Us Open interviste, Federer: "So di avere una grande opportunità"

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Us Open interviste, Federer: “So di avere una grande opportunità”

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TENNIS US OPEN INTERVISTE – Ottavi di finale. R. Federer b. R. Bautista Agut 6-4, 6-3, 6-2. L’intervista del dopo partita a Roger Federer

Per quelli fra noi che non hanno familiarità con questo, puoi spiegarci quali sono i cambiamenti che hai attuato per avere di nuovo questa esplosività e velocità?
Beh, per certi versi è molto semplice. Non c’è alcuna scienza immediata dietro. Più a lungo puoi allenarti e più ti senti in forma. Ma a causa dei problemi della stagione passata, ho dovuto fare molta attenzione. Abbiamo dovuto ridurre alcune cose che di solito facevo perché avevo paura. E non era quello che volevo. A volte se capita di non poter correre sul tapis roulant, o non poter saltare ci si può allenare in modo diverso. Oggi sono contento di poter fare tutto quello che voglio e di non aver più avuto battute d’arresto. Quando succede inizi a sentire i benefici di quello che hai fatto. Ovviamente ci sono voluti dei mesi. Credo che grazie all’esperienza con il mio fisioterapista ed il mio allenatore siamo riusciti a tornare con un buon piano. Adesso sono di nuovo in fiducia. È semplice.

Yannick Noah ha detto, Hey, guardo la mia racchetta e a volte mi chiedo, dove sarei senza la mia racchetta, senza il tennis.
Giusto.

Cosa credi avresti fatto nella vita…
Domanda difficile. Non lo so. Avrei fatto altro (ride). Semplice. Onestamente, l’ho sempre detto: mio padre è stato il primo a dirmi che se il tennis non avesse funzionato sarei tornato a scuola per avere un’educazione. Ed io ho detto, certo. Capisco ma devo provarci. E lui mi ha risposto, Beh, è meglio che tu ci riesca, altrimenti torni a scuola. Questo era il piano, e io lo sapevo. Sinceramente non so come sarebbe andata, il treno sarebbe potuto partire con il calcio, e lo sport poteva non essere una grande opportunità come lo è oggi. Non lo so, davvero. Ero giovane, dovevo capire.

L’altra notte ti ho chiesto di te come tennista oggi contro quello del 2004, quando hai vinto il tuo primo titolo. Voglio continuare chiedendoti, Come uomo che oggi ha 33 anni, quanto ti senti diverso da quel ragazzo di 23 anni che vinse quel titolo?
Credo che nel 2004 volessi vincere il titolo, e che lo volessi fortemente, perché avevo già vinto due Slam, ero numero 1 del mondo, giocavo molto bene. In realtà credo avessi già vinto 3 Slam. Non avevo una fiducia spropositata, ma sentivo davvero che finchè non avessi vinto lo US Open, che sarebbe stato difficile vincere quest’anno o quello successivo, perché giocavo probabilmente il miglior tennis della mia carriera. Sono in fiducia come non mai. Sono felice di aver giocato in quel modo nel 2004. Di non aver affrontato delle partite folli o molto dure quell’anno. Quest’anno è diverso. Ho già vinto questo torneo, ma ovviamente vorrei vincerlo ancora. Darò tutto. Sento davvero che questa è una grande opportunità, ed è questa al momento la mentalità. So di poter vincere e ci proverò.

In qualche modo l’esperienza di vita mette il tennis in una prospettiva diversa rispetto a 10 anni fa?
Certo. Come ho detto è tutto completamente diverso. Ho giocato qualcosa come, non so, 800 partite in più. Ho molta più esperienza e so come gestire le pressioni. So come gestire la stampa. Sai, anche il giorno libero, il vento, l’umidità, un tennista contro il quale non ho mai giocato, tutto sembra più semplice oggi. A volte senti che è più difficile perché lo hai già fatto. Ma adesso mi sento molto bene, sono tornato, anche se in modo diverso. Puoi fare un paragone.

Hai lavorato con dei grandi maestri. Uno o due consigli che sono stati importanti?
Beh, ho preso tutti i consigli possibili e ho cercato di farli funzionare nel mio gioco. Alcune cose in cui non credevo le ho lasciate andare, ma sono sempre stato aperto ai consigli e alle critiche, e credo che negli anni io sia riuscito a fare bene. Credo che uno dei più grandi punti di forza da giovane è che imparavo molto velocemente. Non dovevi dirmi le cose 10 o 50 volte. Dovevi dirmelo solo due o tre volte, e capivo di cosa parlava il coach. Credo di aver sempre ricevuto ottimi consigli. Ho avuto la fortuna di poter scegliere a volte con chi lavorare, all’inizio non puoi. Lavori con le persone che scelgono i tuoi genitori o la federazione. Ma anche in quel caso sono stato fortunato, i miei genitori hanno scelto bene, anche per il club in cui ho iniziato o i coach che ha scelto la federazione. Posso dire che è stato un buon momento della mia vita, e devo ringraziare di aver avuto delle grandi persone attorno a me. Dopo ho potuto assumere delle grandi persone, e sono felice dei progressi che ho sempre fatto.

Poco prima hai parlato del fatto che Gael vuole o meno giocare a tennis costantemente. Volevo chiederti, per tutto il successo che hai avuto, il tuo talento innato o il lavoro dure, la tua salute, quanto è stata fondamentale in tutto questo la tua voglia di giocare a tennis? Dove la posizioni fra tutte questo cose…
Beh, molto in alto, altrimenti non avrei giocato tutti questi Slam o le Finals. Non so quante stagioni di seguito ho giocato, ma ho sempre giocato ogni anno, da Gennaio a Novembre. E a volte di proposito ho scelto di saltare un mese qui, o un mese e mezzo lì, ma non è molto se ci pensi. Credo che la mia forza sia anche stata quella di voler giocare con il dolore, di voler giocare quando ero ammalato, o quando non stavo bene, e so bene che avrei potuto fare qualcos’altro, ma so anche che superando queste partite o questi allenamenti, mi sarei sentito meglio. E’ come una tempesta. Credo che queste cose per me non siano state semplici, ma sono cose che sono riuscito ad affrontare tranquillamente.

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