuramente non un obiettivo complesso da raggiungere. Sfortunatamente, però, non solo i biglietti tendono ad avere prezzi proibitivi per un giovane fan, ma le opzioni per vederlo da casa (streaming e TV) lo mettono di fronte a una pessima esperienza a causa della frammentazione, un errore imperdonabile (di cui ha parlato anche Andrea Gaudenzi, ndr): la WTA è su Tennis Channel e altri canali, l’ATP è su Tennis TV e altri, Eurosport trasmette alcuni Slam, Wimbledon è sulla BBC, e poi ci sono sottoscrizioni a canali nazionali, Amazon Prime, Tennis Channel International in rampa di lancio, e così via.  

Per una copertura omnicomprensiva, tanti appassionati sono costretti a spendere un patrimonio per una seriedi servizi che spesso si sovrappongono. Non solo questo, ma spesso le sottoscrizioni sono pacchetti da ‘tutto-o-niente’, nel senso che, se a un giovane fan interessasse guardare un torneo, c’è una buona probabilità che sarebbe comunque costretto a un oneroso abbonamento mensile. Le due strategie, prezzi dei biglietti e complessità delle piattaforme, sono dei grandi ostacoli per i nuovi fan, anche se spero che l’arrivo di Amazon possa semplificare le cose in futuro.  

La situazione è ancora peggiore per i nuovi fan che vogliono guardare qualche highlights per testare le acque del tennis. In questo caso, l’arcaico accordo sui diritti fa sì che molti match storici e highlights vengano immediatamente rimossi da YouTube per problemi di copyright, mentre altre associazioni sportive, come la NBA, pur chiedendo soldi hanno consentito per anni che video simili venissero pubblicati grazie al Content ID di Google. Gli Slam in particolare, i quattro gioielli della corona del branding tennistico, sembrano poter condividere solo video di 2-3 minuti di partite che magari sono durate cinque ore. Esiste anche un blocco per chiunque cerchi di aggiungere commenti o analisi alle clip tennistiche caricate su Twitch, il sito di live streaming che può contare su una delle basi di utenti più giovani e coinvolte, responsabili per la recente crescita della F1 e degli scacchi. Come si può intuire, questi fattori rendono arduo l’accesso per qualunque nuovo fan, che invece si vedrebbe srotolato il tappeto rosso da altri sport.

(Nota a parte: sto scrivendo un altro articolo sull’argomento, ma da molto tempo mi chiedo come mai ATP/WTA/ITF non forniscano un’educazione su come usare i media ai giocatori di bassa classifica. È semplicissimo trasmettere degli allenamenti live (e forse anche delle partite, al netto dei diritti) su Twitch o YouTube. Se abbastanza giocatori lo facessero, inevitabilmente emergerebbero delle nuove star dalle retrovie, coinvolgendo una legione di nuovi fan sulle piattaforme più giovanili. Il canale di YouTube di Tsitsipas è un buon esempio, anche se i suoi video richiedono grossi tempi di produzione che quasi tutti gli altri giocatori non hanno. La possibilità per i giocatori di diventare i padroni della propria narrativa, soprattutto in merito al modo e alla frequenza con cui sono visti dal pubblico, è un tema di particolare rilevanza nel tennis, uno sport di vedute notoriamente ristrette quando si parla di accesso ai top players per i media).

Per il tennis è diventato necessario facilitare la visione, soprattutto in un periodo in cui le abitudini dei consumatori sono già cambiate molto, e continueranno a farlo. Vent’anni fa, lo zapping consentiva di scoprirlo casualmente (ho incontrato innumerevoli fan che sono capitati per caso su Federer-Nadal a Miami 2004, o altri casi simili, mentre cambiavano canale, e sono rimasti immediatamente folgorati). Questo fenomeno non esiste più oggi, visto che lo streaming richiede più proattività nella visione rispetto al passato. È possibile quantificare l’impatto di questo problema sulla prossima generazione di fan? E come si può riguadagnare il terreno perduto? Sarà essenziale ripensare il prezzo e la complessità delle piattaforme legate al tennis. Oltre a un’unificazione dello streaming (o quantomeno una minore frammentazione), dovrà essere introdotta la possibilità di acquistare di un match singolo, o anche di un set singolo (per esempio, “il giocatore Tal dei Tali sta giocando un equilibratissimo quinto set, acquista per 50 centesimi”), l’abbonamento ai match di uno specifico giocatore, pass per tornei o superfici specifiche, sconti NextGen, ecc – fondamentalmente qualunque cosa possa servire per facilitare l’accesso.

Abbiamo imparato la lezione?

