Nadal, un re senza terra? Mai cosi male prima di Parigi (Martucci), Sara, la testa è da numero (Azzolini)

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Nadal, un re senza terra? Mai cosi male prima di Parigi (Martucci), Sara, la testa è da numero (Azzolini)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

 

Nadal, un re senza terra? Mai cosi male prima di Parigi

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 20.05.2014

 

La terra sta franando sotto i piedi di re Rafa Nadal. Thtti i numeri, proprio sulla superficie più amata e dov’è il più forte di sempre, gli sono contro. Numeri gib Il mancino di Spagna ha la più bassa percentuale di vittorie e più sconfitte in assoluto, dal 2004, meno tornei vinti, più ko prima delle semifinali e meno successi sul rosso europeo. Di più: ha perso l’egemonia nei tornei più cari, dopo lo stop di 12 mesi fa a Monte-carlo (dopo 8 successi di fila), ad aprile s’è arreso ai quarti, peraltro contro uno spagnolo, Ferrer, e a Barcellona, dopo 8 successi in 8 partecipazioni, s’è fermato ancora ai quarti, contro l’altro connazionale, Alma-gro. Ha vinto la finale di Madrid perché Nishikori s’è fatto male alla schiena e, a Roma, ha perso la seconda finale al Foro contro il rivale, Djokovic, rimediando il quarto schiaffo di fila I punti dl distacco Al moemnto, Nadal ha 12.500 puntl In classifica contro gli 11.850 cl Djokovic (Iu.mar.) dal serbo. Peggio ancora: dopo aver rimontato fino al 3-3 al terzo set, quando tutto il Centrale avrebbe scommesso sul suo trionfo numero 8 (dal 2005), è crollato, rimediando appena 3 degli ultimi 15 punti. Che succede al re di otto Roland Garros negli ultimi 9 anni? La risposta verrà da domenica, proprio a Parigi. Dove il tennis maschile presenta tre diversi vincitori dei Masters 1000 su terra: Wawrinka a Monte-carlo, Nadal a Madrid, Djokovic a Roma. Per la prima volta proprio dal 2004. Dribbling Il fenomeno di Maiorca sa che, fra lui e Djokovic, regna l’alternanza: ci aveva perso 6 volte di fila nel magico 2011 del serbo, che ha riscattato con gli interessi l’anno scorso col tris Roland Garros-Montreal-Us Open. D’accordo, «sono momenti». Ma il dritto in top non irretisce il rovescio a due mani di Djoker, pressing da fondo e servizio si spengono contro le risposte del serbo. Ma il problema più grande viene dalle gambe a molla che, vuoi per i limiti del ginocchio sinistro miracolato, vuoi per i problemi di schiena accusati da-morosamente a gennaio a Melbourne, vuoi per l’usura, non mila euro donati da Novak Djokovic agli alluvionati della Serbia. E. tutto il premio vinto a Roma (lu.mar.) fanno spingere la palla con la continuità e l’intensità di prima. E, se contro Murray, corn-pensa con intelligenza ed adrenalina, strenua difesa e personalità, rimontando da 2-4 al terzo set con qualche game di aggressività ritrovata, contro Djokovic non basta. Risposta «A 28 anni, sono ancora un giovane uomo, ma forse sono un anziano tennista», ammette Rafa, dopo dieci stagioni da Superman. «Con Nole, ero un po’ stanco, mi è mancata un po’ di reattività, e di benzina». Lui stava due metri dietro la riga di fondo e Djokovic ben dentro, lui ha fatto 15 vincenti, mettendosi con l’elmetto in trincea, e l’avversario è arrivato a 46, a dispetto dei problemi ai flessori del braccio destro. «Avevo la sensazione di aver bisogno di energie extra per fargli giocare una palla di più e in posizione più difficile, ma le gambe, dopo una settimana difficile, non rispondevano». Colpa anche dei tre match di sera: «Andare a letto alle 3 del mattino non è l’ideale per recuperare». L’abbiamo visto risuscitare troppe volte, e sicuramente avrà un aiuto dai 5 set di Parigi, ma Rafa non era arrivato mai al Roland Garros con tre sconfitte sulla sua terra.

 

Sara, la testa è da numero

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 20.05.2014

 

 

Quando la chiamano “la tennista della porta accanto”, è difficile non riflettere sul fatto che lei, Sara quella porta ce l’ha a mille chilometri in linea d’aria da Roma Un appartamentino che acquisto a Valencia prima delle fortune parigine, due anni fa. Eppure la definizione non è sbagliata, banale magari, ma non campata per aria. Sara Errani ha modi contenuti, anche quando piange. L’indole combattiva œ l’ha dentro, la mostra a chi di dovere, ma non la indossa per scendere al bar e fare colazione. E un valore aggiunto, da usare quando serve. Non è appariscente, nemmeno in campo. Lei gioca a rimpiattino con le avversarie. La Jankovic faceva tanto d’occhi quando se la vedeva ricomparire, agile e svelta, pro- prio li dove lei riteneva di aver chiuso il punto. 44’li ha fatto giocare un’infinita di palline», le è venuto da dire, alla serba, ancora sconcertata. «Era sempre li, sulla palla, e poi là, e dappertutto». IMPRESSIONE Si ha quasi l’impressione che le molto grandi e molto forti di oggi, facciano fatica a considerarla un serio pericolo. Certo la elogiano, e chi non lo farebbe. Non fosse altro per i titoli che Sara pub ormai appuntarsi al petto: una finale e una semifinale a Parigi, una finale a Roma, il numero uno in doppio, quasi due anni nella Top Tén che è ancora lì e pub agganciare nuovamente. Ma non ne colgono l’essenza, ed è questo alla fin fine che le svia, e le esorta a ripetere gli errori di sempre, quando se la trovano di fronte. Come la cinese Na Li, che si è lasciata andare a una guerricciola di pallettoni, salvo cacciarne la metà fuori. L’ESSENZA L’essenza di Sara, a ben vedere, risponde alla domanda che molti degli appassionati si stanno facendo in questo momento sulle sorti della nostra. Una così, non merita la consacrazione definitiva, una vittoria finalmente d’altissimo spessore, magari, perché no, in quel Roland Grar os che le è sfuggito già due volte? In fondo, nei pochi game giocati quasi alla pari con Serena Williams, Sara ha dato l’impressione di poter attrarre la statunitense in una dimensione parallela, ma per lei impervia. Le è andata vicina, forse le ha messo persino un po’ di fifa. Dunque, perché non immaginarla sul podio più alto? La qualità migliore di Sara, l’essenza, è quella di saper pensare. Badate, lo fanno in poche, per questo non tutte la capiscono. Anzi, più nascono forti, meno se ne rendono conto. Sara pensa… Organizza la sfida… Ha buone gambe, un discreto tennis e una manina non fatata, ma abituata alle trame sghembe del doppio. È la testa a essere da Top Ten, è quello il colpo che le altre non capiscono da dove le venga. Discorsi utili, direte, a tirarsi su di morale dopo le lacrime della finale. 11 presente vede Sara alle prese con un muscolo della coscia stiracchiato, e a Parigi manca pochissimo. Chiederà, pensiamo, di entrare in scena il martedì. Ha dunque una settimana per recuperare. Se il fisico le darà una mano, è anche lei nel gruppo delle pretendenti. Roma l’ha lasciata al numero 11 della classifica. Sulla terra è fra le prime cinque o sei. La testa è da numero uno… Come si vede, i numeri li ha.

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