TENNISPOTTING 2014: l'anno dei Sons of Anarchy - Pagina 2 di 2

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TENNISPOTTING 2014: l’anno dei Sons of Anarchy

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"Il problema era tutto qui. Capito ragazzi?"
 

SORPRESA DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Sons Of Anarchy è una serie TV americana che parla di un club fondato da nove motociclisti (i “First nine”, che hanno una apposita patch recante questo grado sul gilet di pelle simbolo del club) che vivono nella California dei bifolchi, delinquendo e lottando per il territorio con altre band di manigoldi. Entrare nel club, guadagnandosi la patch di “Man Of Mayhem”, ovvero di colui che ha ucciso per il bene del club, è difficilissimo. Bisogna meritarselo sul campo questo grado, e resistere a lungo allo schiavismo dei membri dei Sons Of Anarchy. I giovani aspiranti a “full member” vestono la patch “Prospect” durante il periodo di prova. Ecco: i “First Nine” sono Federer, Djokovic, Nadal, Murray, ovvero gli ultimi (e pluri) vincitori di Slam. Wawrinka e Cilic sono i nuovi “Men Of Mayhem”, avendo sostituito la patch di “Prospect” che hanno portato per molti anni nel circuito con quella di “Man Of Mayhem”. Nishikori è arrivato ad un passo dall’entrare nel club. I nuovi figli dell’Anarchia sono chiamati a confermare quanto di sorprendente fatto vedere nel 2014 nel futuro prossimo, perché dal club dei motociclisti puoi anche venire sbattuto fuori. E in malo modo.

Daniele Vallotto: Nick Kyrgios da Torpignattara? Federer che dopo il peggior anno della carriera trova una continuità che gli fa giocare la bellezza di undici finali? Wawrinka che batte Djokovic e Nadal nello stesso Slam? No, la sorpresa delle sorpresa è Marin Cilic che all’improvviso diventa campione Slam. Perché Kyrgios tutto sommato lo aspettavamo, ormai Federer non sorprende più nessuno, Wawrinka aveva già lasciato qualche indizio e Nishikori è da anni nella lista “vedrete che l’anno prossimo…”. Ma Cilic no. Mentre guardavo la sua partita con Simon, tra uno sbadiglio e l’altro, non mi è mai passato per la testa che ce la potesse fare. Generalmente ho poca fiducia in Berdych, per cui quando il ceco ci ha perso nettamente, in una partita a tratti peggiore dell’ottavo con Simon (ma la colpa era tutta di Berdych), sempre sbadigliando mi chiedevo che cosa ne avrebbe fatto Federer in semifinale. Ma la semifinale, quella no, non mi ha fatto sbadigliare: un Cilic perfetto, centratissimo, che sbagliava pochissimo e non faceva giocare l’avversario. Federer, che difficilmente si fa oscurare, non ci vince nemmeno un set e ben poco può fare Nishikori, peraltro appesantito dalle tante ore spese in campo. Finito lo US Open è finita anche la magia, a quanto pare, ma Ivanisevic si è dimostrato un mago nel rivitalizzare questo giocatore e noi non vogliamo più farci prendere di sorpresa.

ITALIANO DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Nell’anno del ritorno ad alti livelli di Simone Bolelli, il migliore però non può che essere Fabio Fognini. Al netto dei suoi comportamenti talvolta bizzosi, talvolta maleducati, è stato protagonista di un’annata strepitosa, che l’ha proiettato al numero 14 ATP nel momento di splendore massimo, per poi concludere l’anno al numero 20. Era da molti anni che noi italiani attendevamo un tennista così. Questi risultati hanno portato le attenzioni dei media verso di lui a livelli mai raggiunti prima. Anche la stampa generalista ha detto la sua sul Fognini genio e sregolatezza –  come è fin troppo facile e superficiale etichettarlo –  galvanizzandosi non appena è stato reso noto il fidanzamento di Fabio con Flavia Pennetta, roba da rimpinguare la colonnina di destra almeno una volta al mese. Di Fabio non ci interessano i suoi comportamenti fuori dal campo – chi non lo conosce in questa veste non può (e non dovrebbe) giudicarlo – né con chi sia fidanzato: lui è il migliore italiano da molti anni a questa parte. Sta lì, in cima alla classifica, e davanti a lui ci sono degli autentici campioni. A noi tocca purtroppo dare conto anche dei suoi eccessi – oneri e onori della cronaca, no? – ma non gli toglieremo mai neanche un’unghia per quanto di buono fatto dal punto di vista tennistico.

COACH DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Autocitarsi è orribile, ma fare copia e incolla è anche peggio. Ho già trattato tutto qui: Ivanisevic più di Chang e Norman, è lui il coach dell’anno.

METALLURGICO DELL’ANNO
Claudio Giuliani: I tennisti della catena di montaggio hanno avuto un bel da fare quest’anno contro i più dotati campioni. Se Nadal si è assentato per sei mesi, vacillando nei precedenti sei, consentendo quindi una vita più agevole ai lavoratori della racchetta, Federer ha giocato a tempo pieno tutto l’anno, dimostrandosi implacabile contro chi non possiede capacità di variare il gioco. Il trittico dei tre metallurgici 2014 è composto da Ferrer, Simon e Robredo.  Ferrer, Re della terra del lavoro per molti anni, quest’anno ha abdicato. L’età, la stanchezza, i limiti, e tante sconfitte che in passato sarebbero state vittorie: sapevamo che questo momento sarebbe arrivato. Simon ha fatto la sua solita stagione, con alti e bassi, annoiando i suoi detrattori e ipnotizzando i suoi tifosi con quei match interminabili (cfr: Cilic, US Open) con i colpi tutti uguali.[pullquote position=right]Il trono del metallo rimane però appannaggio di un altro spagnolo, il grande Tommy Robredo. Fisicamente intramontabile, look un po’ da coatto, Tommy è stato protagonista di fantastiche battaglie[/pullquote] (specialmente contro Murray ad ottobre, per ben due volte) contro tennisti più giovani e più forti di lui. Ha sempre punito sul campo chi lo ha approcciato con sufficienza, perché l’operaio rivendica sempre la pari dignità nel mondo del lavoro: diplomatico o operaio non fa differenza, in campo siamo tutti uguali.

OUTFIT DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Ammiro i completi eleganti, meglio ancora se abbinati a gesti eleganti. Per questa combinazione di motivi non posso che eleggere la mise nera di Roger Federer allo Us Open come outfit definitivo. (Anche perché sono in possesso della tessera numero uno del partito “Sì al calzino nero sul campo da tennis”).

PEGGIOR OUTFIT DELL’ANNO
Claudio Giuliani: Tutti diranno Berdych ovviamente ma invece io dico che non è lui il malvestito 2014. H&M aveva bisogno di farsi conoscere, e quindi, piuttosto che colorare di anonimato il completino del suo testimonial – sì, esatto, mi riferisco ai pigiami Uniqlo del numero uno del mondo – ha preferito osare. E non solo su colori e disegni, alternando fiori a ghirigori, ma anche sui modelli, riproponendo un fuseaux di agassiniana memoria e mettendo tasche sul di dietro o a lato, come se in campo Tomas dovesse portarsi accendino e sigarette. Kyrgios e Almagro, giusto per nominarne due, hanno vestito veramente di peggio durante l’anno. E la Nike non aveva bisogno di farsi conoscere, per non parlare del giallo fluo usato praticamente da tutti, una maglia che non si vede neanche sui campi di periferia. Evidentemente i quarta categoria hanno più buon gusto. (In realtà tutta questa filippica in difesa di Berdych è perché ho comprato il suo completo nero del Master da H&M e l’ho pagato quanto un pantaloncino di Nadal o Federer).

Daniele Vallotto: Il nostro Giulio Fedele ci ha regalato una bella carrellata dei peggiori outfit del 2014 e quindi arrivo preparato. Posto che secondo me manca un bruttissimo completo, quello di Wawrinka a Toronto, prendo comunque i motivi floreali di Berdych al Roland Garros. Non che non mi piacciano le cose alternative, anzi: il bistrattato outfit argentino degli Australian Open a me non dispiaceva poi molto. Quello esibito al Roland Garros però, è davvero oltre ogni tolleranza: quei fiori che andavano di moda sui costumi da bagno qualche anno fa sono davvero inspiegabili e si meritano la palma dell’outfit peggiore dell’anno. Vedremo se H&M riuscirà a fare di peggio quest’anno

SELFIE DELL’ANNO
selfie berdych 

TWEET DELL’ANNO

Siamo italocentrici pure noi di Tennispotting, via…

Buon 2015 a tutti!

L’indice della rubrica:
TENNISPOTTING gennaio: Wawrinka e la fine dell’età adulta del tennis
TENNISPOTTING febbraio: il ritorno dello Jedi Federer
TENNISPOTTING marzo: il gioco si fa duro? Allora vince Djokovic
TENNISPOTTING aprile: Nadal, da capitàno a marinaio del Mar Rosso
TENNISPOTTING maggio, Dimitrov e Raonic: le speranze ardite e poi tradite
TENNISPOTTING giugno: Nadal, Parigi e l’inevitabile
TENNISPOTTING luglio: Djokovic, Federer e l’avvento del Terrore;
TENNISPOTTING agosto: Djokovic è in ferie, Federer è di turno
TENNISPOTTING settembre: Kei, Marin e il giuramento della Pallacorda
TENNISPOTTING ottobre: ciao, sono Andy Murray e devo andare al Masters
TENNISPOTTING novembre: a Djokovic la coppa, a Federer l’insalata

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