Lo stop legato alla pandemia ha rivelato una scomoda verità per molti sport, tennis incluso, mostrando quali discipline possano far leva su una moltitudine di aree di interazione con i fan e quali no. I promossi includono la F1, che ha portato a casa più di un milione di spettatori per i suoi Virtual Grand Prix e guadagnato nuova esposizione con lo streaming e con Twitch, risultati ancora una volta facilitati da un videogame ben fatto quale F1 2019. Grandi risultati anche per il calcio, grazie a FIFA, ai suoi eventi legati agli e-sports, e grazie alla sua immarcescibile presenza nello zeitgeist culturale. Bene anche gli scacchi, che hanno avuto grande impatto su Twitch e hanno attratto orde di nuovi fan su LivestreamFails – Chess.com ha previsto che un decennio di crescita verrà condensato negli ultimi tre mesi, principalmente grazie ai format più rapidi.

Se si mettessero gli scacchi nel grafico ampiezza profondità, il cambiamento somiglierebbe all’immagine di cui sotto, soprattutto grazie a Twitch, al format Blitz Chess, e a Hikaru e Alexandra Botez, i principali responsabili dell’ampliamento:

Su una simile nota, il mondo del golf sarebbe rimasto in silenzio durante la pandemia, se non per il format non tradizionale del match di beneficenza Woods/Manning vs Mickleson/Brady, che ha permesso l’incontro fra due sport maggiori (golf e football) grazie a una piccola modifica regolamentare che ha uniformato i livelli dei contendenti – un altro punto a favore della sperimentazione con i format.

E poi c’è il tennis, un grande sconfitto degli ultimi mesi, senza mezzi termini. È stato fatto un coraggioso tentativo di organizzare un evento virtuale a Madrid, che però è solo servito a ricordare quanto il tennis sia lontano da molti altri sport per quanto riguarda il gaming.

(Contestualizzando, il GP virtuale del Bahrain ha avuto un picco di 396.000 spettatori su Twitch, più altre centinaia di migliaia su Facebook e YouTube e milioni in TV, mentre il Virtual Madrid Open ha toccato “vette” di 19.000 spettatori su Facebook, e la maggior parte dell’interazione aveva per argomento il livello scadente di TennisWorldTour, sia dal punto di vista grafico che della giocabilità).

Il tennis ha anche provato con dei tabelloni virtuali, che da quello che ho visto hanno funzionato bene, mentre gli utenti di Tennis TV hanno avuto libero accesso al servizio durante lo stop del tour – un’ottima mossa. Ciononostante, è stato un po’ triste assistere allo stallo di interazione e crescita di uno sport meraviglioso mentre altri, più bravi ad adattarsi ancorché altrettanto antichi, sono riusciti a sfruttare l’occasione.

Cauto e proattivo ottimismo

Il tennis, come mostrato nella prima metà del saggio, gode ancora di ottima salute. È uno sport globale di enorme successo con legioni di fan appassionati e competenti. È uno spettacolo affascinante e profondo, e sta ancora attraendo giovani fan, anche se a volte sembra auto-sabotarsi in questo senso. Va però detto che, alle spalle delle eccellenti notizie sulla salute del gioco, si annidano dei problemi inesorabili che necessitano di soluzioni proattive. Se da un lato la sperimentazione con diversi format è quasi certamente una buona idea, soprattutto se si pensa a quanto sarebbe importante per il tennis appropriarsi internamente del prossimo trend che ne stimolerà una crescita, dall’altro continuo a chiedermi se il dibattito sulla modernizzazione del tennis non si stia focalizzando troppo sulla questione meno significativa. Mi azzarderò a dire che uno sport di successo diventa “giovane” quando crea un vasto (e culturalmente vario) imbuto per consentire a nuovi fan di accedervi, piuttosto che snaturandosi per rendersi più digeribile per una ristretta finestra d’attenzione.      

Quasi certamente il tennis ha molta più flessibilità anagrafica ed economica di quanto sostenuto da Mouratoglou, ma questo non significa che il senso generale delle sue affermazioni sia sbagliato, o che la flessibilità del gioco non abbia dei limiti. La mia speranza è che chiunque legga questo saggio pensi alla necessità che il tennis ha di iniziare ad avere conversazioni più consapevoli sui molti aspetti in cui questi splendido gioco sta rimanendo, ed è rimasto, indietro.

E una volta fatto questo, spero che ci si metta al lavoro. Come disse una volta Bjorn Borg, criptico e scontato allo stesso tempo, “the ball is round, the game is long”. Almeno dalla prospettiva di questo giocatore e tifoso ossessivo, sarebbe bello se questo specifico gioco continuasse il più a lungo possibile.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement