ROLAND GARROS – 3 ore e 31 minuti, 36 75 62 64 per un record storico. Slam di Pete Sampras eguagliati, staccato Borg di 3. Vinto il primo set, il serbo era diventato il favorito. Match non bello. Ha deciso anche il dritto lungolinea.
Ci vuole un fisico bestiale. Il tennis di oggi, soprattutto quando a giocarlo sono due tennisti con le caratteristiche di Rafael Nadal e Novak Djokovic, lo richiede molto più di quanto lo invocasse nella sua canzone Luca Carboni.
Mi immagino cosa diranno ora i lettori di Ubitennis nel leggere le prossime righe, ma ora che anche Djokovic, respinto qui per la sesta volta (!) a Parigi da Rafa Nadal, ha detto quel che ha detto sul fatto che giocare contro Nadal qui è più difficile che in qualunque altro posto – “Il suo record parla per questo, batterlo tre su cinque su questo campo è riuscito una sola volta in 10 anni (a Soderling…) ed è davvero difficile perchè lui non ha alti e bassi” – credo che se il torneo venisse ribattezzato “Nadal Garros”, nessuno potrebbe aver troppo a che ridire (tifosi di Nole e Roger eccettuati).
Ho scritto nel corso della diretta di Ubitennis – spero che l’esperimento di dar via libera ai commenti senza filtro della moderazione almeno durante le “dirette” per consentire commenti immediati non abbia dato controindicazioni sia piaciuto…devo ancora sincerarmene, lo farò nei prossimi giorni insieme alla redazione – che il primo set sarebbe stato importante solo per Djokovic. Ciò perchè se lo avesse vinto Nadal non ci sarebbero state probabilmente troppe chances per una sua rimonta, mentre Nadal sarebbe stato in vera difficoltà soltanto se avesse perso anche il secondo dopo aver perso il primo.
Già questa considerazione dice quanto, alla fine, si debba considerare Nadal favorito sulla terra rossa del Nadal Garros sulla distanza di tre set su cinque.
Comunque Nadal non ha vinto soltanto sul fisico e grazie al fisico, anche se a un certo punto Nole ha addirittura vomitato sul campo.
Il maiorchino oggi ha vinto anche grazie ad una scelta tattica diversa dal solito e all’efficacia del suo dritto lungolinea – normalmente lo gioca abitualmente anomalo, dal centro verso il rovescio dell’avversario (chiedere a Roger Federer per conferma) – e invece questa volta ha sorpreso diverse volte Novak dalla parte del dritto, che il serbo lasciava un po’ scoperta per cercare di girare come al solito attorno alla palla indirizzata al centro e sul rovescio per colpirla di dritto.
Se oggi lui ha fatto più vincenti di Djokovic, 44 contro 43 – ed è un dato che fra loro due non ricordo si sia mai registrato, mentre è abbastanza normale che Rafa sbagli di meno: anche oggi 38 errori i suoi, 49 quelli di Djokovic – significa che qualcosa è cambiato rispetto al solito.
Avevo detto in sede di presentazione che in questi ultimi giorni la condizione di Rafa mi pareva cresciuta e quella di Djokovic, che non mi aveva entusiasmato nemmeno nei primi due set vinti su Gulbis, invece un tantino regredita.
Quella sensazione ha trovato conferma sul campo.
Ciò detto non mi pare sia stata una grande finale. Così come non era stata una grandissima finale, alla resa dei conti al di là dell’incertezza che l’ha contraddistinta, neppure quella femminile costellata da troppi errori e resa più incerta del dovuto da una Sharapova un tantino masochista (prima del… sadico epilogo negli ultimi due games, 8 punti su 9 sulla tenacissima Halep).
Non mi resterà impresso nessun match in particolare di questo torneo, né maschile né femminile (al di là delle sorprese procurate dalle sconfitte di Serena e Li Na). Non è stato certo un torneo memorabile se non, a questo punto, perchè i nove trionfi di Rafa Nadal in uno stesso Slam sono obiettivamente destinati a rimanere un record molto difficilmennte battibile.
È vero che questo lo si diceva anche del record di Pete Sampras, quando aveva vinto 14 Slam – record oggi eguagliato da Rafa a 28 anni e 5 giorni, secondo più giovane di sempre… perchè Federer vinse lo Slam n.14 a 27 anni e 303 giorni – e lo si è detto tante volte a maggior ragione per i 17 Slam vinti da Roger. Ma oggi anche questo record del campione svizzero oggettivamente pare alla portata di Rafa. Se non ce la farà è un altro discorso, ma la possibilità, se il ginocchio e il fisico reggono, c’è tutta.
Il maiorchino ha appena compiuto lo scorso 3 giugno i 28 anni e a me pare che solo Djokovic, a dispetto delle sei sconfitte patite qui, possa nutrire nei prossimi due/tre anni qualche chance di batterlo. Se quindi Nadal non vincesse più nessuno Slam al di fuori di questo sulla terra battuta, potrebbe ugualmente arrivare a pareggiare Federer. A questo punto io credo che sia abbastanza probabile che ce la faccia. Perchè anche Nishikori che sembra avere il gioco per metterlo in difficoltà magari ci può riuscire sulla distanza dei due set su tre, ma non sulla lunga distanza.
Se c’è un record che onestamene credo invece non sarà forse mai battuto questo è quello delle 23 semifinali consecutive conquistate da Federer negli Slam. Quello, secondo me, considerando le diverse superfici e anche la necessità di essere sempre al massimo fisicamente per 6 anni – lo capite che è un’enormità no? – è praticamente impossibile da battere, a meno che nasca un nuovo fenomeno, uno che per ora non si è nemmeno profilato all’orizzonte.
Tornando alla finale di oggi, della quale ha fatto un’eccellente e puntuale cronaca Antonio Garofalo, non c’è dubbio che la svolta che non c’è stata avrebbe potuto essere quella del secondo set. Anche Nadal soffriva il caldo, l’umidità, la tensione, oltre i colpi profondi di Djokovic, e quando ha perso il primo set – con il serbo che poteva vantare una statistica assai preoccupante: chi aveva vinto il primo set aveva vinto l’85% delle loro 41 sfide, e nella sua storia degli Slam Djokovic aveva perso solo 2 volte dopo aver vinto il primo set.
Quando Nadal ha perso il primo set si è certamente preoccupato. E quando, dopo aver tenuto facilmente i primi tre games di servizio del secondo set, è riuscito a strappare la battuta a Djokovic sul 3-2 alla seconda pallabreak – e dopo una prima pallabreak in cui un overrule abbastanza dubbio dell’arbitro Pascal Maria, fischiatissimo perfino dal pubblico che in maggioranza tifava per Djokovic – è come se avesse avuto un piccolo choc: difatti ha perso subito dopo il servizio, rischiando di compromettere tutto.
Poi però, sul 6-5 si è riportato dal 15 a 0 al 15 pari grazie a un doppio fallo, due vincenti su tre nei successivi punti (inframmezzati da un errore di Djokovic) e l’ultimo appunto con il dritto lungo linea che, come dicevo, oggi è stata la sua arma vincente.
Il set pari dopo un’ora e 44 di gioco non era come partire sullo 0 a 0 all’inizio del match. Quell’ora e 44 minuti pesavano già molto di più sul fisico di Djokovic che su quello di Nadal. E quando nel secondo game del terzo set Djokovic ha cacciato in rete la più comoda delle volee di rovescio, davvero elementare cedendo il servizio, il pronostico diventava impossibile da sbagliare.
Il 6-2 del terzo set, con Djokovic che vomitava, non aspettava che il sigillo finale. Che è regolarmente arrivato sebbene anche stavolta Rafa si sia complicato la vita sul 4-2 – come già nel secondo set – facendosi recuperare sul 4 pari.
Nadal ha chiuso poi negli ultimi due games come aveva chiuso Maria Sharapova ieri sul 4 pari con la Halep.
Mi spiace che Djokovic, disturbato fra prima e seconda palla di servizio, abbia chiuso il match con un doppio fallo, infrangendo definitivamente – quest’anno – il sogno di vincere il suo primo Roland Garros. Ma la partita mi sembrava comunque chiusa.
L’espressione sofferta del serbo tradiva tutta la sua stanchezza, la sua impossibilità di reagire. Nadal può giocare più o meno allo stesso livello – piaccia o non piaccia il suo gioco agli esteti (che però oggi dovrebbero riconoscere di averlo visto giocare dei gran bei rovesci e, come più volte ribadito, questi dritti lungolinea) – per tutte le ore di cui ha bisogno. Perfino un grande atleta come Djokovic, se c’è il caldo e l’umidità di oggi, può “scoppiare”.
Nella giornata va registrato anche il doppio perso piuttoste nettamente da Vinci e Errani dalle cinesi Peng e Hsieh. Però le italiane ne hanno vinti altri e una finale ha comunque un suo valore. Arrivare in finale è comunque un risultato che anni fa, quando non ci avevano abituato a vincere, avremmo sottoscritto. Ricordo che quando la Vinci fece una semifinale all’US Open con la Testud gridammo ad un semi-miracolo.
P.S. Per finire, anche se su questo torneo torneremo, voglio ringraziare tutti, in particolare quelli della redazione in Italia che sono coloro che si divertono di meno e si sacrificano di più, da Stefano Pentagallo a Daniele Vallotto, Claudio Giuliani, Francesca Moscatelli, Luca De Gaspari, Danilo Princiotto, Valentina Buzzi, Stefano Tarantino, Paul Sassoon per la pagina Inglese, Ivan Tricarico e Matteo Gallo per quella spagnola. Più gli inviati che sono stati qui per due settimane o una: Laura Guidobaldi, Antonio Garofalo, Davide Zirone, Alberto Giorni, Roberto Salerno, Daniele Flavi, i fotografi Ike Leus e Art Seitz.
Saremo diversi anche a Wimbledon, ma copriremo nel frattempo anche i tornei di Birmingham, Eastbourne, Queen’s e Halle. Mi è saltato un accredito per l’US open e sto cercando di recuperare chi sia disponibile. Chi mi legge si faccia vivo.