Nadal e Djokovic "mentono": negli Slam si trasformano

Australian Open

Nadal e Djokovic “mentono”: negli Slam si trasformano

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Analisi statistica del rendimento dei due campioni nei major, dove la percentuale di vittorie è nettamente più alta rispetto agli altri tornei disputati. L’inizio stentato del 2015 non deve trarre in inganno

 

Vanno prese sul serio le cartucce sparate a vuoto da Rafael Nadal e Novak Djokovic alla vigilia dell’Australian Open 2015? Le premature sconfitte con Michael Berrer e Ivo Karlovic a Doha (e, volendo, anche le poco brillanti esibizioni ad Abu Dhabi) sono sintomo di una forma ancora ballerina?
Nel caso di Nadal, che da tempo cerca la condizione migliore dopo i guai fisici dello scorso anno, potrebbe essere così. Meno credibile l’ipotesi sul numero uno al mondo, che soltanto qualche settimana fa sembrava attorniato da un’aurea di invincibilità sulla strada verso Melbourne.
Entrambi, però, sono grandi campioni di questo sport e come tali possiedono riserve di energie per alzare il livello proprio nella competizione che conta, cioè i tornei dello Slam. Non lo dicono soltanto i 14 titoli di Rafa (più 6 finali) e i 7 di Nole (più 7), ma anche il numero di match vinti in carriera nei major. Sia lo spagnolo che il serbo, infatti, vantano una percentuale di vittoria più alta rispetto a partite di Master 1000, ATP500 e ATP250.
Analizziamo le statistiche del provenienti dal sito dell’ATP. Djokovic ha disputato fino a oggi 747 incontri nel circuito maggiore, con 606 successi e 141 sconfitte. La percentuale positiva è di 0,811. Considerando soltanto le partite fra Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Us Open, sale allo 0,845. Per avallare la tesi, citiamo i Master 1000, in cui la percentuale scende a 0,803, mentre in ATP250/500 addirittura allo 0,792.
Il discorso è simile per Nadal, anzi ancora più accentuato. Nella sua lunga e luminosa carriera, il campione di Manacor ha vinto 706 volte, con – guarda caso! – lo stesso numero di sconfitte del serbo, 141. La percentuale è 0,834. Se nei Master 1000 è simile, 0,836, negli Slam schizza a un impressionante 0,882 e nei tornei minori scende a 0,795.
Cosa significa? Semplice. Fuoriclasse di questo livello concentrano le proprie energie mentali negli appuntamenti che contano, dove riescono a salire di livello. E giocando tre set su cinque, diventano quasi imbattibili per molti giocatori (vedi i Berrer e i Karlovic) che magari riescono a sorprenderli sulla distanza corta dei tre. Del resto, in tempi non sospetti, il maestro Rino Tommasi li definì “due sport diversi”
Ecco perché, alla vigilia di Melbourne, è sbagliato guardare all’avvicinamento stentato di Djokovic e Nadal come a un elemento davvero indicativo. Negli Slam cambia tutto, e il dominio dei Fab Four negli ultimi anni, interrotto parzialmente lo scorso anno, dovrebbe testimoniarlo. Per chi ha vinto tutto o quasi, i tornei minori sono lastricati di possibili bucce di banana. Nei grandi eventi, nessun passo è lasciato al caso.
Per completare il discorso sui grandi di questa epoca, lo stesso ragionamento ben si applica al più vincente in assoluto, Roger Federer. Anche la leggenda elvetica, che al contrario dei suoi rivali ha cominciato il 2015 nel migliore dei modi, vanta numeri da capogiro: 0,815 in carriera (1.000 – 227) ma 0,861 negli Slam, dove ha gridato “c’mon” in 279 occasioni. Andy Murray, invece, è fermo a 0,716 considerando tutte le competizioni, ma sale a 0,802 nei major.
Un’occhiata si può dare inoltre ad alcuni campioni del recente passato. Pete Sampras, per esempio, passa da 0,774 a 0,842 negli Slam dove ha alzato 14 trofei, mentre la forbice per la sua nemesi Andre Agassi è un po’ più corta, 0,760 – 0,809. Per altri fuoriclasse, invece, il rendimento era più costante. Uno su tutti Ivan Lendl, re di 8 Slam, che in carriera ha fatto suoi 1.071 incontri (meglio di lui solo Connors) perdendone 239, per un totale di 0,818. La percentuale negli Slam è però pressoché identica, 0,819.
Non vogliamo essere retorici, tutti lo pensano. Per alzare il trofeo in terra australiana bisognerà fare i conti con Djokovic e Nadal. Ma oltre alle sensazioni, sono anche i numeri a suggerirlo.

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